So soltanto che le cose amate, quelle per cui si lotta,
non vanno mai via del tutto.
Rimangono. Incastrate da qualche parte.
Non era paura.
Era un’attesa lenta, che scivolava giù,
come se il tempo, d’improvviso,
avesse deciso di fermarsi a guardarmi.
L’ansia si muove leggera, quasi non si nota,
ma sotto pelle c’è un tremore che resta:
una musica senza voce,
un tamburo spento che batte nel buio.
Le scuse per fermarmi? Inutili.
Non mi ritraggo.
Non sono il silenzio che si spegne in una stanza.
So di avere ciò che serve:
una forza quieta, antica,
la capacità di oltrepassare il velo,
di restare ferma senza vacillare.
Eppure qualcosa rimane.
Non si placa,
resta sospesa in un tempo senza orologio.
Appaiono i primi lampi.
La pioggia scende forte, di colpo.
E invece di spaventarmi, mi accoglie.
Il cuore rallenta,
la mente si fa più lieve.
C’è una presenza nell’aria,
discreta,
che non se ne va,
mentre guardo la pioggia.
Sono ancora qua, e cammino.
Lo sento vicino,
così tanto da poterlo sfiorare.
È la forza che sbatte via l’ansia.
Mi tiene in piedi,
anche quando, lo ammetto, non vorrei.
Un cuore che non riposa,
che batte in segreto sotto cieli muti.
Suona la mia forza, fragile e forte,
fino a tarda notte.
