
Cinque nomi. Forse quattro. Poi il vuoto. Non vibra, non resto. Ma tremo. Io sola. Cercavo bagliori. Adesso basta. Calma è freccia. Freccia è calma. Cielo sopra, mare dentro. Il vento racconta, e io ascolto quel che resta. Ricordi storti, cose perdute, cose mai nate. Ma vivevo. Senza. Contro. Dentro. Occhi chiusi. Visioni affilate. Un tempo. Poi la quiete. Rumore di sale. Niente intorno. Solo tracce. Solo nomi sbiaditi. Solo me. Senza quelle voci... Non so cosa resti, né dove si siano dissolti. Ma tutto pulsa sotto pelle, inciso in ombre. Volti sfocati, tratti che svaniscono prima di farsi chiari. A volte li riscrivo, li spingo oltre, per fingere un filo mai teso, mai spezzato. Solo gelo inciso in pietra. Si cresce in stanze vuote, senza domande che abbiano peso. Si resta. Si finge vita. Ma una promessa è scritta. In me. Nel sangue. Vado. Fino a dove finisce il respiro.