Me l'hai lasciata addosso ...
La sento colare.
Impertinente e inopportuna, come da sua natura.
Ancora scorre sui pori
riempiendoli uno a uno
lingua umida senza corpo
disegna su di me un sentiero
sul quale sento i tuoi occhi
vividi, pulsanti.
Seguo il suo cammino dal tuo sguardo
sento dove solca da quanto l'iride si dilata
e solo posso chiudere gli occhi
reclinare la testa indietro
aprire le mani e stendere le dita.
Da uomo ad animale,
succhiando attraverso i nervi.
Saliva
15 gennaio 2012 ore 15:07 segnala91425b1b-fa4b-4c1c-8334-907751f214aa
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Domenica bestiale
15 gennaio 2012 ore 15:04 segnala
Quando ci sentiamo
illuminati dai nostri occhi ...
il pelo irto vibra,
emerge la curvatura delle spalle,
i muscoli si aggrottano,
lo sguardo è soverchiato dalle sopracciglia,
compare un ghigno ferocemente goloso
questa domenica è così
tappeti e divani e alberi e presepi
chiamano al pacato e giunto silenzio,
ma a tratti scattano
falangi, falangine, falangette
verso il palmo della mano
a racchiudere il desiderio di presa,
di pelle contro e dentro pelle,
di sudore che annega i polpastrelli
scrupoli e destini e distanze
ci vogliono "calmi"
ma non v'è modo,
per anime artigliate come le nostre,
di rimanere a lungo distese
in estasi contemplativa
esce l'animale,
ulula senza luna,
richiede risposta
per poi riappallottolarsi
in apparente quiete
lasciando agli inferi
ed alle vene
il compito di stemperare
il ringhio costante
un sottoscala buio,
pareti irregolari,
porte antiche,
luce fioca di torcia,
umido ad annacquare sudore
mani candide aperte,
a supplicare contatto,
a regalare appigli
mentre le tempie cedono
a frustate e scudisciate
digrigno a voi,
animali eletti,
la mia essenza
stringendo denti e mascelle,
assaporando sulla lingua e sul palato
il gusto del vostro sangue
che scompensa
mentre le mie unghie
lacerano i vostri fianchi.
illuminati dai nostri occhi ...
il pelo irto vibra,
emerge la curvatura delle spalle,
i muscoli si aggrottano,
lo sguardo è soverchiato dalle sopracciglia,
compare un ghigno ferocemente goloso
questa domenica è così
tappeti e divani e alberi e presepi
chiamano al pacato e giunto silenzio,
ma a tratti scattano
falangi, falangine, falangette
verso il palmo della mano
a racchiudere il desiderio di presa,
di pelle contro e dentro pelle,
di sudore che annega i polpastrelli
scrupoli e destini e distanze
ci vogliono "calmi"
ma non v'è modo,
per anime artigliate come le nostre,
di rimanere a lungo distese
in estasi contemplativa
esce l'animale,
ulula senza luna,
richiede risposta
per poi riappallottolarsi
in apparente quiete
lasciando agli inferi
ed alle vene
il compito di stemperare
il ringhio costante
un sottoscala buio,
pareti irregolari,
porte antiche,
luce fioca di torcia,
umido ad annacquare sudore
mani candide aperte,
a supplicare contatto,
a regalare appigli
mentre le tempie cedono
a frustate e scudisciate
digrigno a voi,
animali eletti,
la mia essenza
stringendo denti e mascelle,
assaporando sulla lingua e sul palato
il gusto del vostro sangue
che scompensa
mentre le mie unghie
lacerano i vostri fianchi.
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Sangue licantropo, ancora
15 gennaio 2012 ore 15:01 segnala
Voglia di te che fa sparire il resto
I doveri impallidiscono e i piaceri tintinnano, scampanellio continuo e noioso e assillante che non lascia spazio alla tranquillità
Averti qui, averti addosso
Non poterti avere né qui né addosso
Crea scompensi in cui entro ed esco come in un amplesso
per dare rimbombo alle voci
e godere dell'eco.
Prendendo a calci il silenzio.
I doveri impallidiscono e i piaceri tintinnano, scampanellio continuo e noioso e assillante che non lascia spazio alla tranquillità
Averti qui, averti addosso
Non poterti avere né qui né addosso
Crea scompensi in cui entro ed esco come in un amplesso
per dare rimbombo alle voci
e godere dell'eco.
Prendendo a calci il silenzio.
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Incapace
15 gennaio 2012 ore 14:48 segnala
Ore già decantate dalla ragione.
Una voce, dieci a uno tra emozione e parole.
Poche frasi lette con gola gonfia di magma.
Sospiri smorzati che inondano le labbra di gocce dense.
Tempie perlate trafitte da lampi scuri.
Un capitano squassa nel tenere la rotta:
inutili, strenui tentativi nel stringere la ragione, mentre il timone sfida i marosi.
Una prua violentata nel suo istinto
per puntare a lei, sirena (male)detta.
Investirla, strapparla, inondarla, spiaggiarla
e ondeggiarci sopra come risacca.
Una voce, dieci a uno tra emozione e parole.
Poche frasi lette con gola gonfia di magma.
Sospiri smorzati che inondano le labbra di gocce dense.
Tempie perlate trafitte da lampi scuri.
Un capitano squassa nel tenere la rotta:
inutili, strenui tentativi nel stringere la ragione, mentre il timone sfida i marosi.
Una prua violentata nel suo istinto
per puntare a lei, sirena (male)detta.
Investirla, strapparla, inondarla, spiaggiarla
e ondeggiarci sopra come risacca.
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Ore già decantate dalla ragione.
Una voce, dieci a uno tra emozione e parole.
Poche frasi lette con gola gonfia di magma.
Sospiri smorzati che inondano le labbra di gocce dense.
Tempie perlate...
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15/01/2012 14:48:10
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Scrive dal: | 15/01/2012 |
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