Lo strano caso delle verità nascoste
29 settembre 2009 ore 09:12 segnalaP.S.: «Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità.» (A. C. Doyle)
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Lettera aperta
24 settembre 2009 ore 18:01 segnalaRechel72
P.S. Quell'immagine... non venne mai pubblicata, ma fui io a inviargliela durante una nostra chiacchierata... come vede... mi chiedo che cosa velava i Suoi occhi allora...
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DON'T CARE LESS (... l'uomo nuovo)
18 settembre 2009 ore 18:42 segnala(pensieri e parole di un Leonberger sospeso tra due affetti)
… e infine mancavo io...
Io sono Chico, quello che il Giulliere chiama “fedele destriero” e Michele “il mio miglior amico” o “mio fratello”, a seconda delle circostanze. Ho otto anni e non so quanto potrò stargli ancora accanto, e prometto a me stesso che questa è l'ultima volta che mi prendo la briga di scrivere al posto suo. Sono venuto a trovarlo in questi giorni ai 2300 mt. del Ristoro Sitten, dove è venuto a prestare (dietro lauto compenso) la suo opera. Era da un po' che non passavamo del tempo insieme. L'ultima volta fu alla fine di Marzo,e credo che questa data in qualche modo possa ricordarti qualcosa. Furono giorni silenti e pieni di vuoti, la delusione in lui era grande. Già allora mi aveva parlato di te, e confesso che non mi aspettavo di ritrovare le tue tracce in questi giorni. Una volta avrebbe fatto tabula rasa di tutto ciò che in qualche modo poteva ricollegare i suoi pensieri a fatti che lo turbavano, ma qualcosa il lui è cambiato. Ammetto che ho giocato un po' sporco, perché ho capito, dalle parole che mi rivolgeva mentre con lo sguardo ci perdevamo tra le vette circostanti, che non mi stava dicendo tutto. Così mentre lui stava facendo altro, ho sfruttato la mia amicizia con il signor Computer, e ho dato una sbirciatina alla vostra corrispondenza, in modo da aver davanti un quadro dai contorni meno nebulosi. Sì, qualcosa è cambiato,ma lui non riesce a esprimerlo, o non se ne è reso completamente conto. L'avevo lasciato silente e senza pensieri, ora i suoi silenzi sono musica. Adesso lo guardo seduto su un masso a guardare oltre l'orizzonte, con gli occhi che lentamente si muovono, come a seguire un destino e vedere cosa succede. Io sono solo un cane, e ho avuto la fortuna di vivere in due famiglie che mi hanno voluto bene, e anche quando ho dovuto lasciarlo solo so che mi ha sempre pensato. Perché lui non dimentica chi ama. Il suo amore è a volte difficile da capire, ma nulla di quello che fa è più dettato dall'odio. Credo che abbia cancellato quella parola dal suo vocabolario. Da quel che ho sentito dire, in gioventù si era lanciato al mondo con impeto e furia, cercando di dimostrare a tutti che la via che stava seguendo era quella giusta. Deve aver combattuto molte battaglie, e la percentuale di sconfitte è stata molto alta, ma non si è mai dichiarato vinto. Poi un giorno deve aver capito che il mondo non si cambia prendendolo a pugni, e decise di fermarsi, di non avventarsi più contro tutti i mulini a vento che incontrava sul suo percorso e di prestar attenzione a non scambiar più pecore per lupi. Anni, cara Mara (mi prendo la confidenza). Anni. Anni di silenzio, di osservazioni, per capire che il mondo non si cambia, ma si può essere uomini migliori. Ma per essere uomini migliori bisogna saper cedere il passo senza chinar la testa. No, cara Mara. Non porgere l'altra guancia quando si prende uno schiaffo. Questo lo dice chi tira il primo schiaffo. E a guardarlo seduto su quel masso, con gli occhi che lentamente si muovono, come a seguire un destino a veder cosa succede, vien quasi voglia di andargli vicino e dirgli . Ma lui, che nella testa ha i suoi libri con le loro risposte buone per tutte le stagioni, direbbe che l'uomo migliore una volta salito in cima ad una vetta, se ha capito il senso del del suo salire e l'ha fatto proprio, per andare sulle vetta che vede di fronte a sé non deve più discendere e risalire. Quel suo guardare oltre l'orizzonte è un voler andare oltre il destino, per scoprire nuovi spazi dove potersene costruire uno. E' il non voler scendere nuovamente, per non ritrovare macerie che ne intralcerebbero il cammino. E quelle risposte che tu sei pronta a dare non sarebbero altro che nuove macerie, sulle quali nulla può essere costruito, e che non troverebbero posto in quello spazio oltre l'orizzonte
Era tempo che non lo vedevo. E intimamente ero anche un po' preoccupato. L'avevo già visto dopo che aveva perso tutto, e temevo in cuor mio di rivederlo silente e vuoto. L'ho trovato silente, ma la sua anima era felice. Sì, felice. Felice per aver amato, e forse per amare ancora. Per essere uomini migliori non bisogna essere avari d'amore. Ma amare non è facile, costa fatica, impegno, anche sofferenza. Ma se il soffrire regala un sorriso a un altro essere umano, allora quella sofferenza è gioia, e veder la luce che compare improvvisa in altri occhi è il miracolo che si poteva fare. Non chiedere mai nulla per sé, ma prendere quello che gli altri danno, carezze o schiaffi che siano, nulla deve essere perduto. Per questo non vuole risposte, forse si aspetterebbe delle domande. Sono le domande che fanno di un uomo un uomo migliore, le risposte lasciale a chi le ha e le usa come sentenze. E seduto su quel masso, con gli occhi che lentamente si muovono, come a seguire un destino e vedere cosa succede, sembra cercare domande nuove, che lo spingano a un nuovo sapere, senza tradire quel che già conosce. Capisco il tuo fastidio di fronte alla sua maniacale ossessione per i dettagli, ma gli piace capire, la curiosità è il suo motore, ma non cadere in equivoci. Non vuole da te risposte, solo garantire la trasparenza, anche a costo di apparire subdolo.
Di quelle risposte, come diceva Tognazzi, “Don't care less”.
Credo sappia quello che deve sapere, e in fondo, sapeva che sarebbe finita così. Vero, pare non abbia reagito, non l'ho mai visto prendere il telefono per fare quel numero che aveva, né riprendere carta e penna per scrivere a quell'indirizzo che conosceva. Ma non è così. E quegli anni passati in silenzio lo hanno cambiato. Una volta si sarebbe precipitato, avrebbe cercato... ma ora non più, e già l'aveva fatto. Chiamato ha risposto. Non temere, cara Mara, non cerca in te risposte che non hai, perché in un inganno non ci sono verità ma solo un susseguirsi di patetiche bugie. Forse per questo ha taciuto a lungo. Non cerca una porta di servizio per soddisfare curiosità, si può essere curiosi per cose che possono accrescere, di “piccole storie ignobili” credo ne abbia già collezionate a sufficienza. Lo guardo seduto su quel masso, e in lui non vedo amarezza, né delusione. No, non ha domande, forse perché le risposte già le conosce. Gli è stato detto che non aveva capito niente. Ho il sospetto che avesse capito tutto e che questo trasparisse dal suo essere, e lui non ha fatto nulla per nasconderlo. Se ad altri quello che vedevano non è piaciuto, l'imputargli colpe è stato solo un j'accuse inconsapevolmente rivolto a se stessi, una fuga da un io che non potevano sopportare di vedere così da vicino. Quello che io vedo è un uomo sereno, che non ha dovuto rimuovere nulla dalla sua memoria, che può ripercorrere i suoi giorni e le sue azioni con la più assoluta serenità d'animo. Per questo non ha domande, né ha mai pensato di rivolgerle a te. Credo che a volte si senta guardato di nascosto, da sguardi di cui conosce il soffio, ma forse questo è solo il frutto della sua immaginazione, anche se mi pare che qualche intrusione di troppo nelle sue cose ci sia stata.
Io, Chico, sono solo un cane, e di certe cose ne capisco poco, ma so che non tutti quelli che mi fanno una carezza sul testone sono animati da buoni sentimenti. Il mio istinto mi fa riconoscere a metri di distanza le persone di cuore, ma questo non lo posso insegnare, e questo è il mio cruccio più grande nei riguardi di quell'uomo che seduto su un masso ha lo sguardo oltre l'orizzonte. Il mio istinto mi ha fatto capire che il cuore di quell'uomo fatica ad aprirsi, ma quando lo fa è in modo assoluto, senza trucchi e senza inganni. Ti dico questo perché tu non abbia mai a dubitare che dietro a una sua parola, a un suo pensiero, si nasconda altro. E' seduto, e aspetta... aspetta che il vento gli porti un profumo da seguire, o che faccia attraversare il cielo da una nuvola bianca nella quale naufragare dolcemente. Non aspetta l'eco del passato, ma solo nuovi suoni, dovunque questi provengano. Ecco quello che cerca. Musiche come venti, alle quali spiegare vele logore e consunte ma ancora in grado di seguire una rotta, di condurlo oltre quell'orizzonte, con la stiva piena di speranze, che nessun pirata potrà mai togliergli. Io, Chico, sono solo un cane, e in quel suo viaggio non lo potrò seguire. I miei otto anni e una sclerosi laterale amiotrofica incipiente mi consentiranno solo di guardarlo da lontano, di fargli arrivare di tanto in tanto i miei solidali guaiti, per farlo voltare verso di me in modo che io possa vedergli gli occhi, che vorrei trasparenti e felici, pieni di quella luce che solo lui ha saputo trasmettermi, e che finalmente qualcun altro avrà trasmesso a lui, regalandogli quel futuro che seduto su un masso a guardare oltre l'orizzonte, con gli occhi che lentamente si muovono, sembra disegnare con i pensieri.
Di tutto il resto, cara Mara, o come direbbe lui, Chèr Mara, don't care less.
Lui bugie non ne ha mai dette, non serba rancore, non conosce odio, ha chiesto perdono anche quando non conosceva le sue colpe. I dettagli, le briciole di una verità da altri gridata li serba per sé, perché ciascuno ha la sua verità, ma quella di alcuni può rivelarsi ingombrante, e lui sa che è per questo che è stato ridotto al silenzio. Ma io sono solo un cane, e di queste cose poco capisco e poco voglio capire, un giorno lui rinunciò a me non perché non mi amava, ma per non tradire sé stesso, perché a questo lui non sa rinunciare, per nessuna cosa al mondo. La sua libertà di pensiero. E per questa credo sia disposto a viaggiare sempre in solitudine, perché non cerca accoliti e proseliti, ma solo sinceri compagni di viaggio.
Già... … per essere un cane mi accorgo di pensar troppo, ed è meglio che ora torni ai miei doveri, prima di venirti a noia. Un saluto affettuoso, non so se la mia intrusione sia stata gradita, ma queste sono le parole che lui mai direbbe, ma era giusto che da qualche parte venissero scolpite, e non importa se lo scalpello siano state le mie unghie, e se qua e là rimarranno tracce del mio scrivere, del mio essermi sostituito a lui.
Mi ha già perdonato.
Con un paio di umidissimi colpi di lingua un festoso guaito Camilo Cienfuegos, detto Chico
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Ciao Nanda...
05 settembre 2009 ore 09:36 segnala
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Dos pasos atràs
29 luglio 2009 ore 18:00 segnalaMarco4phoenix6 Hai un motto davvero assurdo '' voi che entrate'' ma dove??? e poi che blog lungo viene lo scazzo ancora prima di leggerlo. N so se lo fai o sei proprio patetica di tuo cmq lascia stare i poeti e inventati qualcosa di tuo che fai più bella figura.
Commento sulla bacheca: almeno L'italiano? cavolo sei proprio messa male! Ahh
Io.Confesso Ciao ...
Ti contatto perchè dai tuoi blog sembri una ragazza interessante, e vorrei parlare un pò con te. Avresti un contatto msn? Su msn ho anche qualche mia foto, così posso ricambiare (non mi sembra giusto che tu veda me e non viceversa).
Fatti viva.
Un bacio, a presto.
Fuimordiefuggi Salve Madame (o forse Mademoiselle credo), complimenti x il nick..mai accaduto che in msn ti sia capitato qualcosa di intigante? Ovviamente previa dovuta conoscenza, ci mancherebbe...e poi puoi sempre bloccare... Madame vuol provar ad approfondire? Che dici? Avrei una cam.
Letterecolorate accidenti quanto sei presuntuosa e acida Utente Anonimo FAKE DI MERDA METTI LA TUA VERA FACCIA DA CULO NEL PROFILO INVECE DI SPACCIARTI PER QUEL CHE NON SEI keemax scrive (21.35.35):mi piacerebbe poter fare 2 parole con una persona come te.... ma credo sia uno di quei desideri assolutamente informi, incolori, inodori.... keemax scrive (21.38.48):un linguaggio pseudo-forbito che nasconde concetti demagogici, surrogati di una pseudo-realtà confezionata ad arte da menti sovversive... keemax scrive (21.39.28):ma tant è.. se ti riduci ad esprimere certe idee così tronfie su "chatta"..... ad ognuno il suo... buona serata
E io di leggere questa roba mi sono rotta le scatole, o se l'utente anonimo preferisce, congiuntamente a Marco4Phoenix6 o al signor Keemax, mi sono rotta il cazzo di trovare questa merda nel mio spazio. Capisco che la vostra vita sia così inutile e vuota da passare il vostro tempo davanti allo schermo di un pc, ma questo non autorizza a importunare chicchessia. Non potete neppure immaginare quanto sia grande la soddisfazione di sapere che il mondo è popolato da gente come voi, sempre in possesso delle parole giuste e di tutte le verità del caso. Bene! Per quel che mi riguarda potete tenervele, visto che non avete neppure la grazia di provare a scrivere un vostro pensiero, anche se mentre scrivo ciò mi rendo conto del fatto che si tratta di un ossimoro... per avere pensieri serve un cervello in grado di articolarli, e quando lo distribuivano voi eravate di certo in cose più serie affaccendati, del tipo leggere senza capire cose scritte da altri prendendovi la libertà di scrivere commenti privati che nessuno vi richiede. Io non so dove ero quando distribuivano il cervello, ma il neurone con l'istruzione “Fatti i cazzi tuoi” l'ho ricevuto, e me lo tengo ben stretto. Già, caro Letterecolorate, solo perché non ho mai risposto ai tuoi inviti un chat o alle tue missive io sono acida e presuntuosa, e mi chiedo su quali basi esprimevi quel giudizio... adesso ne hai motivo, spero tu ne sia soddisfatto. E che dire del caro Io.Confesso, che di ce di aver letto i miei post e subito dopo mi chiede msn e mi invita a raggiungerlo quanto prima in quell'Eden della lussuria? Mio caro ammiratore Utente Anonimo che non osi palesarti e mi lasci sempre i tuoi preziosi commenti in bacheca, che dirti? Fottiti, ma credo che l'onanismo sia il tuo hobby preferito anche senza il mio invito a praticarlo. Un capitolo a parte per il commento sul post.
PAROLE LODEVOLI MA... Lodevoli le tue parole di denuncia, tuttavia ti dico (senza plolemica alcuna): credi di poter cambiare il mondo?
Signor Iosonoquello, scrivo quello che penso, non voglio cambiare il mondo ma conoscerlo, cercando di approfondire i fatti che ne determinano il quotidiano. Non mi interessa se le mie parole sono belle, brutte o lodevoli, sono quelle che esprimono i miei pensieri, sono come figlie, e i figli si amano a prescindere, anche se in questo paese spesso si tende a farne carne morta piuttosto prematuramente. Non ho denunciato niente, ho solo elencato una serie di avvenimenti, che personalmente mi hanno portato a fare delle riflessioni, null'altro! Se tu o altri ci leggete qualcosa di diverso non è affar mio, né ho intenzione di farlo diventare. Mi piace scrivere, lo faccio per il mio gusto, non per fare rivoluzioni o per attirare calabroni, di tutto il resto ne ho pieni i coglioni.
Non tornerò mai più su questi discorsi... ... forse... Rechel72
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Strane Traiet(s)torie
16 luglio 2009 ore 17:43 segnala"Non c'è giustizia in questo Paese. Sono i prepotenti, i forti, quelli che sanno parlare bene, sanno raccontarti e rigirarti, ad avere la meglio. Non gli ignoranti morti di fame come me.”
''Piango di gioia … ho fatto bene a credere nella giustizia''.
No, non sono le dichiarazioni di Di Pietro e Berlusconi all'ennesima sentenza dei giudici di Milano. Sono le parole di Luigi Spaccarotella, prima e dopo il processo che lo ha visto imputato e giudicato per l'omicidio di Gabriele Sandri, come da dichiarazioni riportate sulla stampa nazionale. Basterebbero queste due dichiarazioni a far capire come (s)funzioni il sistema giustizia in Italia, come se ancora ci fosse bisogno di questi esempi per toglierci qualsiasi illusione dalle nostre menti. Non voglio però fare il solito sproloquio a favore di questo o di quello, ma ancora una volta andare a monte, risalire nel tempo e nei fatti per capire come sia possibile che in una società civile possa accettare fatti come quello che ha visto coinvolto l'agente Spaccarotella e il cittadino Sandri.Ancora una volta, come nel caso di un altro mio intervento in un post trovato in uno dei migliori blog di questo sito, devo dire che le ragioni partono da lontano, da un sistema Paese e da un sistema Giustizia che di democratico hanno poco, se non la facciata.
Strane traiet(s)torie.
Sì. Da dove vogliamo cominciare?
Se si vuole dare un senso logico a tutto, il viaggio non può che partire dall'America.
No, non sono matta, e neppure la solita anti americana dal facile qualunquismo. Ma la storia è mia e la faccio partire da dove voglio io!!!
22 Novembre 1963. Dallas, Texas.
La macchina presidenziale decapottabile sulla quale viaggia il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America si trasforma in una specie di orso da baraccone del tiro al bersaglio di una sagra di paese. Il presidente-orso viene colpito da tre proiettili, di cui uno mortale alla testa.
La figura di quel presidente che avrebbe potuto cambiare i destini del mondo grazie alla sua visione moderna del mondo (sempre restando fermo il punto che si sta parlando del 1963, la guerra fredda, i missili di Cuba, la guerra del Vietnam, vale a dire una bella pentola a pressione con una valvola di sfogo non in perfetta efficienza) era piuttosto ingombrante ed invisa alle lobby che detenevano il potere economico in quel paese, che videro salvati i loro interessi per molti anni a venire grazie alle prodezze balistiche di un tiratore da fiera di paese e alla compiacenza di un paio di pallottole che percorsero delle vie piuttosto tortuose con deviazioni accidentali su ossa, muscoli e quant'altro potesse essere utile a giustificare un percorso anomalo, soprattutto nella determinazione della sua origine.
Da quella prima strana traiet(s)toria, in molte parti del mondo ci si è sentiti in diritto di farne seguire delle altre, tutte avallabili con la controfirma di autorevoli periti pronti a inventarsi le soluzioni più fantasiosamente ardite pur di giustificare l'accidentalità o la malasorte che stavano alla base di certe tragedie.
Ogni qual volta un proiettile veniva utilizzato per fare giustizia sommaria, questo in qualche modo pareva essere animato di vita propria, quasi che una volta fuori dalla canna della pistola o del fucile all'interno del quale era stato imprigionato per tanto tempo decidesse autonomamente il percorso da fare e il bersaglio sul quale terminare la sua corsa, in sfregio al volere e alle capacità balistiche di colui che ne aveva decretato l'espulsione dal caricatore premendo il grilletto. Come se il proiettile fosse un merlo a lungo tenuto in cattività in una gabbia e che l'unica colpa di chi quella gabbia aveva in mano fosse quella di averla aperta, libero dalla responsabilità sul volo-traiettoria che quel merlo avrebbe poi preso.
Gli esempi sono molti, a partire dai funesti anni di piombo, con strane traiet(s)torie sia da una parte che dall'altra.
La mia storia ri-comincia, come molte storie di questo strano Paese, il 12 Dicembre del 1969, con la bomba esplosa all'interno della Banca Dell'Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. Per quella bomba venne arrestato e interrogato all'interno della questura di Milano il cittadino Pinelli Giuseppe. La sua è la prima stranissima traiet(s)toria di cui mi piace e mi duole ricordare. Da una sedia di un ufficio di quella questura, pur non essendo un merlo e neppure un proiettile partito accidentalmente, passa per la finestra di quell'ufficio e finisce la sua corsa sul selciato del cortile sottostante.
Nessun colpevole.
Ma purtroppo un colpevole qualcuno lo individuò e si fece giustizia da sé.
La caduta del cittadino Pinelli Giuseppe fece partire la seconda strana traiet(s)toria di cui voglio ricordare, quella che concluse la sua corsa nel corpo del cittadino Giuseppe Calabresi, il 17 Maggio 1972. Su quel cittadino erano cadute le accuse di aver aperto la gabbia del merlo-Pinelli, ma mai nessuno in quella questura si premurò di far sapere che il cittadino Calabresi all'interno di quell'ufficio nel momento in cui il merlo spiccò il volo non c'era.
E quello fu solo l'inizio.
Vennero gli anni della notte della Repubblica, con cittadini che vestiti da poliziotti sparavano a poliziotti vestiti da cittadini, i quali a loro volta sparavano a cittadini vestiti da cittadini.
Due episodi del 1977, il cittadino-agente Settimio Passamonti , 21 Aprile, e dopo pochi giorni la cittadina-cittadina Giorgiana Masi, 12 Maggio. Quest'ultima cittadina uccisa da un proiettile alla schiena che ufficialmente mai nessuna arma sparò...
Non voglio fare della facile dietrologia, gli anni erano difficili, e la vita degli agenti di polizia e dei carabinieri era appesa a un filo, e la minaccia poteva venire da qualsiasi insospettabile cittadino. Ma questo non giustifica l'uso delle pallottole come strumento sostitutivo dei processi.
A me piace ricordare l'episodio dell'irruzione in quello che venne definito il covo genovese delle brigate rosse di via Fracchia 12 del 28 Marzo 1980, dove trovarono la morte 4 terroristi crivellati di colpi da arma da fuoco, perché avevano risposto con il fuoco all'intimazione di arrendersi.
I primi giornalisti accorsi sul luogo e che riuscirono ad entrare per qualche minuto nella palazzina oggetto del blitz prima di essere allontanati per l'effettuazione dei rilievi non trovarono tracce di sparatoria, mentre quando furono riammessi all'interno dell'appartamento trovarono segni di proiettile sia nella scala che portava all'appartamento sia all'interno dell'appartamento stesso.
Poi venne il 13 Maggio 1981.
Quel giorno parve davvero che le pallottole che vennero sparate presero delle strane traiet(s)torie per volontà divina, che stufo di quelle prese per (in)volont(ariet)à umana, decise di intervenire e deviare quelle che furono sparate in piazza S. Pietro, contro un Uomo che quindici anni dopo quella prima strana traiet(s)toria di Dallas era stato chiamato a realizzare il sogno di un mondo in cui gli uomini non avrebbero più dovuto “aver paura”.
Ma gli uomini si accorgono dei segnali divini sol quando ne traggono benefici personali, e che il cittadino polacco Karol Wojtila avesse beneficiato di strane traiet(s)torie favorevoli non interessò a molti...
Le mia storia continua con le strane traiet(s)torie che presero alcune pallottole e alcuni sacchetti di cellophane a metà degli anni novata, quando chiusero la bocca a quelli a cui l'idea di avere delle mani finalmente pulite non dispiaceva, e per averle sarebbero stati disposti financo a raccontare la verità su certi affari non proprio lecitissimi tra politica e mondo dell'imprenditoria.
Come vedi, mia strana e cara Amica tastiera, che dai forma ai miei pensieri, anche nel caso di una sentenza emessa su una strana traiet(s)toria di un proiettile sparato da una piazzola di un autogrill e che per un suo capriccio ha terminato la sua corsa nella testa di un cittadino, occorre avere la forza di fare un salto indietro nel tempo.
Un salto indietro che ci faccia comprendere che a volte le strane traiet(s)torie sono meno casuali di quanto si pensi, perché non è un caso se poi finiscono sempre con il centrare la testa di qualche cittadino-cittadino.
Basta fare un piccolo sforzo di memoria, e vedere che spesso e volentieri cittadini-imputati, o per meglio dire cittadini-sospettati di imputabilità, vedono la loro corsa terminare per sempre a causa di un proiettile dispettoso che contravvenendo al più elementare buon senso civico finisce la sua traiet(s)toria nella scatola cranica dell'ipotetico sospettato.
Il cittadino-ragazzo di Napoli di anni diciassette, 22 Luglio 2000, e come lui tanti altri, che probabilmente a fronte di un regolare processo avrebbero dovuto trascorrere anche più di qualche anno in qualche penitenziario di questo strano paese, ma che almeno avrebbero avuto il lusso di avere una possibilità di riscatto successiva.
Vado a chiudere la mia storia con il ricordo forse più celebre di tutti, quello del cittadino Carlo Giuliani, 20 Luglio 2001. Sono stato la prima a sostenere che al posto del cittadino-carabiniere ventenne Carlo Placanica, di fronte a un cittadino-incappucciato che mi si avventa contro con un estintore con la chiara intenzione di scagliarmelo addosso, quella pistola che tenevo nella fondina l'avrei tirata fuori anche io e ne avrei fatto uso. Ma da qui parte un altro ragionamento, anzi due. Il primo è che se spari e uccidi te ne assumi la responsabilità e siccome la legge deve essere uguale per tutti ti fai gli anni di galera che spetterebbero a qualsiasi altro cittadino-cittadino, senza sconti e senza scusanti.
Il secondo è che sarebbe sufficiente dotare gli agenti che per servizio devono portare la pistola di armi che sparano proiettili di plastica, come quelle che usano i soldati Israeliani nei posti di blocco nei territori occupati, con la differenza che in quei luoghi quando prendono la mira la prendono al bersaglio grosso, per colpire. I proiettili di plastica vengono sostituiti con quelli di “piombo” solo in caso di guerra dichiarata o di attacco missilistico da parte di paesi nemici.
La notizia più incredibile, ma che assicuro vera, perché raccolta dalla mia migliore amica in una conversazione della quale ha la registrazione documentale avuta con un cittadino psicologo-istruttore di tiro della Polizia dello Stato, la richiesta di questo tipo di proiettile è stata più volte avanzata dagli agenti che effettuano servizio di pattuglia per le strade e nei luoghi sensibili, ma è sempre stata respinta dai vertici militari, anche se una scelta di questo tipo comporterebbe un risparmio non indifferente sulle spese militari, oltre che ad evitare situazioni di cui all'oggetto.
Per chiudere questo mio nuovo intervento fiume non mi resta che dire che i giudici con le loro sentenze confermano che la legge è si uguale per tutti, ma sottolineano che la legge non ammette ignoranza. E' infatti risaputo, o dovrebbe esserlo, che un qualsiasi corpo greve (grave?) lanciato in aria per via della forza di gravità farà ritorno verso la terra con una velocità direttamente proporzionale al suo peso e all'accelerazione di gravità (o qualcosa del genere...). Se, nel caso specifico, l'oggetto in questione è un proiettile, e ritornando verso terra questo va invariabilmente a conficcarsi nella testa di qualcuno... almeno non hanno avuto la pessima idea di dire che quella è la volontà di Dio!!!
Rechel72
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Match Point
10 luglio 2009 ore 17:17 segnala
Rechel72
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(im)pasto im-perfetto
05 luglio 2009 ore 16:02 segnalaRechel72
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in-visioni notturne
02 luglio 2009 ore 01:28 segnalaDormo poco. Da anni ho rinunciato agli armadi. Ma i miei fantasmi personali albergano sempre in mia compagnia ovunque mi trovi. Le immagini più belle delle mie notti sono quelle di Cervinia. Avevo la fortuna di avere una finestra che dava su un costone Alpino non violentato dalle luci dell'abitato. Ad ogni calar del sole un nuovo quadro veniva dipinto da un'artista che non firmava mai il suo quadro, consapevole che sarebbe durato lo spazio di una sola notte. Anche i miei fantasmi, rapiti da quell'opera meravigliosa, ne erano distratti. Dormo poco. Mi sveglia l'angoscia di giornate incomplete, di gesti non compiuti, di parole non dette. Cerco di dialogare con quei maledetti fantasmi, disposta anche al mai accettato compromesso. Direbbe Pinketts che se il compromesso è accettato e quindi fatto a pezzi non può essere un punto di partenza stabile. Aggiungerebbe inoltre che per suggellare una tregua l'accetta andrebbe sotterrata, e non messa in azione. Azione e reazione. Ho rinuciato agli armadi, e gli scheletri, come scimmie, si assiepano sulle mie spalle, spalti ideali per il loro procurar tormento. Dormo poco. Non valgono i tentativi di stancare il corpo per obnubilare la mente. Gli scricchiolii delle danze di quei fantasmi nella mia mente sono come spilloni di un rito woodo al quale non posso sfuggire. Come in un film muto, o, in un audiolibro, immagini senza udio, o voci senza volti, si alternano in un balletto senza fine. Non valgono le lunghe letture per occupare gli spazi ricettivi dei neuroni cerebrali. Parole richiamano parole, visioni si miscelano con il visto. Neppure la rinucia volontaria all'essenzio ne evita l'evocazione. Mi mancano i pattini a rotelle per correre leggera su strade asfaltate di fresco. Mi manca una musica su cui poter danzare. Sola. O con i miei fantasmi. Finalmente in felice armonia. Mi manca una gomma, per poterli cancellare. Ma ne sarei capace, cancellando anche una parte di me? Rechel72
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Moderne indulgenze...
04 giugno 2009 ore 10:19 segnala
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Scrive dal: | 06/04/2009 |
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