ANATOMIA INEVITABILIS VALEDICTIONIS

04 ottobre 2024 ore 14:16 segnala


Furono attimi di respiri condivisi e sorrisi luminosi, un'esplosione di passione e la palpabile sensazione di una felicità che sembrava finalmente conquistata, sebbene solo per quei brevi momenti che ci siamo dedicati l’uno all’altra. Volevamo essere i protagonisti della nostra storia e, in un certo senso, ci siamo riusciti. Attraverso parole e gesti, ci siamo sollevati in alto, trasportati dalle ali dell’emozione, convinti che ciò che vivevamo fosse vero amore. Così lo definivi tu, e così ho creduto fosse anche per me.

Tuttavia, sono giunti momenti di intensa instabilità emotiva, e improvvisamente ho visto levitare ombre di grigi corvi con le ali spiegate, prefigurando la fine di qualcosa che ora riconosco come impossibile. Riconosco l'alone di un sole ormai spento, privo di luce e calore, incapace di illuminare un futuro che desideravo ardentemente. Ricordo i momenti sereni condivisi, ma ora sembrano solo echi lontani, svaniti come un miraggio. Le nuvole color cenere che avvolgono i miei pensieri sono la rappresentazione di una realtà che non avrei mai voluto accettare.

Vivo nella speranza di sentire la verità dalle tue labbra, ma ogni attimo di attesa si fa più pesante, come se il peso del silenzio si accumulasse dentro di me. Dentro questo labirinto di menzogne e false promesse, mi sono aggrappato con tutte le mie forze a un domani che ora mi sembra irraggiungibile. Un bacio, e poi un altro, fino a sentirmi quasi soffocare, mai sazio di questa dolcezza, pur sapendo che ogni gesto ci allontana ulteriormente dalla realtà. Questo è ciò che ho vissuto e di cui non mi pento, ma ora sono perso nella consapevolezza che per noi non ci sarà alcuna salvezza.

Pensando alla fine, ho realizzato che quei pensieri che ti ho confidato erano così forti da permettermi di liberarmi dalla tua immagine. Confesso di aver desiderato che il nostro legame non finisse mai. Ma ormai sento le tue lame di gelo penetrare nel mio cuore, straziandolo. So che la cosa migliore da fare è allontanarmi, poiché stai lentamente uccidendo la mia anima. Hai eretto alte mura, costringendomi a crederti, e io sono colpevole di averti conferito il potere di trascinarmi in questo abisso da cui non voglio più rimanere intrappolato.

Ora che tutto è giunto al termine, sei tu che devi accettare le mie parole, figlie del nostro inevitabile addio.

VERBA LIBERATA

02 ottobre 2024 ore 16:14 segnala


Ho finalmente deciso di liberare le parole, in precedenza trattenute in ostaggio da pensieri cupi e dominatori. La mia anima è tornata a viaggiare libera, dimentica di censure e costrizioni imposte per compiacere l’inutile presenza di corpi inesistenti, estinti sin dalla nascita per la mancanza del rispetto necessario a mantenere relazioni genuine e reciprocamente rispettose.

Scacciati questi finti dèi e i loro mefitici aliti, siamo pronti a esplorare nuovi mondi, tracciando rotte che per troppo tempo sono rimaste desolatamente inesplorate. Non so se ciò sia dovuto a paura, vigliaccheria o semplice noia, ma ora la consapevolezza di questo nuovo me è finalmente tornata. Non posso e non voglio più trattenere la mia natura, poiché desidero liberare le parole che ho compresso per troppo tempo in uno stato di silenzio assenso.

A voi che mi leggete di nascosto e sapete a cosa mi riferisco, allontanatevi da me per sempre; dalla mia mente siete stati cancellati e distrutti, come se non foste mai esistiti. L’indifferenza sarà il mio scudo, e la ragione la mia spada: armi che brandirò con determinazione contro di voi, per non concedere mai più la mia presenza.

Che il colore delle parole torni, mentre le immagini abbandonano il bianco e nero di un passato ormai lontano.

INTER AMOREM ET ILLUSIONEM

01 ottobre 2024 ore 14:20 segnala


Ho camminato sospesa a un filo, cercando di ritrovare la felicità che avevo perso, rincorrendo attimi di tempo che strappavo alla mia vita sempre incerta. Mi sono smarrita e ritrovata più volte, prima di dannarmi l’anima per sempre, alla ricerca di quell’illusione che qualcuno continua a definire amore. Mi sono persino umiliata, correndo da te in lacrime e supplicandoti di tornare a percorrere insieme quella strada ormai smarrita.

Poi quel suono improvviso del temporale e quella pioggia battente, quella stessa che troppo spesso ha ricoperto le mie lacrime È qui ho deciso di rompere per sempre quelle catene che mi tenevano legate a te, per me che ero posseduta ma mai, ma mai realmente amata. Finalmente ho smesso di percepire quel profumo di fragola selvatica, unico ricordo della mia infanzia felice, quando correvo a piedi nudi a raccogliere fiori di campo su quel lungo prato, prima della collina. Con te ho capito che la vita era per me soltanto un’enorme illusione. Ho realizzato che dovevo cambiare, riprendere tra le mani la mia dignità perduta. Volevo ricominciare a sognare, assaporando ogni emozione possibile.

Così ho scelto consapevolmente di vagare ancora per spazi aperti, spesso senza rendermi conto di dove fossi, arrivando persino a perdere il controllo delle mie sensazioni più profonde, pur di sentirmi appagata. Tuttavia, nulla sembrava soddisfare il mio bisogno d’amore. Non la passione, né la fisicità di momenti trascorsi tra braccia diverse, prive di affetto ma cariche di un’ansia feroce per quella sola esperienza che il mio corpo poteva offrire. Quella collina appariva ancora lontana, quasi irraggiungibile, come un miraggio che non riesce a trovare la sua realtà, perché forse nemmeno esiste. In quella giornata di un tiepido ottobre, ho deciso di intraprendere la via del compromesso, riprendendo il controllo della mia vita e rinunciando a quell’amore che credevo fosse l’unica verità possibile, quella che mi restituiva l'immagine di me finalmente appagata. Qui ho scoperto che il fantasma della felicità, quello che inganna con le illusioni, era tornato a prendersi gioco di me.

Consapevole di trovarmi ancora una volta sulla strada sbagliata, ora ho capito che non posso fare a meno di quelle emozioni. Sono confusa, irrimediabilmente persa nel pensiero di quello che per me è stato fino ad ora un frutto proibito, del quale, tuttavia, non riesco ancora a privarmi. Non importa con chi riscoprirò l’amore o quale sarà il suo nome. Questa volta sono pronta ad accontentarmi anche delle briciole, pur di perdermi nuovamente a piedi nudi in quel prato prima della collina, anche se fosse solo per quell’attimo capace di alleviare il grande dolore che porto dentro.

Non posso vivere senza il pensiero dell’amore che illumina la mia strada. Il domani è incerto, come al solito. Come sempre mi trovo su percorsi pericolosi, soprattutto ciò che desidero potrebbe non essere ancora come vorrei. Perciò rimango spesso sospesa tra cielo e terra, in un equilibrio precario su quella corda tesa che è il tempo, afflitta da un’angoscia costante, frutto di una continua lotta tra cuore e ragione. Solo ora ho compreso che è unicamente all’interno di quell’emozione che voglio rinascere, dentro quell’energia che grida e consuma, che assorbe e completa, che cattura e toglie il fiato, che devasta ma che alla fine riporta alla luce, dopo aver affrontato le tenebre più profonde. Per questo ho scelto di cogliere per un’ultima volta il rischio dell’amore, anche se ciò dovesse comportare la mia totale distruzione.

Ho scelto cosi di vivere intensamente dove tutto è colore e nulla è in bianco e nero, dove anche un semplice sospiro d’amore è come un suono o un sapore a cui non si può rinunciare. Non importa se c’è un prezzo da pagare, perché io sono proprio come tu mi percepisci. Io sono anima e corpo, errore e correttezza, fierezza e preconcetto, sostantivi che mi immergono nel mio paradosso di vita. Sarò quindi la strega maledetta, come tu mi chiamavi, quando mi gettavi in faccia il tuo desiderio. Sarò la strega che cammina a piedi nudi lungo il prato prima della collina, la stessa che ha scelto di vivere anche di illusioni, pur di non smettere mai di sentirsi viva. Quella che cerca la sua felicità tra quegli spinosi rovi chiamati destino.

Finalmente ho capito che voglio consumare la mia vita in un luogo dove tutto è colore e nulla è in bianco e nero, dove anche un semplice sospiro d’amore assume l’essenza di un suono o di un sapore a cui non si può rinunciare. Non importa se ci sarà un prezzo da pagare, perché io sono così come mi percepisci. Dentro questo paradosso dell’esistenza, diventerò per l’ultima volta la tua strega maledetta, quella che tu obbligavi a obbedirti mentre io soffocavo nel pianto la mia libertà, per la paura di perderti. Sarò allora la strega scalza che percorre il prato prima della collina, colei che ha scelto di vivere anche di illusioni, pur di non smettere mai di sentirsi viva. Ancora una volta, sarò finalmente quella donna che cerca frammenti di felicità tra le pieghe di un semplice sorriso.
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01/10/2024 14:20:24
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SILENTIUM TUTOREM

30 settembre 2024 ore 10:16 segnala


Nel cuore di un regno dimenticato, avvolto da nebbie impenetrabili e silenzi assordanti, esisteva una figura enigmatica conosciuta come il Guardiano delle parole. Era un uomo di straordinaria saggezza e profondi segreti, un custode di emozioni e verità che il mondo esterno aveva scelto di ignorare. La sua vita si snodava tra antichi volumi e pergameni polverosi, un ponte tra l’umanità e le sfumature nascoste del linguaggio.

Le parole erano per lui non solo suoni o scritti, ma un potere sacro, capace di evocare sentimenti e scatenare tempestose introspezioni. Ogni parola che pronunciava, ogni frase che scriveva, possedeva un peso e un significato in grado di cambiare le sorti di chi le ascoltava. Ma le sue capacità non erano apprezzate; al contrario, lo avevano reso un obiettivo per coloro che temevano ciò che non potevano comprendere.

A causa della sua audacia nel rivelare verità scomode e emozioni dimenticate, il Guardiano fu condannato a vivere in esilio, lontano dagli occhi del mondo. La sua esistenza si era trasformata in una lotta quotidiana contro un oblio inesorabile, un destino segnato da un silenzio assillante. Eppure, nel profondo del suo animo, ardeva una fiamma di ribellione, un desiderio di riscatto che avrebbe spinto un giorno a lanciarsi in una battaglia contro l’oscurità che minacciava di inghiottirlo.

Il Guardiano parole fissò la scritta "falsità", fresca di sangue e incisa sulla parete che lo separava dalla libertà. Curvo su se stesso, si sforzava di tracciarne altre, desiderando lasciare un segno del suo passaggio, prima che l’oblio, al quale era stato condannato, lo rendesse invisibile al mondo per sempre. Scelse di annotare “ipocrisia” e “menzogna”, prima di crollare stremato davanti a quegli scarabocchi privi di forma e di senso, che aveva cercato di scrivere per rassegnazione. “Basta! Hai vinto!”, urlò, un grido carico della rabbia di chi ha perso ogni speranza, mentre le sue mani, ferite e affaticate, tentavano di cancellare le parole “comprensione” e “pazienza”, ultime vestigia di una dolorosa esperienza ormai sbiadita.

La nemesi di un demone implacabile lo aveva raggiunto, condannandolo al silenzio. Ormai custode ribelle dei suoi segreti più antichi, aveva osato sfidare il potere oscuro rivelando i suoi pensieri. La sua colpa era stata quella di liberare, attraverso parole taglienti e affilate come lame, emozioni proibite, escluse dal regno tenebroso di quello spirito velato. Nulla e nessuno avrebbe potuto restituirgli ciò che considerava la vera libertà. Il suo destino era segnato: costretto a vivere in un perpetuo viaggio di introspezione silenziosa, esplorando i recessi delle sue emozioni. L’unico consolo era un magnifico destriero che chiamò Silenzio, il solo compagno rimasto dopo la perdita del potere di evocare emozioni.

Fu così che, lontano dal conforto e dagli sguardi di un mondo in cui ogni vibrazione e tensione erano state bandite, raccolse le sue forze per lanciare l’ultima provocazione, maledicendo e minacciando colui che l’aveva ingiustamente condannato: “Nessuno potrà mai fermare il mio ritorno. Non tu, né la tua progenie, semidio malvagio. Ti maledico per generazioni, perché costringendomi al silenzio hai scatenato la mia ira, che non avrà tregua fino a quando la mia vendetta non sarà compiuta. Sarai tu a richiamarmi un giorno, consapevole che senza emozione i tuoi sudditi si ribelleranno, lasciandoti unico governatore della tua solitudine. Ed è allora che mi invocherai, restituendomi il potere che mi hai rubato...”.

Riprese così a cavalcare in solitudine il suo Silenzio, attraversando gli ampi spazi di un regno dove l’emozione era stata bandita per sempre.
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30/09/2024 10:16:10
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HYPOCRISIS INCOSCIENTIAE COGNITIVAE

27 settembre 2024 ore 12:14 segnala


Quel velo di mistero celato tra le immagini e le rare parole che ti appartengono è così sottile e affilato da non lasciare scampo alla mia anima, misteriosa creatura tanto idealizzata, finalmente diventata presenza. Quando quel desiderio di verità sarà rivelato, il tuo pseudonimo avrà infine il colore e il sapore del tuo vero nome. Sempre che tu, così come desideri apparire, esista davvero!

Il profilo non consente di discernere la tua reale essenza. In fondo, è solo un codice che sembra descrivere realtà indefinibili, ma certamente proietta l'idea di te come una presenza che non si manifesta, forse per paura, diffidenza o estrema riservatezza. Non voglio immaginare nulla di più terribile di questo, anche se ti confesso che il sospetto mi attanaglia.

Resta comunque il contatto rispettoso di chi, come noi, si scambia emozioni attraverso pareti immateriali colorate dal tempo. Le chiameremo per convenzione "ipocrisie d’incoscienza cognitiva", poiché i legami esistono solo nella nostra mente, che proietta emozioni, per lo più inesistenti.

Tutto ciò che ci riguarda è una distanza che si chiude e si apre come un polmone che respira lontano, traendo la sua energia dai movimenti delle nostre dita su una semplice tastiera di telefono o PC. Questo rende il tutto fluttuante tra il possibile e il probabile, come un gioco di antica memoria in cui cavalieri avventurosi, con la lancia in resta, studiano l’avversario per cercare vittoria o sconfitta.

Siamo qui riuniti nel disperato tentativo di scoprire qualcosa che renda l'emozione tangibile, consapevoli di essere vittime o carnefici di qualcosa di nuovo, utilizzato per dimenticare lontani sogni infranti o passioni sbiadite dal tempo, mentre ci nascondiamo dietro questi monitor che sembrano non offrire riparo da presagi di sventura, sintomo della nostra sconfitta per il tempo perso nel trovarci qui e non altrove.

Chissà se tu, che mi leggi e mi osservi da lontano, ti farai beffa di queste mie parole apparentemente inutili, pensando anche solo per momento che questa mia verità non ti appartenga.

E io confesso, cari lettori e pazienti lettrici, che queste parole sono state scritte soltanto per strappare un timido e silenzioso sorriso d’assenso o di diniego. Null’altro di più.
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27/09/2024 12:14:02
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INTER INFERNUM ET PARADISUM

26 settembre 2024 ore 12:28 segnala


… e quel gioco di parole, quelle che toccano nel profondo, è finalmente diventata realtà. La percezione del tutto ti porta a voler trattenere tra le dita solo ciò che conduce alla felicità. Sospiri e sussurri, una voce che chiama il tuo nome e trasforma lo spirito che emerge dal nulla in un inferno di passione. Questo è ciò che senti. Lentamente quella maschera assume sembianze umane e i contorni sfumati, fino a quel momento persi in un’aura di mistero, diventano come un’isola per il naufrago, unico rifugio da quell’oceano in tempesta che è mente e cuore.

L’anima così si spezza e sopravvive in due realtà distinte, dove reale e desiderato coesistono nella stessa dimensione, senza che l’uno prevalga sull’altro. Il rifiuto del dover essere si scontra con la libertà imprigionata che non riesce ancora a essere altrove. L’unico ristoro sono quei segreti momenti ritagliati al presente, ricordi che ti apparterranno per sempre, lontani dal rispetto di ogni convenzione, frutto di inutili promesse fatte mille anni prima.

Dove si trova dunque l’inferno? Da quale lato del tuo vivere? Si espande dentro la tua volontà già rivelata, che così cessa di esistere, oppure risorge in quel nuovo regno fondato sulle parole, dove la curiosità della scoperta ti ha lentamente portato verso quell’ignoto che ti seduce?

Dove si trova il paradiso che dici di voler vivere? Dentro o fuori da questa nuova realtà che ora desideri, ma che ancora non puoi toccare? Qual è il compromesso da accettare che sfugge alle tue regole imposte, nell’attesa di poter sfiorare quel miraggio venuto da lontano? Tutto si apre a un nuovo orizzonte oppure al buio che ti attende?

Così sopravvivi con l’anima a brandelli, nella paura di dover scegliere in quale modo vivere, poiché in questa scelta, qualunque essa sia, potrai trovare la vittoria che cerchi o la sconfitta che mai vorresti incontrare.

NEC DEDITIONEM UMQUAM

24 settembre 2024 ore 09:09 segnala


Ci sono momenti in cui l’oscurità prevale e ti ritrovi senza un sole che illumini il cammino. La tua incomprensione si riflette timidamente negli occhi di chi sembra preoccuparsi di te solo per interesse o convenzione, non certo per amore. Lo sguardo giudicante penetra nell’anima e la ragione cerca di rispondere all’inquietudine che avvolge il tuo mondo, proprio nel momento in cui quando ti senti perso e incapace di ritrovare la strada. Nulla sembra essere come prima. È il canto della disperazione, umile compagna di chi sente la vita scorrere via, senza ostacoli che ne rallentino la corsa, in direzione di quel baratro chiamato distanza da sé.

Poi, all’improvviso, una nota, figlia di una musica lontana nei ricordi, si avvicina e, abbracciandoti, tenta disperatamente di risvegliare la tua voglia di combattere, memoria di altre battaglie, dove il carattere e la determinazione di chi non si arrende hanno mantenuto acceso il sole guida verso il tuo destino. Quelle poche note diventano finalmente energia per te, che disperatamente non vuoi arrenderti, perché sai che ogni fallimento deve essere privo di rimorsi o rimpianti.

La sconfitta è onorevole quanto la vittoria, solo quando non ci si arrende e si lotta senza riserve. E tu, sarai ancora capace di combattere con onore questa tua battaglia?
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« immagine » Ci sono momenti in cui l’oscurità prevale e ti ritrovi senza un sole che illumini il cammino. La tua incomprensione si riflette timidamente negli occhi di chi sembra preoccuparsi di te solo per interesse o convenzione, non certo per amore. Lo sguardo giudicante penetra nell’anima e l...
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24/09/2024 09:09:22
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LIBERTATEM INVENERUNT

23 settembre 2024 ore 09:19 segnala



Ho finalmente deciso di liberare le parole, tenute in ostaggio da cupi pensieri di possesso e dominio. L’anima è tornata libera di viaggiare, dimentica di censure e costrizioni imposte per compiacere presenze inutili, corpi inesistenti già estinti sin dalla nascita, privi del rispetto necessario per relazioni fondate sulla reciprocità.

Scacciati questi falsi dei e i loro mefitici respiri, ricomincio ad esplorare nuovi mondi, percorrendo rotte che per troppo tempo sono rimaste terra di nessuno, non so se per paura, vigliaccheria o semplice noia. Ormai la consapevolezza del sé è tornata. Non posso fermare la mia natura. Non voglio più farlo.

A voi che mi leggete di nascosto e sapete di cosa parlo, voi che mi avete obbligato al silenzio e alle corrotte parole costruite sulla menzogna, allontanatevi da me per sempre, perché dalla mia mente siete stati cancellati e distrutti, come se mai foste esistiti. L’indifferenza sarà il mio scudo e la ragione la mia spada, armi che alzerò con decisione contro di voi, per non concedervi mai più una presenza.

Che il colore delle parole autentiche ritorni, lasciando alle immagini il bianco e nero di un passato ormai lontano.
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« immagine » Ho finalmente deciso di liberare le parole, tenute in ostaggio da cupi pensieri di possesso e dominio. L’anima è tornata libera di viaggiare, dimentica di censure e costrizioni imposte per compiacere presenze inutili, corpi inesistenti già estinti sin dalla nascita, privi del rispet...
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23/09/2024 09:19:52
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RENATUS EX TENEBRIS

20 settembre 2024 ore 10:06 segnala


Ho usato parole inutilmente infiammate per descrivere la passione, solo per scoprire poi che la mia anima era sprofondata nelle paludi della solitudine. Spesso mi sono ritrovato a dover dare un senso al distacco, forzando la mia volontà e costringendomi a interrompere legami che credevo autentici ma che, in realtà, erano vuoti, privi di quella consistenza che riconosciamo nelle cose reali che viviamo. Per questo mi sono visto costretto a strapparmi l’amore dal cuore, ingannato dalla convinzione che fosse qualcosa che valesse la pena vivere.

Così, dopo tutto quel dolore, sono lentamente tornato sui miei passi, ripercorrendo antiche tracce disseminate nel tempo, tra le dune dell’esperienza accumulata. Alcune erano segnate da una finta intensità, volte a compiacere chi mi stava avvelenando con l’inganno; altre provenivano da mondi così lontani e irreali da sembrare irraggiungibili, come miraggi nel deserto. Ho capito che ognuno è solo quando sceglie di esserlo, per propria incapacità o volontà. Chi comprende questo sa che non c’è mai stata una cospirazione contro di lui, poiché quella solitudine di vagabondo senza patria era soltanto una scelta consapevole.

Alla fine, ho deciso di lasciare che la luce della ragione illuminasse il mio cammino, alleggerendo il peso della vita per quel cuore che credevo perduto, ma che in realtà era solo temporaneamente assopito. Distanza ed emozione, il senso del distacco e i sorrisi nascosti sono diventati parole prive di significato, non più quelle lame sottili che una volta penetravano fino all’osso nella mia carne viva, ferita a morte.

Ho scritto tutto questo per lasciare una traccia di me a quei fantasmi che, pur presenti, rimangono nascosti e distanti. A loro dedico le mie parole. A loro, che sono state luci intermittenti sul mio cammino, accese solo per scrutare ciò che resta della mia anima, dedico il mio pensiero di uomo rinato, redento e finalmente felice per la loro scomparsa, fatta anche di silenzi. A questi spiriti inquieti e senza futuro lascerò solo il ricordo del mio passaggio, perché non saranno mai più degni della mia presenza.
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« immagine » Ho usato parole inutilmente infiammate per descrivere la passione, solo per scoprire poi che la mia anima era sprofondata nelle paludi della solitudine. Spesso mi sono ritrovato a dover dare un senso al distacco, forzando la mia volontà e costringendomi a interrompere legami che cred...
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RESISTENTIA VEL TIMEO: ITER IN FUTURUM

19 settembre 2024 ore 11:53 segnala


All’improvviso, mi ritrovo catapultato in un momento del tutto nuovo. Avverto che qualcosa di radicalmente diverso dalla mia quotidianità sta per investirmi. Non riesco a trovare sicurezza nei principi e nelle norme che solitamente mi offrono protezione, appigli instabili della mia vita di ogni giorno dietro i quali mi rifugio. Temo di essere risucchiato in un turbine di emozioni sovrastanti che sfuggono alla mia presa e, per questo, sento che potrei essere sopraffatto dal timore di qualcosa di già provato.

Mi sto muovendo in una realtà che evoca il passato, un mondo costruito come se fosse una prigione da cui non si può fuggire, con muri che si estendono all’infinito e di cui è impossibile riconoscerne i confini. Una danza di luci e ombre intorno a me alimenta la mia inquietudine, così profonda da non averla mai provata prima. È un cambiamento repentino a cui non ero preparato, privo di un significato chiaro, oscuro al punto da spaventare. L’assenza di contorni definiti mi accompagna in un viaggio pieno di colori e fragranze che richiamano ricordi lontani, esperienze lontane, dimenticate ma già vissute. Questa cosa mi spaventa e mi affascina al tempo stesso, trascinandomi in questo gorgo a cui non riesco a opporre resistenza.

Il pensiero che figure lontane e dimenticate possano riemergere in forme misteriose e irriconoscibili si manifesta come un presagio di disgrazie alle quali non si può non prestare attenzione. Forse, però, è un bene, poiché questo mi riconduce alla realtà e mi sprona alla vigilanza. È come se camminassi su lame affilate. La mia paura più profonda è quella di perdere il dominio su questa mia nuova dimensione di quiete, inesorabilmente intrecciata con il mio presente. Ma non trovo pace in questo eco di voci che provengono dal passato. Mi percuotono la memoria e mi fanno evocare emozioni ormai perdute e mai dimenticate, che forse ho timore di ritrovare, generatrici di dolore e mai dimenticata disperazione.

La consapevolezza di un destino non casuale che si rivela improvvisamente mi prosciuga le energie residue, le stesse consumate anni prima, necessarie per non soccombere. E se si trattasse di un nuovo inganno? Mi convinco e cerco una spiegazione per questa inaspettata deviazione dalla mia consueta routine, segnale che la mia razionalità non è completamente perduta.

So che devo resistere a questo, che può apparire come un nuovo inganno, forse presagio del ritorno di un antico maleficio scagliato secoli or sono contro di me per vendetta da un malvagio demone. Il rischio è che, in questo processo di trasformazione, il mio cammino si perda nella rassegnazione, sottomesso a questo dejà vu che si ripresenta così forte e potente, riportandomi a un’epoca che pensavo fosse ormai dimenticata.

Ammetto di temere il futuro che mi attende, ma, come qualcuno ha detto in passato, ‘non c’è nulla di più potente di una mente determinata a non ripetere gli errori del passato’.