NUL
18 aprile 2023 ore 03:07 segnalab08fea69-456d-4ab7-80f5-c1ac0b381dfe
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Prova LUNA
21 luglio 2019 ore 14:54 segnala
Sul piano letterario la conquista della luna fu una perdita. Il 20 luglio del 1969 la luna passò da Leopardi a Marinetti. Quel grande passo avanti dell’umanità fu un balzo indietro per la poesia. La lirica cedette il passo alla tecnica, la contemplazione alla velocità. D’un colpo svaniva la luna degli innamorati, dei poeti e dei licantropi, la luna sacra, l’orologio astrale dei pellerossa, la pallida luna d’argento delle canzoni languide. Calpestata, profanata dagli scarponi americani. Aveva vinto Marinetti contro il chiaro di luna. Futurismo batte Passatismo. Versi tecnologici beffarono liriche accorate, suoni sordi degli spazi fugarono il plenilunio di Beethoven. Dino Buzzati tre giorni prima dello sbarco supplicò invano la luna di fuggire dagli astronauti, di ribellarsi alla conquista e mettere in salvo l’universo spirituale.
Il 20 luglio del ’69 il cosmo venne direttamente a casa nostra, seppure in bianco e nero. La magia si fece visione notturna, incantesimo di massa, spettacolo globale. Era una notte calda e memorabile e due uomini con la testa nel pallone di vetro passeggiarono per noi sulla luna, piantarono bandiere, mandarono messaggi extraterrestri. Eravamo con gli occhi sgranati e incollati al video per il collegamento diretto col futuro. Per la prima volta l’utopia toccava il suolo, la lontananza si faceva prossimità, la navicella planava sul mito.
La notte dei miracoli, lo spazio che si fa struscio per la passeggiata lunare, Selene resa nota nelle sue parti intime entra nel tinello di casa e si mostra per quel che è, nuda e rocciosa, coi suoi foruncoli grandi come crateri. L’incanto di una notte d’adolescente vissuta eccezionalmente da sveglio per sognare a occhi aperti. Il brivido della creazione. Quella miracolosa discesa sulla luna, quella storia in diretta planetaria, quel sentirsi umanità e non singole persone, quell’appuntamento cosmico con Dio e la sua assenza. Ricordo gli occhi sgranati di Tito Stagno che conduceva in studio, dietro quelle strane lenti che ingrandivano il suo stupore. E i commenti su scienza, fede e umanità affidati a Enrico Medi, affabulatore mistico e scientifico che trasformava i pianeti in parrocchie e gli astri in santini ma suscitava negli ascoltatori amore per la scienza e il creato, come una versione devota di Piero Angela. Fu il primo narratore astrofisico; poi col tempo vennero i Rovelli e i Tonelli.
Sorsero in quei giorni le diatribe dei pedanti se fosse più corretto parlare di atterraggio o di allunaggio. E i dubbi dei bambini: se la luna, che è lunatica, non è nel quarto giusto e non è piena ma è ridotta a una fettina, come faranno a sbarcare? Ricordo l’euforia per lo sbarco, unita allo sgomento, lo svanire improvviso dei sogni terreni e delle ideologie. Tutto diventò piccolo sulla terra. Pure la Contestazione globale del ’68 diventò preistoria rispetto all’astronave e alle sfere celesti; cosa vuoi sfilare in corteo nelle galassie?
Ariosto aveva immaginato nel suo Orlando Furioso che sulla luna ci fossero le cose perdute in terra, e l’avventura lunare sarebbe stato un viaggio alla ricerca del tempo perduto. Invece la luna apparve un deserto, il futuro resettò la memoria. Quella notte vanificò il proposito di Astolfo di andarsi a riprendere il senno perduto sulla luna. Si previdero grandi conquiste spaziali, traslochi in massa su altri pianeti; una canzone aveva già profetizzato: “Nel duemila noi non mangeremo più gli spaghetti col ragù, solo pillole”.
Luna busciarda. La rivoluzione annunciata poi non avvenne. Di quel tecno-miracolo restò un’impresa epica e vana, un’avventura sterile e magnifica nell’ignoto, un tentativo prometeico d’inoltrarsi coi mezzi della tecnologia nei pressi della magia, alle fonti della fiaba. L’incanto di una notte di mezza estate davanti al video, la partecipazione cosmica a un evento reale di storia virtuale.
Gli sbarchi sulla luna praticamente finirono là, salvo trascurabili appendici. La luna tornò pallida, in preda ai romantici, ai lupi mannari, agli innamorati e ai leopardiani. E gli stolti che guardavano il dito anziché la luna si sentirono savi. Tornarono gli spaghetti con le antichissime cozze e la pasta col ragù, di lentissima fattura, il contrario del veloce futuro. Tornò la luna caprese di Peppino Di Capri. In questo mezzo secolo non abbiamo conquistato la luna né colonizzato Marte; in compenso abbiamo inguaiato la terra, l’aria, l’acqua, il clima, annegando tra le onde magnetiche. L’aveva vaticinato Guido Ceronetti nella sua lunatica e apocalittica Difesa della luna.
È finita l’epoca eroica della modernità. C’era una volta il futuro, adesso c’è solo il presente. Lasciammo la via Lattea per incolonnarci sul Raccordo Anulare. Da allora la luna ci guarda sorniona, restituita al suo legittimo proprietario, il sogno, persa nelle braccia del buio. Riprese a dettare armonie nella notte, lasciando sul mare le sue bave argentate, vaga lumaca del cosmo. La luna si rifece una verginità e un destino.
Sul piano del pensiero, però, qualcosa di decisivo accadde il 20 luglio del ’69. La vera impresa spaziale non fu la conquista della luna ma l’emancipazione dalla terra, lasciata alle spalle, vista da fuori e da lontano, piccola e remota, relativa, quasi una provincia del cosmo. Da allora fu nitida la visione del globale, da cui poi prese piede il processo di globalizzazione. Sulla luna avvenne il passaggio di consegne dalla filosofia alla tecnica, dalla poesia alla scienza. La conquista della luna si capovolse in perdita della terra, notò Heidegger, denunciando lo sradicamento e il dominio planetario della tecnica sull’umano. Ma col chiarore della luna riaffiora la nostalgia degli dei.
Il 20 luglio del ’69 il cosmo venne direttamente a casa nostra, seppure in bianco e nero. La magia si fece visione notturna, incantesimo di massa, spettacolo globale. Era una notte calda e memorabile e due uomini con la testa nel pallone di vetro passeggiarono per noi sulla luna, piantarono bandiere, mandarono messaggi extraterrestri. Eravamo con gli occhi sgranati e incollati al video per il collegamento diretto col futuro. Per la prima volta l’utopia toccava il suolo, la lontananza si faceva prossimità, la navicella planava sul mito.
La notte dei miracoli, lo spazio che si fa struscio per la passeggiata lunare, Selene resa nota nelle sue parti intime entra nel tinello di casa e si mostra per quel che è, nuda e rocciosa, coi suoi foruncoli grandi come crateri. L’incanto di una notte d’adolescente vissuta eccezionalmente da sveglio per sognare a occhi aperti. Il brivido della creazione. Quella miracolosa discesa sulla luna, quella storia in diretta planetaria, quel sentirsi umanità e non singole persone, quell’appuntamento cosmico con Dio e la sua assenza. Ricordo gli occhi sgranati di Tito Stagno che conduceva in studio, dietro quelle strane lenti che ingrandivano il suo stupore. E i commenti su scienza, fede e umanità affidati a Enrico Medi, affabulatore mistico e scientifico che trasformava i pianeti in parrocchie e gli astri in santini ma suscitava negli ascoltatori amore per la scienza e il creato, come una versione devota di Piero Angela. Fu il primo narratore astrofisico; poi col tempo vennero i Rovelli e i Tonelli.
Sorsero in quei giorni le diatribe dei pedanti se fosse più corretto parlare di atterraggio o di allunaggio. E i dubbi dei bambini: se la luna, che è lunatica, non è nel quarto giusto e non è piena ma è ridotta a una fettina, come faranno a sbarcare? Ricordo l’euforia per lo sbarco, unita allo sgomento, lo svanire improvviso dei sogni terreni e delle ideologie. Tutto diventò piccolo sulla terra. Pure la Contestazione globale del ’68 diventò preistoria rispetto all’astronave e alle sfere celesti; cosa vuoi sfilare in corteo nelle galassie?
Ariosto aveva immaginato nel suo Orlando Furioso che sulla luna ci fossero le cose perdute in terra, e l’avventura lunare sarebbe stato un viaggio alla ricerca del tempo perduto. Invece la luna apparve un deserto, il futuro resettò la memoria. Quella notte vanificò il proposito di Astolfo di andarsi a riprendere il senno perduto sulla luna. Si previdero grandi conquiste spaziali, traslochi in massa su altri pianeti; una canzone aveva già profetizzato: “Nel duemila noi non mangeremo più gli spaghetti col ragù, solo pillole”.
Luna busciarda. La rivoluzione annunciata poi non avvenne. Di quel tecno-miracolo restò un’impresa epica e vana, un’avventura sterile e magnifica nell’ignoto, un tentativo prometeico d’inoltrarsi coi mezzi della tecnologia nei pressi della magia, alle fonti della fiaba. L’incanto di una notte di mezza estate davanti al video, la partecipazione cosmica a un evento reale di storia virtuale.
Gli sbarchi sulla luna praticamente finirono là, salvo trascurabili appendici. La luna tornò pallida, in preda ai romantici, ai lupi mannari, agli innamorati e ai leopardiani. E gli stolti che guardavano il dito anziché la luna si sentirono savi. Tornarono gli spaghetti con le antichissime cozze e la pasta col ragù, di lentissima fattura, il contrario del veloce futuro. Tornò la luna caprese di Peppino Di Capri. In questo mezzo secolo non abbiamo conquistato la luna né colonizzato Marte; in compenso abbiamo inguaiato la terra, l’aria, l’acqua, il clima, annegando tra le onde magnetiche. L’aveva vaticinato Guido Ceronetti nella sua lunatica e apocalittica Difesa della luna.
È finita l’epoca eroica della modernità. C’era una volta il futuro, adesso c’è solo il presente. Lasciammo la via Lattea per incolonnarci sul Raccordo Anulare. Da allora la luna ci guarda sorniona, restituita al suo legittimo proprietario, il sogno, persa nelle braccia del buio. Riprese a dettare armonie nella notte, lasciando sul mare le sue bave argentate, vaga lumaca del cosmo. La luna si rifece una verginità e un destino.
Sul piano del pensiero, però, qualcosa di decisivo accadde il 20 luglio del ’69. La vera impresa spaziale non fu la conquista della luna ma l’emancipazione dalla terra, lasciata alle spalle, vista da fuori e da lontano, piccola e remota, relativa, quasi una provincia del cosmo. Da allora fu nitida la visione del globale, da cui poi prese piede il processo di globalizzazione. Sulla luna avvenne il passaggio di consegne dalla filosofia alla tecnica, dalla poesia alla scienza. La conquista della luna si capovolse in perdita della terra, notò Heidegger, denunciando lo sradicamento e il dominio planetario della tecnica sull’umano. Ma col chiarore della luna riaffiora la nostalgia degli dei.
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prova
16 luglio 2019 ore 16:32 segnala
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Aria di compleanno....
02 settembre 2018 ore 23:57 segnala
2 settembre …
No, questa mattina non riesco a smemorarmi in un grido. Non ci riesco proprio.
Ho passato la notte a spiare l'amato cielo, i suoi tessuti stellati... le prime luci, e ,finalmente, il sole, per dirmi e darmi un buongiorno tutto mio, tutto dentro, particolare, nel giorno del mio compleanno.
E sì perché è quell'appuntamento che non riesci a dimenticare, anche se fingi e svicoli come l'orso dei cartoni animati che guardavi da piccolo, anche se tenti di eluderlo ecco che, tac, t'arriva sicuro. Con i suoi film di memoria, dei tuoi giorni cantati e i tuoi giorni no.
È arrivato, per fortuna, anche quest’anno il giorno più lungo, quello che per diritto e per anagrafe ti appartiene e che spesso se fai di conto ti fa soffrire, e che spesso vorresti dimenticare e provi eh, certo che ci provi a soffocarlo, ma ritorna sempre in gola.
Può essere questo, nella vita di tutti, un giro di ventiquattrore rischioso, triste, abbandonato, ironico, stordito, ma anche sorridente …E, in senso assoluto il tuo giorno più tuo.
Non è necessario passare davanti allo specchio per vedere il tuo volto da vecchio babbeo: lo conosci lo sai e lo conoscono in parte anche quelli che ti stanno vicino ogni giorno, e lo indovinano meglio quelli che ti vogliono bene.
Ecco, oggi mi piacerebbe vivere un giorno pigro ma attento.
Vorrei dare a queste ore un senso di corsa lenta, vissuta fino in fondo, con ogni atto conosciuto che diventa come nuovo e perché no, inventato.
E intanto la mente restituisce la lucidità dei ricordi: le tangibili felicità di mille attimi, la polvere d’oro che altri cuori ti hanno nevicato addosso ma anche i colpi di coltello al cuore, quando quasi rivedi risenti i momenti che ti appartengono e sono stati sgarbati con te, con la vita, con gli altri…
Lucidi anche i versi, le canzoni e gli atti, i gesti che ti hanno dato forza e voglia di tirarla magari coi denti la vita.
E un verso, e sì, un verso ti insegue da anni da tanti e poi tant' anni: ”e vado avanti finché è lungo il sempre” ...Un verso dell’ amato poeta Dylan Thomas che poi di vita davanti ne ha avuta così poca.
Ma ha creduto, con disperazione, con gioia, con l’allegria e la vitalità scomposta di chi sa che ogni giorno è un'avventura da cui puoi tornare segnato, ferito o colpito per sempre.
Ma vai avanti perché questo è il coraggio, perché questa e la forza, perché, con tutta la semplicità delle parole scritte e dette, questa è proprio la vita.
Con le sue scelte dure, amare taglienti. Con i suoi piccoli grandi fatti, con il gioco del tuo cervello ( pulito ) , che sa quel che vuole, che funziona ( incredibile vero ? ) anche se attorno tutto è nebbia, freddo, quando la solitudine ti sembra un mostro ( e lo è ) e ti accorgi che la stai vincendo .
Le ore del tuo giorno hanno cadenze, scandiscono con lentezza voluta, i ricordi e gli abbandoni, e sai, capisci ...Capisci che hai davvero vissuto, magari a sbatticuore, magari con la tensione che ti porta all'urlo, alla congestione, ma seguendo un filo che ormai conosci.
E quell’ormai sei tu, mentre il tempo del mondo continua la sua corsa di fiume che non conosce pause, che non puoi fermare, e dove, nella sua corsa, il tempo ha importanza in ogni suo battere di minuto. Perché è tuo e non si ripete.
Dove anche l'ovvio diventa crescere e sapere, sapere e voler bene a te e gli altri.
Oggi, in queste ore del giorno del mio compleanno, me ne sto come su una collina a guardare quando arrivano le stelle, a osservare il vento che muove gli alberi, a leggere lo sguardo di grandi occhi scuri d'immenso di una donna e a indovinare i suoi sorrisi, a guardare un cane nero che corre indiavolato verso di me con le orecchie sventolate.
E mi dico che i giorni non sono d'inganno, così come io non ho ingannato i giorni e neppure le notti, anche quelle più livide e aspre.
E mi piace sentirmi vivo, con il sangue che mi scorre dentro, con gli occhi che si chiudono appena, come a goderle di più queste cose, di ogni tempo e di ogni stagione.
Si, fa dolcezza sentirsi vivo. Ecco che il giorno del compleanno diventa un giorno importante, segnato, sì, ma mai rassegnato ...e vado avanti finché e lungo il sempre...
Questo sempre che ci accompagna e che può durare anche soltanto un'ora, un giorno o un anno ancora, non lo sappiamo, sappiamo invece che sarà sempre amato.
Amato di vita e d'affetto.
No, questa mattina non riesco a smemorarmi in un grido. Non ci riesco proprio.
Ho passato la notte a spiare l'amato cielo, i suoi tessuti stellati... le prime luci, e ,finalmente, il sole, per dirmi e darmi un buongiorno tutto mio, tutto dentro, particolare, nel giorno del mio compleanno.
E sì perché è quell'appuntamento che non riesci a dimenticare, anche se fingi e svicoli come l'orso dei cartoni animati che guardavi da piccolo, anche se tenti di eluderlo ecco che, tac, t'arriva sicuro. Con i suoi film di memoria, dei tuoi giorni cantati e i tuoi giorni no.
È arrivato, per fortuna, anche quest’anno il giorno più lungo, quello che per diritto e per anagrafe ti appartiene e che spesso se fai di conto ti fa soffrire, e che spesso vorresti dimenticare e provi eh, certo che ci provi a soffocarlo, ma ritorna sempre in gola.
Può essere questo, nella vita di tutti, un giro di ventiquattrore rischioso, triste, abbandonato, ironico, stordito, ma anche sorridente …E, in senso assoluto il tuo giorno più tuo.
Non è necessario passare davanti allo specchio per vedere il tuo volto da vecchio babbeo: lo conosci lo sai e lo conoscono in parte anche quelli che ti stanno vicino ogni giorno, e lo indovinano meglio quelli che ti vogliono bene.
Ecco, oggi mi piacerebbe vivere un giorno pigro ma attento.
Vorrei dare a queste ore un senso di corsa lenta, vissuta fino in fondo, con ogni atto conosciuto che diventa come nuovo e perché no, inventato.
E intanto la mente restituisce la lucidità dei ricordi: le tangibili felicità di mille attimi, la polvere d’oro che altri cuori ti hanno nevicato addosso ma anche i colpi di coltello al cuore, quando quasi rivedi risenti i momenti che ti appartengono e sono stati sgarbati con te, con la vita, con gli altri…
Lucidi anche i versi, le canzoni e gli atti, i gesti che ti hanno dato forza e voglia di tirarla magari coi denti la vita.
E un verso, e sì, un verso ti insegue da anni da tanti e poi tant' anni: ”e vado avanti finché è lungo il sempre” ...Un verso dell’ amato poeta Dylan Thomas che poi di vita davanti ne ha avuta così poca.
Ma ha creduto, con disperazione, con gioia, con l’allegria e la vitalità scomposta di chi sa che ogni giorno è un'avventura da cui puoi tornare segnato, ferito o colpito per sempre.
Ma vai avanti perché questo è il coraggio, perché questa e la forza, perché, con tutta la semplicità delle parole scritte e dette, questa è proprio la vita.
Con le sue scelte dure, amare taglienti. Con i suoi piccoli grandi fatti, con il gioco del tuo cervello ( pulito ) , che sa quel che vuole, che funziona ( incredibile vero ? ) anche se attorno tutto è nebbia, freddo, quando la solitudine ti sembra un mostro ( e lo è ) e ti accorgi che la stai vincendo .
Le ore del tuo giorno hanno cadenze, scandiscono con lentezza voluta, i ricordi e gli abbandoni, e sai, capisci ...Capisci che hai davvero vissuto, magari a sbatticuore, magari con la tensione che ti porta all'urlo, alla congestione, ma seguendo un filo che ormai conosci.
E quell’ormai sei tu, mentre il tempo del mondo continua la sua corsa di fiume che non conosce pause, che non puoi fermare, e dove, nella sua corsa, il tempo ha importanza in ogni suo battere di minuto. Perché è tuo e non si ripete.
Dove anche l'ovvio diventa crescere e sapere, sapere e voler bene a te e gli altri.
Oggi, in queste ore del giorno del mio compleanno, me ne sto come su una collina a guardare quando arrivano le stelle, a osservare il vento che muove gli alberi, a leggere lo sguardo di grandi occhi scuri d'immenso di una donna e a indovinare i suoi sorrisi, a guardare un cane nero che corre indiavolato verso di me con le orecchie sventolate.
E mi dico che i giorni non sono d'inganno, così come io non ho ingannato i giorni e neppure le notti, anche quelle più livide e aspre.
E mi piace sentirmi vivo, con il sangue che mi scorre dentro, con gli occhi che si chiudono appena, come a goderle di più queste cose, di ogni tempo e di ogni stagione.
Si, fa dolcezza sentirsi vivo. Ecco che il giorno del compleanno diventa un giorno importante, segnato, sì, ma mai rassegnato ...e vado avanti finché e lungo il sempre...
Questo sempre che ci accompagna e che può durare anche soltanto un'ora, un giorno o un anno ancora, non lo sappiamo, sappiamo invece che sarà sempre amato.
Amato di vita e d'affetto.
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2 settembre …
No, questa mattina non riesco a smemorarmi in un grido. Non ci riesco proprio.
Ho passato la notte a spiare l'amato cielo, i suoi tessuti stellati... le prime luci, e ,finalmente, il sole, per dirmi e darmi un buongiorno tutto mio, tutto dentro, particolare, nel giorno del mio...
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02/09/2018 23:57:05
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Racconto di un cuore, nel cuore della notte...
21 novembre 2017 ore 00:58 segnala....in working progress ;)
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Arriva un momento nella notte in cui il mio desiderio di te si spinge oltre il limite del buio che si scioglie intorno; e' l'attimo in cui le mie mani ti cercano vibranti, cieche del tuo essere altrove...lontano.
E anche in questa notte, in cui la tue parole mi ha appena abbracciato e il cuore ti...
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21/11/2017 00:58:35
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Avanti ...finché è lungo il sempre.
02 settembre 2017 ore 01:51 segnala
..troppo vecchio
per mentire
a me stesso
...e troppo
giovane per
smettere di farlo
Accidenti: Saturno il Dio della saggia vecchiaia incombe - :)
Non e' mica uno scherzo ragazzi: puoi anche giocare a fare il puer aeternus, l'eterno ragazzo tutta la vita ma poi i nodi, anche quelli anagrafici vengono al pettine, e devi cominciare a fare qualche conto....E li sto cominciando a fare :-)
Ma adesso non aspettatevi un discorso patetico pieno di rammarico,rimpianti o sospiri,sulle "rose che non colsi" ...le proiezioni lasciavano ben sperare ...infatti i conti li chiuderò' in attivo anche quest'anno.
Non dico che posso distribuire dividendi agli azionisti, così come non posso dire che la mia bilancia dei pagamenti e' piena di fulgide promesse ...Non sono Bill Gates anche se ho lavorato per lui ma in tempi difficili, anche lo zero-virgola-qualcosa preceduto dal segno più, lascia ben sperare, e nel mio caso, addirittura gongolare :-)
Ovviamente, come ogni umano che si rispetti, ho commesso molti errori, inseguito molti amori sbagliati, ho inseguito,forse sbagliando, l'amore.
Ho sofferto molto e , probabilmente qualche volta ma sempre senza volerlo, anche fatto soffrire. Sicuramente a suo tempo, ho dato grosse delusioni a miei genitori, ma di questo non mi pento. Loro volevano per me una vita a "loro" immagine e somiglianza ma io, almeno questo sbaglio non l'ho commesso. La mia vita è stata ed è a "mia" immagine e somiglianza: esattamente quello che almeno un poco conoscete di me....
E nella mia vita ci sono gli amici di ieri e di oggi, le persone che l'hanno attraversato questa vita, magari lasciandoci un segno profondo e che ora appartengono al mio passato, perché' qualcosa ci ha diviso ( un diverso orientamento, un passo più lento o affrettato, una spina in un piede o un sassolino in una scarpa), e le persone che ora sono qui, adesso ,accanto a me, mi parlano nel cuore della notte, vedo il loro sorriso o lo immagino , sento la loro presenza. Magari fra un anno apparterranno anche loro al passato ...o sarò passato io - :-)
Ma non ce' tristezza in tutto questo, perché' il senso del mio discorso, e' che ho amato e amo la vita e la vita mi ha insegnato la dimensione del "piccolo" del "relativo" ,perché' mi sento a mia volta piccolo e relativo... e mi sono arreso: non più' grandi amicizie...grandi amori..ma piccole scintille, illuminazioni, contatti, risate, strette di mano...Insomma ho anticipato nella mia vita reale quello che quasi per tutti diventa la norma nella vita virtuale...
So che ci sono persone che si sentono vuote senza una fede nel trascendente e che compiangono quelli che tale fede non hanno.
Io, convintamente e fieramente agnostico, non ho una Fede con la F maiuscola, ma ho tanta fiducia: fiducia nel futuro e nel presente, fiducia in me stesso e nelle persone che incontro e se qualcuno anche senza motivo mi abbandona o mi tradisce, ritornerò ancora una volta a pagare il mio tributo di sofferenza ma ritornerò' anche a dirmi : non importa... perchè ci ho provato.
E mi aprirò ancora a nuovi incontri.
E chissà, magari mentre mi leggerete tra io incontrerò qualcuno che mi farà ancora sorridere, che mi ascolterà parlare o che mi costringerà ad ascoltarlo, qualche uomo che mi darà' la sua stima, qualche donna che, come è capitato qualche volta, mi farà sentire felice per il fatto stesso di esistere, di illuminarmi con un sorriso.... di volermi un po' bene.
per mentire
a me stesso
...e troppo
giovane per
smettere di farlo
Accidenti: Saturno il Dio della saggia vecchiaia incombe - :)
Non e' mica uno scherzo ragazzi: puoi anche giocare a fare il puer aeternus, l'eterno ragazzo tutta la vita ma poi i nodi, anche quelli anagrafici vengono al pettine, e devi cominciare a fare qualche conto....E li sto cominciando a fare :-)
Ma adesso non aspettatevi un discorso patetico pieno di rammarico,rimpianti o sospiri,sulle "rose che non colsi" ...le proiezioni lasciavano ben sperare ...infatti i conti li chiuderò' in attivo anche quest'anno.
Non dico che posso distribuire dividendi agli azionisti, così come non posso dire che la mia bilancia dei pagamenti e' piena di fulgide promesse ...Non sono Bill Gates anche se ho lavorato per lui ma in tempi difficili, anche lo zero-virgola-qualcosa preceduto dal segno più, lascia ben sperare, e nel mio caso, addirittura gongolare :-)
Ovviamente, come ogni umano che si rispetti, ho commesso molti errori, inseguito molti amori sbagliati, ho inseguito,forse sbagliando, l'amore.
Ho sofferto molto e , probabilmente qualche volta ma sempre senza volerlo, anche fatto soffrire. Sicuramente a suo tempo, ho dato grosse delusioni a miei genitori, ma di questo non mi pento. Loro volevano per me una vita a "loro" immagine e somiglianza ma io, almeno questo sbaglio non l'ho commesso. La mia vita è stata ed è a "mia" immagine e somiglianza: esattamente quello che almeno un poco conoscete di me....
E nella mia vita ci sono gli amici di ieri e di oggi, le persone che l'hanno attraversato questa vita, magari lasciandoci un segno profondo e che ora appartengono al mio passato, perché' qualcosa ci ha diviso ( un diverso orientamento, un passo più lento o affrettato, una spina in un piede o un sassolino in una scarpa), e le persone che ora sono qui, adesso ,accanto a me, mi parlano nel cuore della notte, vedo il loro sorriso o lo immagino , sento la loro presenza. Magari fra un anno apparterranno anche loro al passato ...o sarò passato io - :-)
Ma non ce' tristezza in tutto questo, perché' il senso del mio discorso, e' che ho amato e amo la vita e la vita mi ha insegnato la dimensione del "piccolo" del "relativo" ,perché' mi sento a mia volta piccolo e relativo... e mi sono arreso: non più' grandi amicizie...grandi amori..ma piccole scintille, illuminazioni, contatti, risate, strette di mano...Insomma ho anticipato nella mia vita reale quello che quasi per tutti diventa la norma nella vita virtuale...
So che ci sono persone che si sentono vuote senza una fede nel trascendente e che compiangono quelli che tale fede non hanno.
Io, convintamente e fieramente agnostico, non ho una Fede con la F maiuscola, ma ho tanta fiducia: fiducia nel futuro e nel presente, fiducia in me stesso e nelle persone che incontro e se qualcuno anche senza motivo mi abbandona o mi tradisce, ritornerò ancora una volta a pagare il mio tributo di sofferenza ma ritornerò' anche a dirmi : non importa... perchè ci ho provato.
E mi aprirò ancora a nuovi incontri.
E chissà, magari mentre mi leggerete tra io incontrerò qualcuno che mi farà ancora sorridere, che mi ascolterà parlare o che mi costringerà ad ascoltarlo, qualche uomo che mi darà' la sua stima, qualche donna che, come è capitato qualche volta, mi farà sentire felice per il fatto stesso di esistere, di illuminarmi con un sorriso.... di volermi un po' bene.
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..troppo vecchio
per mentire
a me stesso
...e troppo
giovane per
smettere di farlo
Accidenti: Saturno il Dio della saggia vecchiaia incombe - :)
Non e' mica uno scherzo ragazzi: puoi anche giocare a fare il puer aeternus, l'eterno ragazzo tutta la vita ma poi i nodi, anche quelli...
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02/09/2017 01:51:22
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