"Dice il saggio"

09 febbraio 2008 ore 13:40 segnala

In cerca di un saggio

Per giorni la coppia camminò quasi senza parlare. Finalmente arrivarono in una foresta e incontrarono il saggio.

- La mia compagna quasi non mi ha parlato durante il viaggio - disse il giovane.

- Un amore in cui non vi è silenzio è un amore senza profondità – rispose il saggio.

- Ma lei non mi ha detto neppure che mi amava!

- Ci sono persone che vivono continuando a dirlo. E noi finiamo per diffidare della verità delle loro parole.

I tre si sedettero sopra una pietra. Il saggio indicò il campo di fiori lì intorno.

- La natura non continua a ripetere tutto il tempo che Dio ci ama. Ma attraverso i suoi fiori noi lo comprendiamo.

BUON ANNO A TUTTI

01 gennaio 2008 ore 14:06 segnala

Banalità

In tutti gli uomini c'è una superficie e una profondità. La superficie è piatta e uguale, la profondità un abisso. Noi viviamo abitualmente in superficie, nel mondo della banalità, del si dice, della chiacchiera, del distrarsi, del ripetuto, dove non ci sono emozioni ma, al massimo, sorpresa o curiosità. La curiosità del delitto di Perugia o dell’ultimo film di Boldi o dell'ultima dichiarazione di Berlusconi. Puoi restare dieci giorni davanti al televisore, guardare tutti i talk show, tutti i dibattiti politici, tutte le partite di calcio, e non allontanarti un istante dalla superficie. Puoi perfino andare in vacanza, in crociera, fare affari restando in superficie. Eppure, è strano, gli uomini sono attratti dalla profondità. Quando i giovani dicono che vogliono provare delle emozioni violente, con la droga, l'alcol, il sesso sfrenato o correndo in automobile, o nelle prove no limits, cercano qualcosa che sta al di là. Non è detto che la trovino, forse la trovano per un istante e devono perciò ripetere l'esperienza estrema finché anche questa non si usura, non perde il suo potere. Eppure tutti ogni tanto siamo condotti sull'abisso della profondità quando qualcosa scuote i fondamenti della nostra esistenza. Quando siamo impegnati in una lotta disperata per ottenere un risultato, e ci riusciamo. E proviamo un senso di immensa esultanza, il momento di «gloria» che potremo ricordare. Oppure, sul versante negativo quando muore una persona che ci è cara o ci ammaliamo di una malattia che potrebbe essere mortale e riguardiamo con occhi diversi tutti i nostri rapporti, tutta la nostra vita. E distinguiamo ciò che non è essenziale da ciò che è essenziale, la superficie dalla profondità. E capiamo che la profondità è il sacro. E lo incontriamo quando ci innamoriamo, e il nostro animo si dilata, diventa capace di emozioni e di pensieri tanto più grandi di noi stessi che vorremmo abbracciare il mondo e fonderci con esso. Ma c'è un’altra strada verso la profondità: l'arte, la grandissima arte. Ci sono dei libri, dei romanzi, dei film, dei brani musicali, talvolta delle opere di pensiero, che invadono il nostro spirito e sembrano sul punto di farlo esplodere tanto ci apriamo al mondo, agli altri, a noi stessi. E vediamo qualcosa della nostra essenza e di cosa potremmo essere. Allora il nostro abituale modo di vivere ci sembra un vestito vecchio, abbandonato in un angolo della stanza.

Alberoni (CdS)

Sonetto 47

23 ottobre 2007 ore 10:38 segnala

 

I miei occhi e il cuore son venuti a patti ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa: se i miei occhi son desiosi di uno sguardo,
o il cuore innamorato si distrugge di sospiri, gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amore e al fantastico banchetto invitano il mio cuore; un'altra volta gli occhi son ospiti del cuore che a lor partecipa il suo pensier d'amore.
Così, per la tua immagine o per il mio amore, anche se lontano sei sempre in me presente; perchè non puoi andare oltre i miei pensieri
e sempre io son con loro ed essi son con te; o se essi dormono, in me la tua visione desta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.

IL LINGUAGGIO DEL MONDO!

24 agosto 2007 ore 17:28 segnala
:poeta

Infine comparve una giovane che non era vestita di nero. Portava una brocca sulla spalla, e il suo capo era coperto da un velo, ma aveva il viso scoperto. Il ragazzo le si avvicinò per chiederle dell'Alchimista. In quel momento fu come se il tempo si fermasse, e l'Anima del Mondo sorgesse con tutta la sua forza davanti al ragazzo. Quando guardò gli occhi di lei, un paio di occhi neri, le labbra indecise fra un sorriso e il silenzio, egli comprese la parte più importante e più saggia del Linguaggio che parlava il mondo e che chiunque, sulla terra, era in grado di capire con il proprio cuore. E si chiamava Amore, una cosa più antica degli uomini e persino del deserto, che tuttavia risorgeva sempre con la stessa forza dovunque due sguardi si incrociassero come si incrociarono quei due davanti a un pozzo. Le labbra della giovane, infine, decisero di accennare un sorriso: era un segnale, il segnale che il ragazzo aveva atteso per tanto tempo nel corso della vita, che aveva ricercato nelle pecore e nei libri, nei cristalli e nel silenzio del deserto. Ed era lì, il linguaggio puro del mondo, senza alcuna spiegazione, perché l'universo non aveva bisogno di spiegazioni per proseguire il proprio cammino nello spazio senza fine. Tutto ciò che il ragazzo capiva in quel momento era che si trovava di fronte alla donna della sua vita e anche lei, senza alcun bisogno di parole, doveva esserne consapevole. Ne era certa più di quanto lo fosse di ogni altra cosa al mondo, anche se i genitori, e i genitori dei genitori, le avevano sempre detto che, prima di sposarsi, bisognava frequentarsi, fidanzarsi, conoscersi, e avere del denaro. Ma, forse, chi lo affermava non aveva mai conosciuto il linguaggio universale: perché, una volta che vi si penetra, è facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende qualcun altro, che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa Mano: la Mano che risveglia l'Amore e che ha creato un'anima gemella per chiunque lavori, si riposi e cerchi i propri tesori sotto il sole. Perché, se tutto ciò non esistesse, non avrebbero più alcun senso i sogni dell'umanità.

L'Alchimista - P.Coelho

LA SIGNORA NEL BOSCO

19 agosto 2007 ore 08:04 segnala

:poeta

Sembrava un bosco facile, con a destra e sinistra gli alberi, e in mezzo un bel sentiero al sole e all’ombra. Sembrava un bosco da attraversare lievemente, guardando in alto i grandi rami che si dividevano in rami medi che si dividevano in rami piccoli e piccolissimi. Sembrava un bosco facile, ma quella signora non riusciva a uscirne più. Il cuore le batteva a mille a mille, il sentiero era finito su se stesso, la notte stava per calarle addosso come una montagna.” La Signora della paura“ La paura era così grande, che la voce non le usciva più. Come negli spaventati sogni della notte, come inseguita da adirati Dei dentro adirate fiere, fuggiva e fuggiva, dalle ombre. Ma nel fuggire e fuggire, infine si arrestò. La paura era diventata così grande che bisognava ormai risponderle, esserci, prepararsi fermamente al disperato raduno delle forze.”

GUARDARE

18 agosto 2007 ore 11:23 segnala
:poeta

Io non so se ti e' mai capitato... Alzi gli occhi e vedi un paesaggio immenso davanti a te: prati in fiore che finiscono ai piedi di una montagna, che a sua volta sfiora il cielo. Vedendolo... Non so come dire, non ti senti un po' troppo piccolo? Magari chiudendo gli occhi capisci che non e' cosi', forse abbassando lo sguardo ti accorgi di molte altre cose... Immense, si', ma alla tua portata. Eppure... Come dire... Come resistere alla tentazione di una cima appuntita e innevata, dove sembra quasi di vedere un omino delle nevi? Come si fa a guardare il mare senza perdersi? Io dal mio canto non ci sono ancora riuscita, ma forse e' troppo per una "comune mortale" come me. Oppure basterebbe guardarli con una consapevolezza diversa. Quando lo scopriro' te lo diro', per ora resto sdraiata, in mezzo al mondo, ad osservare il cielo, sognando di viverci... Prima o poi »

William Butler Yeats

TORNO

18 agosto 2007 ore 10:48 segnala

Torno a queste mie pagine
desiderando che esse siano le tue braccia,
anche se solo per un momento.

Cerco qui quegli istanti di silenzio
   che tu ti regali
e di quelli dei quali mi faccio complice
   per compagnia

Arrivo a questi confini
  dove riposano le nostalgie
e mi incontro di nuovo con le lacrime
  che nascono dalla distanza
    di un essere senza te.

DONNE IN RINASCITA

11 agosto 2007 ore 08:49 segnala

:poeta

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita. Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane. Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto. Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così". E il cielo si abbassa di un altro palm o. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia. In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete! Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze! Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "P erché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?" Se lo sono chiesto tutte. E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente. Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel. Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa. E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli. Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo. Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa. È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.

Jack Folla

IL PRIMO BACIO

06 agosto 2007 ore 18:57 segnala

E' il primo sorso che si beve dalla coppa del nettare della vita, che la dea ha riempito per noi. E' la linea divisoria tra il dubbio che intrica lo spirito e rattrista il cuore, e la certezza che inonda di gioia l'io. E' il primo inizio del canto della vita e il primo atto del dramma dell'Uomo considerato nella sua Idea. E' il vincolo che unifica l'estraneita' del passato con la luminosita' del futuro; il nesso tra il silenzio dei sentimenti e il loro canto dispiegato. E' una parola espressa da quattro labbra che dichiarano il cuore un trono, l'amore un re, e la fedelta' una corona. E' il tenero tocco delle delicate dita di una brezza sulle labbra della rosa, che s'esprime in un sospiro di appagamento e in un dolce gemito. E' l'inizio di quella magica vibrazione che trasporta gli innamorati dal mondo dei pesi e delle misure al mondo dei sogni e delle rivelazioni. E' l'unione di due fiori odorosi; e la mescolanza delle loro fragranze verso la creazione di una terza anima. Come il primo sguardo e' come un seme che la dea ha lanciato nel campo del cuore umano, cosi' il primo bacio e' il primo fiore all'estremita' del ramo dell'Albero della Vita.
GBRAN

Il Risveglio dell' Intuizione

02 agosto 2007 ore 18:53 segnala

(l'Esercizio dell’Acqua)

:poeta


Risveglia la tua intuizione, rendi palese il tuo lato segreto.
Non ti preoccupare della logica: l'acqua è un elemento fluido, e non si lascia dominare tanto facilmente. Ma, a poco a poco, senza violenza, arriverai a stabilire un nuovo rapporto con l'Universo."
... Versai il contenuto della bottiglia sul suolo di cemento; si formò immediatamente una pozza. Non aveva né immagine né forma, ma non ero certo in cerca di queste.
Con le dita, cominciai a sfiorare l'acqua fresca; mi sentii  scivolare nello stato ipnotico di quando si guarda il fuoco.
Non pensavo a niente, stavo solo giocando. Giocando con una pozza d'acqua. Tracciai alcuni segni sul bordo, e  fu come se la pozza si trasformasse in un sole bagnato; ma i tratti si unirono immediatamente, fondendosi. Con  la mano aperta, colpii il centro della pozza: l'acqua si  sparse tutt'intorno, costellando il cemento di gocce stelle nere su uno sfondo grigio. Ero del tutto assorbito da quell'esercizio assurdo, che non aveva alcuno scopo, ma che mi risultava assai piacevole. Sentii che la mia mente era quasi immobile, come sospesa: si trattava di uno stato che riuscivo a ottenere solo con lunghi periodi di meditazione e di rilassamento.
Nello stesso tempo, qualcosa mi diceva che, nel mio intimo più profondo, nei luoghi più occulti della mia mente, una forza prendeva corpo e si preparava a manifestarsi.
Giocherellai a lungo con la pozza d'acqua; fu difficile
interrompere quella pratica. Se Petrus mi avesse insegnato l'Esercizio dell'Acqua all'inizio del viaggio, avrei certamente pensato che fosse una perdita di tempo. Ma adesso, dopo aver parlato lingue sconosciute e scacciato i demoni, quella pozza mi consentiva di stabilire un contatto, ancorché fragile, con la Via Lattea sopra di me. Ne rifletteva le stelle, creava disegni che non riuscivo a capire, e mi portava a dire che non stavo sprecando del tempo, ma ero impegnato nella creazione di un nuovo codice di comunicazione con il mondo. Il codice segreto dell'anima, la lingua che conosciamo e a cui prestiamo così poco ascolto.