Preludio

16 dicembre 2009 ore 22:22 segnala
  Arriva un momento nel quale istintivamente guardo il cielo.


La luce che proveniva dalla finestra è cambiata, attenuandosi vieppiù, facendosi grigia, sino a che non ho dovuto accendere la lampada per continuare a leggere.

Se non fosse per quel grigiore compatto che ora colora il cielo tutto sembrerebbe uguale a un'ora fa, e servono minuti di ascolto e osservazione per capire quello che sta succedendo. Il primo segnale è proprio quel cielo che si è lentamente colorato di grigio. Un grigio intenso, che piano piano smorza la luce. Sono nuvole, tante nuvole, che viaggiano compatte, lente, silenziose, mosse da un vento che a terra non si riesce neppure ad apprezzare. Anche la temperatura è cambiata. Quel freddo pungente che fino a poco fa veniva incontro superando qualsiasi riparo che io cercassi non si sente più. Sono scomparsi dai rami degli alberi i segni della gelata notturna, e anche i radi ciuffi d'erba che ancora resistono ripresentano il loro colore verde brillante, ma quegli steli verdi chinano le loro punto verso il basso, come a cercare riposo.


Arriva un momento nel quale istintivamente guardo il cielo.


Lassù è tutto uniforme, come uno sfondo su una tela sulla quale l'artista sta per disegnare la sua opera. Il grigio è cupo, ma non c'è aria di tristezza. C'è un silenzio rispettoso nell'aria, come in quell'istante a teatro nel quale si spengono le luci di sala e si sta per alzare il sipario, un istante carico di magia, di attesa, di tensione, un istante che precede l'inizio della rappresentazione. Solo il gracchiare dei corvi irrompe nella quiete, come ad invitare gli ultimi ritardatari a prendere posto senza far troppo rumore. Da qualche camino si alzano nuvole di fumo, che pigramente si disperdono nell'aria, senza sapere che direzione prendere, quasi esitanti, quasi consapevoli di essere presenze estranee nel quadro che si sta delineando. Non c'è vento, non c'è direzione verso le quali vengano guidate, e danzano incerte, fino a scomparire nel grigio che le risucchia. Tutta la natura sembra di colpo fermarsi, nell'attesa che qualcosa accada.


Arriva un momento nel quale istintivamente guardo il cielo.


E' una questione di radici. Se sei nata in un paesino dove ti bastavano pochi colpi di pedale per ritrovarti in mezzo alla campagna sai che ci vuole tempo. Che bisogna aspettare. Sai che a volte tutto sembra pronto perché abbia inizio lo spettacolo, ma che all'ultimo istante l'artista intraveda qualche piccolo particolare non perfettamente a posto e rimandi la sua esibizione. Se sei nata in un paesino dove il vento ti porta l'odore dell'erba tagliata lasciata a seccare nei campi sai che a volte l'attesa andrà perduta. Sai che non basta quella temperatura particolare, sospesa tra quel confine che separa il gelarsi di ogni particella di umidità presente nell'aria e il sentirti quell'umidità addosso, sui capelli, sul viso, sui vestiti. Sai che non basta quell'uniforme tono di grigio nel cielo, perché le nuvole di fumo che escono dai camini prendono una direzione precisa, e questo non fa parte del quadro che conosci. Se sei nata in paesino dove i tuoi nonni e i nonni di tutti quelli che conosci erano contadini, sai che la natura ha i suoi tempi, i suoi riti, i suoi “naturali” meccanismi.


Arriva un momento nel quale istintivamente guardo il cielo.


E' il silenzio la cosa che attira di più l'attenzione se sei nata in un paesino dove i tuoi nonni e i nonni di tutti quelli che conosci erano contadini. C'è sempre grande silenzio nella natura prima che l'artista dia inizio alla sua opera. E' il dovuto silenzio che quel pubblico rispettoso rivolge a quell'artista cui tutto deve, e che sta preparando una nuova rappresentazione. Il cielo grigio fitto, l'aria pressoché immobile, la temperatura atmosferica che danza sul confine tra gelo e disgelo, il silenzio rotto solo dal gracchiare evocativo dei corvi. E se sei nata in un posto nel genere sai che dovrai aspettare, forse inutilmente, ma sentirai di far parte di un disegno meraviglioso, che fa di un preludio un attimo così bello che ti fa dimenticare il dispiacere che avrai se la rappresentazione non ci sarà .


Se sei nata in un posto del genere, dove i tuoi nonni e i nonni di tutti quelli che conosci erano contadini, ci sono sono giorni in cui arriva un momento nel quale istintivamente guardi il cielo, e sai che potrebbe essere il preludio di qualcosa di meravigliosamente nuovo.

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  Arriva un momento nel quale istintivamente guardo il cielo. La luce che proveniva dalla finestra è cambiata, attenuandosi vieppiù, facendosi grigia, sino a che non ho dovuto accendere la lampada per continuare a leggere. Se non fosse per quel grigiore compatto che ora colora il cielo tutto...
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16/12/2009 22:22:59
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