Passato-presente-vissuto
11 agosto 2024 ore 17:18 segnalaOggi ho viaggiato nel tempo tramite foto-ricordi.
Dai tempi in cui non ero nemmeno un'idea, e il volto nel fiore degli anni di mia madre illuminava qualsivoglia ribalta, ai miei primi passi nella vecchia casa di Biella, dove nonna era con noi un giorno si e l'altro pure... lo ricordo, come rideva di gusto!
Ho sorriso nel riconoscermi il bambino timido, sempre sorridente e in perpetuo moto, con una ben alimentata fantasia che sempre travalicava il reale, ma che già si poneva domande alle quali pochi adulti saprebbero mai rispondere; e il mare al lido, insieme agli amici di una sola stagione, e nella nuova casa che rispetto ad oggi sembra irriconoscibile; trasognante a scuola o carico di speranze sui campi da calcio, e attraverso i volti di tutti quei ragazzini coi quali ho scorso, nel bene e nel male, gli anni più spensierati.
E poi ho versato qualche lacrima, rivedendo le risate di chi non c'è più, e osservando il severo processo di entropia determinato dal tempo, in particolare sulla materia organica: quello che scava i volti di tutti coloro che ami, ne smussa gli angoli, spegne la pelle e spesso scioglie lentamente i sorrisi, stemperandoli con l'amarezza.
E quella foto di classe, defilato, dove ho il volto basso e un occhio nero, perché proprio il sabato prima un avversario aveva pensato bene di saltare a contendermi il pallone col gomito.
E quelle che tramandano una bellissima giornata in famiglia trascorsa a pescare sulla Dora Baltea, che quando poi si trattava di dare il colpo di grazia ai pesci eravamo tutti titubanti.
Gli abbracci e quei baci che promettevano entusiastici quanto illusori "per sempre"... che comunque rivivrei di nuovo e non scambierei per niente al mondo, perché in quel momento erano spontanei come nulla sarebbe venuto dopo.
E i viaggi, le cene con amici, le feste nelle occasioni importanti, o i momenti qualunque, i più semplici.
Fra tutte, le mie immagini preferite sono quelle poche istantanee "rubate": in esse, le espressioni - così teneramente genuine - si fanno accarezzare con occhi carichi di un'emozione che riescono ancora ed ancora a regalare.
Infine, mi sono ritrovato in un frustrato desiderio di viaggiare materialmente indietro nel tempo soltanto per poterlo ringraziare, regalargli un altro sorriso o magari solo per potergli dire, con tono rassicurante, un'ultima volta "ciao".
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Oggi ho viaggiato nel tempo tramite foto-ricordi.
Dai tempi in cui non ero nemmeno un'idea, e il volto nel fiore degli anni di mia madre illuminava qualsivoglia ribalta, ai miei primi passi nella vecchia casa di Biella, dove nonna era con noi un giorno si e l'altro pure... lo ricor...
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11/08/2024 17:18:57
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Tu sei bella come l’arcobaleno
26 giugno 2024 ore 15:35 segnala
Ti ritrovo ai margini, e fra due estremi che non riescono mai a contraddirsi: da una tenue posatezza alla più ardente joie de vivre, tu disorienti di un amore segregato fra quelle perle tue di giada, e doni fluente paglierino ristoro a sensi di cui graziosamente abusi … Sei nell’intera scala cromatica una continua variazione d’umore; in ciascuna singola sfumatura impercettibile alla vista, come un unguento sul cuore, io ti ho percepita - al silenzio: in tale tripudio di policromi accenti, adagio accompagni un principio a nubilosa estasi.
Ti vedo in ogni rifrangente porzione d’acqua: l’essenza, la causa insieme all’effetto; e la medesima radiazione luminosa per cui anche il mondo contempla sé stesso, gravandomi di vita.
Tu sei bella come l’arcobaleno.
A Sarah.
18/05/2021
Ti vedo in ogni rifrangente porzione d’acqua: l’essenza, la causa insieme all’effetto; e la medesima radiazione luminosa per cui anche il mondo contempla sé stesso, gravandomi di vita.
Tu sei bella come l’arcobaleno.
A Sarah.
18/05/2021
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Ti ritrovo ai margini, e fra due estremi che non riescono mai a contraddirsi: da una tenue posatezza alla più ardente joie de vivre, tu disorienti di un amore segregato fra quelle perle tue di giada, e doni fluente paglierino ristoro a sensi di cui graziosamente abusi … Sei nell’intera scala...
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26/06/2024 15:35:45
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Sarà che
23 giugno 2024 ore 10:46 segnalaSarà che condividiamo l'amore per gli spazi aperti e poco battuti, quei luoghi in cui il verbo di Pan è l'unico udibile; dove l'acqua insegue il mare e gli alberi rigenerano sé stessi e la propria aura ad ogni rivoluzione della Terra, mentre il vento - seppur invisibile - è il principale fattore di moto e armonica d'ogni odore e suono.
Sarà che ci piace fonderci allo spazio alterandone meno possibile la costituzione, ospiti e insieme componenti una tantum di una realtà selvaggia e indipendente.
Sarà che ci sentiamo veramente belli soltanto così.
17/03/2023
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Sarà che condividiamo l'amore per gli spazi aperti e poco battuti, quei luoghi in cui il verbo di Pan è l'unico udibile; dove l'acqua insegue il mare e gli alberi rigenerano sé stessi e la propria aura ad ogni rivoluzione della Terra, mentre il vento - seppur invisibile - è il princi...
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23/06/2024 10:46:56
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Chronomistura 24 carati
02 maggio 2024 ore 12:37 segnala
Ricordo il tempo nel quale, col sorriso ebete, i miei occhi sbarazzini giocavano a nascondino con vivaci riverberi di luce - danzanti sul palco di arse ‘praterie in baraggia’, ingiallite come le pagine di libri che, negli anni, restituiscono in screziature la linfa di chi li ha scorsi.
Sebbene un pungente frizzicore stagnasse per le vie respiratorie, adoravo l’odore del fieno maggengo, mesciato a quello dei fiori nati da poco e che, di lì all’estate, si sarebbero trasformati in raccolta di gusti: un vero e proprio trionfo!
La facilissima curiosità a cui dedicavo la passione per nuove scoperte, e quella magica sensazione di nascituro stupore; come quando, immergendomi nell’eminenza vegetativa di un bosco ancora incantato alla ricerca di folletti, mi meravigliavano le pieghe dei rami, la levigatura dell’erba, la marcescenza del legno casualmente affastellato sulla sponda di un rivo, e i canti o il frinire di un’eterogenea indigena legione che mi faceva sentire scrutato, ospitato, intanto il benvenuto.
Ricordo i miei mattutini “ti amooo!”, entusiasticamente consegnati attraverso il vento, in quanto misconoscevano le indiscrezioni esterne, includendo l’unica bellezza allora ritenuta inscalfibile nel mondo.
E quegli abbracci infiniti che sapevano di diluvio universale – estremi, implacabili, incontenibili e, quando finivano, apocalittici.
Adesso sono io, un libro pieno di pagine già scritte e di altre ancora da compilare, che però iniziano a ingiallire restituendo agli avventori ciò che il tempo è stato capace di fargli; un po’ meno stupito o entusiasta, ma sempre facilmente curioso di come abbiglierà a strofe i propri vuoti – di parole meno subissanti, ma più tenui e delicate, come le carezze che impari a destinare a una Luna d’oro.
D’oro com’era quel riflesso danzante, su 'le praterie in baraggia.
Sebbene un pungente frizzicore stagnasse per le vie respiratorie, adoravo l’odore del fieno maggengo, mesciato a quello dei fiori nati da poco e che, di lì all’estate, si sarebbero trasformati in raccolta di gusti: un vero e proprio trionfo!
La facilissima curiosità a cui dedicavo la passione per nuove scoperte, e quella magica sensazione di nascituro stupore; come quando, immergendomi nell’eminenza vegetativa di un bosco ancora incantato alla ricerca di folletti, mi meravigliavano le pieghe dei rami, la levigatura dell’erba, la marcescenza del legno casualmente affastellato sulla sponda di un rivo, e i canti o il frinire di un’eterogenea indigena legione che mi faceva sentire scrutato, ospitato, intanto il benvenuto.
Ricordo i miei mattutini “ti amooo!”, entusiasticamente consegnati attraverso il vento, in quanto misconoscevano le indiscrezioni esterne, includendo l’unica bellezza allora ritenuta inscalfibile nel mondo.
E quegli abbracci infiniti che sapevano di diluvio universale – estremi, implacabili, incontenibili e, quando finivano, apocalittici.
Adesso sono io, un libro pieno di pagine già scritte e di altre ancora da compilare, che però iniziano a ingiallire restituendo agli avventori ciò che il tempo è stato capace di fargli; un po’ meno stupito o entusiasta, ma sempre facilmente curioso di come abbiglierà a strofe i propri vuoti – di parole meno subissanti, ma più tenui e delicate, come le carezze che impari a destinare a una Luna d’oro.
D’oro com’era quel riflesso danzante, su 'le praterie in baraggia.
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Ricordo il tempo nel quale, col sorriso ebete, i miei occhi sbarazzini giocavano a nascondino con vivaci riverberi di luce - danzanti sul palco di arse ‘praterie in baraggia’, ingiallite come le pagine di libri che, negli anni, restituiscono in screziature la linfa di chi li ha scorsi.
Sebbene un...
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02/05/2024 12:37:39
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'Quell'ipersensibile stronzo' e un disutile superpotere
01 maggio 2024 ore 15:52 segnala
È quando un'anima perde il suo equilibrio che inizia a oscillare, emettendo impalpabili vibrazioni.
Il suo asse di simmetria si sbilancia – e perde coerenza – in relazione a un secondo campo di forza, non necessariamente affine, sicuramente magnetico; non importa quanto sia “vicino”, in quel caso l’anima ne viene naturalmente attratta, anche solo per il tempo di un’inattesa intersezione.
Esistono individui in grado di percepire quelle specifiche vibrazioni, a volte alcuni sono in grado di decriptarne la gamma con le poche chiavi fornite. Possiedono quella sublimata sensibilità a marce elevate che, unita a una peculiare attenzione ai dettagli, determina l’origine e la causa di ogni emanazione.
Se fossi un supereroe sarei quello sfigato, con il potere di intrinsecarsi allo spirito, vedere debolezze, “leggere” pensieri e prevedere intenzioni. Quindi un ‘bene’, direte, ‘un vantaggio’?! Facilmente no. Perché alla gente non piace essere “intuita”, men che meno scandagliata e ri-scoperta fragile. E nonostante ogni gentile sforzo di riguardo, te ne senti dire di ogni, prima che gli interlocutori inizino a rimuginare su sé stessi un po’ più a fondo di quanto non abbiano mai voluto fare, per poi capire che ‘quello stronzo, in fin dei conti, non aveva tutti i torti’.
Il suo asse di simmetria si sbilancia – e perde coerenza – in relazione a un secondo campo di forza, non necessariamente affine, sicuramente magnetico; non importa quanto sia “vicino”, in quel caso l’anima ne viene naturalmente attratta, anche solo per il tempo di un’inattesa intersezione.
Esistono individui in grado di percepire quelle specifiche vibrazioni, a volte alcuni sono in grado di decriptarne la gamma con le poche chiavi fornite. Possiedono quella sublimata sensibilità a marce elevate che, unita a una peculiare attenzione ai dettagli, determina l’origine e la causa di ogni emanazione.
Se fossi un supereroe sarei quello sfigato, con il potere di intrinsecarsi allo spirito, vedere debolezze, “leggere” pensieri e prevedere intenzioni. Quindi un ‘bene’, direte, ‘un vantaggio’?! Facilmente no. Perché alla gente non piace essere “intuita”, men che meno scandagliata e ri-scoperta fragile. E nonostante ogni gentile sforzo di riguardo, te ne senti dire di ogni, prima che gli interlocutori inizino a rimuginare su sé stessi un po’ più a fondo di quanto non abbiano mai voluto fare, per poi capire che ‘quello stronzo, in fin dei conti, non aveva tutti i torti’.
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È quando un'anima perde il suo equilibrio che inizia a oscillare, emettendo impalpabili vibrazioni.
Il suo asse di simmetria si sbilancia – e perde coerenza – in relazione a un secondo campo di forza, non necessariamente affine, sicuramente magnetico; non importa quanto sia “vicino”, in quel caso...
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01/05/2024 15:52:33
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L'essenza della forza.
24 marzo 2024 ore 19:21 segnala
Cercavo la forza senza conoscerne l’essenza.
Assemblato da disfatte saldate fra loro con delusione incandescente, sono il frutto di grani bui impiantati a forza nel cuore, che martoriato continuava a pompare desiderio di rivalsa, credendo che la forza indugiasse dietro ai mille traguardi, o che potesse essere creata dal solo lavoro e dall’ingegno.
La forza è anche ammissione e accoglimento, sì, è così che poi tutto si estrinseca; l’armonia del bene col male, è la consonanza di ogni nostra componente, è materia e convinzione, ed è ciò che sempre avrei voluto amministrare, e che continua a perdermi nel fluire scaltro dei giorni.
Assemblato da disfatte saldate fra loro con delusione incandescente, sono il frutto di grani bui impiantati a forza nel cuore, che martoriato continuava a pompare desiderio di rivalsa, credendo che la forza indugiasse dietro ai mille traguardi, o che potesse essere creata dal solo lavoro e dall’ingegno.
La forza è anche ammissione e accoglimento, sì, è così che poi tutto si estrinseca; l’armonia del bene col male, è la consonanza di ogni nostra componente, è materia e convinzione, ed è ciò che sempre avrei voluto amministrare, e che continua a perdermi nel fluire scaltro dei giorni.
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Cercavo la forza senza conoscerne l’essenza.
Assemblato da disfatte saldate fra loro con delusione incandescente, sono il frutto di grani bui impiantati a forza nel cuore, che martoriato continuava a pompare desiderio di rivalsa, credendo che la forza indugiasse dietro ai mille traguardi, o che...
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24/03/2024 19:21:25
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La pioggia, entanglement estatico
26 febbraio 2024 ore 10:01 segnala
La pioggia può inevitabilmente indurre a riflessioni più distese, profonde, immersive; accorda persino il "vagabondare della coscienza", come lo chiamo io.
È per via di quell'aggregante vibrazione generata da innumerevoli corpi fluidi che - rovesciando dall'abisso - riescono a rallentare i secondi e avvolgere e condensare il mondo circostante, facendone mistica 'stasi' sensoriale.
Quindi un giorno piove a dirotto ed eccomi in "modalità trascendenza", un po' come se sapessi involontariamente scherzare l'orologio e raffinare la concezione del tempo, se fossi in grado di giostrare le idee su rialti e depressioni della memoria. Basta puntare lo sguardo nella direzione "giusta" ed ecco affiorare un ricordo, e solo le sfumature di ogni antica sensazione ad esso allegate: lo hai amato, e torni ad amarlo ancora un po'.
Però sai, poi "rientri". È durato poco, e ti accorgi che è durato davvero troppo poco, e che non è mai stato veramente persuasivo... almeno non quanto avrei desiderato.
È per via di quell'aggregante vibrazione generata da innumerevoli corpi fluidi che - rovesciando dall'abisso - riescono a rallentare i secondi e avvolgere e condensare il mondo circostante, facendone mistica 'stasi' sensoriale.
Quindi un giorno piove a dirotto ed eccomi in "modalità trascendenza", un po' come se sapessi involontariamente scherzare l'orologio e raffinare la concezione del tempo, se fossi in grado di giostrare le idee su rialti e depressioni della memoria. Basta puntare lo sguardo nella direzione "giusta" ed ecco affiorare un ricordo, e solo le sfumature di ogni antica sensazione ad esso allegate: lo hai amato, e torni ad amarlo ancora un po'.
Però sai, poi "rientri". È durato poco, e ti accorgi che è durato davvero troppo poco, e che non è mai stato veramente persuasivo... almeno non quanto avrei desiderato.
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La pioggia può inevitabilmente indurre a riflessioni più distese, profonde, immersive; accorda persino il "vagabondare della coscienza", come lo chiamo io.
È per via di quell'aggregante vibrazione generata da innumerevoli corpi fluidi che - rovesciando dall'abisso - riescono a rallentare i secondi...
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26/02/2024 10:01:52
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Il caso irrisolvibile e i rivelatori d'irrilevanza
15 febbraio 2024 ore 11:01 segnala
Quando le parole mi ferivano, a vent’anni rispondevo con forza uguale e contraria; ora, a quota raddoppiata, troppo spesso le parole mi si sciolgono in gola fondenti.
Sarà quello spesso strato di delusioni accatastate sul cuore che reprime il tumulto opacizzandone il senso. Sarà capitale bisogno di pace in un mondo abitudinariamente ingiusto, o cauta arrendevolezza al dolore, “inevitabile” in quanto sua stessa essenza; sarà la coscienza del male, della futilità di certe stupide guerre e il valore di un tempo che corre troppo veloce. Sarà che ho terminato l’indagine di un’affermazione personale giudiziosamente archiviata in ‘casi irrisolvibili’.
C’è ancora vita in questo sperperato spirito! – geme come prima il cuore e sempre veemente grida l’orgoglio –, eppure, ciò che solo emerge in superficie è il solco di un’amarezza rassegnata, in qualche angolo di viso, involontariamente scolpita.
Sarà quello spesso strato di delusioni accatastate sul cuore che reprime il tumulto opacizzandone il senso. Sarà capitale bisogno di pace in un mondo abitudinariamente ingiusto, o cauta arrendevolezza al dolore, “inevitabile” in quanto sua stessa essenza; sarà la coscienza del male, della futilità di certe stupide guerre e il valore di un tempo che corre troppo veloce. Sarà che ho terminato l’indagine di un’affermazione personale giudiziosamente archiviata in ‘casi irrisolvibili’.
C’è ancora vita in questo sperperato spirito! – geme come prima il cuore e sempre veemente grida l’orgoglio –, eppure, ciò che solo emerge in superficie è il solco di un’amarezza rassegnata, in qualche angolo di viso, involontariamente scolpita.
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Quando le parole mi ferivano, a vent’anni rispondevo con forza uguale e contraria; ora, a quota raddoppiata, troppo spesso le parole mi si sciolgono in gola fondenti.
Sarà quello spesso strato di delusioni accatastate sul cuore che reprime il tumulto opacizzandone il senso. Sarà capitale bisogno...
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15/02/2024 11:01:41
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Se potesse, la libertà
13 febbraio 2024 ore 09:55 segnala
Noi che siam solo un “riflesso terreno” – ma aspiranti rifrattori –, abbandonati in un gioco di fuggevoli sguardi smarriti al crepuscolo.
Se potesse conformarsi, la libertà avrebbe i tuoi occhi e sarebbe soffice e mite allo stesso tempo – come un prato incolto sul limitare dell’autunno. Darebbe il suo nome all’insegna della notte, e saprebbe attrarre i raggi del sole come tutti i magneti del mondo che puntano ognuno unicamente verso l’isola di Bathurst, riferimento solitario e costante dell’essere in divenire.
Se potesse creare, la libertà aspirerebbe a una fervida mutevolezza, come le nuvole che, in balia delle correnti, come uno specchio incidente sul mondo stimolano l’emulazione.
E se potesse amare, sensatamente sconfinante – come quegli sguardi – vagherebbe senza meta, a braccetto con l’idea.
Se potesse conformarsi, la libertà avrebbe i tuoi occhi e sarebbe soffice e mite allo stesso tempo – come un prato incolto sul limitare dell’autunno. Darebbe il suo nome all’insegna della notte, e saprebbe attrarre i raggi del sole come tutti i magneti del mondo che puntano ognuno unicamente verso l’isola di Bathurst, riferimento solitario e costante dell’essere in divenire.
Se potesse creare, la libertà aspirerebbe a una fervida mutevolezza, come le nuvole che, in balia delle correnti, come uno specchio incidente sul mondo stimolano l’emulazione.
E se potesse amare, sensatamente sconfinante – come quegli sguardi – vagherebbe senza meta, a braccetto con l’idea.
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Noi che siam solo un “riflesso terreno” – ma aspiranti rifrattori –, abbandonati in un gioco di fuggevoli sguardi smarriti al crepuscolo.
Se potesse conformarsi, la libertà avrebbe i tuoi occhi e sarebbe soffice e mite allo stesso tempo – come un prato incolto sul limitare dell’autunno. Darebbe il...
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13/02/2024 09:55:36
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Plotoni nembostrati
08 febbraio 2024 ore 11:35 segnala
Mi si rivelano come nembostrati in marcia, come ammassi di nubi rimescolate dall’invisibile soffio dell’inquietudine: pensieri e stati d’animo sono progressivamente più confusi al fluire delle stagioni, e così, nell’indeterminato universo delle relazioni mi ritrovo in una fase fortemente involutiva; ad ogni nuovo pelo bianco sul viso corrisponde un ultimo dubbio, invece che un’assennata evidenza. (Avevo sperato il contrario).
Quindi, succede che parlo poco, scrivo sempre meno, cancello molto, rifletto ancora troppo; che ascolto, leggo, filtro, e che lascio scivolare le mie opinioni nel silenzioso tritatutto della mia scomoda mente, a cui ho dovuto razionare tempi e spazi d’azione auto-demolitrice.
Tutto mi sembra come se fosse già stato detto e ridetto, non fosse necessario esprimerlo, come se – in ogni caso – per un asociale come me fosse impossibile sintonizzarsi al corrente mondo dell’uomo egotista, in un confronto che rimane contraddistinto da diffidenza reciproca e crescente indifferenza. Forse perché, da quando ne ho memoria, non mi sono sentito compreso e tutelato, sensazione che non ha fatto altro che acuirsi e per la quale mi sono assunto più responsabilità di quante non fosse indispensabile.
Emotivamente alieno, mi sono convinto di costituire un’anomalia di sistema: sono nato come un anacronistico paradigma inevitabilmente degenerato in divergenza. Un’ineluttabilità che mi ha sfibrato, reso irriconoscibile a me stesso, perché ridevo tanto ed ero capace di sognare; talenti naturali – gli unici - che poi ho perso, perché in un mondo senz’anima una genuina spensieratezza viene spontaneamente obliterata. Un’ingiustizia, ecco cos’è.
In una dimensione ideale, dovrebbe essere facile sentirsi libero di esprimersi. Per me non lo è mai stato, però ora fatico persino a riferire a me stesso, e mi fa paura.
Mi fa paura, perché significa invecchiare non potendo fare completo affidamento nemmeno sulle proprie 'forze'. E, per uno come me, questo, cosa può comportare?!
Quindi, succede che parlo poco, scrivo sempre meno, cancello molto, rifletto ancora troppo; che ascolto, leggo, filtro, e che lascio scivolare le mie opinioni nel silenzioso tritatutto della mia scomoda mente, a cui ho dovuto razionare tempi e spazi d’azione auto-demolitrice.
Tutto mi sembra come se fosse già stato detto e ridetto, non fosse necessario esprimerlo, come se – in ogni caso – per un asociale come me fosse impossibile sintonizzarsi al corrente mondo dell’uomo egotista, in un confronto che rimane contraddistinto da diffidenza reciproca e crescente indifferenza. Forse perché, da quando ne ho memoria, non mi sono sentito compreso e tutelato, sensazione che non ha fatto altro che acuirsi e per la quale mi sono assunto più responsabilità di quante non fosse indispensabile.
Emotivamente alieno, mi sono convinto di costituire un’anomalia di sistema: sono nato come un anacronistico paradigma inevitabilmente degenerato in divergenza. Un’ineluttabilità che mi ha sfibrato, reso irriconoscibile a me stesso, perché ridevo tanto ed ero capace di sognare; talenti naturali – gli unici - che poi ho perso, perché in un mondo senz’anima una genuina spensieratezza viene spontaneamente obliterata. Un’ingiustizia, ecco cos’è.
In una dimensione ideale, dovrebbe essere facile sentirsi libero di esprimersi. Per me non lo è mai stato, però ora fatico persino a riferire a me stesso, e mi fa paura.
Mi fa paura, perché significa invecchiare non potendo fare completo affidamento nemmeno sulle proprie 'forze'. E, per uno come me, questo, cosa può comportare?!
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Mi si rivelano come nembostrati in marcia, come ammassi di nubi rimescolate dall’invisibile soffio dell’inquietudine: pensieri e stati d’animo sono progressivamente più confusi al fluire delle stagioni, e così, nell’indeterminato universo delle relazioni mi ritrovo in una fase fortemente...
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08/02/2024 11:35:01
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Scrive dal: | 25/01/2024 |
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