
Sono rimasta senza amici vicini. Hanno inseguito la loro vita all'estero: Francia, Inghilterra, America e addirittura Australia. Il che ha qualcosa di ironico nei miei confronti, che sono impossibilitata a muovermi per lunghe tratte e stare molto lontana da casa.
Certo si fa di tutto per compensare la solitudine: lunghe chiacchierate via Skype previ funambolismi di fuso orario, si scambiano pensieri con sconosciuti via forum o tumblr tematici, si accede ad una chat.
Il tutto confinato in internet, dalla comodità della mia camera, da dietro un computer, da dove posso essere giudicata per quello che esprimo e non per come sono. Tutto più semplice e alle mie condizioni. Ogni volta che esco, la presenza imposta o lo sguardo di questo o quello sconosciuto mi avviliscono, o mi irritano, o mi fanno diventare matta e insofferente: perché non posso inquadrare le persone in una finestra, da chiudere con un clic non appena una frase o un atteggiamento guastano l'atmosfera?
La rete ha questo vantaggio.
Fino a poco tempo fa ero convinta che la rete avesse soltanto vantaggi.
Poi, alcune conoscenze, quasi anonime, sono diventate persone care. Peggio ancora, quelle che lo sarebbero diventate, se non fossero state risucchiate di nuovo in questo mare di facce e frasi disincarnate, senza lasciare una sola traccia.
Ogni persona un microcosmo, attraverso lo schermo arrivano ispirazioni artistiche, o di vita, di modi di pensare così lontani dal mio... volti di persone uniche e così tanto, così tanto interessanti...
Ma confinate dietro il monitor: anche loro distanti, in Inghilterra, America, Norvegia... la rete è un'illusione di vicinanza, e questa illusione può dissolversi in un attimo.
A volte qualcuno è così particolare e diverso che fa quasi male essere relegata in questo ruolo di timida spettatrice. La vita lascia segni di frustate a qualcuno, ad altri carezze amorevoli che levigano il viso e lo rendono di porcellana: bellissimo. E parlando con loro si infrange l'illusione invidiosa che siano persone vacue o poco dotate artisticamente, come per compensare in qualche modo i tratti positivi regalati dal destino. Non è così. Ci sono ragazzi e ragazze fantastici, che rendono la propria vita un capolavoro. E a volte mi brucia il desiderio di farne in qualche modo parte.
Mi spronano al divenire, a modellare con fatica l'argilla indurita di cui sono fatta, imparando a curare di più me stessa, a minimizzare problemi, a gettarmi in qualcosa in cui non sono portata... Sono sforzi vani, motivati solo da una folle, folle voglia di essere una persona diversa, di entrare in un mondo che non è il mio. Di bruciare le mie ali in un sole che rimarrà per sempre troppo distante.