Eccolo, il luogo arido in cui venivano mietute emozioni come spighe di grano maturo...
Eccolo il luogo in cui canti cupi e luci sporadiche raggiungevano quell'anima incolta...
Eccolo il luogo in cui canti cupi e luci sporadiche raggiungevano quell'anima incolta...
Mentre un paio di mani sconosciute picchiettavano severe su di un vecchio pianoforte, a volte con spavalderia altre ancora con estrema dolcezza pigiavano una distesa di tasti bianchi e neri, luce e buio per poi, andarsene a passo svelto.
Lasciando in quella porzione di mondo gli aloni di quei suoni, di quei tocchi e quell'animo gioiva nonostante fosse poco, sebbene valesse quanto il nulla.
Risuonano nell'aria gli echi di quelle candide note e soavi melodie danzano negli spazi vuoti che intercorrono fra un respiro e l'altro.
Abili trapeziste divulgatrici di armonia che a passo svelto scivolano sulle membra di un corpo nudo, spogliato dalle frivolezze e dalle ingorde voglie carnali, privo di animo e straripante di attimi sottovalutati.
Come può danzare l'animo di chi non sa suonare?
Quelle mani tornarono e quell'animo perso si vestì con quelle pallide membra, con stralci di sonetti e allegorie ed esordì in un grido, esordì alla vita.
Come può salire l'animo di chi conosce solo la discesa?
Quelle mani divennero corpo ed un nuovo animo fatto di sole e d'aria, accolse le mani di colei che fino ad allora aveva giaciuto sul fondo.
In quell'intreccio eterno salirono verso nuove forme, verso scalinate con vista sul cosmo lucente.
Aleggiano nell'aria quelle abili trapeziste, lasciando del posto arido solo un vago ricordo.
Nel fondo si spensero i dissapori fattisi pagliacci, si spensero al suono delle loro stesse risa.