Tanto per cercare di dare un tono, titolo rubato a una canzone di Tom Waits che metterò come soundtrack al post per deliziarvi le orecchie mentre leggete, consapevoli che proseguendo nella lettura mi scagionate da ogni responsabilità.
Tarda sera in un ristorante. Cena tra amici per celebrare una ricorrenza pesante. Pesante numericamente e esistenzialmente ancora di più. Si conoscono dai tempi della scuola, amicizie forti, vere. Il tavolo è una distesa di bicchieri e bottiglie che coprono tutto l'arco del tracannabile dall'aperitivo all'amaro. Qualcuno ha già salutato e se ne è andato. Chi lavora il giorno dopo e deve alzarsi presto, chi ha lavorato tutto il giorno e non ce la fa più. Intorno al tavolo sono rimasti cinque personaggi. Se fossi Pirandello direi in cerca d'autore, ma non lo sono. E non so nemmeno di cosa sono in cerca, se non di un altro bicchiere. E il cameriere, che ha già visto tante cene di quel gruppetto, non ha bisogno di parole. Arriva sul tavolo un'altra bottiglia di amaro. Qualcuno fa il giro e versa, bicchieri abbondanti. I cinque personaggi tracannano ancora una volta e si guardano. E non sanno che sta per nascere una tragicommedia alfieriana in cinque battute della quale saranno protagonisti e spettatori. Una compagnia di dilettanti della vita che va in scena col seguente cast.
Lo squinternato. Sempre stato fuori di testa, fin dal liceo. Faceva e diceva cose che ti lasciavano basito, davvero non potevi credere che le avesse veramente fatte o dette. E non ha mai smesso.
Il cinico. Ironico, la battuta sempre pronta. Un po' distaccato, osserva quasi distrattamente ma coglie sempre. Tendenzialmente solitario e proprio per questo attaccato ai legami veri.
Il calmo. Sempre pacato, colto e intelligente. Un fondo di rassegnazione, una sorta di fatalismo in tutto quello che dice e fa. Sicuramente il più buono di tutti. Chiacchierone, senza mai annoiare.
Il cazzone. Sopra le righe da sempre, senza riferimenti a polveri bianche. Un surfista sul confine del trash più becero, stravagante e eclettico ai limiti del bipolare. Capace di infilare una cazzata dopo l'altra.
Il saggio. Se il gruppo avesse bisogno di un leader, sarebbe lui. Polemico ai limiti del litigioso, testardo, famoso per le frasi definitive e tranchant. Ma se un amico ha bisogno, lui c'è. Sempre, a ogni costo.
I bicchieri dell'ennesimo giro di amaro tornano sul tavolo. Un momento di silenzio e si apre il sipario.
Lo squinternato: "Io dico che prima o poi sarà ora di concludere queste serate a puttane"
Il cinico: "No, grazie, se devo fare delle figure di merda le faccio a casa mia"
Il calmo: "Sì se no finisce con la puttana che ti dà una pacca sulla spalla e ti dice vai a casa"
Il cazzone: "No no, ti butta lì cinque euro e ti dice tieni, fatti una sega"
Il saggio: "Quando non si è più capaci di fare le cose, bisogna lasciare lì"
Dopo un paio di minuti di silenzio si alzano tutti nello stesso momento. Consapevoli che è una cosa più seria di quello che sembra. E mentre si dirigono verso la cassa il sipario si chiude dietro le loro spalle. Nessun applauso, nessun fischio. Ma tra un anno, saranno ancora lì.
Lo squinternato. Sempre stato fuori di testa, fin dal liceo. Faceva e diceva cose che ti lasciavano basito, davvero non potevi credere che le avesse veramente fatte o dette. E non ha mai smesso.
Il cinico. Ironico, la battuta sempre pronta. Un po' distaccato, osserva quasi distrattamente ma coglie sempre. Tendenzialmente solitario e proprio per questo attaccato ai legami veri.
Il calmo. Sempre pacato, colto e intelligente. Un fondo di rassegnazione, una sorta di fatalismo in tutto quello che dice e fa. Sicuramente il più buono di tutti. Chiacchierone, senza mai annoiare.
Il cazzone. Sopra le righe da sempre, senza riferimenti a polveri bianche. Un surfista sul confine del trash più becero, stravagante e eclettico ai limiti del bipolare. Capace di infilare una cazzata dopo l'altra.
Il saggio. Se il gruppo avesse bisogno di un leader, sarebbe lui. Polemico ai limiti del litigioso, testardo, famoso per le frasi definitive e tranchant. Ma se un amico ha bisogno, lui c'è. Sempre, a ogni costo.
I bicchieri dell'ennesimo giro di amaro tornano sul tavolo. Un momento di silenzio e si apre il sipario.
Lo squinternato: "Io dico che prima o poi sarà ora di concludere queste serate a puttane"
Il cinico: "No, grazie, se devo fare delle figure di merda le faccio a casa mia"
Il calmo: "Sì se no finisce con la puttana che ti dà una pacca sulla spalla e ti dice vai a casa"
Il cazzone: "No no, ti butta lì cinque euro e ti dice tieni, fatti una sega"
Il saggio: "Quando non si è più capaci di fare le cose, bisogna lasciare lì"
Dopo un paio di minuti di silenzio si alzano tutti nello stesso momento. Consapevoli che è una cosa più seria di quello che sembra. E mentre si dirigono verso la cassa il sipario si chiude dietro le loro spalle. Nessun applauso, nessun fischio. Ma tra un anno, saranno ancora lì.
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