Primavera

06 aprile 2012 ore 16:19 segnala
E’ che io in realtà mi trovo deliziosa. Il mio ego straborda e deborda di autostima. Mi trovo irresistibile.
Si è così, sono deliziosi tutti i particolari del mio carattere. E’ messi insieme che fan cagare. A volte mi dico che va bene così; che non ha senso essere liberi se non si può perseverare nei propri errori.
Che la vita è un romanzo nel quale i personaggi ignorano il finale scritto per loro dallo sceneggiatore. Ma poi sento che c’è qualcosa che stride dentro. Le parole esatte sono : “ se questo ti andasse bene, lo adotteresti tout court”.
E le parole vengono pronunciate dai singulti. Sento qualcosa che prende a pugni le pareti dello stomaco, sale per l’esofago.
Irrora di sangue le guance e si trasforma in rossore sulle orecchie. Diviene impulso elettrico del mio cervello. Ed esce lì, lì sulle labbra. Quando conquisti certe cose, non torni più indietro.
E, stando così le cose, non posso che cibarmi di bellezza. Non posso che cercare gli istanti che muoiono. Non posso che ingoiare i miei orgasmi soffusi, i miei rantoli soffocati, la mia vita che tarda ad arrivare. Stando così le cose, non posso che bramare un momento , ma solo per vederlo morire.
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E’ che io in realtà mi trovo deliziosa. Il mio ego straborda e deborda di autostima. Mi trovo irresistibile. Si è così, sono deliziosi tutti i particolari del mio carattere. E’ messi insieme che fan cagare. A volte mi dico che va bene così; che non ha senso essere liberi se non si può perseverare...
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Silvio

06 gennaio 2012 ore 18:29 segnala
Silvio merita un capitolo a parte.
Quando l’ho viso la prima volta era una sera di Luglio, e stavo ad un karaoke con un vestito scollatissimo.
Lui , amico di mio cugino, aveva detto a mio cugino: ma secondo te, tette o culo?
Ecco già lì avrei dovuto non dico capire, ma sospettare che trattavasi di classico esempio di maschio indeciso.
Cioè se uno non sa decidersi tra le tette e il culo che uomo è? Ciascuno ha una sua predilezione. Io , ad esempio, tra le cosce e i bicipiti preferisco di sicuro questi. Cioè non me lo son neppure mai chiesta, diciamo che vedo le persone nella loro completezza, ma diciamo pure che davanti a un bel paio di spalle capitolo come una tredicenne.
Però alla fine, cosa ne so io.
Io, se dovessi scegliere tra un pene e un cervello, non credo vedrei la differenza. A me, un uomo mi piace oppure no. Non sto tanto a sezionarlo.
Dopo due anni il karma, il fato il destino o la sfiga me lo rimettono sulla strada, Silvio. Sto molto meglio ora, sono una donna autonoma e sicura di sé che non è più dipendente da alcuna sindrome, crocerossina inclusa.
E così lo colpisco.
Avrei fatto meglio ad ammazzarlo lì. Quella sera in cui mi aveva detto, prima ancora di avere il mio numero di telefono:
“ Ma perché quando mi guardi mi viene voglia di baciarti”? avrei dovuto dirgli ciò che pensavo fin da subito, e cioè:
“Smettila con queste minchiate e sdraiami” ma si sa, le donne autonome e mature non hanno bisogno di questi mezzucci, le donne come me non chiedono mai.
Ecco, ecco cosa ci ha fatto il femminismo a noi trentacinquenni: ci ha trasformate in dei cloni del tizio della pubblicità Drakkar Noir, ma senza quei pettorali però.
E ciò ci costringe non solo alla richiesta, ma alla supplica in alcuni casi. Siamo sincere.
Il primo mese con Silvio fu un idillio: sms chiamate pensieri sconci … e astinenza. Anche la prima sera che uscimmo assieme, al mio ritorno da Berlino, lui mi portò a casa sua dopo cena e tutto lasciava presagire una notte di sesso davanti al camino.
E invece, appena entrati in casa, l’uomo che per due settimane mi aveva provocata in tutti i modi in tutti i laghi si trasformò in un clone di Don Matteo.
Entrammo in casa, e lui giù a dire: ora ti faccio vedere il letto, hai portato i panni per la notte, ma no stai meglio nuda … e poi. Poi Mi offrì una tisana.
Una tisana?! Ma che cazzo hai nella testa?!
Terzo segnale di allarme: uno che ti stuzzica in quel modo per una cena intera e poi ti offre una tisana ha un solo nome: un cacasotto. Bevetti la tisana con l’impermeabile addosso. Fui riaccompagnata a casa alle due.

e forse questa storia dovrebbe finire qui. O no?
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Silvio merita un capitolo a parte. Quando l’ho viso la prima volta era una sera di Luglio, e stavo ad un karaoke con un vestito scollatissimo. Lui , amico di mio cugino, aveva detto a mio cugino: ma secondo te, tette o culo? Ecco già lì avrei dovuto non dico capire, ma sospettare che trattavasi di...
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Eraclito

06 aprile 2011 ore 22:47 segnala
Cose che vorrei:
Vorrei ricevere un tuo sms in cui mi dici che mi pensi spesso, e che ti vengo in mente nei posti più disparati o quando vedi i piedini di un neonato.Perchè non c'è nulla di peggio dell'essere dimenticati.
Vorrei avere ancora un milione di primi baci, perchè è bellissima l'emozione della prima volta, insieme a quella paura e alla fretta di scoprire cosa verrà dopo.
Vorrei almeno altre trenta primavere e altrettanti tramonti sul mare.
Sessanta albe. Tutte da annusare, tutte odorose di salsedine.
Vorrei almeno un centinaio di sconosciuti di cui innamorarmi per mezz'ora.
E poi vorrei fare l'amore solo con uno.Solo con te.... e dimenticarli tutti.
Vorrei dormire almeno una notte con mio figlio accanto.
Vorrei sentire migliaia di storie di persone diverse da me. Di mondi diversi dal mio. E trovare in ciascuna storia qualcosa di simile alla mia storia. Vorrei leggere tutti i libri del mondo.
Vorrei ascoltare blues, con te che mi guidi tenendomi le mani sugli occhi.
Vorrei .
"A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava"
Eraclito.
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Cose che vorrei: Vorrei ricevere un tuo sms in cui mi dici che mi pensi spesso, e che ti vengo in mente nei posti più disparati o quando vedi i piedini di un neonato.Perchè non c'è nulla di peggio...
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Non qui, non ora.

05 marzo 2011 ore 19:45 segnala

Dio solo sa quanto vorrei vederti...

Ma la chiave della mia vita è tutta qui, è rinchiusa in due lettere : IO.

Io, che sono l'unica e sola responsabile di me stessa.

Io, talmente abituata alle mie responsabilità che ho perso tutta la flessuosità che una donna della mia età avrebbe dovuto avere.

Io, che non ne posso più degli avrebbe dovuto. Io, che non avrei dovuto, mai.

Io che compro scarpe nuove, io che ammazzo il tempo pensandoti e che pensandoti ti uccido. Ti rendo cosa altra da me, fantasia. Come se non ci fossimo mai appartenuti.

Io e la mia amigdala.

io che scrivo i miei pensieri a matita, così da renderli più leggeri quando finalmente saprò cancellarli.

"Love me tender

Love me sweet..."

 

 

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Dio solo sa quanto vorrei vederti... Ma la chiave della mia vita è tutta qui, è rinchiusa in due lettere : IO. Io, che sono l'unica e sola responsabile di me stessa. Io, talmente abituata alle mie responsabilità che ho perso tutta la flessuosità che una donna della mia età avrebbe dovuto avere. Io,... (continua)
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La guerra è finita

05 febbraio 2011 ore 00:09 segnala

..almeno per me.

Il gelato che ho mangiato oggi è il primo dell'Estate che arriverà o l'ultimo di quella appena passata?

Si lo so che non si può misurare il tempo in Estati, ma non si può farlo neppure con gli Inverni nè tantomeno con le alternanze. Racchiudono in loro una ciclicità stantìa che comunica l'idea che tutto si ripeta, senza mai cambiare.

Meglio i tagli netti allora.

Meglio definire. Limitare.

Delimitare ha un senso solo se si possono scavalcare, i limiti, e superarli.

"La chiave della felicità

è la disobbedienza in sè

a quello che non c'è."

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..almeno per me. Il gelato che ho mangiato oggi è il primo dell'Estate che arriverà o l'ultimo di quella appena passata? Si lo so che non si può misurare il tempo in Estati, ma non si può farlo neppure con gli Inverni nè tantomeno con le alternanze. Racchiudono in loro una ciclicità stantìa che com... (continua)
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Sillogismo

17 luglio 2010 ore 19:20 segnala

...

Se il mare è la coscienza di Dio

l'eritema che ho sulla gamba è solo un segno divino.

Cacchio anche Dio mi odia.

Sindromi.

15 luglio 2010 ore 23:35 segnala

Avevano parlato tutta la sera di Andrea. Sentiva un gran mal di testa. Veramente le faceva male il collo

Le membra assenti, ma il collo doleva sotto il peso dei pensieri. Lo sentiva  schiacciarsi sempre di più e affondare tra le spalle...Era lì che ammassava le tensioni. Perchè lei era un tipo razionale .Che si era razionalmente data alla foliia negli ultimi tempi. Si era irrazionalizzata, ma sentiva la sensazione di vuoto teso allo stesso identico modo.Com’era che dicevano quei due alla radio? Sverzurarsi. Cioè andare a letto con chiunque dopo una lunga storia d’amore. I due speakers lo intendevano come “un momento in cui una donna scopre la sua femminilità, e si dona completamente e consapevolmente sotto le lenzuola”. Però poi le davano della troia.E vabbè forse era troia anche lei. Come mai, nonostante la presunta troiaggine, si sentiva così? Cosa le mancava?

Intimità.

Silenzi.

Era andata incontro a tutti i luoghi comuni a braccia aperte, aveva incarnato tutti i clichè sulle trentenni single-lasciate-dopo-una-storia-decennale.

Lei, che si era sempre vista speciale.

Lei, che si era sempre sentita un caso a parte.

Come gli special needs delle scuole americane.

Si perché negli States, se hai problemi di apprendimento, sociali, se non riesci a star fermo o se non riesci a toccarti la lingua col naso, c’è già scritta apposta per te una belle sindrome. Tutto ha un nome.

Tutto ordinato e incasellato. Lei aveva di sciuro qualche sindrome, o qualche fottuta sindrome, come avrebbero detto i cugini d’oltreoceano. Ah gli americani!Loro si che sanno far sembrare stronzo uno stronzo: gli appioppano un nomignolo politicamente corretto, e il gioco è fatto. Si ma quale? Quale poteva essere il nome della sua sindrome?Pensò un paio di nomi che potevano calzare:

“sindrome della donna calabrese che si schiarisce i peli del viso per sembrare meno terrona:mancata accettazione delle proprie origini o anche detta MAPO”.

Merda sembrava il nome di un frutto. Anzi era il nome di un frutto! Un incrocio tra un mandarino e un pompelmo. Beh poteva starci, per una creatura ambigua come lei.  Ma avrebbe dovuto pagare i diritti a qualche consorzio di fruttaroli o cagate del genere. Le venne da ridere.

Seconda sindrome:

“Sindrome della trentenne delusa dal suo ex, ora ubriaca e disillusa: mancata accettazione del distacco e del rifiuto. MADER”.

Anche questa faceva cagare.

...to be continued...

Coscienza

03 luglio 2010 ore 11:51 segnala

A quanto pare ciascuno di noi è un essere unico e irripetibile.

E meno male, penso io. Sono d'accordo con la Nothomb quando dice: "conosci te stesso, e ti prenderai in antipatia".

Io odio la mia stronza coscienza.

Odio il modo in cui mi mette davanti alle cose, il modo in cui mi scuote e non mi fa rubare mai, mai.

Odio il modo in cui mi urla la verità, anche quando sta zitta. E quindi oggi me  ne andrò al mare, a sentire cos'hanno da dire le onde.Perchè il mare è la coscienza di Dio.