La resa (racconto)

26 aprile 2012 ore 08:36 segnala


25 gennaio 20..?



La coda è lunghissima, come sempre. Le persone che la compongono si stringono nei cappotti, la temperatura è abbondantemente sotto lo zero. Dal negozio esce un uomo anziano. Indossa un elegante completo grigio, sembra quasi non sentire il freddo. Incurante della gente che lo osserva con ansia, infila una chiave nella serratura incassata nel muro. Dopo qualche istante una pesante lastra d'acciaio inizia a scendere lentamente coprendo la vetrina. L'uomo si volta e fissa la folla ammutolita.
- Andate a casa, ho finito tutto, tornate domani. - Una coppia di anziane donne vicino all'entrata inizia a piangere sommessamente. Uno dei pochi bambini presenti strattona la madre urlando. - Ho fame... ho fame! - Un violento ceffone gli spegne le parole in gola, prima d'essere trascinato via. Un giovane uomo, inutilmente trattenuto dalla fidanzata, afferra il negoziante per le spalle facendolo voltare. Non ha nemmeno il tempo d'alzare il braccio per colpire. La sua testa esplode con un rumore raccapricciante. Sangue e materia cerebrale investono l'uomo che gli sta di fronte e parte della vetrina.
La fidanzata, inorridita, osserva i due uomini apparsi come dal nulla. Riconosce i famigerati miliziani, gli spietati tutori dell'ordine, corpi speciali voluti dal dittatore in persona. Indossano tute d'assalto nere, il volto coperto da passamontagna che lasciano intravedere solo gli occhi, ghiaccio puro. Sconvolta e furibonda si lancia contro di loro. Una raffica delle micidiali mitragliette a puntamento laser la coglie all'altezza del petto, muore ancora prima di toccare il suolo. I paramilitari la oltrepassano senza degnarla d'uno sguardo. Quando arrivano davanti al negozio, l'uomo anziano è ormai solo, la gente è fuggita. Con un fazzoletto cerca maldestramente di togliere le macchie dal costoso abito.
- Tutto bene signore? - L'uomo li guarda spazientito per poi ribattere. - No, non va tutto bene, i vostri capi mi avevano assicurato protezione continua! A momenti ci lascio le penne! - I due si lanciano uno sguardo d'intesa poi quello che aveva parlato per primo continua. - Mi dispiace signore, siamo intervenuti appena ci hanno avvisato dal comando, non succederà più. - L'uomo smette di pulirsi e li fissa sarcastico scuotendo il capo. Estrae quindi le chiavi dalla serratura e indica le decine di telecamere installate praticamente dappertutto. - Ho pagato fior di quattrini al vostro capo per la protezione ed ora... ora mi trovo due cadaveri davanti al negozio! E sono stato aggredito! - Il miliziano che sino a quel momento era rimasto in silenzio scatta come un serpente che si avventi sulla preda. - Senti figlio di puttana, il fatto che tu abbia sempre pagato le tasse non ti da il diritto di rivolgerti così al signor presidente! - L'uomo spalanca gli occhi ed inizia a tremare convulsamente. La morsa dell'altro è ferrea. - Domani potresti trovarti in fila davanti al tuo stesso negozio, assieme a questi miserabili. - Il vecchio annuisce freneticamente e il militare allenta la presa. - Per questa volta non farò rapporto, ma ora liberati di quei due cadaveri. - Indicando col mento gli sventurati fidanzati. Il vecchio scuote ancor di più la testa e, vincendo la nausea, afferra il giovane morto sotto le ascelle per poi trascinarlo verso la porticina di fianco al negozio.
- Incredibile come la gente si faccia ammazzare per un pezzo di pane... - osserva uno dei due mentre si allontanano dalla panetteria. - Vero... - risponde l'altro. - Anche se costa duecento euro al chilo le code sono sempre chilometriche. - A un tratto la radio appesa alle loro cinture emette un crepitio. - Attenzione pattuglia due, movimenti sospetti nei pressi del distributore di carburante di via primo maggio ... passo. - Il più anziano si affretta a rispondere. - Ricevuto comando, siamo in zona, interveniamo subito... passo e chiudo. - Dirigendosi quindi velocemente verso il posto indicato. - Spero di non dover sparare ancora oggi. - afferma il più giovane. - Se le persone reagiscono così per il pane, cosa faranno per la benzina? Proprio oggi ho sentito che ha raggiunto i mille euro al litro. -




25 aprile 20..?



L'anziano dittatore osservò impassibile i monitor. Era la fine ormai. Davanti agli occhi acquosi e stanchi, migliaia di persone stavano mettendo a ferro e fuoco la capitale. Seppe con certezza che, a breve, avrebbero scoperto anche il bunker in cui se ne stava rintanato assieme ai pochi fedelissimi. Vide la propria statua, eretta anni prima nella piazza principale, venir demolita in un batter d'occhio. Vide i pochi miliziani ancora in prima linea, venir circondati e linciati dalla folla affamata e inferocita.
Anni prima, molti anni prima, era stato incaricato di risolvere la crisi che attanagliava il paese. Una situazione temporanea, gli era stato assicurato. E lui, stimato professore ed economista che di politica masticava poco o nulla, aveva accettato subito, conscio che l'impresa sarebbe stata ardua ma con la prospettiva di forti guadagni personali. Tra le prime cose aveva, da subito, introdotto tasse altissime che avevano gettato la popolazione nel panico. I suicidi per disperazione ormai non si contavano più, le famiglie faticavano anche solo a fare la spesa settimanale. Migliaia di negozi avevano dovuto chiudere i battenti, i prezzi, già esorbitanti, erano aumentati in maniera esponenziale, si era ormai sull'orlo del baratro. Nonostante ciò il popolo aveva tentennato a reagire, aveva esitato, ognuno aveva pensato unicamente a se stesso, a come poter risolvere la propria, di situazione. Ed egli aveva sfruttato quelle debolezze, aveva imposto la dittatura con la forza e senza particolari difficoltà.
Questo sino a pochi mesi prima, quando una coppia di giovani fidanzati era stata trucidata davanti a una panetteria. Le persone presenti al fatto, disgustate e ormai al limite, avevano assaltato un distributore di carburante poco distante appiccando il fuoco. Fu il primo segnale della disfatta, a poco a poco gli incendi si erano moltiplicati, la caccia ai miliziani diventò lo sport preferito, nessun prigioniero. Tre mesi di guerra civile misero a ferro e fuoco il paese, morti e feriti non si contavano ormai più.
L'anziano dittatore si passò le mani nodose sul volto quindi fissò il gruppetto di persone che lo attorniavano. Senza dire una parola, si alzò appoggiandosi al bastone e si diresse verso l'uscita del bunker. Gli altri, mestamente, lo seguirono.
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Il grande fiume

20 aprile 2012 ore 23:24 segnala
Passeggiare sulle rive del fiume era sempre stata una sua passione. Quando un problema lo assillava, quando il frastuono della città gli penetrava nella testa, impedendogli di pensare con serenità e assennatezza, si recava senza indugio sulle lanche desolate e solitarie del Po. La giornata si presentava nuvolosa, ogni tanto qualche goccia di pioggia gli bagnava i radi capelli, faceva freddo. Si era giunti ormai alla fine d'aprile, ma sembrava una giornata di metà autunno, il vento sferzava gli alberi e gli faceva lacrimare gli occhi. Si era tolto le scarpe e le calze, i piedi affondavano nella sabbia umida, quindi si era seduto e osservava, in lontananza, i tetti della città. Scegliere quel posto gli era sembrato naturale, sentiva dentro una grande calma. Stormi di gabbiani reali e cornacchie grigie lo sorvolavano di continuo, sembravano presagire qualcosa. Seguiva con lo sguardo le loro piroette, le geometrie virtuali che si disegnavano contro la volta del cielo grigio, e ogni tanto se lo perdeva verso l'estremo orizzonte. Una volta spariti dalla sua vista, tornava a rimirare il gruppo di case a qualche centinaio di metri dal punto in cui si era seduto. La sua si trovava là in mezzo, anche se non riusciva a distinguerla. Quella casa che aveva tanto desiderato, quella per cui aveva sputato sangue. Ora era vuota, i mobili venduti. I futuri proprietari non sarebbero mai venuti a conoscenza del dolore immenso che aveva albergato protetto da quelle pareti, quel fardello era suo, solo suo. Si era alzato di scatto e avvicinato alla riva. Nel momento in cui l'acqua gelida gli aveva bagnato le dita dei piedi, aveva sussultato leggermente, quindi aveva proseguito. Il fiume era in secca e prevedeva di arrivare sino alla metà della sua larghezza, ma non era un problema. La corrente era forte, ma la sua risolutezza lo era ancora di più, lentamente avanzava. L'acqua gli arrivava ormai al petto, ancora pochi passi e sarà finita, aveva pensato. D'un tratto si era sentito afferrare per le caviglie, una forza mostruosa lo trascinava verso il fondo. L'istinto di conservazione lo aveva spinto a roteare ferocemente le braccia, la lotta era impari. In uno squarcio di lucidità aveva finalmente capito cosa stava succedendo. Mulinelli. Uno dei micidiali gorghi del fiume lo stava risucchiando, aveva smesso di agitarsi.



Era stato solo un attimo e si era ritrovato di nuovo in auto con sua moglie. Sono di ritorno da una festa e ha bevuto molto. Lei ha insistito per guidare ma lui non ha voluto sentir ragioni “Meglio io ubriaco che tu sobria” aveva sghignazzato. Subito dopo, lo schianto. L'auto accartocciata, il fumo e lui che riesce ad uscire dal rogo, lui solo. La moglie e il figlio che portava in grembo ardevano all'interno dell'ammasso di lamiere.



Aveva sentito l'acqua riempirgli i polmoni, ancora poco e li avrebbe raggiunti, finalmente. Poi, come l'aveva ghermito, il mulinello lo aveva "sputato" letteralmente fuori. L'aria gli aveva riempito di nuovo il torace indolenzito. Poi alcune voci, una barca che si avvicinava. Il fiume aveva deciso, non era ancora tempo.
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Passeggiare sulle rive del fiume era sempre stata una sua passione. Quando un problema lo assillava, quando il frastuono della città gli penetrava nella testa, impedendogli di pensare con serenità e assennatezza, si recava senza indugio sulle lanche desolate e solitarie del Po. La giornata si...
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La Cura (Racconto)

12 aprile 2012 ore 17:51 segnala




Come avrebbe affrontato Chiara? Questo si chiedeva mentre, le mani affondate nelle tasche, si avviava stancamente verso casa. Sino a quel momento era riuscito a nascondere il tutto abbastanza bene, anzi, si era stupito della facilità con cui l'aveva ingannata. Chiara era perdutamente innamorata, non avrebbe mai potuto dubitare di lui. Pendeva letteralmente dalle sue labbra, accettava senza troppe domande ciò che lui le propinava. Eppure i segnali c'erano stati. Sposati da sette anni, avevano deciso di aspettarne almeno un paio prima di avere figli, erano giovani, ci sarebbe stato tempo. Le stagioni passavano, nel frattempo, avevano abbandonato qualsiasi tipo di precauzione e facevano l'amore quasi tutte le sere. Ma Chiara non rimaneva incinta e questo lo fece decidere. Senza dire nulla a sua moglie si era sottoposto ad alcuni esami. Se fosse risultato completamente sano avrebbe convinto anche lei a farli, sicuro che non avrebbe fatto obiezioni. Era una gelida mattina di febbraio quando si recò allo studio medico per ritirare il referto. Fabio era un andrologo molto conosciuto in città, ma era anche suo amico da una vita. Dopo aver varcato la soglia capì immediatamente che qualcosa non andava. Il medico lo fece accomodare e parlò chiaro da subito. Non avrebbe potuto avere figli. La notizia lo sconvolse a tal punto che le successive parole dell'amico gli risultarono incomprensibili. Quando si scosse riuscì a captare solo la fine del discorso. - … ma è una cura costosa, molto costosa. - Fabio gli aveva ripetuto pazientemente in cosa consisteva il trattamento. Si trattava di una cura innovativa e senza garanzie di successo, per il momento. Nessuna traccia di compassione nella sua voce, solo la realtà dei fatti. Uscito dallo studio si era fatto due conti, non ce l'avrebbe mai fatta. Avevano già un mutuo e la rata dell'auto sulle spalle, nessuna banca gli avrebbe concesso un prestito, nemmeno quella per cui lavorava. Nel breve tragitto verso casa era giunto a due conclusioni. La prima era che non avrebbe detto nulla a Chiara, almeno per il momento. La seconda lo aveva spaventato già dal momento in cui aveva concepito l'idea ma, con suo grande stupore, aveva iniziato ad attuarla già dal mattino dopo, sino a due ore prima, quando il direttore l'aveva convocato nel suo ufficio. Senza tanti preamboli l' aveva accusato di essersi appropriato dei soldi della banca, piccole cifre che, giornalmente, sottraeva dai versamenti dei clienti. Come aveva potuto fare una cosa simile? Come aveva solo pensato di farla franca? Era rimasto in silenzio e con il capo chino per tutta la durata del colloquio, incapace di difendersi. Difendersi da cosa poi, sapeva benissimo che avrebbero potuto scoprirlo, era stato un pazzo a pensare di far passare inosservate le operazioni illecite compiute sui conti dei clienti. Il direttore gli aveva messo un foglio davanti, erano le sue dimissioni. Aveva preso meccanicamente una penna e aveva firmato subito. Solo allora aveva trovato la forza di alzare la testa fissando il direttore. - Bianchi... - aveva proseguito questi in tono più indulgente. - Suo padre morirebbe per questo, se ne rende conto vero? - egli aveva annuito e l'altro aveva continuato. - Solo l'amicizia che mi legava a lui mi impedisce di denunciarla immediatamente, ha una settimana di tempo per restituire ciò che ha preso...






- Aveva lasciato la frase in sospeso, ma il significato era sin troppo chiaro, sarebbe andato in galera se non l'avesse fatto. Tutto ciò che aveva “prelevato” sino a quel momento si trovava sul conto corrente del medico che aveva iniziato la cura. Fabio aveva infatti convinto il suo socio, il dottor Petrelli, anche lui una persona di cuore, a dilazionare il pagamento e l'aveva ringraziato per questo. E ora avrebbe dovuto affrontare Chiara. Era ormai giunto dinanzi alla villetta in cui abitavano. Non vide l'auto e quasi se ne rallegrò, come se il poter rimandare il confronto gli potesse esser d'aiuto. Era entrato in salotto e si era lasciato cadere sul divano. Aveva preso il cellulare dalla tasca e chiamato il medico che stava cercando di aiutarlo a diventare padre. Un paio di giorni prima aveva rifatto gli esami, stava chiamando per conoscerne l'esito: una delusione. Dopo tre mesi di cura gli spermatozoi risultavano sempre deboli, doveva portare pazienza gli disse l'altro. Gli aveva ricordato altresì che le probabilità erano scarse, che era stato avvisato sin dall'inizio. Aveva chiuso gli occhi per un momento, come per riuscire a sopportare tutti quei fallimenti, mentre Fabio ancora parlava senza che lo ascoltasse, come se non si trovasse più all'altro capo del telefono. Si era ripreso per un attimo, aveva ringraziato nervosamente e chiuso la conversazione. Tutto era stato inutile, sarebbe andato in prigione per niente. Il rumore dell'auto che entrava nel vialetto lo distolse da quei pensieri. Quando Chiara entrò in casa lo trovò seduto in cucina. Sul tavolo, davanti a sè, un bicchiere di vino con accanto la bottiglia mezza vuota. Lo guardò stupita e allarmata. Gli chiese il perché di quella sorpresa, come mai non si trovasse al lavoro. - Chiara, ti devo parlare... - cominciò, ma lei lo zittì ponendogli l'indice sulle labbra. - No amore, qualsiasi cosa tu debba dirmi non potrà mai essere più importante di ciò che ti devo dire io...- Lo prese per mano e lo trascinò in salotto, sul divano.- Mi odierai per questo lo so, ma te lo devo dire... - Un campanello d'allarme squillò prepotentemente nella testa. Che avesse scoperto tutto? Forse che il direttore l'avesse informata dei fatti? Scoprì di avere le mani sudate, le gambe martellavano violentemente il pavimento, era tesissimo. - Tesoro... - continuò lei... - Ho fatto alcune visite, purtroppo non potremo avere dei figli... - gli gettò le braccia al collo e scoppiò in un pianto dirotto. Lui rimase come impietrito, gli venne da ridere e piangere al tempo stesso. - Lo so... - continuò lei tra i singhiozzi. - Avrei dovuto dirtelo, parlartene. Ma avevo paura di perderti, conosco il tuo desiderio di avere un figlio... perdonami. - Le accarezzò i capelli e quando l'attirò a sè stava tremando. - A meno che... - proseguì lei. - … a meno che non segua una cura, è molto costosa e non ci sono garanzie, ma sarebbe l'unica strada...
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« immagine » Come avrebbe affrontato Chiara? Questo si chiedeva mentre, le mani affondate nelle tasche, si avviava stancamente verso casa. Sino a quel momento era riuscito a nascondere il tutto abbastanza bene, anzi, si era stupito della facilità con cui l'aveva ingannata. Chiara era perdutamen...
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L'uovo di Pasqua

08 aprile 2012 ore 08:58 segnala
Il mercato è gremito. Una moltitudine di persone si incrocia, si prende a spallate, impreca. Mi inserisco anch'io nella fiumana e subito gli odori mi assalgono pregnanti e pungenti. Il vociare continuo mi fa quasi dimenticare il motivo per cui sono arrivato sino al centro di quella confusione. Ho sempre detestato i luoghi troppo affollati. Punto diritto alla bancarella che m'interessa, in questo sabato pasquale è quella più affollata naturalmente. Le uova di cioccolata esposte sono di ogni tipo. Piccole, medie, grandi ed enormi. Non guardo i prezzi, non mi interessano. Un bimbo mi passa accanto piangendo disperatamente, vuole l'uovo della sua squadra del cuore. Finiti. La madre lo strattona borbottando di altre bancarelle, al massimo andranno all'ipermercato dice. Distolgo lo sguardo e mi concentro sul venditore anzi, sui venditori. Sono marito e moglie e li conosco di vista. Abitano nel mio stesso quartiere e mi ripugna quello che sto per fare, ma la loro bancarella è la più vicina a una via di fuga. Sono indaffaratissimi, attendo. Ho già adocchiato l'uovo che m'interessa, non grandissimo ma carino. Nonostante la giornata sia fresca sento il sudore colarmi sulla schiena. Cerco di darmi un contegno. Mi guardo intorno e alzo il braccio per guardare l'ora. Che scemo, l'orologio ora è al polso di uno che nemmeno conosco. L'ho venduto un paio di giorni prima, diciamo che l'ho regalato visto il valore e quello che ho spuntato. Mi volto per l'ennesima volta a controllare. Quando mi rigiro il braccio scatta veloce. Strappo l'uovo dalla sua sede e mi allontano senza fretta. Non oso voltarmi di nuovo. Le gocce di sudore sulla schiena sembrano essersi trasformate in cubetti di ghiaccio. Ancora pochi metri e sarò fuori dalla bolgia, al sicuro. EHI LEI...FERMO! La voce è decisa, autoritaria. Mi blocco sul posto e chiudo gli occhi. Una mano mi cinge il bicipite costringendomi a voltarmi. Quando li riapro la testa inizia a girarmi in maniera vorticosa, sapevo che sarebbe accaduto, la mia carriera di ladro è finita ancor prima di cominciare. Scortato dai vigili in servizio al mercato ritorno verso la bancarella. La gente si scosta e mi guarda con ribrezzo, alcuni forse mostrano pietà, compassione. Il venditore mi osserva senza dire una parola poi si rivolge agli agenti. Uno di loro gli restituisce l'uovo e dice che no, non serve la sua denuncia, sono stato colto sul fatto. Arrivo al comando distrutto. Quando mi chiedono se voglio chiamare il mio avvocato scuoto la testa. E chi se lo può permettere un avvocato? Non mi rinchiudono in una cella, questo succede solo nei telefilm. Resto seduto in un ufficio con un agente che mi guarda distrattamente. Osservo la porta e l'idea di fuggire mi attraversa la mente. Ma non sono sicuro che le gambe possano reggere. Un paio d'ore più tardi un ufficiale fa il suo ingresso e congeda l'agente prendendo il suo posto. In mano ha un foglio che appoggia sulla scrivania. Inizia a leggerlo. Ogni tanto alza gli occhi e mi fissa. Quando finisce si lascia andare sulla poltrona. Non dice nulla ma la domanda è implicita. Potrei dirgli che sino a pochi mesi prima possedevo una piccola azienda. Potrei dirgli che ho dovuto licenziare i miei cinque dipendenti per mancanza di ordinazioni. Potrei dirgli che le tasse mi stavano ammazzando. Potrei dirgli che il mio attuale domicilio è la mia auto, senza assicurazione, senza bollo e sopratutto senza benzina. Potrei dirgli che mia moglie ha voluto il divorzio. Invece mi limito a sussurrare - Volevo solo un uovo per il mio nipotino...
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Il mercato è gremito. Una moltitudine di persone si incrocia, si prende a spallate, impreca. Mi inserisco anch'io nella fiumana e subito gli odori mi assalgono pregnanti e pungenti. Il vociare continuo mi fa quasi dimenticare il motivo per cui sono arrivato sino al centro di quella confusione. Ho...
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La messa

01 aprile 2012 ore 10:51 segnala
Dal balcone osservo i "fedeli" sciamare verso la chiesa. La giornata è soleggiata e una leggera brezza solleva gli eleganti abiti delle signore. Le vedo riunirsi in gruppetti. Le parole mi giungono indistinte nonostante il gran vociare. Vedo una di loro lisciarsi la gonna candida, le altre la osservano per un istante, poi annuiscono non troppo convinte. Nel frattempo il sagrato si riempie, i bambini si rincorrono. Uno dei più piccoli cade e si sbuccia un ginocchio. Arriva la madre e la sculacciata parte immediata, sospetto che il pianto sia dovuto più a quello che alla piccola ferita. Non sa, povero pargolo, d'aver allontanato la madre dalle amiche. Costei, mentre con un fazzolettino cerca di "medicare" il minuscolo ginocchio, si volta verso il gruppetto, ridono, cosa si è persa? Si alza trascinando con se figlio e lacrime. Mancano ancora cinque minuti, gli uomini, in disparte, discutono della partita della sera prima. Uno di loro, credendo di essere in curva, si lascia sfuggire un'imprecazione, subito fulminato dall'anziana signora con deambulatore che gli sta accanto. La messa sta per iniziare, le famiglie si riuniscono di nuovo, il pargoletto piangente viene preso in braccio dal padre che cerca di consolarlo. La madre, quasi con dispiacere, si allontana dalle amiche, fine del primo tempo. All'uscita si ricomincerà, il pranzo è già pronto, bisogna solo scaldarlo, che fretta c'è? Domenica prossima è Pasqua, molta più gente, nel mezzo una settimana di lavoro, altre storie da raccontare...
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Dal balcone osservo i "fedeli" sciamare verso la chiesa. La giornata è soleggiata e una leggera brezza solleva gli eleganti abiti delle signore. Le vedo riunirsi in gruppetti. Le parole mi giungono indistinte nonostante il gran vociare. Vedo una di loro lisciarsi la gonna candida, le altre la...
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Il nulla

31 marzo 2012 ore 23:05 segnala
Fisso il monitor da circa un paio d'ore. Nulla. Miriadi di idee attraversano il mio cervello cercando un punto d'incontro. Nulla. Mi butto sui tasti in maniera frenetica quando, per un istante, credo d'aver trovato la via giusta, la storia perfetta. Dopo una cinquantina di righe rialzo la testa dolente, seleziono il tutto...cancello. Nulla. Ma non demordo, domani è domenica, la sveglia resterà muta e la voglia di scrivere è impellente, quasi arrogante direi, è lei che comanda il gioco. Stasera non ho nemmeno cenato, sono arrivato a casa quasi in stato di trance, nemmeno il tempo di togliere il giubbotto che il computer già emetteva i suoi ronzii...Il cibo? Un'appendice, un surrogato. Riparto frenetico sui tasti, altre cinquanta righe e cancello. Nulla. I palmi delle mani raschiano le guance ruvide di barba non fatta. Il mal di testa aumenta di pari passo alla mia frustrazione. Sono le cinque del mattino e la suoneria del cellulare mi fa sussultare. Guardo il numero e metto il silenzioso. Non ho voglia di nessuno in questo momento, siamo soli, io e il mio computer, è una sfida. Nulla. Ha vinto lui. Trascinandomi su gambe insensibili mi avvio verso il letto sfatto dalla notte prima. Appoggio la testa sul cuscino e la stanza sembra girare, dapprima lentamente poi, come un vortice, sempre più veloce. Chiudo gli occhi e la storia, come per incanto, mi appare nitida e chiara. Faccio per alzarmi ma le gambe non rispondono. Più aumenta lo sforzo più la storia prende forma, ma è inutile, la spossatezza ha il sopravvento e mi lascio andare. Domani, mi dico, sarà per domani...Nulla.
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Fisso il monitor da circa un paio d'ore. Nulla. Miriadi di idee attraversano il mio cervello cercando un punto d'incontro. Nulla. Mi butto sui tasti in maniera frenetica quando, per un istante, credo d'aver trovato la via giusta, la storia perfetta. Dopo una cinquantina di righe rialzo la testa...
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Mi ride il culo

31 marzo 2012 ore 13:54 segnala


Si, mi ride perché al di la della preferenza politica quest'individuo mi ha sempre provocato ribrezzo. Per par condicio lo equivalgo a Fede dall'altra parte. Ieri è stato "smerdato" dagli operai, quelli veramente colpiti in maniera inusitata da questo governo tecnicapestro. I suoi due ospiti (DeMagistris- Bindi) ridotti a semplici comparse mentre, il fido scudiero Ruotolo, tentava timidamente di spostare il microfono dalle labbra degli operai inviperiti e con le lacrime agli occhi. Per una volta questo elemento rivoltante non ha avuto la meglio. Per una volta la VERA voce dei disperati lo ha sovrastato. Non cambia nulla è vero, ma vedere certi finti compagni soccombere provoca sempre un sottile piacere.
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« immagine » Si, mi ride perché al di la della preferenza politica quest'individuo mi ha sempre provocato ribrezzo. Per par condicio lo equivalgo a Fede dall'altra parte. Ieri è stato "smerdato" dagli operai, quelli veramente colpiti in maniera inusitata da questo governo tecnicapestro. I suoi du...
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31/03/2012 13:54:12
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Sognare

30 marzo 2012 ore 23:10 segnala
Una telefonata ti riempie la giornata

ma può bensì distrugger la tua vita

Quella voce così tanto sognata

quella voce così tenacemente inseguita.


Euforico e raggiante prima

depresso e annichilito in un istante

ti chiedi se l'altrui stima

non sia solo un soffio d'ali volante.


Il telefono ora muto tace nella mano

l'eco di quella voce ormai lontano

in un silenzio da far tremare.


Trascinando anima e corpo al riposo

ti accorgi d'andare a ritroso

non ti resta che sognare.
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Una telefonata ti riempie la giornata ma può bensì distrugger la tua vita Quella voce così tanto sognata quella voce così tenacemente inseguita. Euforico e raggiante prima depresso e annichilito in un istante ti chiedi se l'altrui stima non sia solo un soffio d'ali volante. Il telefono...
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30/03/2012 23:10:23
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Sopravvivere

30 marzo 2012 ore 21:07 segnala
Oggi, parlando con un amico, mi sono venute in mente alcune considerazioni. La prima, in assoluto, è questa: cosa deve fare un padre separato per sopravvivere? Costui mi ha rivelato in maniera molto amareggiata di aver ricevuto una telefonata dal figlio, studente-lavoratore in un'altra città. Lo rimproverava in sintesi, di non aver "ottemperato" alle disposizioni che il giudice, alcuni anni fa, aveva deciso a causa della separazione. Nonostante le spiegazioni, nonostante la crisi perdurante con conseguente calo di lavora ma, sopratutto di stipendio, il figlio ha velatamente "minacciato" il padre di rivolgersi a un avvocato. Il mio amico ha allargato le braccia e con uno dei sorrisi più tristi che abbia mai visto in vita mia mi ha detto: Se mi denuncia mio figlio è finita, ti passa la voglia di lottare. Al momento non ho risposto nulla poi una rabbia razionale mi ha pervaso tanto da far strabuzzare gli occhi al mio interlocutore. Gli ho detto chiaramente che nessuno! E dico nessuno, ha "obbligato" suo figlio ad affrontare l'università sapendo bene delle condizioni economiche dei genitori. Nessuno l'ha obbligato a cambiare città adducendo come spiegazione il fatto di non sopportare più la situazione creatasi tra gli stessi. Il fatto che ogni genitore, debba "mantenere" i figli sino a quando non siano economicamente indipendenti, è un vero cappio al collo, sopratutto per i padri separati. Ancora oggi vi sono ultratrentenni fuori corso che chiedono i soldi ai genitori con la scusa dell'università! Il mio amico mi ha guardato prima con sospetto, poi ho visto una piccola luce accendersi nei suoi occhi. Mi ha risposto solo "grazie" e il tono era decisamente cambiato.
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Oggi, parlando con un amico, mi sono venute in mente alcune considerazioni. La prima, in assoluto, è questa: cosa deve fare un padre separato per sopravvivere? Costui mi ha rivelato in maniera molto amareggiata di aver ricevuto una telefonata dal figlio, studente-lavoratore in un'altra città. Lo...
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30/03/2012 21:07:00
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Adesso si esagera

28 marzo 2012 ore 08:15 segnala
Leggo ora della busta paga di marzo e inorridisco! Irpef regionale, Irpef comunale, più avanti, verso giugno, altra stangata con l'IMU ex ICI che salasserà le prime case e ancor di più le seconde. Ora, cosa devono fare coloro che vivono del solo stipendio? Qua non si tratta solo di dover pagare il mutuo, qua si tratta semplicemente di non riuscire a fare la spesa! E la benzina? Un aumento continuo e senza limitazione che colpisce chiunque possieda un mezzo a motore. Leggo anche dell'ultima tassa "inventata" da questo governo sanguisuga, ovvero quella sulle "disgrazie" Una tassa "a prescindere" ogni qual volta si verifichi un evento imprevisto. Speriamo almeno che terremoti e alluvioni ci risparmino per qualche anno, speriamolo davvero! Ieri sera un titolo di copertina di un noto tg diceva: Altra stangata, adesso si esagera! La storia ci ha insegnato che prendere continuamente a mazzate la gente che lavora può risultare deleterio e pericoloso. Le persone si stancano, da alcuni fuocherelli isolati potrebbero accendersi incendi spaventosi. Vogliono farci tornare agli anni di piombo? Di questo passo credo non manchi molto.
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Leggo ora della busta paga di marzo e inorridisco! Irpef regionale, Irpef comunale, più avanti, verso giugno, altra stangata con l'IMU ex ICI che salasserà le prime case e ancor di più le seconde. Ora, cosa devono fare coloro che vivono del solo stipendio? Qua non si tratta solo di dover pagare il...
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28/03/2012 08:15:18
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