
Amare me, significa amare la morte, è l'evidenza.
Il vedere cadere i tuoi sogni, il chiudersi dei bauli,
il fumo di una Lucky che sale sui vetri dell'ospedale,
i segni di una frenata sull'asfalto, quello che ho ancora nelle vene,
che mai mi lascerà. Nel non rinnegare nulla di ciò che ho fatto, accetto ogni cosa,
consapevole di chiedere un prezzo troppo alto,
a noi che non chiediamo sconti e nemmeno ci sono concessi.
Amare me significa amare il dolore,
stare coi piedi sugli estremi,
lasciarsi scivolare tra i dettagli che li uniscono,
rifiutare ogni logica ragione se dovuta,
amare se stessi è d'obbligo,
perchè solo in questa maniera so con chi ho a che fare.
Amare me significa amare i colori nascosti nel buio,
i suoni che vibrano il silenzio,
la pioggia,
il gelido inverno,
la vaga fantasia tra la condensa della nebbia,
immergersi nella natura a trasformarne il corso con l'eccesso,
Incapace di troncare i fili che mi legano il cuore,
anche nella rabbia,
nel non sense,
nel possibile abbandono.
Chi lo ha toccato vi rimane legato,
con quelle porte che rimbalzano al passare del vento di cui sono fatto,
tra lo sbattere di usci dell'inferno,
che non ha sbarramenti per me.
Inguaribile,
chi vestito di se stesso,
trasforma solo ciò che non vuole e non può distruggere,
ingestibile dagli eventi,
che possono rallentarne il passo,
ma non fermarlo.
Irriverente il sorriso di quattro mani appoggiate sopra un vaso.
E' in corso un processo a me stesso.
A porte chiuse.
Unico giudice,
unico reo.
Il verdetto?
Un'assoluzione alla soluzione
è ora di pensare
che stando fermo,
non posso essere io a sbagliare
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