
Un giapponese cade a terra mentre sta fotografando il panorama di Roma; qualcuno cerca di soccorrerlo, ma l’uomo non dà segni di vita. E’ una delle scene iniziali dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, La grande bellezza. Per coglierne il significato, inutilmente a mia volta cerco soccorso nel mio comprendonio. Non lo trovo neanche quando, a distanza di mesi, per circostanze puramente fortuite, vedo in televisione il film per la seconda volta, e sì che ho intorno a me delle persone dalle quali potrei avere un aiuto: i loro volti sono ancora fermi alla perplessità iniziale, tipica di chi non sa che pesci pigliare.
La risposta l’avrò solo dopo alcuni mesi, quando il film è entrato completamente nel dimenticatoio: sto navigando su Youtube, ed è Carlo Verdone a darmela. Lui è ospite nel salotto di Fabio Fazio insieme al regista del film medesimo. Il giapponese è caduto a terra proprio a causa di quello che stava fotografando, vale a dire il panorama di Roma visto dal Gianicolo, il quale è talmente bello da folgorarlo.
Insomma, una di quelle scene di umorismo nero che Raimondo Vianello si scriveva da sé per recitarla in televisione. Ecco, mi dico, perché sono stato spiazzato: non ero sicuro di aver capito bene la scena (mi era parso che il malore fosse stato causato dal caldo) non solo perché non potevo sospettare di trovare quel genere di umorismo all’interno di un film che si sapeva in partenza non umoristico, ma anche per il fatto che essa non lega col significato delle scene precedenti; niente e nessuno, infatti, né la guida turistica né i turisti né i palazzi o il panorama che stanno guardando ci fanno capire che "sono la bellezza". Per farla breve, quella scena, che vorrebbe essere fortemente simbolica, piove dall'alto come qualcosa di arbitrario, anche col senno del poi la trovo del tutto gratuita.
Per quanto casuale, l’aneddoto può fare da paradigma al giudizio complessivo sul film. La sua qualità (modesta) si riassume nell’uso eccessivamente disinvolto dei vari registri espressivi, che spaziano dall’umoristico al drammatico senza mai fondersi e che trasformano le scene in gag, con dei personaggi che si muovono come delle vere e proprie macchiette. Una macchietta, e perfino patetica, è il personaggio affidato a Verdone, con quella fidanzata che lo prende in giro con un linguaggio e uno stile che sembrano usciti dalla fantasia dei fratelli Vanzina (altro che omaggio a Fellini), così come somigliano a delle pantomime le scene che deridono la Performance Art mediante una Marina Abramovich dipinta come una semi-deficiente, la Chiesa cattolica osservata attraverso la didascalica volgarità di un cardinale che parla sempre di cibo e financo la vocazione missionaria vista attraverso la caricatura di Maria Teresa di Calcutta. Figure umane tutte ridotte più o meno a mere interpreti dell’Imbroglio Umano, senza il beneficio, non certo del mistero ma neanche del dubbio.
Poco significativo il personaggio “serio” di Sabrina Ferilli, né riscattano l’evidente grossolanità di tutta la fauna da circo che popola il film i contenuti qua e là ironico-intellettual-filosofici o comunque meno umoristici che fanno capo al personaggio principale (pur nella bravura di Toni Servillo), tutto sommato – specie i dialoghi – convenzionali (si pensi a quella lunga chiacchierata in terrazza fra lui e i suoi amici che si pretenderebbe ironicamente brillante e originale ma che chissà quante volte abbiamo ascoltato in un film di serie B).
E allora il Golden Globe che ha vinto? O il recente endorsement sull’Oscar datogli da un uomo di cinema del calibro di Martin Scorsese? Ce ne faremo una ragione pensando all’idea tutta sbagliata che dell’Italia hanno personaggi perfino del livello di Woody Allen. Errori di punti vista capaci di produrre capolavori di bruttezza come To Rome with love.
Gli americani, inoltre, stravedono per l’Italia artistica e, se parliamo di cinema, hanno una vera e propria venerazione per Fellini. Una venerazione che li porta a guardare poco realisticamente a un mondo che li ha fatti sognare e del quale verosimilmente il film di Sorrentino ha sprigionato un po' di quel genere di profumo che si aspettavano di sentire.