Il Destino Dalle Macabre Occasioni (in 15')

25 novembre 2008 ore 02:20 segnala
Era d’inverno, o per meglio dire, era d’autunno; ma con il tempo impazzito dei nostri giorni, le mezze stagioni hanno pensato bene di fare le valigie ed andare a convivere con i rispettivi partner. Maria, era lì: occhi grandi come la luna piena, perché gonfi di lacrime senza pianto. Aveva affrontato mezz’ora di automobile ponendosi domande senza risposta a cui sommarie interpretazioni si accavallavano distruggendosi, prima di arrivare su quel promontorio dove Andrea le chiese per la prima volta di fare l’amore. La sporgenza di quella roccia chiedeva al mare d’incontrarsi, così romanticamente, il cuore di un giovane innamorato fece altrettanto con lei, la sua bella. Maria stringeva forte il ritratto che un’artista di strada aveva disegnato, ritraendoli insieme in una vivace giornata romana, fra il caos ed i monumenti che magistralmente sa offrire la città eterna. Un grande cuore in neretto sbucava dietro le loro teste sfumate di matita, come a voler significare “destino”, in quell’intreccio magico ed inspiegabile del sentimento. Ora era lì, con negli occhi l’orizzonte celeste di un mare che le sembrava infinito, e nei pensieri la forza di un amore che non ebbe nemmeno il coraggio di vestirsi per un addio. Sola, rimirando quel disegno che li vedeva felici insieme, si perse nei ricordi. Vivido nella sua mente lo sguardo emozionato e caldo di Andrea, che ruppe l’imbarazzo di quella scomoda domanda con un bacio. Labbra cariche di voglia che intrecciandosi alle sue, sciolsero Maria come plastica bruciata quando lui, in preda ad i suoi istinti, le sussurrò “voglio fare l’amore con te”. Si sentì un fuoco, un turbine voglioso che si lasciò avvolgere dalla reazione opposta, avvinghiandosi come serpenti nel barattolo del loro amore. Ormai era sola. Andrea venne portato via da un’ambulanza anonima, come quelle che si sentono di tanto in tanto nella notte, portato senza speranza, all’appuntamento con l’ultima stazione per le anime che cercano la fuga e che qualche volta ci ripensano… lui non lo fece. Un’automobile che si accorse in ritardo del semaforo rosso si sporse decisamente verso il centro dell’incrocio, dove Andrea frettolosamente si accingeva ad attraversare. L’urto fu inevitabile, e l’airbag fece il suo dovere, ma sarebbe filato tutto liscio se avesse indossato la cintura, cosa che non avvenne. L’impatto fu duro, e venne proiettato in avanti dalla forza di collisione scaturita, mentre dal verso opposto il pallone d’aria si gonfiò rompendogli l’osso alla base del collo: non c’era nulla da fare. Il mondo di Maria si rovesciò al tempo stesso che la cornetta riportò la voce della polizia, ed informata dell’accaduto iniziò a piangere. La paletta della sua storia, aveva ormai scaricato il tutto nel cestino. Ora tutte quelle sensazioni convogliarono in lei, mentre con una pietra appuntita si era avvicinata ancora di più alla sporgenza, solo perché c’era una minuscola area con del terriccio. Disegnò un cuore bello scavato in quella terra con tutta la forza rabbiosa di cui disponeva… solo Dio e nemmeno lei, sapevano quanto odio covava nel cuore, un odio incosciente verso quella donna stupida e distratta, che al posto di guidare con gli occhi sulla strada, si lasciò pilotare dalla sua iniquità per strappare alla vita il suo Andrea. Scavò quel cuore guardando il disegno, il viso di lui sembrava più quieto del solito e le sembrò come se avesse voluto un bacio. Con le palpebre pesanti e la bocca tremula, Maria si avvicinò pian piano il disegno alle labbra, dalle braccia tese fino alla bocca; una lacrima nel frattempo le tagliò in due la guancia sinistra. Era il giorno del loro anniversario di nozze, ma il dolore non compiva celebrazioni, i pensieri non lasciavano spazio al perdono, le sue membra tremavano alla sola semplice raffigurazione del proprio amato nel ricordo del loro ultimo incontro su questa terra. “ti amo” le disse lui lasciandosi la porta alle spalle, ed accendendo l’auto sorrise alla sua Maria che dietro i doppi vetri della finestra si affannava a mandargli dei baci. Avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto dirglielo, non doveva aspettare un’occasione particolare per informarlo… e così la perse per sempre. Era incinta da cinque mesi ormai, ed altrettanti giorni aveva passato il tempo a chiedersi come avrebbe reagito lui a quella notizia. Il mare menefreghista continuava il suo moto continuo, mentre la sua superficie sembrava carta crespa da strappare. Riprese a scavare nuovamente quel cuore con rassegnazione, ed il mondo poteva pure andarsene a puttane che tanto lei sentiva di aver perso tutto; il bambino che portava in grembo sentì di odiarlo con tutta se stessa, perché si nasce da un gesto d’amore… quale amore poteva mai dare, se aveva perso per sempre il suo? In piedi nuovamente su quella sporgenza, pensò ad Andrea, ed il suo grido disperato gli apparve dinanzi a quegli occhi gonfi di dolore. Poté avvertire le sue mani calde scostarle la giacca ed impattare fredde sulla sua vita, si sentì come sopraffare il viso, di una presenza… ma era solo il gelo della solitudine e quella presenza era un alito di vento che le scompigliò i capelli. In questo giro di emozioni, fece un piccolo passo in avanti, come a voler dire “non andare”, la sporgenza impietosa le ricordò che a tutto c’è una fine e nel suo perdere l’equilibrio scivolò, ma riuscì a non cadere nel baratro. Cadde all’indietro come un bimbo che perde la stabilità; cadendo però, andò a battere la nuca sulla pietra appuntita che aveva utilizzato per disegnare. Sola e senza possibilità d’aiuto, svenne; il cuore prese a riempirsi del suo sangue, mentre esanime alzò una mano al cielo. Quando il sangue defluito si congiunse riempiendo il cuore, forse quei due innamorati avranno ripreso il loro cammino insieme, in qualche universo parallelo; ma nel  nostro mondo, una nuova bara ed una foto, trovarono posto nel cimitero della città.

non è definitivo, ma potrebbe essere la base di qualcosa... d'altra parte in 15min non è che potevo scrivere il decameron!!!

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Era d’inverno, o per meglio dire, era d’autunno; ma con il tempo impazzito dei nostri giorni, le mezze stagioni hanno pensato bene di fare le valigie ed andare a convivere con i rispettivi partner. Maria, era lì: occhi grandi come la luna piena, perché gonfi di lacrime senza pianto. Aveva...
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25/11/2008 02:20:59
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Commenti

  1. Mr.Jeams 26 novembre 2008 ore 01:32
    NON SAPEVO CHE FOSSI COSI' BRAVO,
    L'IMMAGINAZIONE E' BELLISSIMA
    RILEGGI BENE QUELLO CHE SCRIVI PER SCREMARE ALCUNE PAROLE IN PIU' ,CHE FORSE APPESANTISCONO LO SCORRERE,LE PAROLE DEVONO ESSERE COME LA MUSICA SONORE QUANDO UNA STONA TOGLILA,
    SEI UN VERO SCRITTORE
  2. Mr.Jeams 26 novembre 2008 ore 01:32
    NON SAPEVO CHE FOSSI COSI' BRAVO,
    L'IMMAGINAZIONE E' BELLISSIMA
    RILEGGI BENE QUELLO CHE SCRIVI PER SCREMARE ALCUNE PAROLE IN PIU' ,CHE FORSE APPESANTISCONO LO SCORRERE,LE PAROLE DEVONO ESSERE COME LA MUSICA SONORE QUANDO UNA STONA TOGLILA,
    SEI UN VERO SCRITTORE
  3. STEpiskella 09 dicembre 2008 ore 11:55
    Complimenti... sono finita qui per sbaglio, leggendo un intervento nella sezione di arte, ho visto la tua risposta, ti ho visitato e ho visto i tuoi interventi. bravo, davvero...
  4. STEpiskella 09 dicembre 2008 ore 11:56
    il tono voleva essere emozionato, non innamorato..ho sbagliato a schiacciare :-)))

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