PAROLACCE ALLA RADIO

12 luglio 2025 ore 15:10 segnala


A metà anni ’80 l’estate degli italiani venne turbata da un fenomeno insolito: la radio trasmetteva parolacce a tutte le ore: orrore, fatela tacere ! E chi si permetteva di sconvolgere la tranquilla ipocrisia che regnava sotto gli ombrelloni? Radio Radicale. Ci risiamo, il solito Pannella! In realtà le cose erano andate in maniera ben diversa.

Radio Radicale aprì i microfoni all’Italia intera attraverso la segreteria telefonica. Qualcuno se lo ricorderà. Quell’inguaribile utopista di Pannella voleva realizzare una forma di democrazia aperta davvero a tutti, dando la possibilità di esprimersi e di suggerire argomenti da approfondire e problemi da risolvere ad ogni cittadino, indistintamente.

E invece, cosa successe?
Chiunque poteva lasciare un messaggio sulla segreteria telefonica che poi sarebbe stato mandato in onda senza censure. Argomento libero. Eppure ben presto tutti gli interventi vertevano solo su porcate e turpiloquio. Quindi erano gli italiani che dicevano parolacce, non Pannella! Quanto li sopravvalutavi, Marco! Queste sono bestie da mandare al macello! E’ proprio vero: l’essere umano è dominato dai più bassi istinti.

Se vogliamo, è un po’ quello che succede anche oggi con i social, se ci pensate. Anche quella è un’occasione sprecata! Abbiamo in mano uno strumento con potenzialità altissime, illimitate, ma lo utilizziamo soltanto per dire “Sei bellissima” nel migliore dei casi!
Avrebbe potuto essere un momento di confronto, di analisi, di approfondimento, di progettualità, di interazione autentica fra gli individui, a prescindere dal sesso.

In realtà il web è visto da tutti - uomini e donne - solo come un modo per rispondere all’unico interrogativo filosofico: Con chi scopo stasera?
Ma io vorrei capire che gusto provano a scambiarsi monosillabi freneticamente, a fare copia e incolla all’infinito? A inondare di volgarità gratuita il prossimo? Con tanti argomenti che si potrebbero trattare!

I social potrebbero essere un luogo ideale in cui ognuno potrebbe contribuire con le sue competenze alla crescita di tutti, senza conflitti né competizioni! E perché no? Un’occasione di ripensamento, di meditazione, di ricerca, di riflessione anche su filosofia o religione. Il web avrebbe potuto rivoluzionare il pianeta veramente, i rapporti umani, le gerarchie!

E invece guarda qua! Tutti che parlano o di amore eterno o, all’opposto, di sesso estremo. Possibile che non ci sia una via di mezzo? E soprattutto, possibile che non ci siano altri argomenti? Pensate che una volta mi permisi di scrivere ad un tipo che si lamentava perché soffriva di insonnia. Volevo dargli dei consigli, ma lui mi mise subito a tacere dicendo che “era etero”! E chi se ne frega che sei etero?

Io credo invece che in Italia tutti dovrebbero essere grati a Marco Pannella. Per le conquiste raggiunte grazie al suo impegno che non era soltanto folklore, come qualcuno ha detto. E’ stato uno dei più grandi laici del nostro paese. Anticlericale. Non violento.

Bisognerebbe riflettere su quanto ha influito concretamente il suo pensiero nella politica e sulla società italiana, pur appartenendo a un piccolo partito. Il divorzio e l’aborto oggi si danno per scontati ma non li avremmo mai avuti senza le sue battaglie. Quante storie erano finite da decenni, ma non si aveva il coraggio di dirselo? E si portava avanti questa finzione ipocrita all’infinito per illudersi di rispettare una promessa di eternità che si è fatta contro ogni logica. Ma perché una relazione dovrebbe durare per sempre? Non c’è niente su questo pianeta che duri per sempre!

Molto probabilmente, senza Pannella, in Italia ci sarebbe ancora il delitto d’onore! Ma vi rendete conto che fino agli inizi degli anni ’80 la legislazione italiana contemplava ancora il matrimonio riparatore? Roba da medio evo! E che dire della legge 194 sull’aborto che è e resta una norma di civiltà del nostro paese?

Contrariamente alla maggior parte dei politici che possono essere ricordati soltanto per aver promosso leggi che avvantaggiavano il proprio partito o propri esponenti entrati in politica soltanto per “correggere la fortuna” a proprio vantaggio, Pannella si batteva per cause giuste, civili, di progresso, di libertà. Senza un tornaconto personale. E sempre in modo non violento!

Attraverso i referendum portò gli italiani a raggiungere una nuova consapevolezza politica esponendosi sempre in prima persona anche con i suoi scioperi della fame. Pannella dimostrò di non essere legato alle logiche di partito, trasformando il Partito Radicale in un movimento transnazionale che si batteva anche su temi internazionali come la campagna ambientalista, quella anti-nucleare e l’abolizione della pena di morte a livello mondiale.

E poi si battè contro la corruzione e il carcere minorile! I ragazzi vanno rieducati, non ha senso metterli in carcere, altrimenti si dà soltanto nuova manodopera alla malavita. Non è difficile da capire! Il carcere minorile non è altro che un allevamento di futuri delinquenti. Bisogna puntare sul recupero dei ragazzi, stimolare la loro parte migliore, non costringerli a frequentare chi ha già preso la cattiva strada da tempo!

Ma un politico così, l’italietta bigotta e retrograda non se lo meritava! Oggi meno di ieri.
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12/07/2025 15:10:34
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LA TERRA DEI RECORD

03 luglio 2025 ore 22:22 segnala


Nei giorni scorsi Bruce Springsteen si è esibito a Milano in un concerto affollatissimo ed ha approfittato per fare degli apprezzamenti profondamente negativi su Donald Trump e la sua deriva autoritaria. Ha anche chiesto che le sue parole di spregio venissero tradotte e proiettate su un maxi schermo a beneficio di chi non conosce l’inglese.

Bisognerebbe ricordare alla rock star che in tutte le democrazie del mondo - da sempre - chi vince le elezioni è stato eletto dal popolo, quindi in America ci sono milioni di cittadini che si riconoscono in quel cafone e, nonostante il primo mandato disastroso e nonostante Trump arrivò ad aizzare i vichinghi contro il Parlamento che rappresentava, la maggioranza degli americani è corsa a votarlo ancora.

Quindi, invece di fare il paladino della civiltà quando si trova all’estero, quelle stesse parole di disprezzo Springsteen dovrebbe rivolgerle ai suoi cari concittadini che sono pronti ad eleggere Trump ancora, per la terza volta.
Non per niente, l’America è la terra dei record!

BANANA REPUBLIC

18 giugno 2025 ore 01:13 segnala


Lucio Dalla raccontava che la molla che lo portò a iniziare la fantastica tournè in coppia con Francesco De Gregori, chiamata “Banana Republic”, fu piuttosto insolita: lui era un grande amante del mare e aveva la sua barca sempre ormeggiata a Rodi Garganico, di fronte alle isole Tremiti. Appena poteva prendeva l’autostrada da Bologna (consigliatissima una visita nella sua splendida casa-pinacoteca in un palazzo del ‘400) e correva verso la libertà e verso il mare.

Per una strana coincidenza (spesso la vita è fatta di coincidenze! ) quella volta Dalla si fermò a comprare in un autogrill, l’ultima cassetta di Francesco De Gregori, suo collega di scuderia alla RCA. Il disco si chiamava “Bufalo Bill” e Lucio Dalla ha più volte confessato che arrivato ad ascoltare la traccia “Santa Lucia” dovette accostare perché era in lacrime e non riusciva più a guidare.

Si tratta di un brano in pieno stile De Gregori. L’atmosfera è sospesa e rarefatta, È una preghiera laica, un invito alla compassione. Non racconta una storia con un inizio e una fine, ma evoca un mondo frammentato, fatto di emarginati, perdenti, disperati.
Insomma celebra gli ultimi, e li affida idealmente a Santa Lucia, patrona della vista, come a voler chiedere uno sguardo più umano ed equo sul dolore di questo mondo.

Lucio Dalla sentiva quel brano molto vicino alle sue corde, nel tono e nel contenuto e sembra proprio che fu quello il momento in cui cominciò a maturare il progetto di una tournè in coppia. Fu un evento epocale, di grande impatto culturale. Due dei cantautori più amati dell’epoca insieme sul palco, accompagnati da una super band, diedero vita a una lunga tournè con sfumature teatrali e un sottotesto politico sempre presente.

C’è da dire che De Gregori era reduce da una assurda contestazione, durante un concerto a Milano, che lo aveva portato ad abbandonare le scene per quasi tre anni. Forse in risposta a quell’episodio, Banana Republic aveva prezzi calmierati per permettere di assistere e partecipare anche a studenti e giovani. Sembra inoltre che l’intera tournè, pur di primissimo livello, fu realizzata in economia e goliardia. La band si spostava con un unico pulmino sul quale si continuava a suonare e cantare anche durante gli spostamenti da città a città.

Probabilmente fu proprio la differenza caratteriale fra i due artisti ad assortirli magnificamente, tanto che vollero replicare l’esperienza 30 anni dopo, con immutato successo.
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SERGIO RUBINI

05 giugno 2025 ore 13:41 segnala


Ho sempre pensato che raggiungere il successo, o comunque la notorietà, per qualcuno che proviene dal profondo sud dovesse essere molto più difficile che per chi è nato e cresciuto a Roma o Milano, ad esempio. Lo penso ancora, gli esempi sarebbero numerosi, sia di chi ha dovuto stentare pur avendo le capacità, che di chi è stato protetto da una dea veramente bendata.
Eppure anche qui ci sono le eccezioni. Uno su tutti, Sergio Rubini, nato in un piccolo paese della Murgia barese e incrediblmente prescelto a soli 17 anni da Federico Fellini per interpretare, fra l’altro, se stesso! Non si può dire che abbia fatto una lunga gavetta!

Ed ha confermato presto il suo talento sia in veste di attore che di regista. A partire da “La stazione” il suo film d’esordio, un testo teatrale da lui adattato magistralmente al grande schermo. Via via negli anni è riuscito a raccontare la realtà provinciale dalla quale proviene, in un modo al tempo stesso delicato e ironico interpretando personaggi anche molto diversi fra loro come l’usuraio de “La terra” o l’umile stalliere del “Viaggio della sposa” o ancora il faccendiere tipicamente barese di “Mio cognato”. E’ riuscito anche a fotografare un’epoca e un’intera generazione con “Tutto l’amore che c’è”

E’ proprio per questa stima che ho per lui che non riesco a non fare una domanda aperta, anche se so già che rimarrà senza risposta: Sergio, perché continui ad accettare delle parti minori in film decisamente scarsi? Mutatis mutandis, secondo te Marcello Mastroianni, ad esempio, lo avrebbe fatto? Una carriera si costruisce anche sui copioni che si ha il coraggio di rifiutare!
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« immagine » Ho sempre pensato che raggiungere il successo, o comunque la notorietà, per qualcuno che proviene dal profondo sud dovesse essere molto più difficile che per chi è nato e cresciuto a Roma o Milano, ad esempio. Lo penso ancora, gli esempi sarebbero numerosi, sia di chi ha dovuto stent...
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GIORNALISMO OGGI

17 maggio 2025 ore 20:09 segnala



Salvo rarissime eccezioni, sia sulla carta stampata che in tv, ci stiamo ormai abituando ad un giornalismo d’assalto che ha come obiettivo non quello di informare lo spettatore, ma quello di impressionarlo, shockarlo, trasmettergli ansia, angoscia, insicurezza.
L’allarmismo è allargato anche alle previsioni meteo! Infatti arrivano a sorprendersi perfino che in estate faccia caldo o che in inverno possa nevicare!
Inoltre sembra che i giornalisti facciano a gara a chi parla più veloce. Quello che dicono è un dettaglio irrilevante.
L’importante è inondare lo spettatore di un fiume di parole in tono allarmante.
E poi, nelle innumerevoli tavole rotonde per dissertare su tutto, il ricorso a frasi fatte e luoghi comuni è un “must”. Il linguaggio dei cronisti rivela, anzitutto, esagerazione ed un uso ossessivo di poche espressioni, sempre le stesse.
Nell’aggressività verbale, nell’eccessivo uso di figure retoriche, nell’esagerata drammatizzazione, nell’ipocrisia di tutto ciò, si cela il tentativo di spiazzare lo spettatore, manipolarlo a piacimento, tenerlo incollato allo schermo.
Fra vicende di cronaca e dibattito politico, le parole utilizzate sono sempre più ricorrenti.
Voto di fiducia, Al vaglio degli inquirenti, Spread, Bicameralismo, Crisi,
Shockante, Ballottaggio, È giallo su…. Trasparenza, Allarme, Federalismo,
Sviluppo, Bolla cinese, Lavoro, Economia, Grido di allarme, Criminalità, Femminicidio, Muro contro muro, Mercato, Disoccupazione, In ginocchio,
Non è difficile immaginare il notiziario di oggi composto dalle stesse identiche parole di quello di ieri, ma in ordine differente. Sembra quasi un puzzle di parole!
Ma quello che è più grave, è la pretesa di supportare le notizie che stanno comunicando, con presunte testimonianze di qualche sprovveduto passante che si limita a poche espressioni sgrammaticate che dovrebbero rappresentare l’opinione della “maggioranza” degli italiani sull’argomento trattato !
Viene da chiedersi se non diffondano allarmi e complottismi a cazzo, proprio per nascondere gli allarmi e i complotti reali…….
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« immagine » Salvo rarissime eccezioni, sia sulla carta stampata che in tv, ci stiamo ormai abituando ad un giornalismo d’assalto che ha come obiettivo non quello di informare lo spettatore, ma quello di impressionarlo, shockarlo, trasmettergli ansia, angoscia, insicurezza. L’allarmismo è allar...
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TUTTI PORCI ?

21 marzo 2025 ore 20:03 segnala


All’inizio internet sembrava una rivoluzione: uno spazio libero dove incontrarsi senza filtri, dove il contatto intellettuale poteva prevalere su apparenze e pregiudizi. Ma col tempo è diventato un terreno minato, pieno di dinamiche tossiche che hanno compromesso proprio ciò che lo rendeva speciale.

L’invasione di uomini volgari, insistenti e assolutamente privi di tatto ha portato molte donne a chiudersi a riccio, a diffidare in generale, facendo sì che anche chi ha qualcosa di autentico da offrire venga messo nello stesso calderone. Il problema è che il danno ormai è fatto, e questo rende la comunicazione tra i sessi ancora più difficile di prima.

Forse è il caso di mettere da parte i social e le chat per tornare a puntare su incontri dal vivo, fuori dai circuiti virtuali inquinati, dove ci si deve mostrare per quello che si è e non dietro una maschera costruita.

Purtroppo tante donne vivono di stereotipi e pregiudizi, e quello che gli uomini siano tutti dei porci è ormai diventato uno schema mentale che molte donne applicano in automatico, senza nemmeno distinguere tra chi è davvero un porco e chi invece cerca un contatto autentico. È un riflesso difensivo, certo, ma alla fine diventa una gabbia per tutti: per le donne, che si privano di incontri veri, ma anche per uomini presentabilissimi (non soltanto da un punto di vista estetico) che si ritrovano sempre davanti un muro di diffidenza.

Il problema è che chi ragiona per stereotipi raramente cambia idea, perché il pregiudizio è rassicurante: offre una spiegazione semplice a una realtà complessa. Forse sarebbe opportuno aprire la mente e giudicare caso da caso, possibilmente dopo aver acquisito qualche elemento di giudizio attendibile !
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« immagine » All’inizio internet sembrava una rivoluzione: uno spazio libero dove incontrarsi senza filtri, dove il contatto intellettuale poteva prevalere su apparenze e pregiudizi. Ma col tempo è diventato un terreno minato, pieno di dinamiche tossiche che hanno compromesso proprio ciò che lo r...
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FOLLEMENTE

27 febbraio 2025 ore 23:23 segnala


È vero, il film si basa su un’idea elementare, che poteva venire in mente a chiunque. Anzi, che era già stata sfruttata in passato. Ma Paolo Genovese l’ha sviluppata in modo originale. Dare materialità alle svariate anime che compongono la mente di ciascuno di noi e che spesso si scontrano rendendoci la vita impossibile. Assistiamo a quattro facce di ciascuna personalità che si alternano, condizionando e criticando le scelte via via prese da una coppia alla prima cena romantica, a casa di lei.

Come vestirsi? Come presentarsi? Cosa dire? E soprattutto come comportarsi anche in quei dettagli che poi possono risultare decisivi? In ciascuno di noi coesistono, e spesso si combattono, differenti personalità che possono essere il passionale, l’apatico, il romantico, il prudente nella mente di Piero oppure l’ingenua, l’irriverente, l’irrequieta o l’intransigente in quella di Lara.

Riuscire a metterle d’accordo dovrebbe significare raggiungere la pace dei sensi o quanto meno un equilibrio che ci faccia star bene con noi stessi, che è l’obbiettivo massimo per tutti. Ma sappiamo bene quanto è difficile se non impossibile. Magari, a mio avviso, si sarebbe potuto indugiare un po’ meno su luoghi comuni e banalità, che pure fanno parte della personalità di molti, per ampliare il discorso per avere un film davvero riuscito anche grazie a un cast di tutto rispetto.

Per esempio: quando riusciremo a liberarci finalmente delle influenze religiose che ci hanno impedito per secoli (e ancora lo fanno) di avere un approccio maturo, libero e privo di tabù al sesso? Quando riusciremo a spegnere il cervello e prendere le distanza da tutti i condizionamenti, gli stereotipi, i pregiudizi che lavorano nelle nostre menti molto più delle diverse personalità che ci compongono?

Ma il vero motivo per cui sto scrivendo questa recensione è invitarvi a riflettere su come, ancora nel terzo millennio, sia necessaria questa interminabile schermaglia col patner ma anche con se stessi, per arrivare al dunque. Non voglio dire di arrivare a scopare dopo mezz’ora, ma di arrivarci con un comportamento (da ambo le parti) più sciolto, spontaneo e sincero. In molte fasi della cena (come in tanti incontri della vita reale) sembra che i due si sentano sotto esame. Sembra che dicano scemate perché hanno paura dei silenzi che invece possono essere il miglior alleato per arrivare a baciarsi, per esempio. Io parlo solo di evitare e possibilmente cancellare da entrambe le parti quel cincischiare che sa di imbarazzo, di sensi di colpa, o quella voglia di impressionare l’altro (reciprocamente) mostrandosi interessanti.

“Ma come siete fatti voi maschi?” è la domanda-accusa che Lara rivolge a Piero quando si arriva a parlare di “ex” (altro argomento che meriterebbe – da solo – un lungo post. Demonizzare gli ex equivale, a mio avviso, a darsi la patente di imbecilli per non essersi accorti in tempo di quanti difetti avesse!) La risposta più equilibrata a quell’accusa, avrebbe dovuto essere che generalizzare è sbagliato. Non esistono “i maschi” come non esistono “le femmine”. La materia è molto più complessa perché si tratta di rapportarsi ogni volta con un soggetto nuovo, un universo nuovo, con i suoi pregi e i suoi difetti.
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« immagine » È vero, il film si basa su un’idea elementare, che poteva venire in mente a chiunque. Anzi, che era già stata sfruttata in passato. Ma Paolo Genovese l’ha sviluppata in modo originale. Dare materialità alle svariate anime che compongono la mente di ciascuno di noi e che spesso si sco...
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RIMMEL COMPIE 50 ANNI

23 febbraio 2025 ore 21:18 segnala


Oggi non sembra vero che Rimmel, un capolavoro di quel livello, sia stato composto e interpretato da un 24 enne, ma quell’epoca era ricca di talenti veri. Negli anni ’70 io ero un bambino, ma già abbastanza controcorrente da rifiutare le canzoncine imbarazzanti che dominavano le classifiche e la televisione.

Per questo mi rifugiavo in “Supersonic” la trasmissione radiofonica più all’avanguardia dell’epoca sia per le scelte musicali che per il tipo di conduzione: quattro ragazzi, ogni sera, in modo assolutamente informale, riuscivano a trasmettere le idee giuste, scompaginando ogni regola. Grazie a loro scoprii che la musica vera poteva regalarmi brividi e pelle d’oca a cui oggi ho dedicato la mia web radio.

Francesco De Gregori era al vertice di questa nuova tendenza: immergendomi nei suoi testi ermetici e surreali scoprivo che riuscivano a scatenare emozioni anche contrastanti. Eppure, con un album così sofisticato e “difficile” riuscì a dominare le classifiche per oltre un anno! Ed ora, che grande lo sono, se provo a riascoltare quel capolavoro mi sorprendo a scoprire che non è invecchiato affatto, riconosco ogni immagine evocata, ogni singolo accordo.

Se ascolto invece i brani di oggi, la cosa che più salta agli occhi è l’assoluta mancanza di idee, di progetti per non parlare di ideali. È tutto uno scopiazzare. Il tema dominante, se non unico, di questi testi è una relazione di coppia che però, nella maggioranza dei casi, naufragherà nel giro di poche settimane.

Possibile che De Gregori, nella sua lunga carriera, non abbia insegnato niente alle giovani generazioni, visto che sono così a corto di argomenti? Nei suoi testi “il Principe” ha spaziato parlandoci di storia e politica, di viaggi e di fughe, di vita quotidiana e spiritualità, di letteratura e cultura. È vero, lo ha fatto con uno stile difficile da imitare, pieno di metafore e simbolismi, ma non ci ha raccontato soltanto di stucchevoli amori, semplicemente perché l’arte, proprio come la vita, è molto più ricca e complessa di un flirt!

Ma se l’album è un capolavoro, la title track sfiora la perfezione! Rimmel ha veramente tutto. È una canzone d'amore ma colta, non languida nè banale (la parola "amore" non appare mai). È perfettamente strutturata sia nel testo che nella musica, secondo i canoni della forma-canzone, ovvero due strofe e ritornello, eppure è talmente originale ed unica con quella struggente sequenza strumentale che funge da introduzione, intermezzo e finale. Infatti, a mezzo secolo di distanza, la rete è ancora pacificamente invasa dalle sue note.

Senza voler togliere la paternità a De Gregori, c’è un aneddoto in più da raccontare sulla creazione di quest’opera. Molto probabilmente Fabrizio De Andrè fu tra i primi a innamorarsi di queste tracce visto che proprio in quel periodo, Francesco era ospite da lui, in Sardegna, per comporre, a quattro mani, il Volume 8. Quindi parliamo di arte allo stato puro!

Spesso nei testi di De Gregori le parole sono figure, immagini materiali che scorrono su una pellicola non sempre nitida. C’è spesso una percentuale lasciata alla nostra interpretazione. Rimmel è forse una delle meno ermetiche ma la più intrigante anche perché la chiave di lettura del rebus ce la fornisce l’autore stesso in modo palese: è il gioco inteso come trucco, inganno, maschera che si indossa, inteso come “i tuoi quattro assi bada bene di un colore solo" grazie ai quali, lei, la dolce Venere, lo ha ingannato. D’altra parte, il rimmel stesso è un trucco, un trucco per gli occhi, specchio dell’anima.
Forse il testo può essere visto come un invito a riconoscere la bellezza non nel trucco, ma nella vulnerabilità e nell’autenticità. “Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo”

Mi sono sempre chiesto quanti anni di insonnia avranno colpito la “dolce Venere” quando questa scoprì che quei versi immortali erano dedicati proprio a lei !?
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« immagine » Oggi non sembra vero che Rimmel, un capolavoro di quel livello, sia stato composto e interpretato da un 24 enne, ma quell’epoca era ricca di talenti veri. Negli anni ’70 io ero un bambino, ma già abbastanza controcorrente da rifiutare le canzoncine imbarazzanti che dominavano le clas...
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COSA CERCHI QUI?

29 gennaio 2025 ore 23:45 segnala


Che cosa cerchi qui? È la domanda più idiota e, non a caso, anche la più frequente che mi sento rivolgere nelle varie chat. Questo per diversi motivi: innanzi tutto non capisco perché dovrei cercare solo una cosa, Internet è il luogo ideale dove si possono fare ricerche di qualsiasi genere, da quelle culturali a coltivare hobby di ogni tipo, fino all’informazione (spesso disinformazione, lo so!) allo shopping e, perché no, al sesso. Quindi non si capisce perché dovrei rinunciare a un mondo di alternative per concentrarmi su una singola cosa fino ad annientarmi completamente. (questo lo dice Jung) Quindi io di cose ne cerco almeno un centinaio, ogni giorno.

Ma non è tutto! Vorrei far notare a tutte le gentil donne che credono di mettere spalle al muro l’occasionale compagno di chat con quella domanda - quasi fosse un interrogatorio - che non è difficile capire che se costui fosse in cerca di una minorenne da violentare, di certo non verrà a raccontarlo a voi! E lo stesso vale per qualsiasi altra devianza sessuale e non. Cosa volete sentirvi rispondere? Voglio sposarti domani? E non capite che chi dice questo vi sta prendendo per il culo? Quindi, comunque la mettiamo, è una domanda inutile.

Io credo che le chat che, per chi come il sottoscritto, ha avuto la fortuna di viverle fin dagli inizi (fine anni ’90) erano un’esperienza davvero esaltante, perché c’era un entusiasmo reciproco di esplorare questo nuovo mezzo e di conoscere nuovi amici in tutto il mondo, si sono progressivamente trasformate in un posto dove scaricare le proprie frustrazioni, offendere, disturbare. E queste andrebbe sicuramente a vantaggio delle donne che sono sempre più scettiche e diffidenti, ma a mio avviso quella domanda è mal posta perché….. la risposta è dentro di te…. epperò è sbagliata !!
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« immagine » Che cosa cerchi qui? È la domanda più idiota e, non a caso, anche la più frequente che mi sento rivolgere nelle varie chat. Questo per diversi motivi: innanzi tutto non capisco perché dovrei cercare solo una cosa, Internet è il luogo ideale dove si possono fare ricerche di qualsiasi ...
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Per non dimenticare....

21 dicembre 2024 ore 12:27 segnala


NON E’ UN CARGO

Cos’è l’umanità? Non è difficile da capire!
Almeno così pensavo, prima di fuggire
da quell’inferno che ho trovato in Libia
dove mi hanno fratturato anche una tibia.
Dicevo: son certo, in Italia ci aiuteranno
non appena questo barcone localizzeranno.

A un naufrago non si nega un soccorso.
Non c’è bisogno di vincere un concorso.
E’ lampante, noto fin dalla notte dei tempi.
Una vita viene prima. Potrei fare cento esempi.
Si sa, è consuetudine di chi va per mare.
Per salvare un solo uomo si facevano le gare!

E’ vero, forse non è scritto ma vale più di mille codici.
Si chiama solidarietà, empatia. Non eravamo in dodici
ma più di cento, per giorni, in mare aperto, in avaria.
Imbarcavamo acqua, e gli ipocriti recitavano l’Ave Maria
invece di aiutarci. Arrivavano divieti dalla guardia costiera,
a debita distanza. E quelli si bagnavano all’acquasantiera.

L’attesa fu lunghissima. Ricordo, ebbi più di un miraggio.
Ma giuro, non l’immaginavo così la fine del mio viaggio.
Voi, davanti alla tv, non avete idea da dove noi veniamo.
Ma non credete anche voi, che siam tutti figli di Abramo?
Donne, bambini, dispersi. Per voi non cambia niente.
Non vi tocca. Non tendete una mano all’altra gente.

Ora dormo sulla collina. Passammo tanti giorni al largo,
col vento e la tempesta. Eppure non era solo un cargo.
Quando il barcone affondò pensai che infondo,
il peggio, ma avevo visto anch’io un pezzo di mondo.
I cadaveri galleggiavano lividi, in balia delle onde,
ma non avremmo mai e poi mai visto le sponde.

Lorsignori mi perdoneranno l’interruzione, ahimè!
Continuate pure a gustare il vostro affogato al caffè.