
Danzi incerta ed incosciente su quel filo invisibile,sottile,elettrico;prigioniera muta di segreti nascosti abilmente dal nostro tempo. Non ti piaci,perchè fingi. Credi in un solo Dio,ma ami soltanto un uomo: un uomo che fu,che non esiste più perchè scippato ai tuoi occhi da una normalità invadente e definitiva.
Ti credi forte quando il sole illumina il tuo viso: la luce del giorno spaventa i dubbi,le paure,i fantasmi che ti seguono da troppo tempo,quelli che sanno tutto di te anche se cerchi disperatamente un altro volto. Poi la notte scende lenta,allora canti e piangi,a volte gemi per paura di offendere l'oscurità, a volte ridi per esorcizzare le sfide che ancora ti attendono.
Infatti,nonostante tutto, ci ritenti;nonostante il cielo appaia grigio,follemente proteso verso la tempesta decidi di gridare con tutta la tua forza la tua rabbia.
Ecco che vuol dire ballare su di un filo,nella tempesta: vuol dire sfidare l'universo in casa sua,significa dettare un ritmo preciso alla propria canzone interiore,significa tradurre in salto mortale il desiderio di annichilire il terrore,renderlo schiavo del proprio sorriso.
Si, certo : balli e sinuosamente ti muovi ridendo su quell'abisso finale di fragorose risa nemiche che cancellerai piano,sull'orlo impossibile di uno scontro totale che attendi da sempre e che vincerai senza paura di morire.