sonolaSTREGA
24 ottobre 2020 ore 14:59
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Alla fine del lockdown nel mio gruppo teatrale, avevo proposto ai mei “allievi” un testo di Pirandello: “Non si sa come”. Dramma poco noto del Sommo, ma decisamente significativo come tutti gli altri da lui scritti.
Il dramma tratta, come in tutti gli scritti di Pirandello, del “come e’ se vi pare”, “uno nessuno e centomila” della Sua tematica principale e cioe’ NIENTE E’ COME SEMBRA CHE SIA.
Quindi … un dubbio?
No, secondo me una certezza!
La realta’ non e’ MAI oggettiva, non puo’ essere oggettiva! Ciascuno di noi la interpreta a seconda del proprio vissuto, del proprio modo di essere, delle pressioni alle quali in quel momento e’ sottoposto.
La realta’ muta sempre e non c’e’ mai una realta’ “univoca”.
Nessuno di noi ha la possibilita’ di erigersi a giudice di parole o azioni commesse da altri (escluso reati piu’ o meno gravi… ed anche li’ avrei qualcosa da ridire) .
Siamo esseri “fallibili”, imperfetti, soggetti a tempeste di emozioni, stress, gioie che comunque influiscono sulla interpretazione della realta’ attorno a noi.
Faccio un esempio: Siamo felici perche’ ci e’ accaduto qualcosa che aspettavamo accadesse ed e’ una giornata grigia e di pioggia… Apprezzeremo questo stato meteorologico e saremo in grado di godere della bellezza della natura, nonostante il grigiore e l’acqua che cade costringendoci all’ombrello.
Stessa situazione ma siamo infelici perche’ e’ successo qualcosa che ci ha fatto male…. Quel cielo grigio e piovoso sara’ l’elemento di ulteriore tristezza e nessuna bellezza riusciremo a scorgervi.
Dunque.. la realta’ (il cielo e’ sempre grigio e piovoso) cambia a seconda del nostro umore.
Questa relativita’ della percezione della realta’ ha suscitato nei miei “allievi” un dibattito acceso ed a volte anche drammatico tra chi asseriva che la realta’ e’ una ed oggettiva e chi al contrario contrapponeva una visione assolutamente contraria.
Io appartengo alla seconda categoria.. e forse come Pirandello, il “come e’ se vi pare” rispecchia il mio modo di essere.
Ecco perche’ non amo chi si “erige” a giudice di parole ed azioni altrui senza considerare che questo “altrui” forse nel dirle e nel commetterli, aveva delle motivazioni che viste dal di fuori non sono evidenti.
Ecco perche’ lascio sempre una porta aperta a chi sbaglia. E non perche’ io sia credente (non lo sono) ma solo perche’ la mia umanita’ non mi consente di farlo. Perche’ prima di tutto nella mia “politica” (bruttissimo termine) di vita, fornisco sempre una sponda a chi sbaglia e cerco sempre di fornire un ramoscello a cui aggrapparsi, a volte la mia mano e tutta me stessa, a chi sbagliando, e’ finito nel fiume.
Continuo a scrivere su questo forum nella speranza che questa piccola “comunita’” in cui ci ritroviamo ogni sera, si possa anche, al di la’ di saluti e ironie, parlare o almeno riflettere su quelli che sono i grandi temi della vita.
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DAL “NON SI SA COME” di L. Pirandello
Romeo Daddi : E il mare può anche essere un catino, se non ne scorgi più i limiti. Pare impossibile che ci siano sciagurati che han bisogno di vino o di droghe per annegare in paradisi artificiali, quando si vive così poco nella così detta coscienza — (ecco ti spiego co¬me ora vedo) — continuamente rapiti fuori di noi da tutto il vago delle nostre impressioni, ebbrezze di sole in primavera, stupore di arcani silenzii, spettacoli di cielo, di mari, e le rondini, anche dentro di noi, di pensieri guizzanti, gli sbalzi a volo da un ricordo all'altro, al minimo richiamo fuggevole d'una sensa¬zione. Pare ch'io ti stia ad ascoltare, e chi sa come ti vedo; t'ascolto, ti rispondo, sono con te, ma dentro di me, anche altrove, nell'arbitrario delle mie sensazioni che non potrei comunicarti senz'apparirti veramente pazzo. Cammino, mi vedo le cose attorno, le posso toccare, le tocco, e non me ne viene più né un pen¬siero né un sentimento, forse neppure più una sensa¬zione; le guardo e, dentro di me, i miei stessi pen¬sieri, i miei stessi sentimenti, sono come ombre lonta¬ne; io stesso, lontano da me, perduto come in un esi¬lio angoscioso. E puoi dire allora ch'io sto vivendo una vita cosciente? E ancora sono sveglio! E quando dormo? Metà della vita si dorme. E poi è sempre così: tutto incerto, sospeso, volubile ; vacilla tutto ; la volubilità della vita non rispetta neanche i muri fermi delle case nelle strade. E quando credi di es¬serti fatta una coscienza e hai stabilito che ogni cosa è così o così, ci vuol così poco a farti riconoscere che questa tua coscienza era fondata su nulla, perché le cose, quelle che tu credi più certe, possono essere altre da quelle che credi; basta farti sapere una cosa, il tuo animo cangia, d'un tratto, addio coscienza, di¬venta subito un'altra, e hai un bel tenerti fermo a tutte le tue certezze di prima; dove sono? Io credo che quando ci saremo liberati della vita, forse la più grande sorpresa che ci aspetterà sarà quella delle cose che non c'erano, che ci pareva vi fossero e non c'era¬no: suoni, colori; e tutto ciò che vi sentimmo, e tutto ciò che vi pensammo, e ce n'affliggemmo tanto o ne gioimmo tanto: tutto era niente ; e la morte, questo niente della vita, come c'era apparsa; lo spegnersi di questo lume illusorio, caldo, sonoro e colorato, per migrare forse verso altre misteriose illusioni.
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