APNEA

18 maggio 2016 ore 14:48 segnala


Mi sento come in apnea sott'acqua tutte le volte che il mondo mi fa percepire la sensazione di essere diversa, inferiore, peggiore.
Perché non sono socievole, esuberante ed estroversa, e spesso preferisco una serata passata tranquillamente a casa piuttosto che in compagnia di qualche amica.
Perché non sono in grado di far finta di star bene con qualcuno o in una certa situazione, e sono sempre tutti lì a sostenerti e dirti d'essere d'accordo quando poi nel momento della verità sembrano tutt'altro che a disagio, e per l'ennesima volta ti ritrovi ad essere un peso da consolare, integrare, commiserare.
Perché è ormai diventata un'abitudine dire di essere diversi, essere tristi, essere depressi, essere così ed essere cosà e alla fine dei conti chi è che si trova di continuo faccia a faccia con le paranoie d'autostima è chi preferisce tacere invece che lamentarsi.
In poche parole perché non sono come vorrei e non voglio essere come dovrei.
Conto sulle dita della mano le volte in cui di notte son nel letto con me stessa e invece di affogare in un mare di angosce, sono contenta di quello che sono diventata, di come sto cambiando e di non essere come il mondo vorrebbe, ma di come preferisco io. Respiro.
Poi suona la sveglia e ricomincia tutto quanto.
Ma perché si pensa di più a come si dev'essere per gli altri e non tanto a come si può essere per piacere a se stessi?
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« immagine » Mi sento come in apnea sott'acqua tutte le volte che il mondo mi fa percepire la sensazione di essere diversa, inferiore, peggiore. Perché non sono socievole, esuberante ed estroversa, e spesso preferisco una serata passata tranquillamente a casa piuttosto che in compagnia di qualch...
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Le principesse non esistono...

24 febbraio 2015 ore 11:40 segnala


Non mi riconoscevo in nessuna di quelle belle favole.
Né in principesse né antagoniste. Io ero despota e capricciosa, avevo un uomo accanto ma stavo aspettando la fine e mentre aspettavo la fine elencavo ogni mio difetto, oppure gli ricordavo la sua storia d'amore quando volevo essere cattiva, ma se proprio desideravo essere spietata allora gli dicevo che con me non c'era futuro.
Un bel passatempo, ci siamo voluti bene ma era ora di andare.
Era ora che mi dicesse che ero uno sbaglio, così avrei potuto ritornare alla mia pace, a ritornare a guardare le mie macerie.
Lui invece cercava sempre di ricostruire ma io dopo una brutta giornata volevo distruggere.
E stavo avendo così tante brutte giornate che quelle belle non le ricordavo più.
Così brutto diventò normale.
Così triste diventò il mio carattere, non uno stato d'animo.
Un tempo avevo paura di chiedere se mi si volesse lasciare, e invece quella frase diventò a fare parte del mio vocabolario, diventò un'affermazione, un'accusa, uno scudo con cui proteggermi.
Perché mai più nessuno mi avrebbe ingannato parlandomi del futuro il giorno prima della fine, mai più nessuno mi avrebbe lasciato di stucco o in lacrime a quella scelta, sarebbe stata la mia vittoria e non la mia distruzione.
Non avevo idea di come le altre persone non impazzissero nel non sapere quando si sarebbero lasciati,
non sapevo come si poteva baciare senza pensare ad un tradimento, ad un ripensamento, a dieci anni dopo.
Così mi mettevo lì, accanto a lui e gli davo dei buoni motivi per lasciarmi.
Il mio essere così noiosa ad esempio. O magari gli descrivevo corpi perfetti e se l'aspetto era importante fino ad un certo punto, allora decantavo la cultura, qualcuno che avrebbe potuto parlare con lui in modo migliore, rispondendo con " ah sì, lo so " anzichè " non saprei, racconta ".
L'amore mi faceva impazzire, ma non impazzire in modo romantico.
L'amore era troppo per me, era un sentimento così puro che non si sarebbe mai adattato alle mie ombre.
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Forse....

23 febbraio 2015 ore 10:29 segnala
Forse un tempo avrei fatto come voi. Senza forse ma con probabilmente, mi è ancora un po' umiliante ammetterlo.
D'altronde sono passati solo cinque anni in cui quando non avevo risposta ai miei messaggi toglievo la scheda del telefono per rimetterla pensando che fosse quello il problema.
Ma il problema non era il mio sgangherato cellulare ma la mia relazione a pezzi.
Sì, dovrei ricordarmelo. Dovrei ricordarmi quelle volte in cui mi alzavo da tavola appena sentivo il suono della risposta di messenger.
E io rispondevo a mia volta, era quella la cosa più assurda.
Rispondevo dopo che lui mi aveva fatto aspettare ore, all'epoca avrei potuto farvi sapere anche quanti minuti e secondi, e forse qui alcuni di voi si ricorderanno di quella imbarazzante me di anni fa.
Accantonavo la rabbia che provavo per rispondere gentilmente, ma di fondo se una donna è arrabbiata lo rimarrà, e la rabbia di una donna diventa sempre cattiveria quando non è espressa subito.
Per questo ora magari mi imbroncio un po' di più e non bacio se non voglio baciare, perchè se provassi a fingere una dolcezza che in quel momento non mi appartiene potrei diventare cattiva un giorno.
Lo ricordo solo se mi concentro, mi ricordo quando il messaggio di un'amica passava in secondo piano se non era lui. Mi ricordo che la mia giornata non incominciava bene se lui non mi avesse scritto e viceversa. Ora invece non inizia bene a prescindere e ciò che la condiziona è il conto in banca.
Ma sì, forse come la maggior parte di voi a quest'ora sarei stata a guardare un visualizzato colorato di blu, avrei potuto addirittura piangere su un " ultimo accesso alle..." immaginando chissà cosa.
Forse quel cellulare sarebbe stato accanto a me mentre mangiavo, mentre facevo tutto, nelle mie uscite, accanto alla notte. La situazione sarebbe potuta essere la stessa di anni fa, solamente ancora più morbosa.
Forse dopo essere stata lasciata mi sarei torturata ancora di più a guardare il suo ultimo accesso e lì non avrei potuto illudermi dicendomi che magari mi pensava ancora e che sarebbe ritornato ma ammettere che aveva una vita e che non mi stava minimamente pensando.
Forse non sarei stata tanto diversa da voi donne che critico.
Però sono sicura che ad un certo punto avrei smesso anche in questo caso.
Ho smesso con queste cose.
Ho smesso di avere come interesse una persona e mi sono dedicata ad altro.
Capirete solo quando avrete i vostri interessi che una spunta in blu senza risposta non significherà nulla se tra voi va bene.
Lo capirete quando lui vi scriverà e voi starete facendo altro, e vi stancherete presto quando vi renderete conto che il tempo non è poi così tanto, che non vale la pena mettere le vostre energie in una relazione senza essere ricambiati.
Non farete più le isteriche, non andrete a scrivere " ha visualizzato e non ha risposto, ora cosa faccio? Si sta sentendo con una troia! ", quando avrete dei dubbi di un tradimento, ma lascerete e non darete nemmeno più della troia, anzi, ringrazierete quella donna che vi ha fatto capire chi avevate accanto.
Un " ultimo accesso " non avrà senso, non avrete tempo di controllarlo, non vi verrà nemmeno per la mente, perchè dovrete leggere, andare al vostro corso di pittura/nuoto/danza/scrittura/chitarra.
Non risponderete con la bocca piena quando sarete tranquille che una chiamata persa non significa che non vi sentirete più.
Finirete di mangiare. Finirete di fare qualunque altra cosa stiate facendo prima di rispondere, finirete la riga di un libro che state leggendo, finirete i vostri esercizi, e le più sbadate di voi si scorderanno di togliere il silenzioso dal cellulare.
Non sarà un visualizzato in blu a mandare a puttane le vostre relazioni, sarete voi con i vostri pochi interessi, con il vostro immenso vuoto che non si potrà mai colmare con l'amore.
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« immagine » Forse un tempo avrei fatto come voi. Senza forse ma con probabilmente, mi è ancora un po' umiliante ammetterlo. D'altronde sono passati solo cinque anni in cui quando non avevo risposta ai miei messaggi toglievo la scheda del telefono per rimetterla pensando che fosse quello il problem...
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Viviamo.....

21 luglio 2014 ore 12:11 segnala


“Viviamo tra le troie e gli stronzi, le teste di cazzo e gli esperti nelle prese per il culo. Siamo nei tempo del “ti amo, ma non voglio storie serie”, “non é colpa tua, sono io che voglio stare solo”. La società va in giro con le etichette tra le mani. Troppo gay. Troppo magra. Troppo grassa. Troppo ingenua. Troppo depressa. Troppo masochista. Viviamo di quei “troppo” che si leggono “non sei abbastanza”. Siamo quelli dei baci sul collo e non sulla fronte, delle amicizie false e costruite, delle storie senza fondamenta e pareti.”
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« immagine » “Viviamo tra le troie e gli stronzi, le teste di cazzo e gli esperti nelle prese per il culo. Siamo nei tempo del “ti amo, ma non voglio storie serie”, “non é colpa tua, sono io che voglio stare solo”. La società va in giro con le etichette tra le mani. Troppo gay. Troppo magra. Trop...
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Musica...una parola mille emozioni!!!

18 luglio 2014 ore 16:40 segnala


Poi ascolti quella canzone, quella che quando eri ingenuamente persa negli occhi di chi non ti avrebbe donato niente ti consolava, quella che sapevi a memoria, quella che credevi non ti avrebbe mai dato la nausea, ma che alla fine ti ha annoiato come le altre mille, quella che ti rispecchiava completamente e ora ti sembra una straniera. La ricordi, l'avevi dimenticata e smesso di riavviarla perché ti aveva cominciato a dare noia, ma ora che la riscopri, insieme ad essa, riscopri mille emozioni, risvegli ricordi e rabbie, concordi coi tuoi vecchi pensieri o li deridi stupita dal tuo passato. T'immergi nelle pagine, assapori la storia di un piccolo ma allettante libricino di una qualunque minuta libreria, consumi lo sguardo di uno sconosciuto frettoloso, vestito di nero e con una comoda ventiquattrore a portata di mano. Cerchi d'immedesimarti in una favola, crei una storia più possibilmente realistica, dove tutto va bene e non c'è niente che non avrà un lieto fine.
Ed è proprio questa la fregatura delle canzoni, che ti fanno dipingere storie d'amore o d'amicizia impensabili, ma quando ti trovi le note musicali nelle orecchie sembra tutto possibile, sei in un mondo diverso, dove se non vuoi pensare a qualcosa hai la possibilità di farlo e se vuoi baciare il bel ragazzo del palazzo accanto puoi fare anche quello.
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« immagine » Poi ascolti quella canzone, quella che quando eri ingenuamente persa negli occhi di chi non ti avrebbe donato niente ti consolava, quella che sapevi a memoria, quella che credevi non ti avrebbe mai dato la nausea, ma che alla fine ti ha annoiato come le altre mille, quella che ti ris...
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Giusto o Sbagliato...??

23 marzo 2014 ore 18:24 segnala


Ho imparato che nella vita, quando si ama e quando si vuol bene, il cuore e la mente, anche se in modo opposto, sono in simbiosi e cominciano a non poter più fare a meno dei momenti belli, delle risate, degli apprezzamenti, dell'affetto, dei baci e degli abbracci, delle carezze e delle promesse, delle sicurezze e dei rincuori.
Ho imparato che si diventa stupidi davanti a cotanta bellezza, si sfocia nell'ossessione ed è proprio per questo che si fanno cose che normalmente sono considerate "sbagliate", ma la vita sentimentale censura termini come "giusto" o "sbagliato". Esiste quello che ti senti di fare e quello che non ti senti di fare, quello che devi o eviti di fare per te stesso e quello che esaudisci in cuori altrui, quello che ti tormenta e che ti impone di sfogarti, quel lieve e delicato fastidio costante di cui non riesci a liberarti, e che in fondo non vorresti nemmeno ti abbandonasse.
Ho imparato che i libri ed i film sono i mezzi maggiormente illusori di questo mondo, ma che in fondo senza un po' di fantasie non vivrei poi così bene.
Ho imparato ad accettare il mio corpo e a rimanere in perfetta sintonia coi miei pensieri, a sostenere con fermezza i miei giudizi e, talvolta, a ricredermi.
Ho imparato ad accastonare l'orgoglio e ad ammettere, senza perseverare a lungo.
Ho imparato la differenza fra amore e desiderio e ho capito di non aver mai amato nessuno come invece ho sempre sostenuto.
Ho imparato che i veri amici vanno e vengono, anche se sono sempre gli stessi, che se sono sinceri ad un abbandono segue obbligatoriamente un ritorno.
Ho imparato che esser gelosi è molto semplice quanto inutile.
Ho imparato che alla fine non si impara proprio un accidenti di niente, che sono una ragazza dal «dipende», che non rispondo superficialmente con un «sì» o con un «no», ma scavo nei contesti ed analizzo ogni circostanza possibile ed immaginabile.
La cosa che credo di aver imparato meglio di tutte è che se credi di dover fare qualcosa, se senti di volerla fare, devi farla, per non rimpiangere dopo l'aver fatto quello che è "corretto" al posto di quello che è corretto per te.
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« immagine » Ho imparato che nella vita, quando si ama e quando si vuol bene, il cuore e la mente, anche se in modo opposto, sono in simbiosi e cominciano a non poter più fare a meno dei momenti belli, delle risate, degli apprezzamenti, dell'affetto, dei baci e degli abbracci, delle carezze e del...
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Io credo nell'amore..ma non lo voglio!!!!

14 marzo 2014 ore 20:20 segnala


Sì, ci credo, al posto di un Sì, lo voglio.

Perchè io ci credo nell'amore, solo non lo voglio con me. Ci ho creduto da piccola, sognando il principe azzurro, e ci ho creduto ancora di più una volta cresciuta, quando ho compreso che i principi non esistono, che i baci non spezzano gli incantesimi e che i finali felici son favole, in questa realtà. Che le persone hanno difetti, e tanti, che il male vive dentro di loro allo stesso modo del bene, e ho creduto ancora di più all'amore quando proprio io, sì io, mi sono innamorata di questo male, facendolo diventare un po' mio. Ci credo nell'amore, ci credo così tanto che qualche tempo fa mi son lasciata consumare. Mi son persa tra braccia, mani, labbra, sussurri, mani intrecciate, capelli al profumo di balsamo. Tra onde che increspavano l'acqua nel mare, la notte, con le stelle a fare da tetto al mondo. Ho permesso che l'amore mi entrasse dentro, che mi tramutasse il sangue in qualcosa di dolce, troppo dolce, e si sa che il sangue è incline alle dipendenze. Ho amato fino a privarmi di ore di sonno, fino a terminare le lacrime. Ho amato fino a farmi male, e perdermi un po'. Chè nelle cose belle ci si perde, e poi il confine con le cose brutte è così sottile, che spesso confonde. Il mio s'era confuso. Ho amato e ci son quasi morta d'amore, si può? Eppure è accaduto. Quindi ora sì, non nego nulla, assolutamente niente. Nemmeno un respiro, o una carezza. Non nego, io all'amore ci credo. Solo che no, non lo voglio, non lo voglio più. Io non voglio l'amore.
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« immagine » Sì, ci credo, al posto di un Sì, lo voglio. Perchè io ci credo nell'amore, solo non lo voglio con me. Ci ho creduto da piccola, sognando il principe azzurro, e ci ho creduto ancora di più una volta cresciuta, quando ho compreso che i principi non esistono, che i baci non spezzano gl...
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Non fatevi calpestare!!!!

11 marzo 2014 ore 22:14 segnala


Non le comprendevo più quelle donne così diverse da me.
Non comprendevo come si potesse correre dietro ad un uomo, forse l'avevo fatto anch'io ma non ne avevo ricordo.
Era diventato tutto molto semplice per me, parlavo chiaro, non avevo più tanti mezzi termini passavo dal “ ti voglio bene “ al “ vaffanculo “ con naturalezza.
Quando le altre aspettavano una chiamata io le guardavo aggrottando le sopracciglia e quando non la ricevevano e si disperavano, non capivo , non capivo più.
Era innaturale quel comportamento, quello di dare dello stronzo ad un uomo per poi non vedere l'ora di abbracciarlo.
Non ero più in lotta con i miei sentimenti, non stavano più facendo la guerra, non volevo qualcuno da maledire , non volevo più uno di quegli amori di cui già sapevo il finale dal primo giorno ma che cercavo ostinatamente di cambiarlo.
Lasciavo le macerie al loro posto, avevo abbandonato quei sentimenti così pazzi e logoranti.
Guardavo con freddezza quelle donne che cercavano di darsi forza ma che poi il giorno successivo ci ricadevano.
Non ho mai trovato nulla di troppo romantico in quelle persone che si facevano del male e poi ritornavano a baciarsi, e poi ancora a farsi del male, le trovavo solo stupide.
Sono sicura che il termine romanticismo sia stato coniato da un uomo o una donna zerbino per giustificare la propria scarsa dignità.
Avevo un uomo accanto e tutti si aspettavano che cambiassi.
Si aspettava di vedermi più comprensiva e invece sono solo diventata più fredda, d'altronde credo che fosse la giusta trasformazione per me.
Ma più di tutto questo non avrei mai ben capito quelle persone che credevano di stare insieme per sempre, che non avevano paura di questo, mentre io ero tranquilla nel dire a lui che erano molte più alte le probabilità di lasciarci.
E non tremavo nel dirlo. La mia voce era ferma, fermissima.
Non sentivo nessun male mentre lo pronunciavo, mentre immaginavo la mia solita vita senza di lui, certo mi sarebbe dispiaciuto ma non da spezzarmi in due, non da diventare nuovamente patetica.
Qualcosa in me era decisamente perso,
la paura di rimanere sola non era più paura e io non comprendevo più quelle donne che avevano quel terrore negli occhi.

Potessi capovolgere una favola sarebbe quella della bella addormentata, che una volta svegliata con un bacio diventava spietata.

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« immagine » Non le comprendevo più quelle donne così diverse da me. Non comprendevo come si potesse correre dietro ad un uomo, forse l'avevo fatto anch'io ma non ne avevo ricordo. Era diventato tutto molto semplice per me, parlavo chiaro, non avevo più tanti mezzi termini passavo dal “ ti vogli...
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Niente se...niente ma!!!

09 marzo 2014 ore 19:35 segnala


Nella vita ho imparato una sola cosa sui rapporti tra umani: che durano solo se c’è volontà da entrambe le parti.
Chi vuole farsi sentire, lo fa e basta.
Non c’è scusa che tenga. Il tempo lo trovi, i problemi li metti da parte un attimo, la fidanzata gelosa la ignori un nanosecondo, gli esami li fai aspettare.
Ci sono momenti in cui un amico ha un terribile bisogno d’abbracci e tu devi essere lì, per darglieli. O ci sei o puoi anche non esserci più.
Niente se, niente ma, niente scuse.
Se c’è interesse, si mette da parte anche l’orgoglio.
Questo è il limite che separa i rapporti con le persone a cui teniamo da quelli di cui possiamo fare a meno.
Se a una persona ci tieni, alzi le chiappe e la vai a raggiungere.
Anche in capo al mondo, anche in aeroporto, anche sull’altare mentre si sposa con un altro, se serve.
E non contare le volte in cui s’è fatto sentire lui o lei, non contare quanto passa da un caffè all’altro.

Il vedersi sempre non è importante, è più importante il sapersi.”
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« immagine » Nella vita ho imparato una sola cosa sui rapporti tra umani: che durano solo se c’è volontà da entrambe le parti. Chi vuole farsi sentire, lo fa e basta. Non c’è scusa che tenga. Il tempo lo trovi, i problemi li metti da parte un attimo, la fidanzata gelosa la ignori un nanosecondo, ...
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Un giorno nient'altro...

06 marzo 2014 ore 21:13 segnala


“E' strano come le cose iniziano, finiscono, lasciano il segno, improvvisamente, quando meno te lo aspetti. Un giorno come tanti che poteva essere benissimo ieri, o lo scorso mese, o il prossimo. Strano come le persone migliori le incontri in giornate come queste. Giornate qualunque che vogliono essere ricordate e riempite di sorrisi nuovi. Canzoni che improvvisamente, in una bella giornata, le riascolti e ti incominciano a piacere, nonostante prima le avessi sempre disprezzate, e ancora oggi le hai lì nella playlist a farti compagnia nelle serate più disperate. Strano come un bel giorno dimentichi tutto quello che ti ha fatto star male per mesi, ti svegli una mattina con un buon proposito di smettere di fumare e di aumentare di peso, o diminuirlo, dipende dai casi.
Un giorno. Uno qualsiasi. Uno come tanti. Che poi quello stesso giorno diventa una data da appuntarsi al calendario del cuore, da non dimenticare, da non scordare soprattutto.
Cinque agosto duemilatredici, per esempio. Per me è tanto, per voi forse nulla. Ventinove dicembre, ventidue gennaio, tre aprile duemilaquattordici, chissà.
Sono solo delle date, numeri, diventati importanti, perché noi li abbiamo resi importanti.
La fine di quel libro che ti ha appassionato tanto che a pensarci ti sembra ancora un dramma. Uno sguardo in metropolitana che ti ha cambiato la giornata. Una litigata particolare, di rabbia improvvisa. Un abbraccio che voleva dire tante cose. Un sorriso per cui vivere. Un bacio rubato, la prima volta, i primi brividi lungo la schiena, le prime mani che si intrecciano per sbaglio tremanti, forse non così tanto per sbaglio. L'inizio di qualcosa, di un amore, o di una vita nuova. Un giorno in cui sei felice e basta, nient'altro.
Un giorno come tanti che decidi che è ora di amarti, finalmente.
Un giorno qualunque in cui iniziare ad amarti ed accettare anche l'amore degli altri, pian piano.

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« immagine » “E' strano come le cose iniziano, finiscono, lasciano il segno, improvvisamente, quando meno te lo aspetti. Un giorno come tanti che poteva essere benissimo ieri, o lo scorso mese, o il prossimo. Strano come le persone migliori le incontri in giornate come queste. Giornate qualunque ...
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