Sono 172 giorni che sto navigando in solitario, cercando di tracciare una rotta che mi porti ad un porto sicuro per raccogliere le forze e proseguire il mio viaggio di vita.
Per tutto il viaggio ho sentito preponderante la voglia di scrivere di me, ma sinora mi è mancata la lucidità, consumato dall’oscuro morbo che mi ha debilitato le forze ed annebbiato la mente.
Qualcosa è cambiato ora, non so bene neanche cosa; non so se sia l’ultimo momento di lucidità di un malato terminale oppure il chiaro sintomo che il morbo sta regredendo e sto riacquistando la padronanza di me … ; ma voglio credere alla seconda ipotesi.
Neanche saprei descrivere l’angoscia che provo nel rendermi conto che, dopo quasi sette mesi di navigazione, ho girato in tondo tornando sempre al punto di partenza … ma, ancora, sono in piedi!
Non è poco; perché in tutto questo tempo ho dubitato di me stesso, della mia capacità di sopravvivere, della mia forza nel contrastare le avversità, del mio bagaglio di navigatore nella vita, … e nel delirio sono inorridito nel sorprendermi a pensare se non fosse preferibile lasciarsi andare piuttosto che continuare a consumarsi nelle sofferenze.
Per tutto il viaggio la sgradevole presenza dei fantasmi della mia mente a bordo del mio vascello; ombre tenebrose ed implacabili che si sono scatenate quando il 28 dicembre scorso Sonia, la mia compagna di vita, che mi accompagnava nel viaggio da 34 anni, ha abbandonato il vascello proseguendo da sola per chissà dove.
Proverò, d’ora in poi, a tener traccia del mio percorso per orientarmi e tentare di raggiungere la mia meta: un porto da cui poter ricominciare a navigare nella giusta direzione.
Messere Il Pirataingabbia