Essere...
21 maggio 2011 ore 02:10 segnala7e71b2c0-1012-4339-ac85-9962d1287cc7
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21/05/2011 02:10:17
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Il VERO gioiello
21 maggio 2011 ore 01:55 segnala27ce9bc8-c4d6-45d8-9de6-f4f6ec8bce65
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Sconfinare...
21 maggio 2011 ore 01:45 segnalabfa700f7-a02e-4f35-bfd0-3c8b3a6ef993
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Cultore di sogni
18 maggio 2011 ore 03:11 segnala7f476722-a210-4d2e-bfc3-b62a6a2636dd
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I Valori della VITA
18 maggio 2011 ore 02:26 segnala73e887a7-47f5-4a17-9f24-f064b64e9da0
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I Giudici della vita...
18 maggio 2011 ore 01:46 segnalaebf061c6-5c7b-44ed-be50-d4e606875609
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L'Amore e la Pazzia
15 maggio 2011 ore 02:53 segnala3a71bb97-4cf7-4e47-9efb-e739f4bfa3e2
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per vivere ci vuole coraggio...
15 maggio 2011 ore 01:49 segnala4c138355-8c20-448b-add9-0f38360365c4
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Discriminazione
13 maggio 2011 ore 22:50 segnala
La discriminazione è il trattamento non paritario attuato nei confronti di un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria. Alcuni esempi di discriminazione possono essere il razzismo, il sessismo e l'omofobia.
Due caratteristiche principali necessarie a definire discriminazione un atteggiamento nei confronti di un individuo o un gruppo di individui sono:
un trattamento particolare, diverso rispetto agli altri individui o gruppi di individui;
un'assenza di giustificazione per questo differente trattamento.
Con questa definizione è chiaro che trattamenti particolari come i congedi di maternità non siano discriminatori perché giustificati dalla situazione.
Tuttavia il consenso sociale è un indicatore piuttosto inaffidabile per determinare ciò che sia definibile discriminazione e ciò che non lo è. Ciò che ora è considerato normale e non discriminatorio, infatti, in un altro tempo o in un altro luogo può essere considerato discriminazione. Un esempio di come uno stesso criterio di valutazione può essere discriminatorio o meno è l'età: a volte usato in modo consensuale (per esempio nell'età minima per partecipare alla vita pubblica), a volte in modo discriminatorio (ad esempio quando diventa ragione di rifiuto da parte dei datori di lavoro).
La discriminazione ha origini molto antiche, e nella sua storia l'uomo è riuscito a ridurre o eliminare buona parte di queste discriminazioni. Alcuni esempi e grandi rappresentanti di questa tendenza sono Martin Luther King, attivista nonviolento per i diritti civili fondamentali per le persone di colore, e Nelson Mandela, che ebbe un ruolo fondamentale nella fine del periodo fortemente discriminatorio dell'apartheid. Un grave caso di discriminazione tuttora presente in moltissime società è la discriminazione della donna.
A livello internazionale la legislazione in materia di discriminazione è determinata dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, redatto dalle Nazioni Unite e firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, in cui si sanciva il rispetto nei confronti di ogni individuo indipendente dalla sua appartenenza ad una particolare religione, etnia, sesso, lingua. Quest'ultima carta nacque in risposta alle atrocità commesse dal regime nazista, frutto proprio di discriminazioni razziali (verso ebrei, slavi, zingari, ecc.), per le preferenze sessuali (omofobia) e per le opinioni politiche.
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea all'articolo 21 afferma che:
È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.
Nell'ambito d'applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea e del trattato sull'Unione europea è vietata qualsiasi discriminazione fondata sulla cittadinanza, fatte salve le disposizioni particolari contenute nei trattati stessi.
Due caratteristiche principali necessarie a definire discriminazione un atteggiamento nei confronti di un individuo o un gruppo di individui sono:
un trattamento particolare, diverso rispetto agli altri individui o gruppi di individui;
un'assenza di giustificazione per questo differente trattamento.
Con questa definizione è chiaro che trattamenti particolari come i congedi di maternità non siano discriminatori perché giustificati dalla situazione.
Tuttavia il consenso sociale è un indicatore piuttosto inaffidabile per determinare ciò che sia definibile discriminazione e ciò che non lo è. Ciò che ora è considerato normale e non discriminatorio, infatti, in un altro tempo o in un altro luogo può essere considerato discriminazione. Un esempio di come uno stesso criterio di valutazione può essere discriminatorio o meno è l'età: a volte usato in modo consensuale (per esempio nell'età minima per partecipare alla vita pubblica), a volte in modo discriminatorio (ad esempio quando diventa ragione di rifiuto da parte dei datori di lavoro).
La discriminazione ha origini molto antiche, e nella sua storia l'uomo è riuscito a ridurre o eliminare buona parte di queste discriminazioni. Alcuni esempi e grandi rappresentanti di questa tendenza sono Martin Luther King, attivista nonviolento per i diritti civili fondamentali per le persone di colore, e Nelson Mandela, che ebbe un ruolo fondamentale nella fine del periodo fortemente discriminatorio dell'apartheid. Un grave caso di discriminazione tuttora presente in moltissime società è la discriminazione della donna.
A livello internazionale la legislazione in materia di discriminazione è determinata dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, redatto dalle Nazioni Unite e firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, in cui si sanciva il rispetto nei confronti di ogni individuo indipendente dalla sua appartenenza ad una particolare religione, etnia, sesso, lingua. Quest'ultima carta nacque in risposta alle atrocità commesse dal regime nazista, frutto proprio di discriminazioni razziali (verso ebrei, slavi, zingari, ecc.), per le preferenze sessuali (omofobia) e per le opinioni politiche.
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea all'articolo 21 afferma che:
È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.
Nell'ambito d'applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea e del trattato sull'Unione europea è vietata qualsiasi discriminazione fondata sulla cittadinanza, fatte salve le disposizioni particolari contenute nei trattati stessi.
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La discriminazione è il trattamento non paritario attuato nei confronti di un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria. Alcuni esempi di...
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13/05/2011 22:50:06
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Social Network SI Social Network NO...questo e' il dilemma
13 maggio 2011 ore 22:26 segnala
A mio parere si comunicava di più senza prima che tutti avessero internet. In maniera più vera intendo.
Pur riconoscendo le enormi potenzialità di internet e l'utilità intrinseca, ho qualche dubbio che la vita sociale ora sia migliore.
E' tutto molto più distaccato.
Specialmente l'infanzia ne risente.
I bambini non giocano quasi più, se non a un solo bruttissimo gioco: fare i grandi. Ma l'infanzia è già di per se un periodo ristretto...non potranno giocare a nascondino quando avranno 30 anni...
Fare i grandi è il gioco più bello del mondo.
Uno dei più grandi esperti di bambini John Holt diceva che i bambini non giocano con piatti di plastica, cucine finte e bambole di stoffa perchè vogliano estraniarsi dalla realtà, ma per trovare un surrogato alla realtà nella quale non sono ammessi.
Il ventunesimo secolo ha aperto le porte (almeno fuori dall'italia) all'opportunità per i bambini di sentirsi parte del mondo, di interagire con gli altri e di coltivare le proprie passioni. Ecco perchè oggi è più facile vedere bambini sociali, maturi che preferiscono spendere le proprie energie per le proprie passioni (musica, arte, sport, cultura, tecnologia) piuttosto che stare chiusi in camera a giocare con dei pezzi dei plastica (i giocattoli sono inutili, sono stati inventati in un epoca in cui era necessario inculcare alle bambine il desiderio di sposarsi e avere figli e ai bambini il desiderio di andare in guerra e difendere la nazione)
Fare i grandi è una cosa nobilissima se a farla solo le persone giuste. Ma la maturità e la responsabilità non sono affatto legate all'età ed è pieno di persone cronologicamente grandi che non dovrebbero affatto giocare a fare i grandi e persone cronologicamente piccole che sono gia grandi.
Al contrario un annebbiamento dell'artificiale separazione cronologica tra grandi e piccoli, porterà semmai ad una maggiore libetà di espressione per tutti quanti ed un maggior riconoscimento dei meriti delle persone, così che giocare a nascondino a 30 anni non sarà visto come regressione e perseguire le proprie passioni a 9 anni non sarà visto come un bruciare le tappe.
Internet ha cambiato il mondo in meglio ed è figlio di una cultura moderna fatta di infinite opportunità. Purtroppo l'Italia è al penultimo posto come diffusione della rete e culturalmente è il paese delle non-opportunità, quindi abbiamo solo da imparare da nazioni più moderne non poi così distanti da noi.
Pur riconoscendo le enormi potenzialità di internet e l'utilità intrinseca, ho qualche dubbio che la vita sociale ora sia migliore.
E' tutto molto più distaccato.
Specialmente l'infanzia ne risente.
I bambini non giocano quasi più, se non a un solo bruttissimo gioco: fare i grandi. Ma l'infanzia è già di per se un periodo ristretto...non potranno giocare a nascondino quando avranno 30 anni...
Fare i grandi è il gioco più bello del mondo.
Uno dei più grandi esperti di bambini John Holt diceva che i bambini non giocano con piatti di plastica, cucine finte e bambole di stoffa perchè vogliano estraniarsi dalla realtà, ma per trovare un surrogato alla realtà nella quale non sono ammessi.
Il ventunesimo secolo ha aperto le porte (almeno fuori dall'italia) all'opportunità per i bambini di sentirsi parte del mondo, di interagire con gli altri e di coltivare le proprie passioni. Ecco perchè oggi è più facile vedere bambini sociali, maturi che preferiscono spendere le proprie energie per le proprie passioni (musica, arte, sport, cultura, tecnologia) piuttosto che stare chiusi in camera a giocare con dei pezzi dei plastica (i giocattoli sono inutili, sono stati inventati in un epoca in cui era necessario inculcare alle bambine il desiderio di sposarsi e avere figli e ai bambini il desiderio di andare in guerra e difendere la nazione)
Fare i grandi è una cosa nobilissima se a farla solo le persone giuste. Ma la maturità e la responsabilità non sono affatto legate all'età ed è pieno di persone cronologicamente grandi che non dovrebbero affatto giocare a fare i grandi e persone cronologicamente piccole che sono gia grandi.
Al contrario un annebbiamento dell'artificiale separazione cronologica tra grandi e piccoli, porterà semmai ad una maggiore libetà di espressione per tutti quanti ed un maggior riconoscimento dei meriti delle persone, così che giocare a nascondino a 30 anni non sarà visto come regressione e perseguire le proprie passioni a 9 anni non sarà visto come un bruciare le tappe.
Internet ha cambiato il mondo in meglio ed è figlio di una cultura moderna fatta di infinite opportunità. Purtroppo l'Italia è al penultimo posto come diffusione della rete e culturalmente è il paese delle non-opportunità, quindi abbiamo solo da imparare da nazioni più moderne non poi così distanti da noi.
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A mio parere si comunicava di più senza prima che tutti avessero internet. In maniera più vera intendo. Pur riconoscendo le enormi potenzialità di internet e l'utilità intrinseca, ho qualche dubbio...
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13/05/2011 22:26:15
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Scrive dal: | 09/05/2011 |
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