Mi raccomando, non siate choosy!

28 ottobre 2012 ore 23:04 segnala






Mi raccomando, non siate choosy



Martedì sera, solito appuntamento con Ballarò; mentre sparecchio e giro e rigiro in cucina, ascolto distrattamente la copertina iniziale di Crozza. So che di solito prende in giro i ministri ospiti e fa oggetto della sua satira pungente personaggi e fatti rilevanti della settimana per cui non presto grande attenzione a quanto sta dicendo, però mi colpisce una parola del suo discorso, mai sentita prima e di cui non riesco ad intuire il significato. “Ciusi” ( lo scrivo come si pronuncia) ripete più volte Crozza e ci infila una tirata delle sue sul ministro Fornero.
Dapprincipio penso che sia una parola del gergo o del dialetto ligure o torinese, vista l'origine dei due, comunque continuo a non comprendere a cosa il comico si riferisca e non mi fa ridere per niente.
Qualche giorno dopo, mi capita di vedere in un Tg, lo spezzone video che mostra la ministra Fornero parlare dal palco di una qualche associazione imprenditori, o roba del genere, e raccomandare ai giovani, col tono della consigliera sapiente e della madre saggia, di non essere troppo “choosy” come direbbero gli inglesi, schizzinosi, in italiano, nella scelta del lavoro.
Mentre la guardo con la sua sciarpina elegante, con la sua arietta da sciura della buona borghesia torinese, gesticolare controllata e sfoderare con tono snob il suo bel vocabolo inglese, sono colta da una voglia repentina di darle una legnata sulla testa, per farla zittire, e per fortuna che ci separa un video, altrimenti le provocherei lesioni gravi e forse permanenti.
Ma dove vive la Fornero? Sulla luna, su Marte , certo su un pianeta lontanissimo dall'Italia , perchè sembra ignorare che qui un ragazzo qualunque, di una famiglia normale, anche diplomato, laureato,
o semplicemente dotato di voglia di lavorare, un lavoro lo cerca per anni, e, pur di avere qualche soldo in tasca, si accontenta di quello che passa il convento, accetta qualunque cosa, magari fa anche lo stagista gratis per farsi un curriculum, altro che choosy!
Certo il ministro Fornero , per modestia, non ci viene a raccontare di quanto sia stata brava sua figlia che, appena ventottenne è già professore universitario, guarda caso nella stessa università dove insegnano mamma e papà, non solo, il suo piccolo genio ha anche un importante incarico in un istituto di ricerca, insomma non uno, ma due posti fissi. Ma come, a noi vengono a dire basta col posto fisso, non esiste più, reinventatevi e poi lei ne ha addirittura due?
Comunque noi Italiani non ci scandalizziamo certo per questo, anzi diamo per scontato che sia così, i curricula dei giovani normali valgono carta straccia nei concorsi, non perdete nemmeno tempo a mandarli, tanto è già tutto previsto e deciso. Così ha detto un docente universitario ad una ragazza di mia conoscenza, che voleva prepararsi per un concorso di dottorato di ricerca alla Sapienza.

Anche io mi sono sentita umiliata da quelle parole, come cittadina e come madre che sta vivendo in prima persona le difficoltà del proprio figlio che, ancora una volta, non più tardi di un mese fa ha fatto le valigie ed è andato all'altro capo d'Italia per un favoloso contratto a progetto, paga irrisoria se si considera che non ci sono limiti di orario, né malattia, né ferie ecc..ecc..
Almeno stavolta pare ci sia il contratto, perchè finora aveva lavorato a “prestazione professionale”, un'altra bugia che nasconde 8 / 10 ore lavorative.
Laurea con 110 e lode e menzione accademica = paga oraria inferiore a quella di una colf o di un operaio non specializzato, con tutto il rispetto per queste categorie lavorative.
Ma noi non ci lamentiamo, mica siamo così choosy.
Che ci sia una crisi mondiale è noto a tutti, cerchiamo di affrontarla stringendo i denti, manteniamo ancora i nostri figli già adulti facendo enormi sacrifici, ma almeno abbiate il buon gusto di non venire a prenderci per i fondelli con questi discorsetti da maestrina insulsa, indegni di un ministro che dovrebbe soppesare in ogni momento le sue parole, nel massimo rispetto del proprio paese, dei suoi cittadini e dei sacrifici ormai intollerabili che stanno sopportando, anche per colpa di una politica dissennata e ladra.

“Siate affamati, siate folli”, questo davvero vorrebbero sentirsi dire i giovani, con tutta la vita davanti per poter realizzare i loro sogni.......che abisso, cara Fornero, ma quello era un grande, nemmeno laureato, pensa un po', tu invece mi sembri la contabile del negozio, col grembiule nero e il registro dei conti davanti.

Forse, però, madame Fornero, in quei giorni, aveva preso ispirazione dalla notizia, proveniente dalla Gran Bretagna, paese dove evidentemente amerebbe vivere,di un giovane ventiduenne, laureato in discipline musicali, che aveva accettato di fare lo spaventapasseri umano per 1000 sterline al mese.

Allora coraggio ragazzi, armatevi e partite per la Gran Bretagna , forse ancora sul mercato ci sono posti da spaventapasseri liberi e poi lì 1200 euro almeno ve li danno e, comunque, fa curriculum perchè si dice che, da quelle parti, il curriculum conti davvero, anche se non siete figli di un ministro.





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« immagine » Mi raccomando, non siate choosy Martedì sera, solito appuntamento con Ballarò; mentre sparecchio e giro e rigiro in cucina, ascolto distrattamente la copertina iniziale di Crozza. So che di solito prende in giro i ministri ospiti e fa oggetto della sua satira pungente...
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LA TELEFONATA

23 settembre 2012 ore 04:29 segnala
E' bastata una telefonata a scombussolare la nostra rutinaria quotidianità, già impigrita dalla calura estiva.
Una telefonata così all'improvviso, da Torino, e tu che ti domandavi_ ma quando l'ho inviato a questi il mio curriculum?_ nemmeno te lo ricordavi, forse a gennaio o febbraio.E poi quel viaggio organizzato in tutta fretta, spendendo una fortuna di biglietti e facendo per di più un viaggio da cani, già perchè era fine agosto e tutti rientravano alla base; ma il colloquio doveva essere per quel lunedì e tu hai voluto tentare, presentarti, vedere con i tuoi occhi e mostrarti per quello che sei e che vali.
Sei andato lì rischiando che ti dicessero: "grazie ma non è questa la figura professionale che stavamo cercando". Eri stanco, esausto. Volevi solo distendere le gambe e invece hai fatto il colloquio e ti sei sforzato di sorridere, di essere socievole ed espansivo, ma nel contempo deciso; hai indossato la tua camicia migliore e hai mangiato da McDonald’s per non spendere troppo, proprio tu che odi McDonald's. Io sono rimasta qui a fare il tifo per te, pur sapendo che in palio ci sarebbero state al massimo poche centinaia di euro e forse il gioco non valeva la candela.Ma, dentro di me, pensavo _voglio con tutte le mie forze che se ne vada da questa città, non importano i soldi, deve costruirsi un futuro lontano da qui, da questo luogo dove tutto è stato sempre più difficile che altrove, dove se non hai la conoscenza giusta o il padre con un'attività ben avviata, un laureato è pagato meno, molto meno di una colf e deve anche ringraziare se lo trova un posto.

_Ti farò sapere_ le classiche parole che ti fanno ripiombare nel limbo dell'incertezza e del dubbio.

Passano i giorni e tutto tace, in fondo non è una gran perdita, per cominciare un contratto a progetto per 6 mesi per favolosi 800 euro, e la sistemazione? il vitto e l'alloggio? Forse è proprio meglio lasciar perdere e rimanere qui, col solito tran tran, col tempo, se avrai fortuna potrai fare veramente l'architetto, come vuoi tu.
In fondo tu sei fiducioso, pensi che questa Palermo voglia cambiare,sebbene guardandosi intorno non sembrerebbe, hai tanti progetti per la testa, e poi speri che con Orlando le cose comincino a prendere un'altra piega, basta clientelismo, basta illegalità ostentata sotto gli occhi di tutti e tollerata perchè così va il mondo ed è inutile "fare bile" o "pigliarsi collera"come si usa dire da queste parti, qui siamo a Palermo, mica a Milano, che pretendete? Non si può cambiare in poco tempo una mentalità radicata da secoli di malgoverno ed intrisa di mafia.

Ti squilla il telefonino, dall'altra parte una voce che ti dice che lui ha fatto la sua scelta e, se sei d'accordo, sei assunto e puoi cominciare dalla prossima settimana.

A questo punto la crisi, i dubbi maturati in quei dieci giorni diventano angoscia, non sai decidere, ma istintivamente vorresti rifiutare e rimanere qui, qui c'è la vera sfida, qui ci vuole il vero coraggio per realizzare i propri sogni, non vuoi fare le valigie a vita, la gavetta a vita, non vuoi dipendere ancora dai tuoi genitori.
Ci tormenti coi tuoi dubbi, non sai quello che vuoi e che devi fare, forse anche da questa scelta può dipendere il tuo futuro, il classico bivio, ti affidi perfino alla sorte e tiri la monetina più e più volte e sempre esce "restare".
Ormai siamo ai ferri corti, mi accorgo in queste circostanze di quanto la mia mentalità sia ancora di vecchio stampo,per te cerco più sicurezza, meno sacrifici di quanto io e tuo padre abbiamo dovuto affrontare restando in questo paese, che adesso mi disgusta e mi fa paura.
Mi sono stancata dei raccontini melodrammatici sulla città fatiscente, il calore delle persone, l’immondizia scenografica, Ballarò, la Vucciria, piazza Magione. Questi ormai sono solo i luoghi della criminalità, travestita da liberalizzazione dell’alcol, della droga e chissà di che altro.Mi sono stufata di sentir parlare dell'ospitalità e del grande cuore dei Siciliani, della bellezza del mare e del clima, in realtà qui non gliene frega niente a nessuno di voi, altro che Steve Jobs " Stay hungry, stay foolish" , frase meravigliosa, di sprone e incoraggiamento all'inventiva , ma provate ad andare in una banca a chiedere un finanziamento o ad intaccare un sistema consolidato;altro che valorizzare i giovani meritevoli e preparati, prima si devono sistemare i figli di tale o tal altro, risolvere la patata bollente degli operai della Gesip, qualche migliaio di persone, parecchi ex detenuti, assunte col solito sistema clientelare prima di qualche elezione e che, adesso, mette a soqquadro la città perchè non ci sono più i soldi per mantenerli.

Non credo più alle promesse di nessuno perchè siamo in una terra di nessuno, viviamo nella deregulation più totale, dobbiamo anche pagare il pizzo ai posteggiatori abusivi che spuntano da ogni dove, in qualunque strada, piazza,angolo.Eppure tanti hanno rigato sempre dritto, hanno studiato, faticato, meritato, sperato in un futuro migliore nella loro città, ma la vita ha i suoi tempi e non la puoi sprecare solo aspettando, hai diritto ad avere una casa, una vita tua, un riconoscimento del tuo impegno, fiducia nelle tue potenzialità.
Lo so, io e tuo padre forse abbiamo forzato le tue decisioni, non abbiamo rispettato fino in fondo i tuoi desideri,per quanto confusi, e ti abbiamo spinto a partire, a provare questa nuova esperienza, in una città che, dicono, sia molto vivibile e ben organizzata, ma ho il cuore pesante d'angoscia per questo, per aver mortificato un pò i tuoi sogni, per non aver valorizzato le tue convinzioni ed il tuo coraggio.
Un'altra valigia, che deve contenere quasi tutta la tua vita per i prossimi mesi, un altro aereo, un ultimo abbraccio all'aeroporto e si parte per l'ignoto.




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E' bastata una telefonata a scombussolare la nostra rutinaria quotidianità, già impigrita dalla calura estiva. Una telefonata così all'improvviso, da Torino, e tu che ti domandavi_ ma quando l'ho inviato a questi il mio curriculum?_ nemmeno te lo ricordavi, forse a gennaio o febbraio.E poi quel vi...
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LE COSE PARLANO DI NOI

17 giugno 2012 ore 22:13 segnala
Le cose parlano di noi

Oggi, leggendo la presentazione di un libro, ho avuto modo di riflettere su quanto gli oggetti che usiamo, gli ambienti che abitiamo, tutto ciò di cui ci circondiamo, in realtà parlino di noi molto più di mille parole. Usano codici diversi, che, ad un'attenta osservazione ,rivelano molti aspetti del nostro carattere e perfino della nostra psiche, senza che noi nemmeno ce ne rendiamo conto. Forse è perciò che ci sentiamo a nostro agio in una stanza piuttosto che in un'altra, o addirittura in un particolare angolo della nostra casa, perchè lì, in ordine o in disordine,c'è qualcosa legato ad un ricordo, ad un'abitudine, ad un nostro modo di essere, basta uno sguardo che ci rimanda ad una sensazione, ad un odore impercettibile che la nostra memoria ha catturato magari in un viaggio o durante la nostra infanzia; un colore che ha il potere di renderci inconsciamente sereni o, al contrario, che ci disturba perchè stona col resto che lo circonda.
. Succede persino con la cosa più anonima, quella di cui abbiamo dimenticato provenienza e funzione, perché così intrecciata al tessuto del nostro quotidiano da aver finito per sparirci dentro. Un mestolo, una spazzola, un lenzuolo, o una tazza da tè:tutto fa parte di noi e potrebbe raccontare una storia, con cui la nostra storia si è intrecciata.

Mi viene in mente un famoso quadro, la camera da letto dipinta da Van Gogh nel suo soggiorno in Provenza, ad Arles, dove il pittore sembrava aver trovato un angolo di pace . Una camera spoglia, quasi misera, con quel letto di legno rustico e la sedia impagliata, ma dove il colore giallo dominante doveva, almeno nelle intenzioni dell'artista, suggerire il riposo e la tranquillità, che sembrava avere trovato. Eppure, se guardiamo meglio, i quadri sembrano cadere dalle pareti, il mobilio è compresso nello spazio, la prospettiva è ignorata, insomma il tutto comunica quasi un senso d'angoscia, rivelatore della sua profonda instabilità interiore, che lo portò di lì a poco in manicomio.




Detesto quelle case ordinatissime, ma fredde, dove dalla camera da letto alla cucina tutto è stato comprato già coordinato, come da catalogo, a me piace ricercare, mischiare, abbinare colori e forme, vecchio e nuovo, costruire nel tempo gli spazi in cui vivere, sentirli miei.
Le scatoline che colleziono mi parlano di ogni mio viaggio, mi fanno ricordare luoghi e volti ormai sbiaditi dal tempo, le ceramiche, magari sbeccate , affollate nella mia cucina , mi parlano di un passato in cui gli utensili non erano ancora di acciaio inox e mi fanno respirare aria di tempi lontani, di una cultura contadina che ormai rivive solo ad uso e consumo dei turisti. Tutto occupa uno spazio suo, ben definito e lì deve rimanere.
(Un tempo la cucina era il mio piccolo regno e doveva essere calda e rustica come un buon piatto di pasta e fagioli, come il ragù tradizionale, come i piatti della nostra tradizione.)



Un vasetto di sabbia del Sahara sta in bella vista nel mio bagno, insieme alle ampolline da profumo acquistate in una fabbrica di essenze in una cittadina egiziana di cui non ricordo nemmeno il nome, ma della quale mi è rimasto impresso il tè alla menta offertoci ed un intenso profumo di gelsomino; accanto, sulla stessa mensola ,una scatola di conchiglie raccolte sulla spiaggia della baia di Sainte Marie, vicino a Washington.



Mondi diversi e lontani che convivono e magari si saranno già incontrati nella notte dei tempi.
E così tanti altri oggetti, a cui sono profondamente legata, parlano della Paola aspirante esploratrice, amante dei viaggi, a modo suo collezionista, in realtà spinta dal desiderio di portarsi via un pezzetto di quei mondi dove forse non tornerà più.
C'è però anche la Paola disordinata e pigra, come testimoniano le pile di biancheria da stirare che si ammonticchiano sulle sedie nella stanza da lavoro, ben nascoste agli occhi estranei, ma che mi danno l'angoscia quando entro, però lì accanto c'è anche un pezzetto della Paola aspirante artista che si dà da fare ogni tanto con colori, pennelli e carte da decoupage.
Se apriamo un vecchio armadio ci troviamo una serie di stoffe, pezze di vario genere, tende e una macchina da cucire, risalenti al periodo creativo che mi colse qualche anno fa e rimaste fatalmente incompiute.
Sono un po' volubile, lo ammetto, intraprendo cose che spesso lascio a metà per pigrizia, per noia o perchè il mio perfezionismo mi lascia insoddisfatta di quanto realizzato; però non butto via niente, tutto rimane conservato e fatalmente dimenticato in armadi, cassetti e scatoloni.
Nella libreria, in uno scaffale, conservo ancora non solo alcuni dei miei libri scolastici, ma anche i quaderni dei miei appunti di liceo e quando, raramente, li riprendo in mano mi assale una grande nostalgia di quegli anni lontani, in cui ingenuità e speranza si fondevano e la fantasia volava oltre le spesse pareti dell'aula non vedendo l'ora di compiere finalmente diciott'anni, per noi, allora, l'età della libertà.

Ognuno di noi , dunque, conserva qualcosa che rappresenta un collegamento speciale, unico, al proprio passato, alla propria storia personale. Oggetti che possono anche possedere un valore commerciale, ma non necessariamente. Lì giace la nostra memoria, la nostra ricchezza. Una fotografia incorniciata, un orologio non funzionante.,una vecchia bambola, un animale di peluche, una collezione di soldatini, un servizio di piatti. Come sono arrivati a noi, perché li teniamo ancora accanto?








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Le cose parlano di noi Oggi, leggendo la presentazione di un libro, ho avuto modo di riflettere su quanto gli oggetti che usiamo, gli ambienti che abitiamo, tutto ciò di cui ci circondiamo, in realtà parlino di noi molto più di mille parole. Usano codici diversi, che, ad un'attenta osservazione ,r...
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LA SCELTA

31 maggio 2012 ore 02:43 segnala
LA SCELTA






Questa è una storia triste, come tutte le storie che riguardano bambini che soffrono, bambini a cui è negata la gioia di vivere una vita serena, fatta di giochi, di amici, di corse in bicicletta , di calci ad un pallone, insomma una vita normale., ma è anche la storia di una scelta che ci fa riflettere sul significato che ognuno di noi dà alla vita.

Mentre lo scorso 12 maggio tutto il mondo festeggiava la festa della Mamma, la CNN mandava in onda un'intervista con Kimberly, la mamma di Ryan Kennedy, un bimbo di nove anni,che vive nel Michigan, la cui tragica vicenda ha immediatamente commosso gli Stati Uniti che, via Twitter e facebook si sono mobilitati inviando migliaia di messaggi al piccolo Ryan.
Ryan ha solo 9 anni , ma da cinque combatte contro l'ependimoma, una rara forma di tumore al cervello: nella sua breve vita ha già subito sette operazioni, due cicli di radioterapia e quattro di chemio. Nonostante tutto ciò, a febbraio una tac ha rivelato che il tumore ha raddoppiato le sue dimensioni da novembre. A questo punto, Ryan ha detto basta: ha chiesto alla madre di smetterla con i trattamenti, di lasciarlo morire. È il suo ultimo desiderio.
"Ha deciso che non vuole più prendere medicine, che non vuole più essere operato perché fa male. Vuole solo vivere la sua vita, nuotare, fare le cose che fa ogni altro bambino", ha raccontato Kimberly alla Cnn. "Quando gli ho detto che il tumore era cresciuto, si è messo a urlare, e a piangere, ripetendo - Te l'ho detto, mamma, non voglio più fare niente. Ho finito, ho finito con queste cose".
"Ryan sta abbastanza bene in questo momento. Si fa forza, dorme per la maggior parte del tempo ma ha dei momenti in cui è lucido, e ci parla. Persevera".
I genitori non si sono opposti alla sua decisione di dire basta a cure dolorosissime, terapie troppo invasive e continue operazioni chirurgiche, ma hanno voluto rispettare la scelta estrema del loro bambino.
“Lo aiuterò in qualsiasi cosa lui voglia. Ho intenzione di essere lì per lui e amarlo in questo modo“, queste le parole di Kimberly, sua madre.

E’ un diritto scegliere di morire? Se si, è un diritto che può essere dato in mano ad un bambino di 9 anni ?
Questo è un interrogativo che molti si porranno leggendo questa storia;
hanno agito correttamente i genitori rifiutando altre possibilità di cura o piuttosto avrebbero dovuto insistere, magari credere al miracolo, opporsi alla volontà del loro bimbo, considerandolo troppo piccolo per decidere se vivere o morire?
So da persone che hanno visto spegnersi i propri cari tra lunghe sofferenze che, dentro di sé, quasi si auguravano che la morte giungesse presto, figuriamoci che tortura avere sotto i propri occhi ogni giorno il calvario di un figlio, un calvario senza speranza.
Perchè dunque acuire la sua sofferenza con altre dolorose cure, troppo dure da sopportare per un bambino di appena nove anni, probabilmente inutili, un vero e proprio accanimento terapeutico?
Per me questa è una mamma straordinaria, il suo Ryan non è solo un bambino, è prima di tutto una persona e, come tale, lei lo ha trattato rispettandone la volontà fino alla scelta estrema.
Dopo tanto tempo trascorso in ospedale Ryan è tornato a casa, felice di ricevere tanti messaggi da ogni parte dell'America e del mondo, in attesa del suo compleanno che forse, a detta dei medici, non riuscirà a festeggiare.
Anche lui, così come tantissimi altri bambini, avrebbe desiderato qualcosa di diverso per sè, ma così non è stato e insieme con la sua mamma, tra non poche difficoltà e molta sofferenza ha abbracciato il suo crudele destino.
Ho voluto parlarvi di Ryan  perché troppo spesso noi ci lamentiamo per molto meno mentre c'è chi davvero lotta quotidianamente per vivere anche solo un giorno in più, ma, soprattutto, perchè Ryan ci sta insegnando una grande lezione: cosa significa vivere! Che non combacia con l'accanimento terapeutico e le cure fino a morte-vegetativa-dichiarata .




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LA SCELTA « immagine » Questa è una storia triste, come tutte le storie che riguardano bambini che soffrono, bambini a cui è negata la gioia di vivere una vita serena, fatta di giochi, di amici, di corse in bicicletta , di calci ad un pallone, insomma una vita normale., ma è anche la storia...
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Quel 23 maggio,.storia di una testimonianza

22 maggio 2012 ore 15:36 segnala
QUEL 23 MAGGIO......STORIA DI UNA TESTIMONIANZA E DI UN PAIO DI SCARPE

Quel 23 maggio del 92 lo ricordo quasi come fosse ieri, era un sabato, sembrava uno come tanti altri, soleggiato e piuttosto caldo, data l'estate incombente.
Il pomeriggio dovevo uscire per delle commissioni, mio figlio, allora bambino, era da un amico ed io ero libera . Stranamente, cosa per me rara, decisi di prendere l'autobus per andare al centro così avrei perso meno tempo nel traffico caotico del sabato e nel cercare posteggio.
Dovevo occuparmi del regalo di nozze per mia nipote, entrai in qualche negozio di argenteria, mi informai su alcuni articoli ma non ne feci niente per quel giorno, allora mi dedicai ai negozi di scarpe.
Si erano fatte circa le sei ed io stavo guardando le vetrine perplessa tra i vari modelli, quando sentii la voce agitata di un passante che diceva – pare che ci sia stato un attentato-.
Vivevamo, in quel periodo, con un morto ammazzato al giorno, la città risuonava giorno e notte delle sirene delle auto di scorta ai vari magistrati, ormai ci eravamo abituati a quel clima di guerra tanto che ormai i titoli dei giornali non ci facevano più effetto. C'erano già stati degli attentati eclatanti come quello al giudice Chinnici, al magistrato Terranova, a Pio La Torre, e a vari altri rappresentanti dello stato, ma erano passati diversi anni e, soprattutto, si era concluso il famoso maxiprocesso con la condanna di mafiosi importanti e questo ci sembrava un enorme passo avanti nella lotta alla mafia e poi si era costituito il pull antimafia con magistrati eccezionali che avevano iniziato ad incrinare l'impenetrabile omertà mafiosa. Insomma ora lo Stato sembrava più forte e finchè i “malacarne” si ammazzavano tra loro, a noi, gente comune, poco importava.
Ricordo che la frase di quel passante mi creò un senso di inquietudine: un altro attentato, a chi? Dove?
Poi non mi soffermai più di tanto, entrai nel negozio e comprai quelle scarpe. Me le ricordo ancora benissimo, blu, Superga, con delle pietre luccicanti e i lacci di seta,come andavano di moda in quel periodo. Forse le ricordo così bene perchè da quel giorno non le indossai che pochissime volte, non le potevo guardare senza che mi riassalisse il terribile ricordo di quel giorno.
Dopo circa una mezz'oretta, appena uscii dal negozio, ebbi come l'impressione di trovarmi in un'altra strada, in un'altra città: voci concitate, capannelli, gente che accelerava il passo come in preda alla paura, ed una frase ricorreva di bocca in bocca – C'E STATO UN ATTENTATO AL GIUDICE FALCONE-
Tutti cercavano di sapere di più e ci si domandava gli uni agli altri cosa fosse successo veramente ma, soprattutto, Lui era morto?
Quella bolla che da anni, da sempre, aleggiava come una cappa sulla città, mista di paura, di silenzio, ma anche di una flebile speranza era come se adesso fosse scoppiata, sepolta per sempre sotto le macerie di una vuota disperazione. Hanno vinto loro, hanno vinto un'altra volta, saremmo stati per sempre prigionieri del Male, il paladino ( perchè tale era diventato Falcone nel nostro immaginario senza che nemmeno ce ne rendessimo conto) aveva combattuto ed aveva perso, l'Idra aveva moltiplicato le sue teste ed inghiottiva chiunque osasse affrontarla.
Il traffico cittadino sembrava come impazzito, salii sul primo autobus nella speranza di arrivare a casa il più presto possibile per sapere cosa fosse veramente accaduto, ma anche l'autobus rimase bloccato nell'ingorgo che si era creato. A questo punto ricordo soltanto sirene urlanti, mezzi della polizia che si facevano largo nel caos dato che la direzione è proprio quella che porta all'aeroporto di Punta Raisi , sgomento ed incredulità.
Alla fine, dopo quasi un'ora , decisi di scendere dall'autobus e farmela a piedi fino a casa, dove, increduli, apprendemmo l'enormità di quella tragedia che ormai è diventata parte della storia di questo paese.
Dicono che quella sera, nel carcere dell 'Ucciardone, qualcuno nelle celle brindò a champagne.

Sono trascorsi vent'anni da quella immane tragedia a cui seguì appena un mese dopo quella di Paolo Borsellino, ma il sangue di quegli eroi è stato un seme fecondo per questa città e questa terra, ha prodotto germogli che speriamo si moltiplichino e mettano radici stabili, davvero le idee di quegli uomini straordinari hanno camminato sulle gambe di tanti che si sono impegnati e si impegnano quotidianamente nella società civile per affermare la Legalità. Un pugno di ragazzi giovanissimi ha dato vita ad “Addio Pizzo”che è diventata un baluardo contro il raket promuovendo iniziative di sostegno a favore dei commercianti che denunciano gli estortori.
Noi insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado abbiamo lavorato intensamente promuovendo iniziative di ogni genere perchè è proprio la scuola che può svolgere un ruolo importantissimo per cominciare a cambiare la mentalità e la cultura di una generazione .
Quando fu arrestato Totò Riina, un mio alunno venne in classe tutto contento e mi disse – professoressa oggi sono felice- Era un ragazzino del quartiere Zen, dove allora insegnavo, tristemente famoso per la criminalità e le infiltrazioni mafiose, dove se ti rubano il motorino o qualche altra cosa non vai a denunciarlo alla Polizia, gli “sbirri” come li chiamano loro, ma ti rivolgi al boss di zona o a qualcuno di influente perchè te lo faccia ritrovare e stai sicuro che lo riavrai, ma gli dovrai prima o dopo dimostrare la tua gratitudine, quando lui te lo chiederà.

Qualche tempo fa ho ritrovato nel fondo di un armadio le mie scarpe blu Superga coi lacci di seta e le pietruzze brillanti, intatte come nuove; le ho riguardate, le ho prese e le ho buttate. Ormai non servono più.

Domani, alle 17 e 58 ci sarà una grande folla sotto l'albero Falcone, venuta da ogni parte d'Italia a celebrare il ventennale della strage; si farà una catena umana e tutti a quell'ora si fermeranno per un minuto di silenzio.
Io sarò tra loro.

“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.”

(Paolo Borsellino)




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QUEL 23 MAGGIO......STORIA DI UNA TESTIMONIANZA E DI UN PAIO DI SCARPE Quel 23 maggio del 92 lo ricordo quasi come fosse ieri, era un sabato, sembrava uno come tanti altri, soleggiato e piuttosto caldo, data l'estate incombente. Il pomeriggio dovevo uscire per delle commissioni, mio figlio, allora...
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Un pensiero per mia madre

13 maggio 2012 ore 19:46 segnala




Cara Mamma sono molti anni che sei mancata, tanti, troppi eppure l'immagine del tuo volto non si è ancora sbiadita nella mia memoria, nè il tocco dolce delle tue mani che, seppure rovinate un pò dal lavoro domestico, erano pur sempre bellissime.Mi manchi fisicamente, questo è indubbio, mi manca sentire la tua voce, ma ti sento pur sempre accanto a me e spesso mi rivolgo a te, quasi dialogando, per chiederti aiuto e consiglio,in cerca di quel conforto e protezione che solo le braccia grandi di una madre possono dare.C'è una forma di comunicazione tra noi, spirituale e interiore perchè il legame tra madre e figlio non riesce ad interrompersi nemmeno con la morte, continua sotterraneo ed invisibile, percepito solo dal cuore.
Da lassù sicuramente avrai trovato un modo per comunicare con me.
Oggi è la festa della mamma , ma io non posso portarti nemmeno un piccolo dono, nemmeno la pianta che tanto ti piaceva , con un sorriso la prendevi e la mettevi nel tuo giardinetto accanto alle altre.
Io metaforicamente l'ho comprata e l'ho donata a te.
Auguri mamma, dovunque tu sia.







La mano che fa dondolare la culla
è la mano che regge il mondo.


William Ross Wallace

I quadri che ho inserito sono opere di Mary Cassat, un apittrice americana di metà ottocento che si formò in Francia, fu coinvolta nel movimento impressionista e che, pur senza averla potuto vivere personalmente, si distingue per la grande quantità e qualità di dipinti dedicati alla maternità…
I soggetti sono visti con tenerezza, ma senza mai sconfinare nell'eccessivo sentimentalismo. Spero vi piacciano, io li trovo bellissimi



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« immagine » Cara Mamma sono molti anni che sei mancata, tanti, troppi eppure l'immagine del tuo volto non si è ancora sbiadita nella mia memoria, nè il tocco dolce delle tue mani che, seppure rovinate un pò dal lavoro domestico, erano pur sempre bellissime.Mi manchi fisicamente, questo è indub...
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Basta una foto

05 maggio 2012 ore 03:04 segnala
Qualche giorno fa ho deciso di aggiungere la foto al mio profilo di chatta superando le remore che mi avevano sempre trattenuto dal farlo, sia per mantenere una certa privacy, sia perché, in questo contesto, non mi e' mai interessata l'immagine delle persone con cui comunico.Insomma, io non mi ero iscritta per rimediare qualche avventuretta, ne' cercare compagnie maschili con secondi fini, ma solo per partecipare a qualche forum in cui discutere e dibattere argomenti vari. Per parlare del piu' e del meno non mi importa la faccia del mio interlocutore, mi interessano i suoi argomenti, i suoi punti di vista, le sue idee.
Dopo quasi tre anni di frequentazione del forum si sono create delle simpatiche amicizie tra alcuni di noi più assidui, abbiamo organizzato anche un incontro per conoscerci di persona e la nostra amicizia si e' rafforzata.
Per farla breve, ho ritenuto bello ed anche giusto che i miei amici virtuali, pochi ma buoni, mi conoscessero anche di persona ( ammettendo che una "fotina" possa dare un'idea di chi siamo) e potessero soddisfare la loro legittima curiosità e così, scelta una delle foto scattate qualche giorno prima (non ho voluto barare inserendone una di un decennio fa!) colta da infantile entusiasmo e temerarietà, zac, ho premuto il fatidico tasto e via:incollata foto.

Mi e' bastato poco, forse meno di mezz'ora, per capire quale significato possa assumere una foto per il pubblico maschile di una chat: kiss a raffica, richieste d'amicizia da tizi coi quali mai c'era stato prima il benché minimo scambio di una parola, ne' una visita al blog, messaggi nella posta privata tra i quali
non poteva mancare, la classica missiva dai contenuti osceni. Per non parlare dei nickname degli aspiranti "amici", tra l'allusivo e il ridicolo, e molti ragazzotti più giovani di mio figlio.
Ho pensato: ma mi devo sentire lusingata oppure offesa?
Ma poi mi sono chiesta perche' questi non danno uno sguardo un po' più attento al mio profilo? Alla mia età magari? Mi mantengo benino, pero', Dio mio, non direi di essere proprio una Circe incantatrice.
Non ci vuole molto per rendersi conto che non e' l'aspetto che conta molto qua dentro, ma l'equivalenza foto=possibile disponibilità. Ti mostri? Allora probabilmente sei in cerca .....
Mi domando perche' mai un ventenne dovrebbe voler parlare con me e non piuttosto con qualcuna più vicina alla sua età: per chiedermi consigli sul suo futuro?
E che dire di quelli di ogni fascia d'età , e non sono pochi, che nei loro profili dichiarano come hobby, spesso unico, il sesso?
Io direi che sono dei poveri sfigati.
A onor del vero ci sono qui in chatta anche molti uomini sensibili, corretti, colti
Coi quali e'piacevole e interessante conversare o leggere i loro blog, che non nutrono secondi fini se non quello di un'amicizia e di una frequenza, seppure virtuale, ma troppi ancora cercano nelle chat o nei social network solo l'incontro facile e mi limito a dire questo per non scadere nella volgarità.


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Qualche giorno fa ho deciso di aggiungere la foto al mio profilo di chatta superando le remore che mi avevano sempre trattenuto dal farlo, sia per mantenere una certa privacy, sia perché, in questo contesto, non mi e' mai interessata l'immagine delle persone con cui comunico.Insomma, io non mi ero...
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05/05/2012 03:04:32
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24 aprile, mio compleanno

24 aprile 2012 ore 20:20 segnala


Oggi, 24 aprile è una bellissima giornata di primavera, un pò ventosa come al solito da queste parti, ma soprattutto è il giorno del mio compleanno. Le primavere sono ormai parecchie, ma, per fortuna, non me le sento ancora tutte.
Come ogni anno, da quando ho passato la mezza età, mi propongo di ignorarlo, quasi, aspettando che la giornata trascorra in fretta, ma poi non capita mai, c'è sempre qualche novità che lo rende una giornata abbastanza speciale e così senti meno il passare degli anni, senti che ci sono persone per le quali conti e che ti vogliono bene e questo ti ricompensa di tante giornate grigie, nelle quali ti senti oppressa dalla routine e vorresti cambiare la tua vita con un tocco di bacchetta magica.
Ieri sera, ad esempio, allo scoccare della mezzanotte, i miei due uomini di casa, marito e figlio, mi hanno fatto una sorpresa bellissima:me li vedo venire in camera cantando "Tanti auguri" felici come due fanciulloni, tenendo in mano un pacco






incartato con una comunissima carta di giornale e con sopra un foglio bianco scritto con un pennarello nero. In tempi di austerity non ti aspettare una confezione di lusso e poi un asemplice frase "Noi ci crediamo in te" ed altre parole affettuose. Dentro, un regalo bellissimo, un IPAD.
Inutile dire che mi hanno spiazzata con la loro gioia quasi infantile.In questi momenti ti dimentichi di tutte le volte che ti fanno incavolare per un motivo o per l'altro e gli perdoneresti tutto.
Per imparare ad usare l'IPAD mi ci vorrà poi un corso di recupero intensivo, però affascinata dal nuovo giocattolo ci ho giocato fino alle quattro di notte.
E poi stamattina un risveglio pigro e quanti messaggi su FB, alcuni davvero inattesi e le telefonate delle amiche più care.
Mi ero proposta di non fare torte, né tantomeno comprarne, dato che sto lottando da mesi con la bilancia e inevitabilmente vince lei, ma poi penso che il compleanno viene una sola volta all'anno e bisogna far festa, ringraziare la vita per quello che hai e per quello che ti ha concesso e quindi......vaffa pure alla bilancia e così vada per la torta , con le tradizionali candeline.



Ad ogni boccone penso a quanto dovrò sudare su quel tapis roulant per scontare questo peccatuccio.
Oggi non voglio fare bilanci, ho tutto il resto dell'anno per tirare le somme della mia vita, e perciò voglio solo fare un brindisi a me stessa :batacin e siccome è il mio compleanno e non posso chiedervi di farmi un regalo, vi chiedo solo di sorridere.



Così, se vi capita in giornata di sorridere a qualcuno, moglie, amico, sconosciuto, ecco, pensatemi per un momento e questo sarà il regalo migliore per me.
Una parte del vostro sorriso di certo renderà migliore anche la mia giornata.






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Buonanotte in poesia

19 aprile 2012 ore 01:20 segnala





Tu non dormi. No. Io non dormo.

Tu non dormi. No. Io non dormo.
Stiamo parlando sotto le stelle.

Siamo qui, due rose meditabonde
nella pace della terra.


( Ramon Jimenez)


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Riflessioni

18 aprile 2012 ore 19:26 segnala
Venerdì scorso, 13 aprile ( guarda caso che data !) ore 8.21 del mattino ero sul punto di alzarmi, i miei erano pronti per uscire ed io mi godevo l'idea del caldo caffè del mattino, quando improvvisamente si avverte una specie di vento sotterraneo ed in un attimo la casa comincia a ballare sotto i nostri piedi: il terremoto! Non sono nuova a questa esperienza, anche un mese e mezzo fa, di sera, c'era stata una scossa ondulatoria abbastanza evidente, ma stavolta la percezione del pericolo è stata per tutti più forte. Scossa sussultoria di 4.5 della scala Richter. Ed io abito in una villetta di soli due piani, figuriamoci come hanno ballato nei piani alti dei palazzi. Sono balzata dal letto come un'anguilla, gridando, lo confesso, in preda alla paura, con l'intento di precipitarmi fuori casa, ma ero in pigiama e fuori pioveva. Che fare? Non riuscivo a decidere se vestirmi di fretta e scappare fuori o aspettare. Nel frattempo restavo immobilizzata aspettando se si verificasse un'altra scossa.
In quei momenti ti rendi conto che contro le forze della natura non puoi fare proprio nulla,ti senti completamente in balia del destino e speri che ti vada bene. Che succederà nei prossimi minuti? E la tua casa resisterà? In quegli attimi non ti importa più di niente, non pensi nemmeno a prendere borse, soldi, ma solo a scamparla.
A me, poi, manca totalmente il sangue freddo necessario nelle situazioni di pericolo,rimango come un baccalà incapace di reagire.
A mente fredda impossibile non pensare alla precarietà della nostre esistenze, giorno per giorno conduciamo la nostra vita, facciamo progetti per il futuro, ci arrabbiamo magari per delle sciocchezze , ci affanniamo per guadagnare di più, per avere di più, come se dovessimo durare per sempre e poi, in un attimo, basta solo un attimo e tutto può finire.
Noi non decidiamo proprio niente, ci illudiamo di farlo. Io non ho mai creduto al destino , sono stata sempre fermamente convinta che fossero le nostre scelte a determinare il nostro percorso di vita,però oggi mi domando:quanto pesa una componente di fatalità nelle nostre esistenze? Penso, ad esempio, ai terremotati dell'Aquila;quanti hanno avuto la vita completamente ribaltata da quella catastrofe naturale? Oltre a chi ha perso i propri cari, quanti altri hanno dovuto chiudere le loro attività,abbandonare i propri progetti ed i propri sogni per il futuro?
Mi ha particolarmente colpito in questi giorni la tragica ed immatura morte del giovanissimo calciatore Morosini, 25 anni ed un futuro nel mondo del calcio.Una vita, la sua,segnata da tragedie familiari gravissime,gli rimaneva solo una sorella disabile a cui lui provvedeva. Perchè tanto accanimento della sorte nella vita di questa famiglia e di questo ragazzo?Perchè morire così anche lui, nel fiore della giovinezza, senza concedergli la possibilità di realizzare la propria vita? Non trovo una spiegazione.



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Venerdì scorso, 13 aprile ( guarda caso che data !) ore 8.21 del mattino ero sul punto di alzarmi, i miei erano pronti per uscire ed io mi godevo l'idea del caldo caffè del mattino, quando improvvisamente si avverte una specie di vento sotterraneo ed in un attimo la casa comincia a ballare sotto i...
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