
All'ombra di un muro pardiglio, all'ombra di un grande albero, all'ombra di una scalinata se ne andava pian piano, ormai da quarant'anni e più. All'ombra di tutto viveva perché viveva nell'ombra. Nell'ombra di una cecità che insieme al sole s'era portata via anche la gioia di un sorriso. E così lo si poteva vedere seduto sul sagrato di una chiesa, sussurrare pensieri al vento, in attesa chissà di chi. Una sera, mi diceva con la voce appassionata di chi non dimentica le poche intense gioie, gli si avvicinò una ragazza. Di lei avvertì solo il dolce profumo e il cuore palpitante, ma quando le strinse le mani, delicate mani, e quando le baciò le guance, morbide guance, non poté trattenere le lacrime che cercò di disperdere nei suoi biondi riccioli cadenti, come rugiada tra l'erba. Non una parola fra loro, solo silenzio e tremule dita che seguivano, leggere, angelici lineamenti. Un altro bacio, l'ultimo, da parte della ragazza e infine il lento allontanarsi di quel dolce profumo. "La gioia" mi diceva "è breve e silenziosa e quando è cieca, si nutre anche di lacrime". Poi se ne andò, salutandomi con sincerità e incamminandosi lungo il muro pardiglio. Nell'ombra di tutti...
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