
Eppure, Tommaso Buscetta glielo aveva detto:
"L'avverto, signor giudice. Dopo quest'interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vita sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E' sempre del parere di interrogarmi?".
Non sempre però, uomo avvisato mezzo salvato: Giovanni Falcone non fu salvo né del tutto, né a metà: anzi, il magistrato finì in mille pezzi insieme alla moglie e agli uomini della sua scorta, a causa di circa una tonnellata di tritolo piazzata in un sottopassaggio dell'autostrada, fatta brillare con un telecomando a distanza.
Strano che gli assassini conoscessero il percorso se, come ricordò il cardinale
Pappalardo nell'omelia durante i funerali
"... il giudice Falcone si muoveva in via e con mezzi che dovevano rimanere coperti dal più sicuro riserbo. Chi li conosceva? Chi li ha rivelati ai nemici dei giudici? Mandante ed esecutori."
A distanza di 21 anni, del mandante ancora non si sa nulla.
Restano le parole profetiche di un uomo coraggioso, a epitaffio di una vita al servizio di uno Stato che non lo ha saputo ricambiare:
"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande".
Lo disse Giovanni Falcone.
O si muore perché chi dovrebbe proteggerti, di questo gioco è ingranaggio essenziale.
Aggiungerei, senza troppo timore di essere smentita.
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