
Un tempo mi innamoravo prima del corpo. Come tutti del resto.
Adesso mi innamoro delle attenzioni. Di quelle che scivolano tra i gesti senza fare rumore, che sanno dove mettersi senza chiedere.
L’attrazione arriva subito dopo. Non fa rumore, ma si sente. Si siede accanto e occupa spazio. A volte sbuca è un dettaglio minuscolo, un modo di tenere la tazza, di sfiorarsi i capelli, di guardare senza puntare gli occhi.
L'anima invece arriva sempre un quarto d'ora dopo, trafelata, con le valige in mano, non chiede scusa e nemmeno permesso, si fa spazio tra le costole, svuota i cassetti dei ricordi spaiati, si affaccia dalla mia pancia e mi chiede se ho l'esposizione a sud, che per la sua cervicale sarebbe una mano santa.
Poi sale su per la gola, mi spezza il respiro, mi ruba gli sguardi senza restituirne manco mezzo e dopo, non contenta, si piazza su in alto, in mezzo ai pensieri, tra le tempie e le nuvole ricce, subito dietro le ciglia, per intenderci.
Con una bussola in tasca quindi, al prossimo sguardo, potrete sempre voltarvi verso nord sapendo bene che la libertà è un posto umido con il muschio alla base degli alberi e un'alba indecisa che dura anche mesi, se vuole.
Ma tutto questo ovviamente, solo nel caso in cui vi piacciano i lunghi risvegli, va da sé.
Le attenzioni.
L' anima.
Tutto senza far rumore perché sapete, l'amore ha bisogno di silenzio, di lunghe attese, di sguardi che si soffermano e fanno arrossire a me piace il rosso delle guance.
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