
film documentario di Martin Scorsese, George Harrison: living in a material world
La storia di un musicista riletta attraverso le testimonianze degli amici. Pescando il meglio del meglio da oltre 600 ore di video privati. «C’erano nastri di varie epoche nei formati più bizzarri.
Dell’amico e compagno di band, John Lennon amava dire: «George non è un mistero, ma il mistero dentro di lui è immenso». «Mi fa piacere che lei citi quella frase» dice la signora Harrison «forse la più corrispondente alla vera natura dell’uomo che ho amato. Un uomo che oscillava fra gli estremi, tra le suggestioni filosofiche e spirituali dell’India e una passione divorante per la Formula uno. Era affascinato dalla straordinaria chimica che si sviluppava tra l’uomo e la macchina. Qualcosa di inafferrabile, come la relazione tra un uomo e le corde della chitarra. George era soggetto a grandi infatuazioni, ma non sviluppava mai dipendenza. Aveva innalzato una barriera invalicabile tra lui e il mondo che lo circondava. La vita da star e i capricci della fama non lo attraevano. La meditazione era il suo antidoto. Ricordo che una volta, per disintossicarsi dalle tossine del mondo materiale, intonò un mantra per quasi tre giorni. In buona parte trascorsi in auto tra le campagne inglesi. Aveva ben chiaro che niente è per sempre».
A cominciare dalla vita. Prima che gliela portasse via un tumore ai polmoni, nel 2001, aveva provato a strappargliela, era il 1999, l’allora trentenne Michael Abram, uno stalker psicopatico che, dopo essersi introdotto di notte in casa Harrison, lo accoltellò sette volte prima di essere messo al tappeto da Olivia. «L’ho colpito con uno strumento per la brace del camino e una lampada. Gli ho letteralmente cambiato i connotati (come si vede bene in una scena del film, ndr). Quella notte George scoprì la vera natura di una donna messicana (il cognome da nubile di Olivia è Trinidad Arias,ndr): dolce ma aggressiva quando serve».
È a lei che decine di compagne di famosi si sono rivolte per cercare di carpire il segreto della lunga e armoniosa relazione con George. «Il segreto è non divorziare. Sembra una banalità, ma non lo è. Fuggire non è una soluzione. Io e mio marito abbiamo creduto fino in fondo che nessuna discussione potesse essere più forte del nostro amore. Non si abbatte una casa perché c’è una crepa nel muro».
Così come, racconta Olivia, non si fugge dalla morte quando sta inesorabilmente per arrivare. «Quando si è spento, la sua stanza era piena di luce. Ha fatto di tutto per andarsene in pace con il cuore pieno di amore. Ai trattamenti micidiali e dolorosi, a cui veniva sottoposto quasi ogni giorno, rispondeva cantando mantra fino a raggiungere uno stato di trance».