(dedicato ai cittadini di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli)
Se questa fosse una fiaba inizierebbe come tutte le fiabe con “C'era una volta....”
Ma questa non e' una fiaba.
Ma io voglio pensare per un attimo che questa sia come una fiaba, e quindi iniziero' questo racconto proprio come iniziavano quelle storie che da bambino mi venivano lette.
“C'era una volta un paese che i suoi abitanti avevano costruito ai piedi di una collina, dove nevicava tutto l'anno.
Dal primo di Gennaio al trentuno di Dicembre su quel paese scendeva sempre la neve. Era strano questo fatto. Non era stato sempre così, anzi per molti secoli dalla sua fondazione in quel paese la neve scendeva solo in inverno, e a volte succedeva che non arrivasse neppure. Ma un giorno accadde qualcosa e la natura di quel paese cambiò.”
Se questa fosse una fiaba, a modificare gli eventi di quel tranquillo paese di contadini sarebbe arrivato un Principe in sella a un cavallo bianco e il suo cuore sarebbe stato rapito dalla piu' bella fanciulla che lui avesse mai visto prima.
Ma questa non e' una fiaba.
Ma io voglio continuare a pensare che questa sia una fiaba, e continuo il racconto proprio come nelle storie fiabesche che mi circondavano nell'infanzia.
“Un dì, da un paese lontano, a dorso di un bellissimo cavallo bianco con i finimenti in oro, giunse in quel piccolo paese di contadini un bellissimo Principe, in cerca di un regno per la sua corona. Era molto stanco il Principe quel giorno, e decise di fermarsi in quel piccolo villaggio di contadini per rifocillare il suo cavallo e prendersi un po' di riposo, certo che l'indomani avrebbe ripreso il suo viaggio.
Il Principe si avvicinò a una bella fanciulla che stava tornando al paese portando un cesto di ortaggi che aveva raccolto nel suo orticello. Le chiese se in quel paese ci fosse una locanda dove lui avrebbe potuto trovare ristoro per la sua fame e la sua stanchezza e un riparo per il suo cavallo. La fanciulla gli rispose che non aveva che da seguirla, lei era la padrona dell'unica locanda del paese e quello che vedeva nel suo cesto sarebbe stato quello che avrebbe trovato per dar pace alla sua fame e il cavallo avrebbe trovato riparo nella stalla della locanda, mentre per lui ci sarebbe stato un comodo pagliericcio nella stanza più bella, quella la cui vista dava su quelle colline che adesso poteva ammirare di fronte a lui.”
Se questa fosse una fiaba a questo punto il Principe si sarebbe innamorato della bella locandiera, l'avrebbe chiesta in sposa e avrebbe realizzato il suo sogno di avere un regno per la sua corona.
Ma questa non e' una fiaba.
Ma io a questa storia comincio ad appassionarmi, e voglio continuare a raccontarla cosi', perche' e' bello credere nelle fiabe.
“Il Principe rimase colpito dalla bellezza della fanciulla e dalla gentilezza dei suoi modi, e si convinse a passare la notte nella sua locanda. La fece salire sul suo cavallo dai finimenti d'oro ed andarono alla locanda. Al loro passaggio passaggio tutti gli abitanti di quel paese rivolgevano un ossequioso saluto, gli uomini togliendosi il cappello e le donne con cerimoniosi inchini, come se di fronte a loro stesse passando una coppia regale.
Arrivati alla locanda il Principe andò a sistemare il cavallo nella stalla mentre la locandiere si mise a preparare la cena per quello che era l'unico ospite della locanda. Lei aveva capito che si trattava di un nobile che veniva da terre lontane, e quella sera apparecchiò il tavolo per il desco con le posate e le stoviglie più belle che aveva, per onorare nel migliore dei modi quell'ospite inatteso.
Alla fine della cena il Principe si ritirò nella sua stanza, non senza pensare che quella fanciulla l'aveva trattato proprio come un Re, e che a lui non sarebbe dispiaciuto farla diventare la sua Regina.
Il Principe passò la notte insonne, non vedeva l'ora che il gallo svegliasse la bella fanciulla per poterla chiedere in sposa. Finalmente il gallo cantò, e la fanciulla bussò alla porta del Principe per avvisarlo che la colazione lo aspettava.
Ma il Principe non aspettò di consumare quello che la fanciulla aveva preparato per lui, e appena l'ebbe di fronte cadde in ginocchio ai suoi piedi e la chiese in sposa. Le disse che il suo nome era Luis De Cartier De Marchienne, che era un Barone che arrivava dal Belgio, e le portava in dote un ricco commercio che le avrebbe garantito una vita da regina, e che avrebbe reso la vita dei suoi compaesani finalmente libera dalla schiavitù del faticoso lavoro della terra. “
Se questa fossa una fiaba la fanciulla acconsentirebbe alle nozze, il piccolo paese di contadini si trasformerebbe in una citta' all'interno delle cui mura la vita si svolge serena e dorata, e tutti vissero felici e contenti.
Ma questa non e' una fiaba.
E io voglio continuare il racconto, perche' nelle fiabe alle volte succedono cose che non sono previste.
“La fanciulla a quelle parole sentì il suo cuore battere forte, e acconsentì alle nozze con il bel Barone che veniva dalle lontane terre del Belgio. Fu gran festa nel piccolo paese di contadini, tutti volevano bene alla bella locandiera, che aveva mani delicate e modi raffinati che non si addicevano al lavoro nei campi e che era rimasta orfana sin da bambina, ma che aveva saputo mandare avanti da sola la locanda ereditata dai genitori. Le nozze ebbero luogo, e il Barone mantenne fede alla sua promessa di strappare al duro lavoro dei campi i contadini di quel piccolo paese, costruendo su quelle terre fertili una grandiosa fabbrica di manufatti, facendosi aiutare in questo da un suo amico banchiere, che aveva conosciuto durante i suoi viaggi, lo svizzero Stephan Schmidhaeny, che nobile non era, ma disponeva del denaro sufficiente per apparirlo.
E fu dal giorno in cui la fabbrica di manufatti entrò in funzione che su quel piccolo paese di contadini iniziò a nevicare, per non smettere mai neppure un giorno soltanto.
Ai viaggiatori che si trovavano a passare per quel paese sembrava di vedere un piccolo villaggio magico, dove era Natale tutto l'anno, con quella neve sottile e leggerissima che lo imbiancava in perpetuo. “
Se questa fosse una fiaba tutti gli abitanti di quel piccolo paese sarebbero vissuti davvero felici e contenti, e quel Barone Belga e il suo amico svizzero verrebbero ricordati come i loro benefattori, e quella neve sarebbe vista come una manna che benediva quel paesello fortunato.
Ma questa non e' una fiaba.
E il lieto fine non c'e', perche' sono sempre i nobili e i ricchi che avvelenano il futuro dei bambini.
“Passarono gli anni, e tutto sembrava scorrere felicemente in quel piccolo paese, dove i contadini per la magia del Barone si erano trasformati in operai, e dove il duro lavoro dei campi era ormai un ricordo perduto nelle menti dei più anziani. Man mano che i giorni passavano il viso della bella locandiera perdeva la luce che l'aveva sempre illuminato, cominciò a uscire sempre meno di caso, e la gente cominciò a pensare che si fosse ammalata. Anche il Barone si accorse che la sua bella sposa stava lentamente consumandosi. Chiamò allora tutti i luminari della medicina del tempo a consulto, e tutti quelli che la visitavano lasciavano il suo capezzale scuotendo tristemente la testa. Il verdetto era per tutti uguale. La Bella fanciulla era ammalata di una malattia che in quel piccolo paesino non si era mai vista, e che era stata portata dal quella neve che era cominciata a scendere dal giorno dell'inaugurazione della fabbrica. Il suo nome era mesotelioma pleurico, e suonava esotico come le terre da cui proveniva il Barone, come esotica era quella neve che con lui era arrivata. Ma quella neve portava morte, e ne bastava anche un solo piccolo fiocco per uccidere un uomo.”
Se questa fosse una fiaba il Barone belga avrebbe cercato la fattucchiera piu' potente che si fosse conosciuta, le avrebbe fatto preparare una pozione in grado di salvare la bella locandiera e avrebbe distrutto la sua fabbrica per far cessare quella nevicata mortale.
Ma questa non e' una fiaba.
Il Barone non cerco' la fattucchiera. Disse a tutti i luminari che aveva consultato di non dire nulla a nessuno di quello che stava accadendo in quel piccolo paese di contadini, pagando il loro silenzio a peso d'oro, abbandono' la sua bella moglie al suo destino e torno' da dove era venuto, continuando a gestire da lontano il frutto del suo commercio di morte.
... c'era una volta...
13 dicembre 2009 ore 00:50 segnala11305734
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Se questa fosse una fiaba inizierebbe come tutte le fiabe con “C'era una volta....”
Ma questa non e' una fiaba.
Ma io voglio pensare per un attimo che questa sia come una fiaba, e quindi iniziero' questo racconto...

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13/12/2009 00:50:59
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