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Jack lo sapeva che era pericoloso. Quell'edificio (là dove si stava recando) era in stato decadente già da una decina di anni, ma la dipendenza dalla droga era più forte del senso di pericolo che provava. Era notte, da poco il cielo aveva smesso di piangere le sue ultime lacrime di pioggia e l’odore dell’umidità apriva i polmoni. Jack s’incamminava tra l’eco dei suoi passi in quel quartiere deserto e degradato, da lontano, nella penombra intravide già il portone di legno marcio, sperò che qualche "socio" lo avesse preceduto, invece era più solo che mai. Il miagolio di un gatto alle sue spalle attirò la sua attenzione, ma quando si voltò il gatto non c’era. Poi, quei miagolii diventarono dei piccoli ruggiti sempre più percettibili, si aspettò che dal buio comparissero gli occhi verdi, ma niente. Armato di un accendino varcò la soglia per l’ennesima volta, fino ad arrivare al primo piano, tra carcasse di topo,merda di gatto e un’infinità di rifiuti. In quelle stanze vuote da tempo il vento, faceva sbattere al muro tutte le porte, cercò quindi di chiudere il balcone facendo braccio di ferro con lo stesso vento che frantumò il vetro e lo scaraventò sul lurido pavimento. Poi di nuovo, la pioggia. Si alzò di scatto e s’irrigidì quando vide due lucciole ferme al centro della stanza: erano gli occhi del gatto che continuava a ruggire mentre i lampi gli illuminavano il viso sempre più impaurito. Era immobile ai suoi piedi una bambina che indossava un vestito bianco imbrattato di sangue. Lasciò andare un urlo così forte che la bambina scomparve nello stesso modo in cui era apparsa. Jack tentò la fuga, ma sulla strada del ritorno c’era sempre lei; ad ogni porta, quella cazzo di bambina ora in compagnia di una donna che indossava una vestaglia di velo rigata dal sangue che gli colava dalle orbite vuote. Jack cercò di rifugiarsi in un angolo e chiuse gli occhi strettamente cercando di mandare via le sue paure, sperando nell'aiuto del vento che fischiava forte. Restò immobile per più di cinque minuti rassegnato all’inaspettato con il cuore che gli batteva forte nel petto, ma fortunatamente era ancora incolume. Quando riaprì gli occhi, attorno a se l’ambiente era cambiato; le porte erano scomparse e una lastra di marmo bianca e lucida specchiava le candide pareti, non c’era nessuna via di fuga a parte un balcone. Al centro di quell’ambiente c'era una foto in bianco e nero ma anche se l’immagine era sbiadita Jack riconobbe la bambina e la donna con le orbite vuote. Girò la foto.– Jack tu ancora non sai che adesso fai parte di noi-!
Lasciò cadere la foto e di corsa si recò sul balcone dove di fronte riconobbe la casa abbandonata; il palazzo decadente dove si trovava fino a pochi minuti prima. Il sudore gli perlava la fronte, il panico gli si era disegnato sul volto pallido quando vide che in quell’ambiente spettrale giaceva senza vita il suo corpo insanguinato mentre veniva azzannato da decine di ratti.
– Jack, ora fai parte di noi!- Disse ridendo la bambina seduta sul davanzale di una finestra mentre oscillava i piedi. Jack in seguito ha smesso di drogarsi ed è diventato un regista di film Horror per alcuni anni, poi quando la vita sembrava sorridergli fu trovato morto nel suo appartamento stroncato da un infarto all'alba dei suoi 40 anni.