[racconto] Elaborazione del lutto
07 aprile 2020 ore 18:04 segnalaIl viale che portava all’interno della struttura era lungo ed ombroso, alberato su entrambi i lati con una vegetazione ad alto fusto piantumata sicuramente da molti decenni. Sfilavano parallele agli alberi due fitte file di croci di ferro, semplici, ciascuna col nome di un caduto della città morto al fronte durante la guerra del ‘15-’18.
Daniele aveva sempre percorso quel viale a piedi, nonostante lo si potesse tranquillamente percorrere in auto per giungere al parcheggio nei pressi del portale d’entrata. Era un cammino in cui il suo sguardo inquadrava una fila di croci e non lo mollava fino all’ultimo nome, come se fosse suo preciso dovere civico lustrare il ricordo anonimo di quei nomi lontani nel tempo. E al ritorno faceva la stessa identica cosa con la fila di croci dell’altro lato. Procedeva con le mani giunte dietro la schiena e passo misurato, una postura da anziano che non era, che solo la sacralità del luogo impediva apparisse palesemente ridicola.
Varcò l’enorme portale d’ingresso come se entrasse in un luogo familiare. E del resto lo era. Anche Adele sapeva dell’attrazione che lui aveva per i cimiteri, per questo quando le chiese di vedersi lì dentro non ebbe nulla da ridire, anche se l’idea non le dava di certo molto entusiasmo. E del resto era ormai da tempo che entrambi rifuggivano ogni accenno di attrito o di litigio, cercando di assecondarsi l’un l’altro in quelle ormai rare volte in cui si cercavano.
Camminava con lenta disinvoltura attraverso i viali che intersecavano i campi di sepoltura, ora con passo più sciolto rispetto a quello lento e legato con cui rendeva silenzioso omaggio ai caduti. Il cimitero era strutturato in quadranti adiacenti l’un l’altro, aggiunti nel tempo. Ogni campo rispecchiava le sepolture di un’epoca ben precisa e le epigrafi sulle tombe avevano stili ben precisi, e col tempo aveva imparato a riconoscerli tutti.
Daniele amava raccogliersi dentro i cimiteri, ma senza una particolare ossessività. Erano luoghi da vivere col massimo rispetto, in cui trovava la dimensione perfetta per ragionamenti e idee, e naturalmente perché riusciva a confidare i pronti sentimenti ai propri cari lì sepolti. Quegli stessi sentimenti che nella sua vita quotidiana riusciva ad esternare col contagocce: perlopiù rabbia e risentimento, null’altro di meglio.
La vide da lontano passeggiare nel campo principale, quello centrale e più grande di tutti gli altri. Passeggiava con le mani in tasca assorta nella lettura dei nomi delle sepolture. Aveva quell’espressione seriosa e grave di quando ci si impegna al massimo per comprendere situazioni ed emozioni. Adele era una donna molto tranquilla e riflessiva, anche lei, e del resto solo quelle qualità gli permisero di trascinare il rapporto con Daniele per quattro anni, fino a quel giorno al cimitero. Una donna diversa, appena più impulsiva, non avrebbe retto al quarto mese, una volta terminate le settimane dell’idillio sessuale.
Camminò verso di lei, senza fretta. Era sicuro che lei lo aveva già notato. Del resto in quel deserto coltivato a tombe, la minima cosa in movimento destava subito attenzione. Giunse fino a percorrere il viale che fronteggiava la fila di sepolcri che Adele stava lentamente passando in rassegna. Gli sguardi si incontrarono senza sorpresa e con un attimo di tenerezza da parte di lui, che la ringraziava di esserci. Senza fretta arrivarono a trovarsi uno accanto all’altra, entrambi con le mani in tasca, ed entrambi con una gran voglia che l’altro non esprimesse alcuna ulteriore manifestazione di affetto che non fosse lo scarno “ciao” del saluto reciproco.
«Questo posto. A quest’ora e in questa stagione, è incredibile. Sono arrivata dieci minuti fa e non si è vista anima viva. Eppure non è un posto lugubre. Sembra quasi che possa schizzarti davanti il Bianconiglio ansimante per il ritardo da un momento all’altro. Ammetto che quando me lo hai proposto però, non ero molto entusiasta», esordì Adele proseguendo la sua lenta passeggiata, mentre Daniele le si affiancava allo stesso ritmo.
«Ecco, ora capisci perché ti ho sempre detto che i cimiteri mi mettono dentro una certa serenità d’animo. Non accolgono solo la morte, ma distillano anche i sentimenti dalle anime dei vivi, acuiscono i sensi e i pensieri, ispirano i progetti, vivificano gli istinti», rispose l’uomo col tono di chi la sapeva lunga.
«Francamente non sono ancora arrivata a certe consapevolezze. Però ammetto che non è un posto dove mi sento a disagio. Almeno fin quando non calerà il sole, ma non penso resteremo qui così a lungo, vero?», le chiese allora Adele, iniziando a sondare il terreno per capire cosa Daniele volesse da lei e perché l’avesse invitata quel giorno proprio in quel posto.
«Oddio, proprio no! Non è un campeggio», le rispose l’uomo arcuando la bocca in un sorriso, quindi indicandole la parete più lontana del quadrilatero che componeva il campo in cui camminavano. «Visto quanti fiori laggiù? Vediamo se indovini quale celebrità è sepolta in quella tomba».
«Sì, lo so. Quel cantante di quel gruppo degli anni ’60… Oddio, non mi ricordo nessuno dei due nomi in questo momento».
«Non importa, era una curiosità ma vedo che la conoscevi già.»
Calò il silenzio su quella conversazione spinta a tentativi, nella quale nessuno dei due riusciva davvero a parlare. Solo le gambe sembravano muoversi autonomamente seguendo un percorso casuale nei sentieri tra le file di tombe. Entrambi si godevano un momento molto particolare, un momento senza discussioni, recriminazioni, accuse reciproche. Vivevano uno stato di pacifica ansia rispettosa del luogo, di una pace che riusciva a posarsi persino sul loro amore inacidito da mesi di contrasti violenti e che si trascinavano addosso mentre gli marciva dentro.
La voce flebile di Adele ruppe faticosamente il silenzio. «Posso azzardare un’ipotesi? Hai portato il nostro rapporto a morire qui, in un luogo dell’eterno riposo? Siamo qui a seppellire il nostro amore?»
«Che bella idea… lo dico senza ironia, te lo giuro. Sarebbe quasi il migliore gesto pietoso da fare. Bisognerebbe però dare il colpo di grazia a un moribondo prima di seppellirlo, e non sai quanto mi fa male parlare della nostra storia in certi termini. Ma no, non ti ho fatto venire per questo motivo». E si interruppe nuovamente, come per raccogliere energie. «Allora spiegami, ti prego», insistette lei preparandosi al sorgere di qualsiasi altra nuova tempesta, al fragore dello spezzarsi di quel filo di pace.
«No, vedi, volevo esattamente questo. Proprio quello che stiamo facendo. Volevo offrirti un gesto d’amore, come eravamo capaci di fare tempo fa. Ti ho portato in un posto che sapevo potesse imporci la serenità di questi momenti. Ti ricordi l’ultimo momento in cui siamo stati sereni insieme? Io francamente no. E poi, il cimitero è uno dei pochi posti in cui non ho mai fantasticato di suicidarmi, sai?»
L’ultima frase su Adele ebbe l’effetto di una pugnalata al ventre che le mozzò il fiato. Daniele non le aveva mai confessato pensieri suicidi, e venirlo a sapere in quel momento, in una frase che mescolava l’idea del suicidio a quello dell’amore per lei, le dava il capogiro. La parola “suicidio” però copriva tutto il resto: Daniele ne parlava con una disinvoltura che la impauriva. Tuttavia non le riuscì minimamente di voltarsi a guardarlo, di esibire un indizio di fragilità. L’unica crepa la manifestò rispondendogli con voce arrochita. «È tanto tempo che hai pensieri suicidi?»
«Da sempre, che io ricordi. Ma il pensiero di congiungersi alla morte penso faccia parte della vita. C’è chi ne fugge il pensiero, chi lo corteggia, chi si fa tormentare, chi finge di dimenticarlo… Io probabilmente sto elaborando il lutto della mia stessa morte da tutta la vita, lentamente, senza farmi dominare dal pensiero ma rendendola un’eventualità normale ed accettata. Siamo molto diversi anche in questo».
«E che ne sai? Non ti ho mai parlato delle mie vedute in questo campo», rispose Adele piccata, anche se in cuor suo gli riconosceva l’esattezza del concetto.
«Dici?», le rispose Daniele quasi beffardo. Ma oramai l’aveva portata dove lui voleva. Le prese le mani nelle sue facendola guardare attorno. «Riconosci dove siamo? Volevo offrirti un ultimo vero gesto d’amore e portarti davanti a quella tomba che ti angoscia tenendoti per mano, quella che mi hai sempre detto che non sei riuscita ad accettare, la tomba che non sei mai riuscita a venire a cercare, che ti fa singhiozzare in silenzio tante volte, e non credere che non me ne sia mai accorto…»
I due erano arrivati davanti a una tomba interrata come tante, con un nome comune ed un epitaffio che non brillava per originalità, ma che per la donna era da lunghi anni un pozzo di dispiacere infinito in cui non aveva mai avuto il coraggio di affacciarsi. Adele iniziò a singhiozzare connettendo il luogo alle proprie emozioni più profonde, profilando al suo sguardo inondato da una piena di lacrime, il nome sulla lapide della tomba a cui non era mai riuscita ad accostarsi. Ebbe bisogno di molto amore intorno, per andare ad inchinarcisi davanti e piangere anni di lacrime trattenute. Ma Daniele era lì proprio per quello.
36f4ab03-5a88-4015-b5e8-c00e5714167c
« immagine »
Il viale che portava all’interno della struttura era lungo ed ombroso, alberato su entrambi i lati con una vegetazione ad alto fusto piantumata sicuramente da molti decenni. Sfilavano parallele agli alberi due fitte file di croci di ferro, semplici, ciascuna col nome di un caduto dell...
Post
07/04/2020 18:04:10
none
- mi piaceiLikeItPublicVote3
Commenti
-
leggendolamano 08 aprile 2020 ore 10:21
Scrivi commento
Fai la login per commentare
Accedi al sito per lasciare un commento a questo post.
Blog Info
Visite totali: | 4.339 |
Post scritti: | 19 |
Scrive dal: | 08/07/2019 |
Coinvolgimento: | 49 (discreto) |