...
"Ora come non mai dobbiamo agire tutti insieme, come una sola nazione, come un sol popolo...Quando i tempi cambiano, anche noi dobbiamo cambiare...
Essere fedeli ai principi su cui si fonda la propria nazione non vuol dire non dare risposte alle nuove sfide".
A rileggere ora queste parole, pronunciate dal Presidente
Barack Obama nel suo discorso davanti la Nazione in occasione del rito del giuramento, tenutosi a Washington appena 3 mesi fa, c'è da riflettere.
E molto.
L'appello all'
unità è forte, accorato, e lanciato a tutti gli americani.
Unità necessaria, a detta del Presidente, per
ricostruire un Paese in difficoltà, portarlo avanti ed
affrontare le sfide poste dalla modernità e dalla diversità.
Perchè l'immobilismo, da sempre, genera disfunzionamento, quindi problemi, lentezza, economia stagnante, crollo della produzione, scetticismo degli investitori, recessione, crisi profonda.
Un circolo vizioso e senza appello.
Intervenire quindi, là dove è necessario.
Fedeltà ai principi basilari della Nazione ma allo stesso tempo risposta alle nuove sfide.
Tradizione ed evoluzione.
Stabilità dinamica si potrebbe quasi dire.
Un discorso, quello di Washington, dai
contenuti forti, molto forti, quasi a volere imprimere una svolta al suo secondo mandato (ora che non deve essere più rieletto), per portare a termine quelle promesse che non sempre, nel precedente quadriennio, si sono viste realizzate.
E tra queste, indubbiamente, balza d'attualità, oggi come ieri ed ancora una volta, la questione delle
armi da fuoco e la necessità impellente di una rivisitazione della normativa che le riguarda.
Una normativa che, proprio sulla base del
II Emendamento della Costituzione (rivolto originariamente contro i nemici inglesi della madrepatria), permette ai cittadini americani di detenere quelle che ormai si chiamano "
armi in casa", cioè il più efferato ed imprevedibile sistema di autotutela che l'uomo possa mettere in atto, che determina purtroppo, ogni anno, proprio a causa della mancanza di paletti della normativa stessa, una realtà agghiacciante, fatta di decine di vittime, di lacrime, di commozione, di fiori, di funerali, di preghiere.
Abbiamo ancora tutti negli occhi la
strage di Newtown costata la vita, lo scorso Dicembre, a 20 bambini della scuola elementare di Sandy Hook.

Eppure, nonostante ciò, quella priorità si è trasformata in una delle più
cocenti sconfitte del Presidente.
"Oggi è una giornata vergognosa per Washington, ma non finisce qui.
La mia amministrazione farà di tutto contro la violenza".
Con questo commento Obama ha denunciato l'incapacità dei senatori repubblicani e democratici di siglare un'
intesa bipartisan per una legge di riforma per il controllo delle armi.
Per concretizzare l'accordo su una legge capace di introdurre
controlli più stringenti sulla vendita di armi, mettere al bando i fucili d'assalto e vietare l'uso di caricatori ad alta capacità erano necessari almeno 60 voti.
Mercoledì scorso, al momento della conta, i promotori del nuovo testo non sono andati oltre i 54.
Una
bocciatura netta, nonostante il proclama all'unità nazionale per cambiare il Paese.
Ma non è solo una questione di voti, di promesse non mantenute o di parole disattese.
Dietro la bocciatura della riforma fortemente voluta da Obama non vi è solo la tradizionale allergia repubblicana per qualsiasi limitazione ad un diritto garantito dal
II Emendamento della Costituzione.
A far fronte compatto contro la riforma hanno contribuito anche molti senatori democratici - come Max Baucus del Montana e Mark Pryor dell'Arkansas - decisi a non giocarsi la rielezione in stati dove la fiducia in pistole e fucili rappresenta l'unica ed autentica fede bipartisan.
E questa
retromarcia del senato ha un significato che supera i confini della politica.
Amplifica la distanza tra Washington e il resto del Paese.
Dimostra come il cuore del Presidente non batte all'unisono con quello di una buona parte dell'America.
Sottolinea, ancora una volta, come, per una buona metà degli americani, sarebbe un
paradosso rinunciare ad un diritto costituzionale solo perchè un folle ha trasgredito la legge.
Ancor di più oggi, dopo quello che è successo a Boston solo pochi giorni fa...

Già,
Boston...Massachusetts,
Patriot Day, la cavalcata di Paul Revere, la battaglia di Lexington del 19 Aprile 1775, primo atto della Rivoluzione Americana, celebrato ogni anno proprio con la maratona della città.
Una città che ha fatto l'America.
Un' America organizzata intorno ad un pugno di ideali: l'
uguaglianza, le
opportunità, la
libertà, il
fair play.
L'attacco alla maratona nel Patriot Day è un attacco proprio a questi valori.
La
maratona della Vita che diviene
maratona della Morte.
La folla in festa sulle tribune, gli atleti che sfilano sotto lo striscione d'arrivo, il fuoco bianco, il terrore.
E subito dopo, naturalmente, il
Terrore, il ricordo e il parallelo con l'
11 Settembre 2001 quando toccò a Manhattan rivelare agli americani che neppure la Superpotenza è un'isola e che i mali, la violenza, i veleni del mondo non si fermano davanti a nessun ostacolo, nè naturale, nè umano, nè tecnologico..
Sono passati quasi 12 anni e la scadenza del calendario è forse l'indice più significativo e più credibile. Se è vero che quel
giorno di Settembre a New York cambiò il mondo, è vero anche che quel
pomeriggio di Aprile a Boston ha rivelato che il mondo non cambia così facilmente, che continuiamo a vivere in quel mondo di dodici anni fa.
Fra i pochi dettagli emersi finora (al momento della stesura di questo articolo), uno è senza dubbio il più significativo, praticamente eloquente: due
pentole a pressione, Di quelle in cui si sbolliscono le verdure. Solo che al loro posto i criminali (a quanto pare, i due giovanissimi fratelli ceceni di cui si parla in queste ora, ma vista la semplicità tecnica potrebbe essere stato anche un uomo solo) ci hanno infilato polvere nera e piccoli oggetti taglienti, aguzzi come degli shrapnels (proiettili di artiglieria) di cento o duecento anni fa.
Non c'era, nei resti di quegli oggetti domestici, alcun segno di nuovissime tecnologie belliche o criminali; neppure, pare, dei cellulari che potessero far detonare il tutto rispondendo ad uno squillo.
Basso artigianato,
costi dunque ridottissimi: ecco la realtà del terrorismo del ventunesimo secolo, all'apice di una rincorsa tecnologica senza precedenti nella Storia umana.
Non è consolante: è umiliante.
Certo, il fatto che proprio in una festa particolarmente sentita e dal grande valore etico nazionale come il
Patriot Day si sia deciso di colpire in modo tanto rudimentale e con mezzi così poveri si scontra con la volontà di compiere una vera strage, e avrebbe fatto propendere gli inquirenti, almeno all'inizio, verso la pista del
terrorismo interno, figlio dell'estremismo di destra, piuttosto che verso quello internazionale.
Ma da queste congetture a prove e fatti certi che portino all'arresto di due sospettati, ve ne corre...così come su eventuali loro legami con altre cellule terroristiche esterne.
Le indagini in corso forniranno certamente un quadro esaustivo.
Ciò che è certo è che, di qualunque matrice sia, l'attentato di Boston dimostra al mondo che il terrorismo, nonostante tutti i mezzi dispiegati, si può solo
contenere, ma non debellare o cancellare.
Qualcuno lo aveva capito subito, proprio in America, proprio nei giorni dell'indignazione più comprensibile.
"Il terrorismo non si può distruggere.
Dobbiamo però combatterlo senza stanchezze per ridurlo, contenerlo, isolarlo, ridimensionarlo ad uno dei mali del nostro tempo, come la mafia, come la droga".
Lo disse
John Kerry e ciò non lo ha certamente aiutato nella campagna per la Casa Bianca.
Oggi quello sconfitto è tornato come Segretario di Stato, ministro degli Esteri dell'America.
E forse non è un caso.

Questa è la ragione basilare per cui il provvedimento di Obama non è passato.
Non un mero duello democratici - repubblicani.
Ma la convinzione, ben più radicata e diffusa tra la gente, che
rinunciare a possedere un'arma di difesa proprio in un momento come questo, specialmente se la pista del terrorismo interno venisse confermata, sarebbe alquanto illogico.
Non paradossale.
Paradossale sarebbe ai nostri occhi, agli occhi di una mente europea.
Ma non al di là dell'Oceano, dove la cd "
cultura delle armi" non è solo storia.
Secondo i dati aggiornati al 2011 del "
Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosive" il 46% degli adulti maschi e il 23% delle donne possiede un'arma, mentre il 47% della popolazione complessiva vive con almeno una pistola o un fucile nell'armadio.
Per una buona metà dell'America il
vero paradosso sarebbe rinunciare ad un diritto costituzionale solo perchè un folle ha trasgredito la legge.
La collettività non può pagare per le colpe del singolo.
E di questa convinzione - sottovalutata da Obama, ma incarnata nell'animo dei cittadini e nella storia del Paese - il Presidente ha dovuto tenere conto in Senato.
Ma certamente la sconfitta non lo abbatterà.
Perchè, checchè ne dicano le varie
lobby delle armi, in primis la NRA, la Nacional Rifle Association (società del fucile), pronte a mobilitare, sfruttando i loro ingenti capitali, deputati e senatori per difendersi dalla scure che scorgono all'orizzonte, quello di Obama è tutto tranne che opportunismo: sono le circostanze a dare un
sì bruciante d'attualità ad una sua vecchia preoccupazione.
Perchè è inconcepibile che un ragazzo di 14 anni, o chi per lui, possa tranquillamente acquistare in un negozio un'arma automatica da guerra come un kalashnikov russo e portarselo in giro mietendo vittime innocenti, grandi o piccole che siano.
Chi difende questo confonde tra
diritto di autodifesa individuale e
abuso di diritto, con attentato alla vita, all'identità ed alla integrità fisica.
La vita è un
bene unico, e la sua tutela
irrinunciabile.
Ed un Paese come gli Stati Uniti, che da sempre si assurge a simbolo di
libertà,
uguaglianza,
fratellanza e
diversità, non può e non deve restare indifferente al veloce, e quantomai inarrestabile, mutare dei tempi.
Anche a costo di prendere decisioni inopportune.
Anche a costo di modificare una centenaria Costituzione.
Per non far sì che quella
sottile linea rossa di sangue che unisce l'ieri all'oggi non diventi indelebile, allungandosi inesorabilmente verso un domani che noi tutti invece vogliamo, e speriamo, diverso.
Dichiaro di possedere tutti i diritti sulle immagini caricate, che il contenuto di questo messaggio non lede alcun diritto di terzi e che non viola alcuna legge vigente; dichiaro inoltre di essere titolare di ogni diritto morale e patrimoniale d'autore e manlevo Chatta da tutte le responsabilità, dai costi e dagli oneri di qualsivoglia natura che dovessero essere sostenuti a causa del contenuto che sto inserendo.
Sono altresì consapevole che l'uso improprio degli strumenti offerti da Chatta potrà portare alla cancellazione del mio account ed essere perseguito civilmente.
Firma: Ombromanto05