Accendi la ruspa

04 dicembre 2010 ore 22:25 segnala

E' arrivato il momento di mettere in moto la ruspa. E' arrivato il momento di buttare giù tutto e ricostruire  partendo dalle fondamenta. Senza salvare niente neanche quello che ho l'impressione valga la pena salvare. Pezzo dopo pezzo, lacrima dopo lacrima, vedrò dove mi porterà il cambiamento, forse al punto di partenza, forse ad una nuova demolizione ma non mi interessa. Questo mondo (anzi non- mondo) che ho costruito intorno e dentro di me ormai mi sta stretto più della maglia di quando avevo 13 anni che continuo a conservare e che sarà la prima ad essere gettata via. Subito dopo di lei toccherà alle persone che mi hanno deluso, che hanno preso e non sono in grado di dare, poi a quelle che mi hanno deliberatamente ferito, poi alla mia insicurezza, alla mia pigrizia. Il vuoto di questo periodo diventerà ancora più vuoto e ancora più inquetante, a quel punto ci sarà una sola cosa da fare: stringere i denti e non cercare l'appoggio di nessuno. Non ci salva nessuno, nessuno verrà a salvarmi e l'illusione di poter essere salvata sarà un'altra delle cose che ho intenzione di distruggere. Bisogna prima vivisezionarsi per poter riuscire a rinascere, bisogna avere il coraggio di farsi del male, di confessare a se stessi l'inconfessabile prima di poter andare avanti.

Io sono sola. Sto sciupando i miei giorni e la mia vita. Non sono in grado di agire da protagonista. Non sono l'amica che ti porti dietro per movimentare la serata. Non sono la figlia perfetta. Non sono mai stata amata veramente se non dalla mia famiglia. Ho idealizzato le persone ed i rapporti per vedere più di quello che c'era, per non vedere quello che veramente era. Ho sorvolato su questioni per le quali invece avrei dovuto urlare. Non sono mai stata capace di impormi. Ho ripetuto a me stessa per anni che tutto andava bene .... ma non va niente bene. Non ho una vita .... quindi non c'è nulla di cui poter dire che va bene. Due giorni su sette sono depressa nei modi più avvilenti, per i restanti cinque due li passo da annoiata, due nell'indifferenza più assoluta e capita quel giorno dove le cose vanno un pò meglio. Eppure io non ho mai il muso, non mi lamento mai con le persone che mi sono intorno. "Va tutto bene." con un gran sorriso quando lo chiedono in modo distratto e superficiale. "Va tutto bene." abbassando lo sguardo quando chi me lo chiede sta veramente indagando. Nessuno riesce a farmi parlare, neanche da ubriaca mi perdo in crisi di pianto, l'ho imparata bene la parte della "stoicista" . Nei miei silenzi, nelle mie parole, nei miei sorrisi .... io sono sola e continuavo a ripetere a me stessa che la cosa non mi turbava per niente.... invece non è vero, mi turba e molto. Ho sempre sventolato la mia non-paura di restare da sola ma era piuttosto un mantra per sopravvivere nella solitudine.

Se questa deve essere la mia condizione allora voglio che si realizzi in pieno, sola dentro e fuori, liberandomi dal mio bisogno di avere intorno a me qualcuno. Sola per scelta e non per imposizione. Sola per ricostruire una nuova Me.

Bisogna farsi del male per poter ricominciare.... si confida nel fatto che la fenice rinasce dalle proprie ceneri.

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E' arrivato il momento di mettere in moto la ruspa. E' arrivato il momento di buttare giù tutto e ricostruire partendo dalle fondamenta. Senza salvare niente neanche quello che ho l'impressione valga la pena salvare. Pezzo dopo pezzo, lacrima dopo lacrima, vedrò dove mi porterà il cambiamento, fors... (continua)
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04/12/2010 22:25:59
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oOoRicordoOo

14 marzo 2010 ore 12:50 segnala
Ero con mio padre ad uno di quei mercatini dove rivendono le cose usate. Su uno dei banchi improvvisati ( in sostanza un lenzuolo bianco poggiato sull'asfalto e ricoperto degli oggetti più disparati) vidi il cofanetto originale del film Titanic. Avevo circa 10 anni e, fan sfegatata di Leonardo di Caprio, avevo già distrutto una casetta a forza di guardarla e fui accecata dal desiderio di averla. Convinsi mio padre a prenderla e mentre lui pagava mi misi a curiosare tra i libri che erano ammassati per terra, alcuni era spaventosamente usati e mal ridotti. Li sfogliavo con poca attenzione avendo già conquistato il mio piccolo tesoro domenicale, tra le mani mi capitò il libro de il diario di Anna frank. A quei tempi la mia libreria "vantava" molti dei titoli della collana "Piccoli brividi" della mondadori qualche fumetto e niente di più. Lo mostrai a mio padre nella speranza che mi prendesse anche quello: se c'è una cosa però che mio padre mi ha insegnato è che non bisogna mai pretendere troppo dagli altri, non bisonga mai chiedere più di ciò che gli altri sono disposti a darci perchè ciò che non ci danno gli altri dobbiamo conquistarcelo da soli. Non è che non avesse i mezzi per comprarmeli entrambi e se avesse voluto avrebbe potuto anche accontentare gran parte delle richieste che gli facevo quasi ogni giorno, ma non è così che funziona, la vita non ci accontenta appena apriamo bocca e lui me lo insegnò anche quel giorno.
"Allora? Quale vuoi dei due?" mi chiese essendo certo della mia risposta. "Voglio il libro." Si lo volevo, più di quanto volessi portarmi a casa il Titanic. Continuava a chiedermi se fossi sicura, era un libro importante e pensava forse che me ne sarei stancata dopo le  prime pagine.E' stata una delle poche volte in vita mia che, posta davnti ad una scelta, sapevo perfettamente quello che volevo. Me li prese entrambi. Per il fatto che non glielo avevo chiesto, perchè non lo avevo preteso, perchè avevo scelto e oggi posso aggiungere che lo fece perchè avevo fatto la scelta che non si aspettava. Fa sorridere pernsare che quell'acquisto ha avuto un che di profetico. Oggi, a 10 anni di distanza da quella domenica mattina, io mi ritrovo a passare gran parte del mio tempo libero tra libri e film. Con il passare del tempo ho imparato a conoscermi e a capire perchè amo determinate cose. Ho imparato ad amare la musica, ho imparato anche a disegnare e ho capito che io amo tutto ciò che sia in grando di allontanarmi dal mondo, di portarmi in mille mondi diversi, di nutrire la mia fantasia che a volte è parsa a me stessa patologicamente smisurata e che c'è stato un periodo in cui, crescendo, sembrava volesse fuggire via dalla mia testa che iniziava a diventare cinica e realista e non si emozionava più ad una frase che toccava un nervo scoperto, o nell'ascolto di una canzone, nel guardare la scena di un film. Era il periodo in cui leggevo poco, mi interessavo poco al cinema, non disegnavo più, non scrivevo e la musica non mi parlava, era un periodo neanche tanto lontano a dirla tutta e che solo oggi vedo allontanarsi. I grandi amori,però, non si annientano mai. La loro fiamma può sembrare estinta ma sotto le ceneri resta acceso il focolaio pronto a riprendere vigore al primo soffio di vento.