52506

16 aprile 2013 ore 22:59 segnala

Vi avevo avvertito.
Non dite che non l'avevo fatto.
Non sono buono, sdolcinato o compassionevole.
Sono cattivo, funesto e rabbioso.

La cifra del titolo vi dice forse qualcosa?
Sapete chi è la persona nel disegno che campeggia a lato del mio blog?
No?
Niente?
Lo immaginavo.

Oggi rose e preghiere per Boston.
Il nulla cosmico per 52506 vittime siriane.

Si.
Avete letto bene.

52506

Quindi oggi preghiere e rose le riservo, se permettete, per la Siria.

Buonasera e vaffanculo.


Di seguito una lettera di Eva Ziedan.

Lettera ai pacifisti italiani.

Tutto è bello in Italia, il Paese che sempre avevo sognato di visitare. Camminavo per le strade con occhi di gufo, fissando ogni dettaglio come se volessi mangiarlo!

Quando sono stata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, ho ricordato quello che Abdel Rahman Munif, uno dei più grandi scrittori arabi, diceva: “Quando guardi la bellezza delle città europee da straniero, senti che non sono tue e che rimarrai per sempre straniero”.

Mi dicevo: “Ma come è possibile che non provo quello che provava Munif?”. Anzi. Sentivo la voce di Machiavelli che mi diceva che se fossi vissuta nella sua epoca, mi avrebbe scelto come sua amante! E sentivo Michelangelo che mi diceva di volersene andare a Roma perché era arrabbiato con la famiglia Medici di Firenze!

La bellezza delle città non può farti sentire straniero! Anzi, è la bruttezza delle città ti fa straniero!

Mentre gli sguardi freddi ti fanno sentire straniero, un buongiorno in dialetto romano ti dà già una bella giornata!

Una focaccia pugliese mi fa tornare nella mia terra per un po’.

Una domanda come: “Ma dov’è la Siria? È quella vicina ad Israele?” ti fa rimanere male.

Articoli scritti da giornalisti che hanno vissuto la Siria ti fanno sentire tra le parole il profumo del sapone di Aleppo.

Altri articoli, invece, al di là del rispetto per il diritto d’opinione, ti fanno pensare che il giornalista abbia pernottato allo Sham hotel, al Four Seasons o dal raìs stesso (cinque stelle e più!).

Eh, Munif, questi qui sì che ti fanno sentire straniero!

Vorrei rivolgermi a voi direttamente. A voi che siete “i pacifisti”, voi che “non volete le guerre”, voi chi siete contro “il complotto americano”.

Come mai voi festeggiate la liberazione dell’Italia? Non vi siete liberati come Gandhi! Vorrei veramente cantare con voi la mia canzone italiana preferita, “Bella ciao”, oppure “Siamo ribelli della montagna”! Magari vi ricordate che anche voi avete avuto le brigate partigiane, anche voi avete chiesto l’aiuto dall’esterno, anche le vostre brigate hanno sbagliato, commettendo fatti di sangue e a volte giustizie sommarie!

Però questo era il prezzo della vostra libertà, che ora vivete.

Perché voi sì e noi no? Perché sempre noi abbiamo contro i “complotti globali”?

Se mi dite che il nostro tessuto sociale è ben diverso e meno complicato di quello italiano, vi rispondo che il tessuto sociale siriano era già complesso prima dell’avvento della famiglia Asad. Già prima avevamo quel tessuto sociale e abbiamo vissuto la democrazia. Provo a capire che voi avete paura di entrare nelle zone “calde” in Siria per verificare, che non siete come Mika Yamamoto, Marie Colvin, Remi Ochlik, Edith Bouvier o Alessio Romenzi e altri ancora.

Ma cavolo! Nei libri di storia, però, potete entrare senza nessun pericolo! Studiate la nostra storia! Quella che precede il potere degli Asad!

Se poi mi dite che ci sono brigate di fondamentalisti islamici che combattono a fianco dell’Esercito libero (Esl) e che l’Esl si macchia di crimini, in questo caso non vi rispondo. Vi denuncio!

Vi denuncio perché vorrei vedere il vostro “pacifismo” dove sarebbe andato se Daraya, Homs o Aleppo fossero le vostre città.

Se vi venisse uccisa tutta la vostra famiglia, in questo caso vorrei proprio vedere se rimarreste “pacifisti” o prendereste le armi anche – purtroppo! – dai wahhabiti!

Ancora un momento… vi chiedo un favore molto “pacifico”. Perché, anziché rimanere qua e “sparare” delle cose che la storia non cancellerà, perché non andate a trovare Mazen Darwish e i suoi colleghi giornalisti che da sette mesi sono rinchiusi nelle carceri delle mukhabarat? Sono giornalisti come voi. Anzi, Mazen è un membro dell’Unione internazionale dei giornalisti. Così almeno ci dite se sono vivi o no! Questa gentilezza non va contro il vostro “pacifismo”, no?

Ve lo chiedo perché da mesi leggo del vostro sostegno al “laico” Asad, contro gli estremisti religiosi (anche quando non erano ribelli armati). Ma non avete speso mai una parola per i pacifisti siriani – quelli sì veri pacifisti – arrestati, torturati, alcuni anche uccisi, per aver chiesto la libertà nel Paese, o per aver raccontato le violenze del regime.

Vorrei sapere se il vostro silenzio è stato dolo oppure pura ignoranza.

In entrambi i casi, per favore, lasciate stare il mio Paese. Combattete le vostre battaglie ideologiche sulla vostra e non sulla nostra pelle.

Vi ricordo infine che siete figli di grandi nomi nella storia dell’umanità. Almeno apprezzate questo! O provate a scrivere qualcosa che corrisponde al loro livello!

“Pertanto, uno che diventa Principe con il favore del popolo, deve mantenerselo amico; e ciò gli sarà facile perché il popolo non chiede altro che di non essere oppresso. Ma uno che contro il popolo, diventa Principe con il favore dei potenti, deve prima di ogni altra cosa conquistare il popolo, e ciò gli sarà facile nel momento in cui lo prenderà sotto la sua protezione. E poiché gli uomini, quando ricevono del bene da chi credevano di ricevere del male, si sentono più profondamente obbligati verso il loro benefattore, il popolo gli diventa subito più favorevole di quanto lo sarebbe stato se il Principe avesse preso il potere col suo favore; e il Principe se lo può conquistare in molti modi, sui quali, proprio perché variano a seconda delle situazioni, non si può dare una regola sicura, per cui li tralasceremo”. Niccolò Machiavelli

P.s. 1: l'uomo ritratto è Ali Farzat, vignettista siriano, il giorno che il regime di Assad gli ha spezzato le mani.
Ps. 2 :http://www.sirialibano.com/siria-i-numeri-della-repressione
210a5a29-cef7-46cd-994a-a7d93aae6ee1
« immagine » Vi avevo avvertito. Non dite che non l'avevo fatto. Non sono buono, sdolcinato o compassionevole. Sono cattivo, funesto e rabbioso. La cifra del titolo vi dice forse qualcosa? Sapete chi è la persona nel disegno che campeggia a lato del mio blog? No? Niente? Lo immaginavo. Oggi rose...
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16/04/2013 22:59:46
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Commenti

  1. dealma 16 aprile 2013 ore 23:50
    dolo o ignoranza?
    A volte l'ignoranza è dolosa. E mi annovero tra gli ignoranti. Con piena consapevolezza della mia mancanza.
  2. Kappa72 17 aprile 2013 ore 00:30
    Ignoranza dolosa, concordo con dealma.
    Non esistono vittime di serie A o di serie B, eppure 3 morti in un contesto occidentale ci sconquasssano di più, forse per il nostro indottrinamento mediatico.
    Ricordo i tg1 sulla guerra iran-iraq negli anni 80, la guerra in Libano e via di seguito...siamo cresciuti sentendo parlare di morti in medio oriente e abbiamo smesso di contarli. Lì sta il dolo.
    Ci sarebbe un elenco infinito di numeri spaventosi: Congo, Somalia, Afghanistan... eppure è vero, i numeri sono inconfutabili, ma non vediamo né candele né preghiere.
    Con tutto il rispetto per ciò che è successo a Boston, quanti bambini palestinesi di 8 anni saranno morti in questi anni?

    Grazie per la lettera che hai riportato, non mi era mai capitato di leggerla, ed è sicuramente uno spunto di riflessione.
  3. whitetip 17 aprile 2013 ore 10:30
    @dealma e @ Kappa:
    Ignoranza dolosa.
    Si forse è il termine più adatto.
  4. dealma 20 aprile 2013 ore 13:56
    ehi! hai già l'argomento per il prossimo post su speakers.corner!!!!
    Su, forza: approfondire, scrivere!!!! :poeta
    (a proposito: il tuo turno è domani. Preparati a rispondere ai commenti.)

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