
A causa di problemi psicologici di diversa natura e una profonda antisocialità, il contatto fisico con le persone per me è un mix di disagio, imbarazzo e fastidio.
Queste festività sono quindi riassumibili in una serie di impacciate ritirate e timide, educate schivate di abbracci e baci sulle guancie, un vero e proprio assalto coordinato di parenti e amicizie che sembra non vedano l'ora che arrivi la stagione natalizia per profondersi in questi assurdi gesti di facciata.
E poi mia cugina.
Incinta, ideale centro del focolare famigliare, dopo la cena con i suoi e i miei genitori e nonni, mi raggiunge sul divano scoppiando la mia bolla di isolamento e mi si siede accanto, mentre io cerco allo stesso tempo di fondermi con il bracciolo del divano ed entrare fisicamente nello schermo dello smartphone.
E dopo un po' che è seduta lì, abbioccata dal brusio delle chiacchiere, come se niente fosse appoggia il suo peso contro di me e la sua testa sulla mia spalla.
Questa persona con cui avevo un legame fortissimo, ma quindici anni fa.
Ed è un abisso di tempo.
Mi manca il collegamento logico con la bimba con cui giocavo da piccola, con cui davvero scambierei volentieri un abbraccio.
Riesco a sentirne la mancanza, nello stesso tempo in cui mi preme addosso con il suo peso, il suo calore e la sua realtà.
Dove ci siamo perse? Dov'è stata questa persona negli ultimi... dieci, quindici anni della mia vita?
...
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