
Nel 2017 certi sceneggiatori e registi non capiscono quanto sia saturo il mercato cinematografico al giorno d’oggi, specie in determinati generi e affini come gli Horror. Ancora ci si ostina a girare film sulle possessioni come nel caso di Incarnate, horror film con il tema principale della possessione affrontato con alcuni cambiamenti nell’approccio al problema. Se di solito si usa interfacciarsi con l’ausilio della religione, qui il metodo è più orientato verso la scienza. Ma in realtà di nulla di nuovo all’orizzonte tutto già visto in produzioni simili degli anni passati.
Il film di Brad Peyton chiamato Incarnate è l’ennesimo film horror approdato nei cinema e ci propone la solita minestrina riscaldata sull’ormai ricorrente tema delle possessioni demoniache. E’ chiaro che si cerchi di raggiungere i livelli del capostipite L’Esorcista di William Peter Blatty del 1971. Ai giorni nostri però la corazza degli spettatori è solida, ci siamo abituati a vederne di tutti i tipi, quindi la necessità di apportare qualche modifica qua e là non basta a creare un prodotto degno di rilevanza . Incarnate non fa eccezione e ci troviamo a vedere l’ennesimo filmetto da quattro soldi con qualche variante all’approccio del problema e alla sua risoluzione, senza nessuna novità degna di essere menzionata.
La trama è la più classica che si possa immaginare e presenta alcune analogie con il Capolavoro del 1971, copiandone pesantemente alcune scene. Un bambino di nome Cameron è posseduto da un parassita che conosciuta come Maggie, già incontrata in passato dal nostro buon dottore. Il Dott. Seth ha la capacità di entrare nelle menti dei posseduti e scacciare l’entità malevola, questo processo può avvenire solo se il nostro scienziato è in uno stato di trance prossimo alla morte. Guardandolo bene mi ha dato l’impressione di avere davanti un personaggio a metà strada fra John Constantine e Dylan Dog, ma molto meno convincente di entrambi.
Sinceramente Incarnate di Peyton non mi è piaciuto per nulla dal cast mediocre che restituisce poca credibilità ai personaggi, dialoghi sciatti e tanta noia. I personaggi mancano di personalità e carisma minando così la già debole sceneggiatura, l’assenza di novità tangibili e la paura inesistente salvo qualche leggerissimo brivido non sorreggono tutta la sceneggiatura. Anche la fotografia come la sua colonna sonora è poco incisiva a parte qualche inquadratura, ben realizzata con buoni fondali e qualche musichetta tetra di sottofondo non salvano l’intero minestrone. Ad aggravare la situazione ci pensa un finale assolutamente prevedibile con la promessa di un palese secondo capitolo.
Tirando le somme Brad Peyton e soci non sono riusciti a creare quel film fresco e scioccante come si pensava, Incarnate rappresenta un passo indietro rispetto al passato, non proponendo nulla di nuovo proprio come le meccaniche già viste in produzioni similari notevolmente superiori a questa porcheria che arriva a imitare nelle fasi finali L’Esorcista del 71. Sinceramente se siete alla ricerca di film con la medesima tematica, optare per produzioni anche meno recenti ma sicuramente più raffinate e articolate di questa minestrina fredda e insapore.
Il film di Brad Peyton chiamato Incarnate è l’ennesimo film horror approdato nei cinema e ci propone la solita minestrina riscaldata sull’ormai ricorrente tema delle possessioni demoniache. E’ chiaro che si cerchi di raggiungere i livelli del capostipite L’Esorcista di William Peter Blatty del 1971. Ai giorni nostri però la corazza degli spettatori è solida, ci siamo abituati a vederne di tutti i tipi, quindi la necessità di apportare qualche modifica qua e là non basta a creare un prodotto degno di rilevanza . Incarnate non fa eccezione e ci troviamo a vedere l’ennesimo filmetto da quattro soldi con qualche variante all’approccio del problema e alla sua risoluzione, senza nessuna novità degna di essere menzionata.
La trama è la più classica che si possa immaginare e presenta alcune analogie con il Capolavoro del 1971, copiandone pesantemente alcune scene. Un bambino di nome Cameron è posseduto da un parassita che conosciuta come Maggie, già incontrata in passato dal nostro buon dottore. Il Dott. Seth ha la capacità di entrare nelle menti dei posseduti e scacciare l’entità malevola, questo processo può avvenire solo se il nostro scienziato è in uno stato di trance prossimo alla morte. Guardandolo bene mi ha dato l’impressione di avere davanti un personaggio a metà strada fra John Constantine e Dylan Dog, ma molto meno convincente di entrambi.
Sinceramente Incarnate di Peyton non mi è piaciuto per nulla dal cast mediocre che restituisce poca credibilità ai personaggi, dialoghi sciatti e tanta noia. I personaggi mancano di personalità e carisma minando così la già debole sceneggiatura, l’assenza di novità tangibili e la paura inesistente salvo qualche leggerissimo brivido non sorreggono tutta la sceneggiatura. Anche la fotografia come la sua colonna sonora è poco incisiva a parte qualche inquadratura, ben realizzata con buoni fondali e qualche musichetta tetra di sottofondo non salvano l’intero minestrone. Ad aggravare la situazione ci pensa un finale assolutamente prevedibile con la promessa di un palese secondo capitolo.
Tirando le somme Brad Peyton e soci non sono riusciti a creare quel film fresco e scioccante come si pensava, Incarnate rappresenta un passo indietro rispetto al passato, non proponendo nulla di nuovo proprio come le meccaniche già viste in produzioni similari notevolmente superiori a questa porcheria che arriva a imitare nelle fasi finali L’Esorcista del 71. Sinceramente se siete alla ricerca di film con la medesima tematica, optare per produzioni anche meno recenti ma sicuramente più raffinate e articolate di questa minestrina fredda e insapore.