anche questo doveva essere l'0tto marzo?
Come ogni mattina lei era li…
Vi trascorreva ore ed ore seduta su quella panchina, solo saltuariamente alzavo lo sguardo…
In quel parco dove ogni giorno passavo per la passeggiata terapeutica ..lei era sempre li..dignitosa con la sua busta dell esselenga con l’immancabile baguette che usciva attraverso il manico giallo…un giallo che sapeva della sua vita.
Passavo frettoloso ed apparentemente incurante di ciò che avveniva intorno a me, quell’incuranza curiosa nello scoprire ogni giorno piccoli segreti racchiusi nelle ombre, nei colori, nei rumori e nei grandi silenzi.
Come ogni mattina lei era li…
Seduta che torturava quel dito anulare della mano sinistra, rigirava l’anello nuziale, sfilava e rimetteva nervosamente, quelle continuo sfregamento le procurava anche un pallido rossore. che lei massaggiava delicatamente quasi a lenirne il dolore.
Vestiva in modo sobrio, gonna sempre lunga, camicetta a maniche lunghe, scarpe basse, raramente portava pantaloni.
Quel frenetico movimento delle mani una nell’altra spesso si interrompeva e le sue mani scivolavano sulle braccia o sulle gambe…ed ad ogni passaggio sembra sentire dolore…
Solo una volta i nostri sguardi si sono incrociati, un mio sorriso di saluto corrisposto con un repentino abbassamento degli occhi, non la conoscevo ma
Come ogni mattina lei era li…
Non sapevo a che ora arrivasse, e neppure l’ora in cui se ne sarebbe andata, passarono giorni quella panchina era sempre occupa solo da lei la sua seconda casa pensai…in tanti passavano davanti ed in quei rari momenti che la trovavi vuota nessuno osava sedersi anche se era la sola libera, quasi che tutti sapessero, la lasciavano libera.
Ma sapere cosa?
Uno dei giorni successivi arrivai con un poco di anticipo in lontananza scorsi la panchina vuota, sorpreso ed incuriosito passai per un altro vialetto, non so perché lo feci…forse perché
come ogni mattina lei NON era li…
ritornai per la solita strada, davanti a me tra tante persone intente a passeggiare, correre, bambini in bicicletta, cani sguinzagliati, scorsi una sagoma di donna claudicante…
come ogni mattina lei era li..si sedette sulla sua panchina..busta gialla baguette che sporgeva..sempre gli stessi movimenti.
Le mani torturavano quel dito anulare, passavano lentamente sul suo corpo tra smorfie di rifiuto e di dolore…a pochi passi da lei non so se volutamente o meno quella fede nuziale cadde e rotolò verso di me…la raccolsi mi avvicinai quello sguardo quell occhio tumefatto, quella gonna leggermente alzata che lasciava intravedere lividi sul polpaccio..quel tentativo brusco di scansarsi a quello che a lei parve un gesto di prepotenza come se volesse evitare ogni contatto fisico…
Gli dissi signora è suo…quel viso con quell occhio nero non lo scorderò mai..no mi rispose non è più mio…NON DOVEVA FARMI QUESTO..SFIORANDOSI IL VISO E MOSTRANDOMI LE BRACCIA NERE DI LIVIDI…QUI TUTTI SANNO LEI NO...QUI TUTTI MI EVITANO ANCHE PER PAURA DEL MOSTRO CHE HO DENTRO LE MURA…
DALLA MATTINA SUCCESSIVA LEI NON ERA PIU’ LI…
Adesso vive finalmente serena lontano DAL MOSTRO
CHI SA ABBIA IL CORAGGIO DI DENUNCIARE
