Da Mattarella a Mattarella

27 gennaio 2022 ore 22:43 segnala


Repetita juvant, diceva la mia professoressa di latino per ricordarci fino allo sfinimento che all’interno di un periodo o una frase prima viene l’analisi grammaticale e poi quella logica. Ma pare che la raccomandazione sia l’effetto dell’uso secolare che si è fatto di una massima latina, la quale veniva pronunciata allorquando si verificava qualcosa di piacevole già sperimentato prima. Non sono sicuro che tale significato lo mantenga pure adesso, ma è un fatto che essa mi sia venuta in mente in occasione di questa elezione presidenziale, la quale, a mio giudizio, vede come favorito e quindi nuovo presidente della Repubblica il vecchio, cioè Mattarella, che è piaciuto agli italiani e che detiene ancora la carica fino al 3 febbraio prossimo. Del resto sono convinto che l’analisi logica, se fatta bene, non sbaglia mai.
Sia pure per sommi capi, facciamola dunque un’analisi.
L’elezione si svolge in circostanze particolari e assolutamente inedite, una delle quali – la riduzione dei parlamentari per la prossima legislatura – rende ingovernabile la gran parte di essi, molti dei quali non saranno più rieletti e vedono come una salvezza il vitalizio che maturerà alla fine di questa legislatura. Si tratta di poveracci da 15000 euro al mese che non ci stanno a fare da capri espiatori. Coloro dai quali dipendono - i segretari dei partiti - non sono in grado di imporre loro la propria volontà. Paradossalmente, quindi, l’elezione si svolge nella più assoluta anarchia, perché è in mano a gruppi di deputati e senatori privi di un comando e di una guida, che decidono da soli sulla base di esclusivi interessi personali. L’altra anomalia è rappresentata da un presidente nel consiglio (Draghi) che è stato chiamato da fuori e che non solo non li conosce e non si è preso la briga di conoscerli, ma si è pure messo in testa di lasciare il posto che gli hanno affidato per averne uno più duraturo e meno rognoso, determinando la fine anticipata della legislatura e contestualmente anche quella del vitalizio (si fa per dire: per rimediare all’anno di carriera mancate, gli onorevoli poveracci hanno a disposizione, con regole più vantaggiose, lo stesso rimedio a cui ricorrono i poveracci comuni, vale a dire il riscatto contributivo). In una Babele come questa, cosa volete che facciano questi cani sciolti? Voteranno per l’unica persona che gli può garantire un fine carriera senza intoppi. Mattarella, insomma, garantisce lo statu quo, che in un contesto deficitario di iniziative e di fantasia, unito a una conflittualità permanente, costituisce l’unica soluzione e quindi la salvezza per tutti. E’ la salvezza anche per Draghi, il quale non vede l’ora di riprendersi dall’incredibile caduta di stile (eufemismo) che prima d’oggi l’aveva nascosto ai creduloni che gli avevano eretto una statua. Non solo: siccome Mattarella farà il presidente a tempo ( anche se ufficialmente la sua elezione non avrà una scadenza), gli scalderà la poltrona per la rielezione che si avrà alla fine di questa legislatura, e cioè fra un anno. Contenta la “Lupa romana”, saranno contenti anche i lupacchiotti che l’hanno sostenuto fino adesso e lo sosterranno per altri 8 anni ( 7 + 1), e pazienza se i cosiddetti giornaloni saranno sempre più illeggibili, perché alla loro eventuale scomparsa sopravviveremo egregiamente, come abbiamo già fatto ignorandoli.

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Meno male che Marco c'è

24 settembre 2021 ore 19:32 segnala





Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"


Per la serie "La sai l'ultima?", la sentenza d'appello sulla trattativa Stato-mafia conferma integralmente i fatti, ma condanna solo la mafia e assolve lo Stato. E così afferma un principio che sarebbe perfetto per l'avanspettacolo, un po' meno per il diritto penale: trattare con lo Stato è reato, trattare con la mafia non è reato. Sarà avvincente, fra tre mesi, leggere le motivazioni della Corte d'assise d'appello di Palermo.

Ma lo sarebbe ancor più poter assistere alla loro stesura, cioè vedere i giudici che mettono nero su bianco questa trattativa asimmetrica con la Legge del Dipende: è reato solo per i mafiosi da un lato del tavolo e non per i carabinieri e i politici dall'altro: più che una trattativa, una commedia (anzi una tragedia) degli equivoci.

Ricapitoliamo. Il boss Bagarella - a cui a questo punto va tutta la nostra solidarietà - si becca 27 anni di galera per aver minacciato a suon di bombe (insieme a Riina e Provenzano, prematuramente scomparsi) i governi Amato e Ciampi nel 1992-'93 e per aver tentato di minacciare pure il governo Berlusconi nel '94. Il medico mafioso Cinà - a cui a questo punto va la nostra solidarietà - si becca 12 anni per il suo ruolo di tramite e postino dei pizzini e dei papelli che si scambiavano Vito Ciancimino, imbeccato dai carabinieri del Ros Subranni, Mori e De Donno, e il duo Riina-Provenzano.

Ma i carabinieri del Ros Subranni, Mori e De Donno, che dopo l'assassinio di Salvo Lima (marzo '92) e soprattutto dopo Capaci (maggio '92) commissionarono al mafioso Ciancimino la trattativa con Cosa Nostra per salvare la pelle a politici collusi che rischiavano la pelle per non aver mantenuto gli impegni sull'insabbiamento del maxiprocesso, vengono assolti perché "il fatto non costituisce reato".

Quindi il fatto - cioè non tanto la trattativa, quanto la sottostante "minaccia a corpo politico dello Stato" attivata a suon di stragi da Cosa Nostra e veicolata ai governi Amato e Ciampi dal trio del Ros - sussiste eccome: però, quando trasmettevano le minacce mafiose per mettere in ginocchio i governi con l'unico effetto di rafforzare Cosa Nostra e di scatenare altre stragi, a partire da quella di via D'Amelio, i tre ufficiali dei carabinieri non commettevano reato. Perché? Lo scopriremo dalle motivazioni. Probabilmente mancava il "dolo", l'intenzionalità. Lo facevano a loro insaputa? Pensavano di agire a fin di bene?

Erano sovrappensiero? Non capivano niente? Sia come sia, la lotta alla mafia era in buone mani. Parliamo dello stesso Ros che nel '92 non perquisì il covo di Riina, lasciandolo setacciare ai mafiosi favorendo Cosa Nostra, ma furono assolti perché mancava il dolo.Nel '93 non arrestarono Nitto Santapaola a Terme di Vigliatore (Messina). E nel '95 non catturarono Provenzano, che il pentito Ilardo gli aveva consegnato in un casolare di Mezzojuso, favorendo Cosa Nostra, ma furono assolti perché mancava il dolo. Dei fulmini di guerra.

Nel '94 lo scenario cambia: Cosa Nostra sospende l'ultima strage, quella fallita il 23 gennaio allo stadio Olimpico di Roma, e tre giorni dopo B. annuncia la sua discesa in campo. Poi vince le elezioni grazie anche ai voti di mafia e 'ndrangheta. Bagarella e Brusca (colpevole anche lui, ma prescritto) mandano Vittorio Mangano a trovare il suo vecchio capo Marcello Dell'Utri nella sua villa di Como per ricordargli ciò che deve fare il governo dell'amico Silvio.

Che infatti il 13 luglio infila tre norme pro mafia nel decreto Biondi. Anche questo episodio sembra confermato dal dispositivo della sentenza: infatti Bagarella e Brusca sono ritenuti colpevoli anche di quella minaccia al governo B.. Una minaccia, però, non più consumata (altrimenti verrebbe ricondannato anche Dell'Utri), ma soltanto "tentata". Così anche Dell'Utri può essere assolto "per non aver commesso il fatto": cioè per non aver trasmesso a B. la minaccia di Bagarella&C. portata da Mangano.

Evidentemente la Corte non ritiene sufficienti le prove che B. fosse stato avvertito dal suo compare. Si sa che Marcello a Silvio nasconde sempre tutto. Mangano lo avvisa che, senza leggi pro mafia, le stragi ricominciano, e cosa fa? Si tiene tutto per sé e non dice niente al suo capo e amico, mettendone a rischio la pelle. Fortuna che Silvio, ignaro di tutto, si precipita ugualmente a varare tre norme pro mafia. Si pensava che fosse sotto minaccia e agisse per paura. Ora invece scopriamo che lo fece per piacer suo: una passione personale, un afflato spontaneo, una sintonia istintiva con Cosa Nostra.

Un viatico in più per il Quirinale. In attesa di leggere le motivazioni, torna alla mente lo sfogo di Riina con un agente della penitenziaria nel 2013: "Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me". Per una volta nella vita, diceva la verità: fu lo Stato, tramite il Ros, ad avviare la trattativa. E anche questa sentenza lo conferma.

Tutti i negazionismi vengono sbugiardati: le parole di Massimo Ciancimino, Brusca e decine di pentiti sono confermate. I veri bugiardi sono le centinaia di uomini dello Stato che prima hanno taciuto e poi negato tutto: a saperlo prima che la trattativa Stato-mafia è reato solo per la mafia, avrebbero confessato anche loro con un bell'"embè?". Bastava aver letto Sciascia: "Lo Stato non può processare se stesso". E, quando gli scappa di processarsi, presto o tardi si assolve.


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Da Mattarella a Draghi

04 febbraio 2021 ore 11:03 segnala


Da Mattarella a Draghi. Ovviamente sto viaggiando nel futuro, immaginando sin da adesso chi sarà il prossimo presidente della repubblica. Perché questo farà l’ex governatore della BCE, indipendentemente dal fatto che riesca o meno a formare un governo. Che poi è l’unico motivo per cui ha accettato l’incarico: ve lo immaginate voi uno con la dentiera del banchiere (gli scienziati del settore l'hanno paragonata a quella di un famoso animale marino che ha fatto la fortuna di un produttore cinematografico hollywoodiano) così incosciente da rischiare di compromettere il suo curriculum senza ricevere nulla in cambio? Dalla “Mummia sicula” alla Lupa Romana, dunque. Finalmente avremo un’immagine più rappresentativa della politica italiana. Non dimentichiamo, inoltre, la salvezza dei tanti lupacchiotti di cui sono pieni i nostri boschi - nel loro complesso, una foresta pìù intricata di quella dell’Amazzonia -, i quali, poveretti, non sapevano più dove andare a succhiare.


L’angelo del faro

Il pokerista Renzi

17 gennaio 2021 ore 18:09 segnala



“… quando lessi la bozza del Recovery Plan, non ci pensai due volte a riaprire i giochi: il progetto che riguardava la spesa di una montagna di soldi che l’Italia non ha mai visto prima d’ora si riduceva a poco più di una manifestazione di buona volontà, e nessuno aveva aperto bocca. Era anche un’offesa al popolo italiano, oltre che all’intelligenza di chi ha responsabilità di governo, sicché ne ebbi pure indignazione. Fra l’altro erano anni che aspettavo un’occasione come quella per uscire dal cono d’ombra in cui mi ha collocato l’ingratitudine degli Italiani, e sarebbe stato imperdonabile non approfittarne. Chiesi subito udienza all’”Avvocato del popolo” (si fa per dire) – non potevo aspettare che si riunisse il consiglio dei ministri –, e quando lui, l’Usurpatore, tergiversò sulla data dell’incontro ignorando di fatto l’urgenza che meritava la discussione, passai ai fatti. Preparai la mia bozza e dichiarai pubblicamente che da quel momento in poi, Italia Viva avrebbe condizionato la propria permanenza nella maggioranza all’accettazione del suo contenuto. Per far capire che non si trattava di un bluff, annunciai, inoltre, che le nostre due ministre e il nostro sottosegretario agli esteri erano pronti a dimettersi.
Già sentivo di avere almeno un tris nelle mani nell’eterna partita che si gioca col destino, il quale crudelmente per umiliarmi, questa volta, mi ha messo contro un avvocato di provincia, invece di un politico con le palle come me, e quando mi arrivò uno spiffero sull’accettazione di gran parte delle mie modifiche, ivi compreso l’assenso dell’odontotecnico Zingaretti e di quel “segretario” di partito che risponde al nome di Speranza, mi resi conto pure che l’Azzeccagarbugli, pur continuando a comandare il gioco, non aveva nemmeno una coppia in mano.
“Il piatto è ricco e mi ci ficco” era stata la mia strategia iniziale, ma adesso mi accorgevo che era da stupidi accontentarsi di così poco e non mirare all’intera posta che andava al di là del piatto e che comprendeva soprattutto il ruzzolone del sedicente primo ministro: “È spaventoso non amare./Terribile non osare di più.” ha detto Majakovskij.
Io e gli altri componenti di Italia Viva contammo attentamente, non le nostre fiches con le quali giochiamo al Senato, ma quelle di chi al tavolo da gioco senatoriale vorrebbe sedersi al posto nostro. La conta era difficile – più che la calcolatrice ci sarebbe voluta la sfera di cristallo –, perciò decisi da solo: alle modifiche già approvate, aggiunsi l’accettazione del MES e la realizzazione del ponte sullo Stretto, due condizioni notoriamente inaccettabili per il Presidente del Consiglio dei miei stivali, le quali hanno avuto il merito di metterlo sull’orlo di un precipizio.
Domani sapremo se qualcuno gli verrà in aiuto con un paio d’ali, ma intanto io ho fatto anche il mio sacrosanto dovere di rottamatore.
Ma poi mi chiedo: cosa sarebbe l’Italia se non ci fosse Matteo Renzi? Più che una penisola, uno stagno, immagino; altro che Bel Paese! Non dimentichiamo, inoltre, che questo governo l’ho creato io. E se dovesse cadere non sarebbe un guaio – lasciate stare la pandemia e le conseguenze di un eventuale vuoto politico, perché un governo lo avremo in ogni caso e senza che ci sia bisogno di nuove elezioni. Ricordatevi, infine, che se nello stagno vedrete qualche bambino che fa navigare una barchetta di carta, anche quello spettacolo sarà merito mio. E se l’acqua dello stagno restasse ferma, grazie alla barchetta, potreste dire: “E pur si muove!”

(Dall’ennesima licenza della mia fantasia)
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« immagine » “… quando lessi la bozza del Recovery Plan, non ci pensai due volte a riaprire i giochi: il progetto che riguardava la spesa di una montagna di soldi che l’Italia non ha mai visto prima si riduceva a poco più di una manifestazione di buona volontà, e nessuno aveva aperto bocca. Era...
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Cazzeggiamenti

02 gennaio 2021 ore 13:15 segnala



Come sapete, a causa della pandemia, nell’anno appena trascorso, la nostra attività ha sofferto della concorrenza nei social dei negazionisti, dei Terrapiattisti e dei “No vax” di origine complottista, i quali, con le loro supercazzole pseudo-scientifiche ben mirate, hanno tolto spazio alle scemenze generalizzate, minacciando la nostra esistenza. Per evitare l’estinzione, io e alcuni dei più fieri sostenitori della sciocchezza fine a se stessa abbiamo pensato di organizzarci in un’associazione – I CAZZARI DURI E PURI – con delle regole minime ma sufficienti a contenere l’assalto di questi fanatici della Scienza Inesatta e dell’imbecillità studiata a tavolino. L’idea è piaciuta anche in alto loco, dove l'intelligenza è sprofondata sotto livelli accettabili. Per ovvie ragioni, non possiamo rivelare il nome del leader politico che ci ha fatto pervenire le sue parole di incoraggiamento, ma vi assicuriamo che abbiamo buone speranze di fare da supporto al prossimo Governo italiano.
Le iscrizioni sono aperte 24 ore su 24. Nel dare il nostro benvenuto ai futuri componenti dell'associazione, ai quale facciamo pure gli auguri per il Nuovo Anno, sin d’ora suggeriamo per sommi capi le caratteristiche che dovranno avere i loro post, non senza esortarli a tenere bene in mente i risultati che a suo tempo uno studioso (Stefano Epifani) ha ottenuto da una ricerca sul mondo del blog e che da anni ormai è diventato il nostro vangelo:

PRIMA EVIDENZA
Il numero di commenti a un post è inversamente proporzionale alla sua lunghezza;

SECONDA EVIDENZA
Il numero di commenti ad un post è inversamente proporzionale alla sua complessità;

RISULTATO
La strada per il successo per lanciare discussioni? Post brevi e scemi.

Cari amici,
gli argomenti devono avere soprattutto la massima ASTRATTEZZA: su qualsiasi argomento essa consentirà di dire tutto e il contrario di tutto. Mai fatti ed episodi più o meno circostanziati, che vi obbligano a laboriose ricerche e documentazioni. Vi consigliamo di parlare dell’amore e del tradimento in generale e mai delle vicende che vi riguardano sull’argomento: le corna hanno sempre una lunghezza precisa che sollecita a vostro discapito la curiosità dei lettori. Per non rischiare l’errore, parlate per esempio della saggezza popolare, dando per scontato (un classico) che essa ha sempre ragione. Parlate pure, che so? della cattiveria della gente che si avverte dappertutto: chi può dire con esattezza cosa avverte ognuno di noi a contatto col prossimo? È altrettanto ovvio che se volete rendervi interessanti bisogna dire esattamente il contrario, cioè smentire una cattiveria così diffusa, sostituendola magari con la saggezza popolare. D’altra parte ci sono verità, che per quanto opinabili, vengono solitamente accettate: tutti i miti, anche quelli più incrollabili, sono nati per essere distrutti, la “cattiva suocera” come “la mamma sempre buona”. Se ci pensate bene, si tratta di mamme in entrambi i casi e quindi di verità che si possono smentire a vicenda, volendo. Ma chi volete che abbia voglia di smentire, di volta in volta, le proprie realtà?




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La tragedia di un comico di genio

19 dicembre 2020 ore 20:31 segnala


...“Shakespeare hai detto?… Sei parente, per caso, dello “Scespirelli” fiorentino, al quale i catanesi regalarono uno sgabello d’oro massiccio al Senato della Repubblica solo perché lui aveva girato un film a Catania? Ma non è giusto prendersela con chi, pace all’anima sua, anziché ricorrere alle nozze-gay, ha adottato due figli adulti, facendo risparmiare allo stato la reversibilità del suo vitalizio.
“Tu mi chiedi cosa voglio da fare da grande e io ti rispondo che sto lottando da tempo per restare bambino. Adesso sto progettando un fac-simile di quei cannoncini che sparano coriandoli e stelle filanti. Solo che al loro posto il mio aggeggio lancerà in aria un oggetto che, aprendosi, avrà forma di un paracadute. Il paracadute avrà ben visibile il nostro logo. Mi affascina l’idea di un giocattolo che simboleggi la caduta del Movimento 5 Stelle, perché è dalle cadute che ci si rialza,non dai trionfi. È un gadget invece quello a cui sto pensando per regalarlo prima di Natale ai giornalisti e a tutti i politici dell’opposizione che mi rompono le palle. Si tratta di un apriscatole che nelle istruzioni indicherà a caratteri giganti: ATTENZiONE: OLTRE ALLE SCATOLE DI TONNO, APRE ANCHE IL PARLAMENTO ITALIANO! .
“Ma ti rendi conto? Manca poco che mi rinfaccino pure il connubio naturale che esiste fra la tragedia e la farsa. La mia vita ne è un esempio perfetto. Talmente perfetto da costringermi a vivere due vite completamente separate. Io non so più nemmeno chi sono. Se mi guardo allo specchio, difficilmente riesco a riconoscermi.
“Ascolta questa, l’ha scritta Primo Levi, un grande uomo, prima ancora che un grande scrittore – io me lo sono ritagliato nella mente questo brano, per potermelo ripetere quando voglio. Tutti abbiamo ascoltato, nelle sere di estate, i duetti dei grilli. Ce ne sono di varie specie, e ognuna canta con il suo proprio ritmo e con una sua propria nota: il maschio chiama, e la femmina, lontana anche duecento metri, e totalmente invisibile, risponde «a tono». Il duetto, paziente e casto, prosegue per ore e ore, e a mano a mano i due partner lentamente si avvicinano, fino al contatto e all’accoppiamento. Ma è indispensabile che la femmina risponda giusto:una risposta stonata, anche solo di un quarto di tono, interrompe il dialogo, e il maschio va in cerca di un’altra compagna più conforme al suo innato modello.
"Ecco, se al posto di quella femmina, metti l’Italia alla quale mi sono rivolto nel vano tentativo di aprirle gli occhi, capisci perfettamente cosa voglio dire. Non c’è più corrispondenza fra noi due, non c’è più sintonia. La gente non mi riconosce più. E non certo perché si è stancata di un comico, ma esattamente al contrario. Il comico ha smesso di farla ridere proprio nel momento in cui se ne avvertiva maggiormente il bisogno. A differenza di Heisenberg, un fisico-matematico con l’hobby del buon senso e delle quotidianità –… un premio Nobel e, guarda caso, anche un amico del tuo concittadino Ettore Majorans –, volentieri ho fatto finta di dimenticare per paura che ”ci sono cose talmente serie che ci si può fare solo una battuta sopra”. Non avevo mai mai diviso nettamente le due cose - da una parte la politica e dall’altra i miei spettacoli -, via via però che che assistevo al trionfo delle mie idee, sempre meno riuscivo ad ammettere con me stesso che il palcoscenico fosse uno solo.
"Questo, nonostante riconosca pienamente che è stata una coglionata colossale impedire ai politici 5 Stelle di andare in televisione per partecipare ai dibattiti e dire qualsiasi cazzata. Le cazzate le dicevo io per primo quando fingevo di travestirmi, ed è stato ridicolo impedirlo agli altri. Che vigliaccata quelle espulsioni, che spettacolo indecente quelle defezioni che ho causato. Tanto più che gli espulsi e i “traditori” , col senno del poi, hanno mostrato .chiaramente di essere le persone più sensate.”
"All’indomani del primo trionfo elettorale dei 2013, a seguito del quale abbiamo preso il 25%, molti hanno pensato che volessimo fare i fenomeni, che fossimo un’altra cosa, rispetto alla gente comune. Era il momento giusto per ricorrere al mio mestiere e fare sfoggio di modestia e di autoironia, piuttosto che di superbia mascherata. E invece… Invece è successo che il 25% è cresciuto ancora, è diventato il 33%, la pressione giusta per fare di me un “Elevato” e della classe eletta dei pentastellati un esercito di palloni più gonfiati di quelli elettrostatici, pronti per un viaggio stratosferico della politica, quello che ci avrebbe portati, prima all’isolamento e poi al gang bang delle ammucchiate sempre meno promiscue. Come dei coglioni, più che degli ingenui, ci siamo fatti ipnotizzare da numeri che con tutta evidenza non potevano non avere un carattere di provvisorietà. Una vera fregatura, insomma, che ci siamo procurati da soli e che l’Italia non ha ancora perdonato. Ma adesso ti devo lasciare.”
Ero sbigottito, non ci credevo ancora che un amico, per il semplice fatto che lavorasse come tecnico in una grossa compagnia telefonica, mi avesse potuto dare il numero del famoso personaggio che gli avevo chiesto io. Ma ancora più incredibile era il coming out, la confessione-fiume che il comico aveva fatto a uno sconosciuto come me. Ho pensato perciò a uno scherzo, all’accordo che l’amico stesso aveva preso con un altro pennivendolo come me, il quale spacciandosi per Grillo, risponde al messaggio che al comico avevo rivolto via WhatsApp.
“Non so chi sia lei, ma trovo il suo lungo messaggio molto plausibile.” non ho potuto fare a meno di commentare con un altro messaggio. E lui: “Non ho nulla da nascondere“ è stata la sua risposta quasi immediata. E io, a mia volta: “Lo credo talmente plausibile che mi è venuta la mezza idea di pubblicarlo sul mio blog.”
“Non glielo concedo, se lei è un giornalista: pretendo di essere pagato prima della sua pubblicazione. Sul mio blog può vedere il tariffario” è stata la risposta. E io: “Gliel’ho detto già che non sono un giornalista. Il comune amico può garantire per me.” E lui: “Allora qual è il problema? Se lei non è un bugiardo di professione, nessuno crederà che quello che sta dicendo sia la verità.”





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In culo al lockdown:il fascino del cinema di qualità

11 dicembre 2020 ore 20:10 segnala


A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro” dice Bukowsky con un umorismo strepitoso, per l’apparente banalità che contiene. E un fatto, comunque, che la solitudine altro non è che un condizionamento volontario, uno strumento indispensabile per fornire un alibi alle nostre antipatie e idiosincrasie. Degli altri abbiamo bisogno a patto che il bisogno stesso non ce lo facciano pesare più di tanto. Per il resto, da soli si vive magnificamente. L’unica complicazione – una grossa complicazione – a cui ci porta il rifiuto della gente è la mancanza di un panorama a cui guardare, magari solo per bendarsi gli occhi, invece di riempirseli. La nostra cosiddetta “natura sociale” può fare a meno di privarsi di un temporaneo rapporto con gli altri esseri umani e quindi anche della loro esistenza, ma non certo della loro immagine, perché è attraverso quella che esercitiamo questa meravigliosa facoltà che ci è stata data di ricevere stimoli esterni e interni, che ci permette insomma di dare sfogo ai nostri sensi.
Solo dal barbiere mi è stato possibile apprendere che nella casa dei vicini sono stati tutti in quarantena , fortunatamente senza alcuna conseguenza.
“Davvero?”
“Perché, non lo sapeva?”
“I nostri contatti erano già limitati anche prima… Ma è tutta la famiglia positiva?”
“Credo di sì. “
“E chi si è contagiato per primo?”
“Lei dovrebbe saperlo meglio di me: non hanno una figlia di 20 anni sempre in giro?”
Oltre allo spaventoso disastro di cui sappiamo tutti, il Covid, ci ha segregati come non avrebbe saputo fare neanche il carceriere più efficiente. Le uniche immagini sulle quali si è potuta sbizzarrire la mia fantasia sono state quella della TV, a parte le mura domestiche. Che potevo fare, secondo voi, se non cercarmi un passatempo che mi facesse dimenticare una così deprimente situazione?
Devo dire, però, che il ritrovamento è avvenuto per caso e senza nessuno sforzo, come si conviene d’altra parte con le sorprese più belle. Perché di questo si tratta, in definitiva, che l’acqua calda resta e resterà sempre la scoperta più sorprendente in quanto la più scontata. Non occorre che prosegua nei dettagli, dal titolo del post avete già capito che ho il cinema in casa. E che cinema: migliaia e migliaia di titoli a disposizione, corredati di schede e recensioni a volontà, acquisiti senza pagare il becco di un quattrino. Quanto allo strumento che ne permette la visione, non smetterò mai di ringraziare il sig. Job, pace all’anima sua: si chiama I-PAD, e non costa più di 400 euro. Il programma – udite, udite! –, si chiama You Tube, un marchingegno miracoloso la cui fatica è costituita unicamente dal suo download (e io che fino a ieri odiavo a morte il termine “App”, ignorandone l’utilità .
Dico subito che non troverete né i titoli dei film recenti o relativamente recenti né di tutti i capolavori del passato (buona parte dei quali è anch’essa a pagamento), ma vi posso assicurare che un appassionato di cinema difficilmente resterà deluso, talmente enorme è il “magazzino”.
Calcolando mediamente un film al giorno, saranno non meno di 200 i film che ho visto in questi ultimi tre o quattro mesi, perciò mi limito a dare dei sommari suggerimenti per chi me fosse interessato, sia pure evidenziati in grassetto quando l’ho ritenuto opportuno, fermo restando che, oltre al bianco e nero in generale, la mia curiosità ha finito per rivolgersi anche alle nazionalità e agli autori meno conosciuti.
Buona visione

I

Vecchi film italiani

Consiglio la lettura su Wikipedia dei “100 film italiani da salvare.”

“La città dolente” di Mario Bonnard (che non avevo mai visto).
“Il grido” di Michelangelo Antonioni.
“La lunga notte del ’43" (1960) di Florestano Vancini
“La Banda Casaroli"(1963)
“Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato" (1972)
“Il delitto Matteotti" (1973),

“La viaccia” di Mauro Bolognini;

Di Fellini e di Visconti ci sono vari film, ma quelli immagino che tanti li abbiano visti e rivisti. Consiglio inoltre “L’uomo di paglia” di Pietro Germi


Vecchi film francesi

(Ci sono pochi film con Jean Gabin, i miei preferiti, ma ho rimediato con Lino Ventura e non me ne sono pentito, per quanto già visti quasi tutti).
Comunque:
“Le Chat” con Jean Gabin e Simone Signoret
“Le mura di Malapaga" di René Clement con Jean Gabin e Isa Miranda:
Ho scoperto”, inoltre un autore di qualità assolute: Claude Sautet e quindi:
“Un cuore in inverno" – "Tre amici, le mogli e (affettuosamente)le altre""L’amante”
A chi interessano, inoltre, oltre a un lungo racconto in quattro puntate di ottima qualità sulla Rivoluzione francese, sullo stesso argomento ci sono dei film singoli, secondo me altrettanto degni di essere visti.



Vecchi film americani

I film con Barbara Stanwyck



Cinematografia in lingua inglese di nazionalità varia,


"La risata del gabbiano" di Agùst Gudmundsson –
"Family Pack", un film belga sull’omosessualità femminile di una delicatezza ed eleganza uniche.



Vecchio cinema tedesco

"Le lacrime amare di Petra Von Kant" (1971) di Fassbinder
(Del grande regista tedesco, inoltre, sono disponibili oltre a 4 o 5 altri film, un lungo sceneggiato televisivo in dodici puntate



Vecchio cinema svedese

"Fanny e Alexander"(con sottotitoli) di Ingmar Bergman,che non avevo mai visto.
(In assoluto, forse, quello che ho più apprezzato. Non meno interessante del film ho trovato il lungo filmato sul backstage) . Del grande regista svedese, inoltre, sono disponibili gratuitamente almeno altri tre o quattro film



Cinema russo

Bisogna avere un po’ di pazienza, ma film ce ne sono tanti e tutti sorprendenti.
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“A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro” dice Bukowsky con un umorismo strepitoso, per l’apparente banalità che contiene. E un fatto, comunque, che la solitudine altro non è che un condizionamento essenzialmente volontario, uno strumento indispensabile per...
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11/12/2020 20:10:43
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Ve lo do io il pranzo, il cenone e lo shopping natalizio

08 dicembre 2020 ore 12:40 segnala


Per una volta Federico Fubini, il vice-direttore ad personam del Corriere della Sera che è contemporaneamente un esperto di finanza e un europeista convinto, ha ragione. L’Unione Europea, nonostante le fanfare europeiste, nonostante i proclami superottimistici del ministro dell’economia Roberto Gualtieri, è ancora una volta bloccata. E purtroppo non è assolutamente detto che il Recovery Fund Europeo da 750 miliardi di euro, altrimenti chiamato Next Generation EU, alla fine sarà realmente realizzato. Gli incidenti di percorso possono essere molti, alcuni già visibili, altri imprevedibili. Il futuro dell’Italia è appeso al filo del Recovery Fund, RF, e ai 209 miliardi che il nostro Paese potrebbe cominciare (forse) a spendere nella seconda metà del prossimo anno per rilanciare un’economia moribonda e una società spossata dalla crisi causata dal Covid-19. Tuttavia, Fubini spiega che potrebbero capitare delle brutte sorprese. Il governo Conte aspetta gli “aiuti” dell’Unione Europea come una manna dal cielo ma non è certo che la manna cadrà davvero. È per questo validissimo motivo che il governo dovrebbe cominciare a svegliarsi per trovare e creare anche autonomamente i soldi indispensabili per combattere la crisi.

Attualmente l’opposizione al Recovery Fund da 750 miliardi viene, come noto, da Polonia e Ungheria, i Paesi amici del sovranista Matteo Salvini, capo supremo della Lega: i due Paesi dell’est Europa bloccano un processo di finanziamento della UE che, forse per la prima volta da quando è nato l’euro, è favorevole al nostro interesse nazionale. Viktor Orban e il governo polacco contestano l’intesa raggiunta tra Consiglio e Parlamento Ue sul nuovo meccanismo del RF che legherà l’erogazione dei fondi Ue al rispetto dello Stato di diritto, che invece i due stati dell’est non vogliono osservare. Ma i veri problemi non vengono dai due Paesi ultranazionalisti. Avverte Fubini:"I gruppi tedeschi (come Audi, Opel, Daimler, Bmw, Bosch e Siemens) possono ottenere da Orbán ciò che vogliono, perché l’economia ungherese sono loro”. I governi ungheresi e polacchi sono dipendenti dall’economia tedesca e non potranno opporsi a lungo. Fanno però parte di un gioco più grande di loro

Per Fubini invece gli ostacoli più duri verranno dai Paesi del nord Europa: “I rischi per il Next Generation Eu risiedono più altrove: nelle ratifiche dell’accordo che dovranno passare anche dai Parlamenti di Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia, i cosiddetti «frugali» che dall’inizio si sono opposti al progetto. In Olanda il 17 marzo prossimo ci sono le elezioni politiche, dunque la ratifica slitta (almeno) ad aprile. Danimarca e Svezia sono rette da governi di minoranza che non controllano parlamenti molto sospettosi verso il Recovery Fund. In Finlandia non è molto diverso”.

Nonostante le intese faticosamente siglate qualche mese fa tra i 27 Paesi europei, Fubini avverte che i Parlamenti e i governi di Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia possono ancora respingere gli accordi raggiunti – per i quali l’Italia potrebbe godere di un “aiuto” di 209 miliardi –. Alla fine è possibile che (purtroppo) il complesso processo di approvazione del RF si interrompa e che l’Italia rimanga completamente in panne rovinata dalla più grave crisi sanitaria ed economica della sua storia e da una Unione Europea bloccata dai Paesi dell’Est e dominata dai Paesi del Nord Europa.

Ancora una volta occorre ribadire un’ovvietà. Sarebbe scellerato affidare completamente gli interessi nazionali a istituzioni intergovernative che, come quelle europee, sono formate da Paesi con interessi divergenti e sono dominate dai Paesi più ricchi e potenti, i quali, ovviamente, nel nome dell’Europa unita (??) fanno i loro interessi e non quelli dell’Italia. Ancora una volta bisogna ribattere che è necessario che i governi italiani, a partire dall’attuale governo Conte, trovino soprattutto all’interno del loro Paese la forza e le risorse per uscire dalla crisi.

Siamo avviati su una strada pericolosissima che potrebbe – se non ci saranno svolte – portarci nel baratro finanziario. Mancano le molte decine di miliardi di euro indispensabili per rilanciare l’economia e siamo costretti a chiedere montagne di soldi ai mercati finanziari: il debito pubblico crescerà quest’anno fino al 160% circa del PIL e poi salirà ancora nei prossimi anni. Il debito di stato sta superando i 2.600 miliardi. In questa situazione il governo non può puntare tutto solamente sul Recovery Fund né tanto meno sul famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità - il cosiddetto Fondo Salva (???) Stati, che ha già rovinato la Grecia -.

La BCE sta comprando il nostro deficit pubblico, ma non possiamo sperare che ci appoggerà per sempre. Già oggi la BCE comincia velatamente a dettare condizioni per l’acquisto del debito italiano. Secondo voci ufficiose raccolte dalla Reuters, la BCE di Christine Lagarde ha cominciato a invitare l’Italia a chiedere soldi al MES, al Fondo Ammazza Stati. Un fondo a guida tedesca il cui preambolo (Punto 5B e art. 3 comma 1), come ha illustrato Giampaolo Galli, alla Camera dei Deputati,, recita “il MES attua le proprie analisi e valutazione dal punto di vista di chi eroga prestiti”. Ovviamente, questo è solo il punto di vista di chi ha il coltello dalla parte del manico, non di chi ha bisogno di finanziare la sanità e l’economia.

Ci sono molti nel nord Europa che aspettano la crisi dell’Italia per commissariare lo stato italiano e liquidare le ricchezze del nostro Paese a loro favore. Occorre sempre ricordare che, nonostante gli ideali e gli afflati europeistici, il capitalismo non è un pranzo di gala ma è fondato sulla competizione e sulla subordinazione dei più forti ai più deboli.

Il governo italiano, invece di puntare solo sul Recovery Fund, dovrebbe sperimentare un’altra strada assai più efficace: può infatti emettere titoli-moneta complementari all’euro nel pieno rispetto delle regole dell’eurozona. Peccato che questa proposta sia messa all’angolo dal governo attuale, e che invece paradossalmente siano avanzati progetti analoghi dalla parte sovranista e di destra dello schieramento politico - come l’ala sovranista dei 5 Stelle vicini alla Lega e ovviamente la Lega di Claudio Borghi -. C’è una parte dello schieramento politico che vorrebbe introdurre una moneta nazionale alternativa all’euro (come per esempio la cosiddetta “moneta fiscale”) non solo per uscire dalla UE ma soprattutto per abbattere la democrazia parlamentare e instaurare un presidenzialismo alla Donald Trump.

Tuttavia, a parte le strumentalizzazioni politiche sovraniste, è interesse della nazione e dei politici e dei governi progressisti introdurre dei titoli fiscali che funzionino come moneta complementare (e non alternativa) all’euro per superare l’attuale drammatica crisi senza attendere gli “aiuti” europei. Il sovranismo è contro la democrazia: ma è comunque indispensabile recuperare la sovranità democratica nazionale senza aspettare Berlino, Parigi o Amsterdam.

Se il RF verrà bloccato, l’Italia sarà nuda di fronte alla più grave economica della sua storia. La povertà dilaga con milioni di nuovi poveri, migliaia di piccole e medie aziende chiudono perché non trovano finanziamenti e credito sufficienti, la disoccupazione salirà alle stelle quando ad aprile scadrà il blocco dei licenziamenti. Si rischia l’esplosione sociale.

Il debito continua a crescere e quando il Covid smetterà di colpire, forse nella seconda metà del 2021, i mercati e gli stati forti della UE ci presenteranno il conto. Potremo resistere fino a quando la BCE coprirà i debiti degli stati dell’eurozona comprando gran parte dei titoli pubblici e abbassando i tassi di interesse. Ma poi il debito pubblico nazionale diventerà ingestibile. Saremo in balia dei mercati e dei Paesi più forti della UE, e saremo completamente dipendenti dalla BCE a guida francese. Il governo deve allora prevedere fin da ora soluzioni efficaci e di emergenza per reperire autonomamente le risorse monetarie necessarie per sfuggire dalla crisi, tamponare la disoccupazione dilagante e rilanciare la domanda e gli investimenti, a partire dagli investimenti pubblici.


Enrico Grazzini
( estratto di un articolo pubblicato su Micro Mega)
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« immagine » Enrico Grazzini Per una volta Federico Fubini, il vice-direttore ad personam del Corriere della Sera che è contemporaneamente un esperto di finanza e un europeista convinto, ha ragione. L’Unione Europea, nonostante le fanfare europeiste, nonostante i proclami superottimistici del mini...
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08/12/2020 12:40:59
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Al negozio dove si comprano i mariti

02 ottobre 2019 ore 17:24 segnala




Ovvero: la differente "complicazione" mentale dell'uomo e della donna.

A New York è stato appena aperto un nuovo negozio dove le donne possono scegliere e comprare un marito. All'entrata sono esposte le istruzioni su come funziona il negozio:
• Puoi visitare il negozio solo una volta.
• Ci sono 6 piani e le caratteristiche degli uomini migliorano salendo.
• Puoi scegliere qualsiasi uomo ad un piano oppure salire al piano superiore.
• Non si può ritornare al piano inferiore.
Una donna decide di andare a visitare il Negozio di Mariti per trovare un compagno.
Al primo piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro".
La donna non sta nemmeno a pensarci su, e decide di salire al successivo.
Al secondo piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro e amano i bambini".
La donna pensa "beh, siamo proprio al minimo sindacale" e sale al successivo.
Al terzo piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini e sono estremamente belli".
"Wow" pensa la donna, ma si sente di salire ancora.
Al quarto piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini, sono belli da morire e aiutano nei mestieri di casa".
"Incredibile", esclama la donna, "posso difficilmente resistere!" Ma sale ancora.
Al quinto piano l'insegna sulla porta dice: "Questi uomini hanno un lavoro, amano i bambini, sono belli da morire, aiutano nei mestieri di casa e sono estremamente romantici".
La donna è tentata di restare e sceglierne uno, ma alla fine decide di salire ancora e andare all'ultimo piano.
Arriva quindi al sesto piano. Qui c'è solo un monitor, che ha questa scritta: "Benvenuta! Sei la visitatrice N° 31.415.926 di questo piano. Qui non ci sono uomini: questo piano esiste infatti solamente per dimostrare quanto sia impossibile accontentare una donna. Grazie per aver scelto il nostro negozio".
________________________________________

Di fronte a questo negozio è stato aperto un Negozio di Mogli.
Al primo piano ci sono donne che amano fare sesso.
Al secondo piano ci sono donne che amano fare sesso e sono ricche.
I piani dal terzo al sesto non sono mai stati visitati.
Dal web
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« immagine » Ovvero: la differente "complicazione" mentale dell'uomo e della donna. A New York è stato appena aperto un nuovo negozio dove le donne possono scegliere e comprare un marito. All'entrata sono esposte le istruzioni su come funziona il negozio: • Puoi visitare il negozio solo una v...
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02/10/2019 17:24:01
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Fallo sapere: il caso Marina Ripa di Meana

13 gennaio 2018 ore 10:33 segnala


Estratto dell'articolo
di Valentina Erasmo da MICROMEGA

“Fallo sapere. Fatelo sapere.”

Qual è il messaggio che Marina Ripa di Meana ha affidato alla voce di Maria Antonietta Farina Coscioni e reso noto da Radio Radicale? Eccentrica protagonista del piccolo schermo, stilista e scrittrice, Marina Ripa di Meana si è spenta a 76 anni, dopo 16 lunghi anni di battaglia contro il cancro.

Questo messaggio torna a far riflettere ancora una volta sulle questioni di fine vita, in particolare, sulla legge 38/2010 e sul biotestamento, quest’ultimo approvato grazie all’impegno dell’Associazione Luca Coscioni. L’intento di Marina è stato quello di informare che i malati terminali possano arrivare dignitosamente al momento della loro morte nel territorio italiano, nella propria abitazione accanto alle persone più care, grazie alla sedazione profonda continua. Questa è la strada che le è stata indicata da Maria Antonietta Farina Coscioni, come alternativa al suicidio assistito praticato in Svizzera, scelta da Dj Fabo.

E’ opportuno analizzare possibilità e limiti di questa strada.

In cosa consiste la sedazione profonda e come può essere inquadrato questo trattamento terapeutico? In primis, è opportuno distinguere la sedazione cosciente da quella profonda, trattandosi di due distinti livelli di sedazione.

La sedazione cosciente è quella che viene impiegata in alcuni esami diagnostici che possono risultare dolorosi per il paziente, come la colonscopia, ed è somministrata direttamente dal medico che effettua l’esame (ad esempio, il gastroenterologo). E’ prevista la somministrazione di ipnotici e di analgesici che riducono, fino ad azzerare, il dolore nel paziente durante lo svolgimento dell’esame. Nella sedazione cosciente, il paziente è vigile ed è in grado di interagire con il medico.

Al contrario, nella sedazione profonda, la somministrazione è praticata da un medico anestesista che monitora le funzioni vitali e respiratorie. La sedazione avviene attraverso l’infusione continua di un farmaco che consente di ottenere un livello di rilassamento nel paziente maggiore rispetto alla sedazione cosciente. Nella sedazione profonda, il paziente è addormentato ed è in grado di respirare autonomamente, lo scopo è quello di limitare il più possibile il dolore.

Da questi elementi, si può comprendere come la sedazione profonda continua praticata sui malati terminali non è una forma di eutanasia, che resta proibita in Italia. Come sostiene il Dott. Luciano Orsi, vicepresidente della Società Italiana di Cure Palliative, per la promozione dell’impiego di trattamenti palliativi nei malati terminali, la sedazione profonda continua non va confusa con l’eutanasia poiché:

“diversi sono gli obiettivi, i mezzi utilizzati e i contesti. L’intervento palliativo è un atto terapeutico con cui si vuole liberare il malato dalla sofferenza. L’eutanasia, invece, è la volontà di porre fine alla vita attraverso un farmaco, su esplicita richiesta del malato.” ( TPI news, 07 gennaio 2018)

Inoltre, come si legge nel Giornale italiano di frenologia, sedazione profonda ed eutanasia vanno tenute distinte anche su un piano descrittivo: “come confermerebbero i dati della letteratura internazionale avendo gli stessi dimostrato che la durata media della sopravvivenza dei pazienti sedati in fase terminale non differisce da quella dei pazienti non sedati”( Cembrani, 2017).

Entrando nel dettaglio, emerge la problematicità di questo trattamento: la sedazione profonda continua (chiamata in ambito medico, sedazione profonda continua nell’imminenza della morte) impiegata nei malati in stadio avanzato e terminale, vede l’impiego di farmaci sedativi, ma non di morfina. Ci sono due posologie alternative che possono essere praticate: se il paziente lamenta dolore, difficoltà nella respirazione e delirio, con disturbi crescenti, i sedativi saranno somministrati in maniera progressiva. Altrimenti, nel caso di principio di soffocamento o di emorragia interna o esterna, si procederà con una somministrazione rapida dei sedativi al fine di rendere il paziente incosciente.

Questo significa che nella fase di somministrazione progressiva dei sedativi, il paziente non è in stato di incoscienza, in quanto questo stato si verifica solo nel procedimento di somministrazione rapida. Fondamentale è il rapporto medico-paziente: quest’ultimo può sperare nella sedazione profonda con somministrazione rapida dei sedativi solo sulla base di un rapporto di fiducia precedentemente instaurato con il suo medico.

Difatti, la somministrazione rapida dei sedativi viene praticata molto raramente, in quanto il personale medico che opera sia nelle strutture pubbliche che nelle società private di assistenza domiciliare, rifiuta di praticarla onde incorrere in accuse di eutanasia. Oltre alla rarità della pratica di questo trattamento sul malato terminale, il problema economico: la maggioranza dei palliativisti operano in costose strutture cliniche private presenti nel territorio italiano, lasciando così molti pazienti senza la possibilità di fruire di questo servizio sanitario.

L'aumento della medicina palliativa e della terapia del dolore in Italia sono relativamente recenti e le disposizioni in merito sono risalenti alla legge 38/2010, circa le disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Questa legge ha fatto sì che questo genere di cure siano sì diventate un diritto del cittadino, ma non tutti questi trattamenti sono stati effettivamente erogati e resi disponibili pubblicamente dal 2010.

Accanto alla difficoltà di accesso a queste cure, c’è il fatto che 2 italiani su 3 ignorano persino l’esistenza della legge 38/2010, così come è emerso dai dati dell’indagine condotta dall’Osservatorio volontario per il monitoraggio della terapia del dolore e delle cure palliative da parte della Fondazione Gigi Ghirotti. Su 13.374 schede compilate da pazienti e familiari, il 63% degli intervistati non ne è a conoscenza dell’esistenza della medicina palliativa.

Solo il 35% dei medici indirizza i propri pazienti presso i centri di terapia del dolore presenti nel proprio territorio. Tra i pazienti affetti da dolore cronico, circa il 45% vive da più di 6 mesi senza trovare alcuna soluzione, mentre circa 17% non trova rimedi funzionali alla riduzione del dolore da più di 5 anni (Fondazione nazionale Gigi Ghirotti, 2017).

Un passo in avanti rispetto alla legge 38/2010 è stato visto nella legge sul biotestamento. Come osserva Carlo Troilo, questa legge e l’impegno dell’Associazione Luca Coscioni potranno far sì che sedazione palliativa profonda continua potranno diventare un diritto di tutti i cittadini, nonché un dovere per tutte le strutture sanitarie senza obiezioni di coscienza (Troilo, 2018). La legge sul biotestamento ha contribuito a evitare che il caso Marina Ripa di Meana suscitasse lo stesso clamore sollevato da quello Bettamin, ma non scioglie le problematicità connesse a questi trattamenti, che non risultano così facilmente disponibili al paziente.

Queste problematicità sono riconducibili al fatto che molti medici evitino ancora di praticare la sedazione profonda con somministrazione rapida per non incorrere in possibili accuse di eutanasia, oltre che all’onerosità delle cure palliative e delle terapie del dolore, principalmente erogate da strutture cliniche private o da società private che offrono assistenza domiciliare domestica.

La strada è ancora lunga da percorrere per la conquista dell’autentica libertà del malato sullo scegliere come morire.

La sua ultima battaglia è un passaggio del testimone per tutti noi.

Ciao, Marina.