E’ facile incontrarsi, è possibile riconoscersi, è semplice piacersi e sorridersi, e camminare insieme. Almeno per un po’.
Forse come fiori, fiori più di noi, sbocciano crescono e fioriscono
passeggeri insieme a noi, come noi, di quel grande viaggio, in treno,
ch’è la vita.
Odori nuovi, spiriti vecchi animati da parole mai sentite, voci
infinite come le canzoni, coloriamo il nostro viaggio parlando "noi di
noi", di mille storie del passato e di cento nuovi sogni, alcuni
sognati all’improvviso, come versi ispirati dai nostri stessi sguardi:
Almeno per chi ha la fortuna ancora di sognare, o la fortuna più grande
di sapere ascoltare ogni viandante che porta sotto al braccio ancora un
sogno.
Troppe stazioni però, troppe fermate per questo treno che va da sud a nord.
Troppi viandanti salgono e scendono lungo la via: e a volte, ahimè, benedici il momento che van via!
Ma tu accogli tutti, accogli sempre e se c’è spazio accanto a te
non lo occupi col cappello o col giornale: perch’è giusto sia così,
perché dev’essere così: e non solamente perché sai che tra cento o
mille passeggeri a salire ci sarà forse il tuo angelo custode, no. E’
giusto sia così. Ma a volte respiri serena e finalmente ti abbandoni
stanca al giusto sonno solamente quando alcuni vanno via.
Sorridendo, all’inizio freschi e profumati, stazione dopo
stazione, ruga dopo ruga, sono pochissimi capaci di accettarti per ciò
che sei, sono pochissimi che avranno sempre altre parole nei pensieri
da non riuscire a pensare mai di giudicarti, sono pochi che litigano e
si consumano, per difenderci dagli altri e da noi stessi: dalle nostre
paure, dalle nostre incertezze, dalle nostre certezze più sbagliate.
Perche chilometro dopo chilometro, luna dopo luna, imparano ad amare e
farsi amare.
Sbuffando di stanchezza, camminando, meno freschi e profumati che
all’inizio, sono ancora meno coloro che capisci che non perderai mai,
che ti offriranno senza chiederla la loro spalla dove far cadere la
testa di notte quando finalmente ti addormenti, dopo che il rumore
delle gallerie della vita diventa sordo ed interminabile e ti stordisce
più che un po. Spalle e sostegni dove aggrapparsi o piangere senza
paura di farsi ancora male. E non li perderài mai: nemmeno se la vita
li chiama a scendere alla prossima stazione per percorrere tutt'altra
direzione. E sempre vicini, in qualche modo, li sentirài.
E stanno in silenzio lungo il viaggio quando, più di un caffè, la voglia di parlare sarebbe forte.
Che tristezza accorgersi che chi è salito e ti sta accanto, ha
cercato proprio te da avere accanto: perché ti vedeva un pò bella,
perché ti vedeva vicino al finestrino che da sul mare, perché
dall’altra parte in fondo alla carrozza “sembrava male”: perché pensava
che accanto a te era più facile parlare della luna e del mare!
Che tristezza accorgersi che veniva accanto a te per parlare, senza nessuna voglia di imparare, finalmente, ad ascoltare!
Che tristezza svegliarsi dopo il sonno e non trovare accanto a te
le certezze e le gioia che, ingenuamente più che onestamente, avevi
costruito faticosamente nel cuore, incrocio dopo incrocio, passaggio
dopo passaggio, stazione dopo stazione: da centinaia di chilometri, o
di giorni, prima!
Io credo che nella vita di ogni persona, saranno stati e saranno
davvero pochi i nostri Amici, gli Amici con la A maiuscola. Molti di
noi lo sano stati e credo lo saranno ancora, ahimè, solo per interesse,
per comodità o saranno capaci di starci accanto solo per pò. A volte
cerchiamo negli altri solamente una conferma alle nostre convinzioni, a
volte cerchiamo solamente il conforto davanti alle nostre debolezze,
alle nostre miserie, e niente risulta più consolante che assistere,
sollevati, allo spettacolo della miseria altrui.
Io debbo percorrere fino in fondo il mio viaggio, e cercherò
sempre, ve lo prometto, di mettere da parte un po d’energia in fondo
all’anima per dividerla e donarla con i miei compagni di viaggio, con i
viandanti veramente Amici. Ma l’energia di ognuno, deve essere
custodita e moltiplicata dall’altro, e fare in modo che non venga
dispersa, chè se dispersa, in qualche stazione diruta di collina,
dispersi finiremmo per essere noi stessi, per primi, ed il valore
stesso dell'amore e della vita.
Non è un baratto no, e non è un monito, niente affatto. Forse è
solamente un ricordarmi che un valore va difeso, va apprezzato, in
primis anche da me: perch’è raro, perch’è prezioso, perché il viaggio è
uno ed è difficile di per sé, e le carrozze non sempre sono comode, e
comunque dobbiamo fare in modo, Amico mio meraviglioso, Amica mia
bellissima, che il viaggio sia sempre un viaggio Senza Fine, e ci sia
soltanto una stazione, di natura, dove scendere.
felicità
17 ottobre 2008 ore 17:55 segnala10094883
E’ facile incontrarsi, è possibile riconoscersi, è semplice piacersi e sorridersi, e camminare insieme. Almeno per un po’.
Forse come fiori, fiori più di noi, sbocciano crescono e fioriscono
passeggeri insieme a noi, come noi, di quel grande viaggio, in treno,
ch’è la vita. Odori nuovi, spiriti...

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17/10/2008 17:55:59
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dolcegatta62 18 ottobre 2008 ore 18:04
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