Cantava Caparezza anni fa, sono fuori dal tunnel del divertimento. Piuttosto che entrare nel tunnel del Natale, farei cambio con lui e ci resterei tutta la vita. E’ passato da solo due giorni il giorno 8, che segna l’avvio del mese d’inferno, e sono già stremato.
Milioni di piedi strusciati e svogliati che percorrono le scale su e giù dalla cantina a recuperare alberi, casette, statuine, muschio rancido che sarebbe meglio fumare e palle, palle, palle. Ma non è che io sia del tutto antinatalizio, eh. Per esempio, la canzone del titolo piace anche a me. Anche io sogno un Natale così, per chi mi prendete?
Un Natale pacifico, sereno, con una bianca coltre di soffice candida neve a coprire tutto col suo lieve manto. Vabbè, c’è solo una particolarità nel mio sogno. No, non è Freddie Kruger che canta Jingle Bells, che c’entra. E purtroppo non è nemmeno Uma Thurman in costume da Babbo Natale che esce dal mio panettone e mi dice “ Mid, ci rotoliamo nello zucchero a velo e giochiamo a uvetta e candito?“. Sì, ho fantasie erotiche stravaganti, e allora? No, nel mio sogno c’è la più mirabolante, incredibile, devastante nevicata della storia e cadono dai dodici ai quindici metri di neve. Dappertutto, anche nel Sahara come diceva Anggun, e tutto si congela esattamente così come è oggi. Alberi di Natale, presepi, Babbi Natale slittanti o in scalata, pentoloni di anolini, cotechini fumanti, torroni, antipasti di mare, bottiglie di champagne, i telefoni in fiamme che si organizzano per l’ultimo dell’anno, TIR di regali, panettoni e pandori ma tu quale preferisci, il Papa benedicente, tutto bloccato. Per un mese. Una gelida palla da biliardo bianca ferma sul tavolo verde dell’universo per un mese, finché Atahualpa, o qualche altro Dio, non dice “descansate niño che continuo io” (1), si fa una gran risata e con un colpo di stecca ben assestato manda in frantumi il ghiaccio e tutto ricomincia a rotolare verso non si sa quale buca, ma almeno è già il 7 Gennaio, io non sono ingrassato quattro chili e il tasso di grasso suino nel mio sangue è sempre alto ma perlomeno invariato. E mentre tanto per cambiare procedo a passo d’uomo in tangenziale e penso a queste scemenze, mi rendo tristemente conto che invece l’unica cosa che rotola, sotto di me, sono le quattro fottutissime e stramaledettamente costose gomme da neve che ho montato da più di un mese. E ogni giro di ruota che le usura mentre a Dicembre quei due fiocchi di neve se ne sono già andati è una goccia di sangue versato. E The Day After Tomorrow è tremendamente lontano.
Milioni di piedi strusciati e svogliati che percorrono le scale su e giù dalla cantina a recuperare alberi, casette, statuine, muschio rancido che sarebbe meglio fumare e palle, palle, palle. Ma non è che io sia del tutto antinatalizio, eh. Per esempio, la canzone del titolo piace anche a me. Anche io sogno un Natale così, per chi mi prendete?
Un Natale pacifico, sereno, con una bianca coltre di soffice candida neve a coprire tutto col suo lieve manto. Vabbè, c’è solo una particolarità nel mio sogno. No, non è Freddie Kruger che canta Jingle Bells, che c’entra. E purtroppo non è nemmeno Uma Thurman in costume da Babbo Natale che esce dal mio panettone e mi dice “ Mid, ci rotoliamo nello zucchero a velo e giochiamo a uvetta e candito?“. Sì, ho fantasie erotiche stravaganti, e allora? No, nel mio sogno c’è la più mirabolante, incredibile, devastante nevicata della storia e cadono dai dodici ai quindici metri di neve. Dappertutto, anche nel Sahara come diceva Anggun, e tutto si congela esattamente così come è oggi. Alberi di Natale, presepi, Babbi Natale slittanti o in scalata, pentoloni di anolini, cotechini fumanti, torroni, antipasti di mare, bottiglie di champagne, i telefoni in fiamme che si organizzano per l’ultimo dell’anno, TIR di regali, panettoni e pandori ma tu quale preferisci, il Papa benedicente, tutto bloccato. Per un mese. Una gelida palla da biliardo bianca ferma sul tavolo verde dell’universo per un mese, finché Atahualpa, o qualche altro Dio, non dice “descansate niño che continuo io” (1), si fa una gran risata e con un colpo di stecca ben assestato manda in frantumi il ghiaccio e tutto ricomincia a rotolare verso non si sa quale buca, ma almeno è già il 7 Gennaio, io non sono ingrassato quattro chili e il tasso di grasso suino nel mio sangue è sempre alto ma perlomeno invariato. E mentre tanto per cambiare procedo a passo d’uomo in tangenziale e penso a queste scemenze, mi rendo tristemente conto che invece l’unica cosa che rotola, sotto di me, sono le quattro fottutissime e stramaledettamente costose gomme da neve che ho montato da più di un mese. E ogni giro di ruota che le usura mentre a Dicembre quei due fiocchi di neve se ne sono già andati è una goccia di sangue versato. E The Day After Tomorrow è tremendamente lontano.

(1) Chi coglie al volo la citazione musicale avrà imperitura stima